Il rapitore di Pierino Cazzola comparirà davanti ai giurati torinesi

Il rapitore di Pierino Cazzola comparirà davanti ai giurati torinesi Il rapitore di Pierino Cazzola comparirà davanti ai giurati torinesi l'°;"uic"A' W? novenne ai un aiVivo permane ancora,in tutti i letto ri il ricordo della tragica e raccapric ciante avventura occorsa alcuni mesi addietro al figlio novenne di un dl- vocato Ernesto Cazzola, dimorante in via Perrone 3. Il povero piccino, come è noto, rischiò di rimanere vittima del folle e brutale gesto di un esaltato, Identificato poi nella persona di certo Francesco Fumo di Fedele, di anni 20. pregiudicato, abitante in via S. Francesco da Paole 4. Il sinistro episodio che ebbe un se guito d'incalzanti vicende drammatiche e romanzesche e si concluse con la cattura del colpevole, avvenuta il pomeriggio del 7 marzo scorso, non mancò di tenere in modo particolare desta la trepidante attenzione dell'intera cittadinanza, la quale accolse la notizia dell'arresto del Fumo con un senso di grande sollievo. La gasta di m stallata Si è chiusa in questi giorni l'istruttoria a carico del Fumo e ieri la Sezione d'Accusa, 'sedente presso la nostra Corte d'Appello, ba pronunciato sentenza con la quale rinvia il rapitore di Pierino Cazzola davanti ai giurati torinesi. Dall'incarto processuale è dato ora desumere con esattezza la cronistoria dei fatti. La mattina del 25 febbraio scorso i Agli dell'aw. Cazzola, Emanuele, di anni 10, e Piero, di anni 8, entrambi alunni delle scuola elementare Selopis, si trovavano nelle rispettive classi, quando si presentava alla Direttrice dell'Istituto, la prof. Luigia Fantino, un giovane con libri sotto 11 braccio, dall'apparente età di diciotto anni, il quale, m. nome della famiglia Cazzola, richiedeva il rilascio dei due ragazzini per accompagnarli e casa del nonno, avv. Luigi Cazzola, cbe — a detta di costui — era stato improvvisamente colto da una grave infermità. L'aspetto distinto del giovane era tale da non destare alcun sospetto nell'animo della Fantino, la quale, convinta di avere effettivamente a che fare con uno studente del Liceo Cavour, amico e vicino di casa dei Cazzola, gli affidò i due fanciulli. Strade facendo il giovane confermò al due fratelli 11 motivo delle chiamata ed intanto li condusse In via Cernale, dicendo loro che occorreva prendere il tram n. 3, per recarsi sulla collina dì S. Vito, dove avrebbero incontrato il fratello Enzo, colà recatosi in occasione di uiia passeggiata scolastica. Saliti sul tram, l'individuo, allo scopo di distogliere l'attenzione dei fanciulli circa la premature uscita di scuola, si mise a narrare loro di essere stato alunno all'Istituto S. Giuseppe a Torino, rievocando con sfoggio di particolari suggestivi episodi della sua passata vita studentesca, nominando insegnanti conosciuti anche dei piccoli ascoltatori, ma soprattutto guadagnando la loro simpatie mediente una conversazione improntata essenzialmente sulle manifestazioni sportive, di supremo interesse per 1 due ragazzini. Giunsero cosi al capolinea del. tram n. 3, e quivi discesero proseguendo il cammino a piedi, verso la collina. Dopo circa venti minuti di strada, pervenuti al bivio di un sentiero, In aperta campagna, il giovanotto disse all'Emanuele Cazzola: — Tu fermati qui, e se vedrai passare Enzo, trattienilo -fino al "nostro ritorno. Frattanto io con Piero andremo ad ispezionare la collina de quell'altura per vedere se Enzo, caso mai, si fosse diretto da un'altra parte. Passò quelche tempo e poi l'Emanuele vide ritornare l'individuo solo, trafelato, con l'aspetto sconvolto e le mani rosseggiami di sangue. Chiestane la ragione al giovanotto, questi gli spiegò che si era ferito strisciando contro un roveto. — E mio fratello PleroT — domandò il piccolo Cazzola. — E' rimasto con Enzo che abbiamo incontrato in fondo valle — rispose l'altro. La latterà rloartatrica L'Emanuele, accompagnato dal giovanotto, rientrò in città scendendo dal tram a Porta Susa non senza avere notato come lungo tutto il tragitto l'individuo fosse rimasto taciturno, assorto, con lo sguardo fisso a terra. Prima di congedarsi, il presunto amico scrisse un biglietto servendosi di un foglio di carta da quaderno, e io consegnò al ragazzino perchè' lo recapitasse al nonno. Naturalmente il biglietto cadde nelle mani dei famigliari e quale non fu la loro profonda commozione quando appresero il contenuto della misteriosa missiva: «Vostro figlio è nelle mani nostre. Noi abbiamo fissato che se lo volete dovete consegnare la somma di L. 100.000 nel seguente modo. Trovatevi mercoledì 25 corrente col pacco in via Cernala angolo via Assarotti e consegnate 11 pacco alla persona cbe ve lo chiederà alle ore 17. E' inutile che vi diciamo di evitare ogni cosa contro di noi. Ne risponde la vita di vostro figlio. Appena ricevuti i denari vi sarà restituito. Badate che siete sorvegliato ». La lettera, come è facile immaginare, gettò l'allarme nella famiglia Cazzola che visse ore di inenarrabile. an goscia. Frattanto all'Ospedale S. Giovanni veniva ricoverato il piccolo Piero in gravissimo stato, presentando egli le treccie di tentato strangolamento. Tra le 11 e le 11,45 della fatale giornata il piccino era stato visto discen dere dalla collina verso Torino, tremante, stordito, lordo di sangue e di fango, dall'industriale Carlo Maffei che lo caricò sulla propria automobile, trasportandolo all'Ospedale. Rianimato dalle prime cure prodigategli dai sanitari, il povero bambino potè narrare la sua triste avventura. Inoltratosi, al fianco del giovanotto, per un* cinquantina di metri lungo il sentiero nei pressi di S. Vito, improvvisamente l'Emanuele Cazzola si senti afferrare con la mano sinistra alla gola mentre un violento pugno lo col piva alla tempia destra. Il piccino stramazzò al suolo esanime e quando rinvenne si trovò coi piedi affondati nella neve e nel fango. Con inauditi sforzi riuscì a sollevarsi e trascinandosi a stento, appoggiandosi ai rami degli alberi potè finalmente raggiungere lo stradale dove fu poi raccolto dal Maffei. Sulle prime le sue condizioni apparvero disperate e venne accolto all'Ospedale con prognosi riservata. Egli presentava lesioni al viso e al coup, contusioni alle ginocchia; soprattutto preoccupante appariva la congestione cerebrale da strangolamento che lo tenne in continuo pericolo di vita Anche non gli furono praticate le inalazioni di ossigeno. La malattia fu dichiarata guaribile in cinquantanove giorni. Il resto è noto. Il colpevole Francesco Fumo fu arrestato nelle circostanze da noi ampiamente narrate. Usa sasfsssIsMS sana ratieaaxa Senza reticenze egli si confessò autore del rapimento precisando di essere stato spinto a ciò da un tale Pavesio, animato da sentimenti di vendetta contro l'avv. Cazzola. In un secondo interrogatorio il Fumo modificava la prima versione dichiarando di avere agito da solo, allò scopo di estorcere del danaro. Da due anni era disoccupato ed il bisogno lo aveva gamGnvanlfmsutelsnpsvbsrpcCsdmtopcsllscscrlvsnguFtcpdbcgsccdisqdgsdlcrInvann«gutdnsccdsevfdvecpcgpncAcuo a commettere la malvagia guidato azione. Al cav. Ramella 11 Fumo avrebbe dichiarato che temeva di avere effettivamente ucciso il bambino. Anche al Giudice istruttore ripetè l'identica narrazione: aveva stretto al colilo la vittima, battendogli il capo contro un albero. Accortosi poi che il piccino non dava più segni di vita, comprese l'enormità del suo gesto nefando e fuggi inorridito. . Il Fumo era uscito poco tempo prima del fatto dalle carceri dove aveva scontato dieci mesi di reclusione per un reato di estorsione. Egli è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica eseguita dal prof. Carlo Goria, il quale riconosce in lui un anormale. Osserva' il prof. Goria nel suo voluminoso esposto che nel periodo della pubertà, fra 1 12 e 1 17 anni, si possono sviluppare i processi dissociati vi giovanili (demenza precoce). I turbamenti della funzionalità psichica, se sono riscontrabili nel predetto periodo, si avvertono anche dopo e sono più accentuati di quanto suole verifl carsi nelle persone sane di mente. Ciò sarebbe provata dalla presenza sull'imputato di un'affezione crostosa del cuoio capelluto. Il Farne i ■* sieraals Nell'infanzia anormale J perturbamenti della pubertà persistono anche trascorso un certo, periodo di tempo, originando il cosidetto • infantilismo psichico ». Ed il prof. Goria cosi conclude la sua perizia : « Nel reati si rispecchiano quelle Incongruenze, quelle sproporzioni fra le varie fasi, quella eccessività che solo possono trovare spiegazione nelle disannonie patologi; cbe dell'essere minorato. Se alla discordanza e discontinuità della vita etico-affettiva, alla fatuità cbe la caratterizza, ella labilità volitiva, si aggiunge l'influenza profonda ette può avere avuto il predominio del pensiero fantastico alimentato com'era dalla passione per 4 romanzi e per il cinematografo e favorito dalla mancanza di una occupazione, il modo di agire del Fumo può essere spiegato anche in tutto quanto vi è, non soltanto di incongruente e di assurdo, ma anche di profondamente perverso. Ci troviamo di fronte, nel Fumo, ad uno squilibrio funzionale che predomina nel campo psichico più direttamente collegato con lo sviluppo volitivo. La coscienza nel senso di apprezzamento etico giuridico degli atti compiuti è per certo meno interessata. Nel momento dell'azione criminosa non vi è stata in lui l'abolizione della volontà ma soltanto uno squilibrio funzionale di questa, di tal grado da scemarne grandemente l'imputabilità ». Il Fumo dovrà rispondere davanti ai giurati del reato di sequestro di persona a scopo di lucro, di sottrazione di minore, di mancato omicidio con l'aggravante della premeditazione nonche di tentata estorsione. Il Fumo sarà difeso dall'aw. Michele Barosio vyInvestimento automobilistico III portalattara hi gravi eeadixloal Il portalettere Prole Giacomo, di anni 38, abitante alle case operaie di via Lauro Rossi, ieri sera, sì trovava a,passare in corso.Regina Margherita nel pressi di corso Valdocco. Giunto nella piazza conosciuta col nóme di «Rondò d'ia Fórca», il Prole si accingeva ad attraversare la strada quando un'automobile pubblica, contrassegnata con la targa numero 7596-TO gludata da certo Cesari ni Pietro, di anni 34, abitante In via Balangero 10, stava sopraggiungendo. Il portalettere che, quando si accorgeva della macchina, si trovava ormai a pochi passi da questa, non aveva 11 tempo di porsi in salvo. L'automobile lo investiva e lo gettava a terra, dove egli rimaneva esanime e sanguinante. Lo • chauffeur», il quale aveva cercato, azionando prontamente 1 freni, di evitare l'Investimento, scendeva dalla macchina e cercava assieme ad altre persone che erano state testimoni del fatto, di prestar soccorso all'infortunato, le cui condizioni si presentavano assai gravi. Il portalettere veniva cosi, con precauzione, alzato da terre, deposto nell'interno della macchina investitrlce e trasportato d'urgenza ella vicina Astanteria Martini. Quivi l'investito'riceveva le -cure del dottori Boccaccio e Quilico 1 quali gli riscontravano una ferita lacero contusa alla regione occipitale, escor'azioni al naso, alla fronte, alle ginocchia e leggera commozione cerebrale, per cui lo facevano ricoverare con prognosi riservata. Un'automobile abbandonata Gli abitanti del rione di Vanchiglta avevano modo ieri di notare un fatto assai strano, anche per una città fornita abbondantemente di automobili, quale è Torino. Una macchina e precisamente quella segnate con il numero 5738 TO era stata dai passanti trovata all'angolo della via Tarino con il corso Regina Margherita; diciamo trovata, in quanto neppure 1 più mattinieri potevano ricordare cbl fosse l'ignoto che aveva abbandonato colà l'automobile. Durante tutta la giornata la macchina restava ferma all'angolo, fino a che, verso le ere 19 qualcuno si incaricava di riferire alle guardie municipali la ormai inspiegabile permanenze di quella* automobile nella pubblica via. Le guardie recatesi sul posto'non avevano difficoltà a stabilire che dovevasi trattare di una macchina rubate, in quanto mancava di una ruota gommata di ricambio « dell'orologio. La macchina veniva cosi portata al « garage» municipale, in attesa della identificazione del legittimo proprietario. Ridotto in fin di vita dalla ruota del proprio carro passatagli ami corpo Veniva ieri, verso le ore 20, traspor tato all'ospedale San Giovanni, il bovaro Michele Savino, di anni 38. abitante a Druent alla cascina Brusà'. 11 medico di guardia, dott. Canavero, che visitava il Savino, gli riscontrava lo schiacciamento del bacino, e, dopo le cure del caso, lo faceva ricoverare in pericolo di vita. Il contedino, secondo quanto ha raccontato il cognato che l'ha accompagnato al nosocomio, ieri sera sopra un carro carico di Immondizie, trainato da un cavallo, si era allontanato dalla propria cascina dirigendosi verso l'esterno del paese. Alcuni contadini, poco più tardi, lo rinvenivano nella via, steso al suolo, esanime a poca distanza dal carro, il cui cavallo al era fermato. Probabilmente il Savino, ad un certo momento, era scivolato dal carro ed era precipitato al suolo rimanendo schiacciato sotto una delle ruote del veicolo.

Luoghi citati: Druent, Emanuele, Torino, Usa