" Il mare è azzurro"

" Il mare è azzurro" In faccia ai vigneti delle Cinque Terre " Il mare è azzurro" M0NTER0SSO LIGURE, agosto. lo non so spiegarmi perchè i servi dei conventi e delle chiese appartengano tutti ad una stessa generazione fisica. Questo di Monterosso, in terra di Liguria, sembrava fratello di corpo e d'anima di quello della cattedrale di Toledo. Riconobbi, considerandolo, lo sguardo perduto e timido, la fronte bassa in un modo inverosimile, la smorfia della bocca quasi sgangherata sulla chiostra verdigna dei denti. Ed unico segno d'indipendenza: la chioma scomposta e ribeile, che scendeva fino in fondo alla nuca, come l'erbaccia parassitaria negli orti abbandonati. Ma nelle parole, costui, era anche più sconclusionato. Gli chiesi: — Dov'è la Deposizione dalla Croce, attribuita a Van Dickt Mi guardò con quei suoi poveri occhi di gatto impaurito. Cadde dalle nuvole. Ci trovavamo però nella chiesetta cosi bianca e ferita di'sole, che, forse, il suo barbaglio sfacciato dovette suggerirgli una idea qualunque. Rispose : Sulla soglia del Convento — K mare è azzurro. — fi lo disse con una placidità cosi infantile, che quasi ebbi pena di aver turbato un suo ragionamento interiore. — Ma il quadro del Van Dick? insistei timidamente. — Non ne so nulla. — E i cappuccini dove sonot — Fuori. — EU convento si può visitare? — '0 ma', il mare è azzurro... Si fece un segno di croce. Riprese, nella navata deserta, il suo andirivieni strascicante, come se non esistessi, ed il suo compito fosse cronometricamente e fatalmente prestabilito. Poi, siccome era mezzogiorno, mi fece cenno di uscire, chiuse rumorosamente la porta, e mi lasciò in faccia ai vigneti delle cinque terre, al paese incastrato tra il monte la valle ed il ponte della ferrovia mitragliato dal mare. E subito, intesi il rintocco della campana, sgolarsi in gruppetti di note, che sfarfallarono verso l'infinito in un canto strapaesano. Un momento di indecisione. Un ■prete robusto, che dava disposizioni agli ordinatori di una vigna, a ridosso del cimilerino — tré cipressi, un quadrato bianco, i marmi candidi, una torre dei Fieschi sfaldata — mi consigliò di bussare al convento. Vidi sotto un portico breve la porta consauuta ullu CllluSUra, e il tirante del campanello rugginoso. Udii l'eco del richiamo propagarsi, disperdersi, con una voce smozzata che temesse di destare qualcuno o qualche cosa. Attesi. La pausa mi irritò. Di nuovo il tintinnio strangolato del sonaglio. Poi, un passo che mi sembrò di riconoscere. Uno spiraglio che si aperse, ed il servo che comparve: sacrestano guardiano e campanaro. Mi gettò gli occhi negli occhi, interrogativi ed annoiati. — Il mare è azzurro. Nel convento ora non c'è nessuno. « Scid munte » alle Ire, quando torneranno... Aveva delle scarpe curiosamente addomesticate col pavimento. Le pietre non dovevano offenderle nè riceverne offesa. C'era nell'aria odore d'incenso e di salsedine. E fili di nuvole a frange d'oro sopra a Punta Mesco. Per completare il quadro ci mancava soltanto la voce in cadenza di un pescatore. Ma quando sento parlare di pescatori che cantano, mi viene da ridere. Perchè non sono stato mai capace di sorprenderne 'uno, nell'esercizio di così celebrate funzioni semiliriche. Pescatori e milionari Ma faccio conoscenza lo stesso di questa gente: volti riarsi come ciocchi di quercia e membra elastiche patinate di sole, che i pittori macchiatoli — Te\&maco Signorini in testa — hanno rivelato a sazietà. Lo « sciacchetracche », il vino paesano, fiammeggia nel bicchiere, ed è generoso. Ravviso i ballerini, che a sera, si adunano nell'unica sala di danza del paese, allo stabilimento balneare: calzoni e scarpe bianche, e camicie candide aperte sul petto e visi rasati. Chi mi direbbe che a mezzanotte salperanno per la pesca, sui loro gozzi scoloriti, a remi e a vela, al chiarore bianco delle lampare, allineate come in un promenade dea anglaie, sulle correnti sconosciute? Che all'alba li ritroverò a stendere le loro « manate », a maglie color terra d'ocra, verticali ghigliottine delle acciughe, abituate da tanti secoli a questa giustizia degli uomini, sulla spiaggia di smeriglio? Quasi duemila abitanti: una ventina di multimilionari I Vanno e vengono dall'America, che li ha arricchiti. Ritrovano le loro case arrampicate tra i limoni, in una fuga oscura di portichetti e di sottopassaggi, di orti vivi e silentiosi, di ponti di pietra e di terrazze insanguinate di gerani, sulle quali il fusto della vite è giunto attraverso al foro di una muraglia a coprire di pergolati il verde chiaro delle ringhiere. Il paese è interrato fra dui: montagne, senza una strada che h congiunga alla ragnatela delle vi" di comunicazione, e loro hanno mandato dal paese di conquista trecentomila lire che da anni attendono di essere impiegate per la bisogna. Poi, hanno ricostruito la facciata di una chiesa, allargato il sacrato, fatto murare una lapide che ricorda il dono di munificenza. I maligni dicono che abbiano voluto, cosi, guadagnarsi il paradiso a buon mercato, perchè il mondo, quello vecchio, dimenticasse certe malefatte, comuni, come si sa, a tutti coloro che hanno rischiato l'avventura la fame e la miseria. Ed ora li chiamano gli- « americani ». Armano cutters che veleggiano in bordata da gabbiani inebriati. Chiamano telefonicamente Buenos Aires, prenotano otto minuti per volta di comunicazioni. E si annidano, come per una gioia inaudita, in queste catapecchie da sessanta lire al metro quadralo, loro, abituati ormai ai trionfi architettonici delle costruzioni che hanno imbastardito perfino il gusto spagnolo l mconosco t oauerini, ho detto. È vedo fra loro anche gli scavatori della pietraia e i figli di papà — Macisti in berrettino da marinai newyorkesi — condannati alla bolletta dura dall'avarizia casalinga, asserragliati in questa parentesi estiva, che fa sole e solecchio, a godersi la piccola gioia ambrata delle danzatrici di città senza pregiudizi venute a chiedere al mare ozio riposo ed allegria: fra tanghi disperati e jazz anacronistici. Crepuscolo dolce Afa lo u sciacchetracche » fiammeggia nel bicchiere, per ridare il colore locale agli uomini ed alle cose, che non sono più nemmeno provinciali. Lo specchio ustorio dell'acqua abbacina le vele, i piroscafi che corrono sulla traccia dei loro pennacchi di fumo sopra a vento gli scogli neri, la. torraccia di Carlo V per difendersi dai corsari saraceni. E chi sa, che qualche notte, come in un uragano da medio evo, una incursione di barbari, non compia l'ultimo ratto di femmine di ogni specie, da vendere in terra d'Oriente, alla barba di un ipotetico sultano o di un opulento sceicco, carichi d'oro e di monili ! Prima di vedere gli harem guarniti delle nuove prede meravigliose, fra tubare di tortorelle innocenti e zampilli di acque dolci, profumate, vorrei sentire lo sparo delle colubrine ed i rintocchi a rantolo delle campane singhiozzanti, che, ora, all'Ave Maria, dondolano, invece, in estasi sovrumana il loro rosario pettegolo ed intermittente, e lo gettano fino a Vernazza ed a Levanto, sbadate e civette... Il mare e anurro. — Signor sacrestano, campanaro e scaccino, stasera avete ripiegato, secondo le vostre abitudini, i paramenti sacri, spente le candele lacrimose degli altari, rinnovato l'olio delle lampade perpetue, fatto il giro d'ispezione, d'altronde inutile, nella piccola chiesa ingozzata d'ombra fino al campanile. Il padre guardiano, dalla sua finestra, affaccia la barba nerissima sul più meraviglioso panorama che si possa immaginare; cielo ingigliato di sielXe, mare che ribolle in uno sciacquìo furibondo di màcina. Alla sua sinistra Monterosso, alla sua destra Fégine — a cavallo alla roccia, fra due paetl curiosi di lumi — tutta adorna di verde, con un piumaccio corabinieresco di cipressi, sul cucuz solo, fi voi, fratello di corpo e d'a nima diluiti i servi di convento d: questo mondo, sonnecchiate al fre«co, non pienemente satollo; monu mento da burla della clemenza piantato sullo zoccolo di un muretti, di mattoni!... Aveva abbandonato le scarpe lai che ma rotte, e mostrava i piedi tozzi ma sacrificati alla santità, ■ si teneva le ginocchia strette nella corona ossuta delle braccia, infossando nel cavo il viso dalla bocca sgangherata. Immobile. Fulminato da una stanchezza sproporzionata, quasi estranea alla sua statura fisica. Tutto viveva intorno a lui, morto apparentemente: sciamare di lucciole sull'orizzonte; venti, trenta lampare semoventi, all'incinta, per asserragliare il pescarne; palpito delle luci artificiali, or sì, or no, lente e centenarie nel procedere. Il padre guardiano incariatidato nella finestra della sua cella, a costrurre chi sa quali omelie e panegirici. Il paese, sincopato dal jazz di un altoparlante, sull'orchestrazione matematica della risacca. Colloquio breve Afa così immobile, il nostro servo sembrava l'immagine di un tormentoso pensatore a getto continuo, pur dandomi la certezza che il suo cervello fosse chiuso come un pozzo d'acqua piovana. Era lo stesso della cattedrale di Toledo, l'azotaperros, che si era aggirato intomo alle baektLhc del reliquiario, ed ai piviali miracolosi del Tesoro, indossando per l'occasione una pellegrinetta rossa di scarlatto, che avevo veduto in altri tempi fra statue d'oro e d'argento, e frange di perle luminose? I finestroni dipinti « a fuego n si erano appena spenti sulle navate livide dal buio. Toledo dava ora alle fiamme l'oro rosso delle sue vie scolpite ed il gran letto riarso del Togo, prima d'intridersi nel fresco bagno voluttuoso della luna d'Agosto. Mi parve. E poiché ero capitato a sorprenderlo in quell'ora di abbandono, lo toccai sulla spalla, interruppi non so se il suo sonno o la sua estasi, feci si che sollevasse con un movimento da cigno infastidito il testone scarabocchioso che nascondeva nella corona delle braccia. Non si meravigliò di essere còlto in quella solitudine dal solito spettatore indiscreto, in cerca di sensazioni e di curiosità. Mi fissò come al mattino, con gli occhi spenti e spiritati al tempo stesso, mi ..idicò la pista infinita dell'acqua in cui la luna faceva discendete la lunghissima scala dei suoi riflessi per giungere fino alla riva, ed insistè, col dito proteso nella lontananza, articolando con una voce di sogno il mottetto della sua contemplazione: — Il mare è azzurro... ENRICO CAVICCHIOLI.

Persone citate: Carlo V, Enrico Cavicchioli, Fieschi, Van Dick, Van Dickt