Un'alba perduta

Un'alba perduta ASCENSIONE AL GRAN SASSO Un'alba perduta AQUILA, agosto. Naturalmente il motivo che dopouna settimana di vagabondaggio au-itnniobilistico per l'alto Abruzzo ci SDJnse que, giorno a pa[ire ,e arldeSchiene del Gran Sasso, era il solito:poter dominare dall'alto della classica vetta i due mari e, possibilmente assistere ari un'alba sull'Adriatico. E poi. jsiere uu un uiua suii :ianuiiiu. c pui,'si sa. anche quella benedetta toga di rrompersi un po' le gambe su perI81'?}*1 e coste che in noi settentrioInali è quasi diventata una malattia, UQlto &t(1 ,.h.erano già le diciassette di lqueUa siomaVd <rAgo-ito quando, la sciata Aquila sul suo nobile poggio e ''raggiunto in fondo alla pìccola Valle jVerde il paesello di Assergi alle falde 'del monte, attaccammo la grande ! Poesia sassosa. i EDSU' E™no con noi due giovinetti di Roma discesi allora In paese dopo j^er pernottato in tenda sul Terminil 1 lo e viaggiavano cosi un po' alla ventura in una breve vacanza d'ufficio Per modo che ebbi campo di conosce re anche questo bel tipo dell'alpinista romano, tipo che si fa sempre più frequente nella Capitale e, capace di buo alpigiani, possiede in più un suo spiri laccio tutto transteverino. Poi c'era an che una elegante signora milanese che si acconciò bellamente sopra un muletto. Proteste Poco prima, arrivando ad Assergi, questa graziosa signora aveva pienamente protestato contro la pessima organizzazione del luogo. L'automobile , ne„ii:iroX? quant° */ nostri grimperisti l'era stato assalito da un branco di mo ' nelli, il mulo, richiesto più volte, non si faceva mai vedere e il suo conducente chiedeva una dilazione per terminare le partite all'osteria; non una premura, insomma, parte da quei rozzi abitanti verso i forestieri che sempre più numerosi tentano da quella parte la salita del Gran Sasso. — Ah, viva, caro lei, i Rifugi dell'alto Adige con tutte le loro comodità e cortesie ! — esclamava la signora, risentila, ricordando con rimpianto le sue care Dolomiti. — Ma qui siamo in Abruzzo, signora miai Terra cordiale, piena di genio, tinche si vuole, ma selvaggia... Ad ogni modo stanno organizzandosi. Abbia pazienza... Per ora non c'è che adattarsi. Alla fine si placr> e come andavamo Inerpicandoci per la costa soleggiata, ammiravamo insieme il paesaggio che in quella tarda ora del pomeriggio diventava nell'ascesa sempre più affascinante. Tutta la. flora, la sconsolata natura della montagna abruzzese era intorno a noi nella sua più pura grandiosità. Davanti stava l'erta brulla del monte la cui cima scompariva in un volo di nubi nerastre: a sinistra e a destra era tutto un panorama di larghe gobbe aride, giallastre, senza un albero, senza una casa, spaccate da. gole solitarie entro cui l'ombra densamente inazzurriva alla sera. Pochi campi di patate intorno, qualche mandorlo e un divagare continuo di sentieri, di piccole frane sassose. Scendevano dal monte gruppi di contadini. — Sono le squadre dei rimboschitori, — ci spiegò Angelo, il mulattiere. Finalmente, dopo tanti anni d'abbandono si provvede a rimboschire queste pendici montane crudelmente !spogliate dalla rapacità dei carbonai, je dalle valanghe. E così sì sale per pna mulattiera tutta a zig-zag interl«"naWle- s,]1 dorso de,,a mont^na e mentre srende la sera si va discoprendo sotto di noi sempre più vasta la conra aquilana. 11 sole è ormai scomparso dietro un folto di nubi e soffia un vento rabbioso di est. Uno dei romani frattanto si mette a cantare. E' stato in guerra, !> un buon ragazzone, alto, pallido, pieno di spirito e la sua canzone patetica e tenorile si distende sulle buie pendici con accorata malia. Ma adesso l'ascesa su per quei risvolti sempre eguali diventa perfino ossessionante. Il piede stanco smuccia nelle brecetaie del sentiero, e sempre più forte il vento spazza il pendio. Ma finalmente un sorso d'acqua attinto alla fonte di Portello, ci dà un ristoro improvviso. Siamo a 20(in. Ancora un canto, ancora un'ansata faticosa, poi la sagoma del Rifugio si profila aguzza sopra di noi. Una triste sorpresa Lo so che le descrizioni deflle salite in montagna si assomigliano un po tutte; ma qui, nel piccolo e modesto ! Rifugio del Gran Sasso, noi trovammo un'aura di cordialità cosi viva, così o'; -j . el ! a . ,, i ri , i e e e e i o a e , e i n a a o e a . r r a o e a e o o schiettamente italiana come di rado ci accadde nei sontuosi Rifugi dell'Alto Adige, che avevamo frequentati l'anno prima. Questo era stato costruito nel 1907 dalla Sezione di Roma del C.A.I.. intitolato al Duca degli Abruzzi e consisteva in due piccole stanze comunicanti fra loro. Ló conduceva una nota Guida, l'Acitelli, con la moglie Forestina e possiedeva dodici cuccette. Un numero del resto, appena bastante per quanti ci trovavamo quella ?era là dentro. Ma la mattina dopo, levandoci dai nostri rozzi giacigli, trovammo che un grande nebbione s'affollava tutto intorno al Rifugio. — Addio alba su l'Adriatico! — diss'io ai miei amici. — Siamo proprio sfortunati, abbiamo fatto tanta fatica per nulla. E per tutta la mattina continuò'a soffiar vento e la nebbia a tenerci prigionieri. Allora non ci rimase che accrescere alla meglio i pochi conforts di cui godevamo e stare un po' allegri. I due romani gareggiarono nel declamarci poesie di Trilussa e di Pascarella poi si fecero dei giochi di prestigio con le carte, si parlò di letteratura e di cucina, si cantarono dei canti di guerra e delle canzoni d'amore, ci si fece la barba, si curarono delle vecchie ferite d'alpinisti, ' si narrarono tragiche storie di arimpeurs che avevano incontrato la morte nel crepacci del monte... Ogni tanto uno di noi usciva fuori a fiutare il tempo, ma era subito ricacciato dentro dai vento e dal freddo, quantunque dali l'unica finestrella del Rifugio noi scorgessimo, intrepidi sotto l'intemperie, alcuni muratori che tiravano su sode muraglie da una parte del caseggiato, per ingrandire ed abbellire il Rifugio. Visione dal basso Finalmente, dopo colazione il tempo schiari e usciti fuori ci si presentò intorno tutto il magnifico panorama delle cime battute da un divino sole fresco e bianco. Ecco lassù Corno Grande, la cima più alta del gruppo alla quale avremmo dovuto salire per rimirare 1 due mari, e le Tremiti e il Gargano e la macchia di Roma lontana; ecco qua sotto Campo Pericoli, squallido ripiano ondulato e scosceso, ecco Pizzo Intermèsole, e, più maravii glioso, il Campo Imperiale del Gran Sasso, questo aereo e tortuoso corridoio lungo quattro chilometri, bellissima chioma erbosa che vista di lassù, cosi tacita e lumeggiata e racchiusa tra nude creste mi dava l'idea di non so che paese memoriale, di non so che fantasiosa vallata lunare. Dicono che in quella chiostra Fabio Massimo si fortificasse per contrastare la discesa d'Annibale nel Piceno; ora e ottimo campo di sci e pascolo d'estate a greggi innumerevoli. Tutta l'intima, profonda bellezza del Gran Sasso ci si rivelò così, dopo quella notte di burrasca, il suo cuore ci si apri d'un tratto In quella luce spazzata e viva che pareva frugare fin nelle vene più remote il grande corpo della montagna. Montagna aspra, solitaria, ostile, e pur tanto italianacacciata nelle vive costole dell'Italia di mezzo come una potenza intrusa e cosi diversa, cosi corrucciata, arida, e pur tanto italiana I Ma purtroppo noi dovevamo rldiscendere, se non volevamo lasciarci sorprendere dalla sera. Qualcuno ci accompagnò per un buon tratto giù pel pendio e i saluti furono molti e cordiali. Credo anzi che rare volte Roma e Milano si siano trovate ad armonizzare su di un terreno più cordiale di quello. La signora, del resto, placata dalla buona e cordiale accoglienza del Rifugio, volle discendere baldanzosamente da sè, a piedi, nonostante le proteste del mulattiere che la seguiva col suo mulo e la sollecitava a salirvi. — Mi sento cosi felice I — ella mi disse mentre balzavamo giù pei risvolti su cui sempre più forte saettava il sole, alzando acri odori di calcari e di mente selvagge. Abbiamo passato una mattinata veramente incantevole. Non le pare? E che simpatici quei giovinotti! — E lei ctie mi parlava di disorganizzazione. Ma mi dica un po' a che serve un ordine anche eccellente se la gente che lo pratica è funerea e gli spiriti imbronciati? O meglio talvolta, creda a me, un po' di buona scapigliatura all'antica, un po' di pittoresco disordine. — Certo — ella convenne dopo un istante, — quando si mette un po' di cuore nelle cose .. CARLO LINATI. vgadplrzipvmlldotcsc

Persone citate: Acitelli, Fabio Massimo, Gargano, Guida, Pascarella

Luoghi citati: Abruzzo, Assergi, Italia, Milano, Roma