La vercesi deferita all'autorità giudiziaria

La vercesi deferita all'autorità giudiziaria Epilogo delle indagini della Polizia sul dramma di corso Oporto La vercesi deferita all'autorità giudiziaria Gli elementi d'accusa a carico di Rosa Vercesi, accertati con le indagini della Questura nei giorni scorsi, sono apparsi — come abbiamo già detto altra volta — talmente gravi e convincenti da non permettere ormai di conservare il più lieve dubbio sulla colpevolezza dell'arrestata. Esaminando le circostanze nelle quali si è svoìto l'efferrato delitto, e considerando i rapporti intercorsi precedentemente fra la colpevole e la vittima, noi avevamo sostenuto che l'origine del crimine doveva ricercarsi solamente nell'interesse. Gli accertamenti della Polizia hanno confermato questa tesi. La Questura ha ieri messo Rosa Vereesi a disposizione dell'autorità giudiziaria, precisando cosi la figura di reato a suo carico: «omicidio premeditato a scopo di furto », ed Incolpandola pure per omessa denuncia d'arma. La cautele SI potrebbe pensare che una chiusale del genere — il furio — non siti tale da determinare Tin delitto, se non si tenesse conto della complessa psiche dell'imputata. Chi In passato ha avvicinato questa donna l'ha giudicala fredda e calcolatrice, ma non l'ha potuta conoscere intimamente e profondamente. Forse anche la Vercesi ha ignorato completamente se stessa fino al momento del delitto. Esisteva veramente un'amicizia fra le due donne? La Vittoria di carattere semplice, aperto, doveva esserle francamente amica; ma la Rosa, che si sentiva a lei superiore in tutto, per capacità e per cultura non provava invece nei riguardi della Vittoria un istintiva invidia? Questo sentimento può essersi lentamente mutato in odio vedendo — lei, fornita di un corredo di studi — la fortuna che la semplice negoziante veniva man mano accumulando, mentre essa con tutte le sue capaciti) e possibilità, si trovava in continui imbarazzi finanziari. Il fatto poi di trattare gli affari, di essere lo strumento che serviva ad aumentare la ricchezza della Nicolotti, doveva tornarle particolarmente seccante. Questo 6u0 stato d'animo è trapelato nel colloquio che la Vercesi ha avuto nel giorno successivo al delitto, con la Ferio. Allorché essa diceva che la Nicolotti le era diventata insopportabile, perchè non sapeva far nulla da se e sempre ricorreva, al suo ausilio, anche per le minime cose, la Vercesi era sincera. Il peateline • la rivoltelle Tali dichiarazioni essa le ha negate nel confronto avvenuto venerdì sera in Questura, con la Ferio, ma essa è troppo astuta per non aver compreso quale grave elemento a suo carico avrebbe offerto all'accusa confermandole. Tali dinieghi non hanno del resto alcun valore per lei. Le prove a suo carico sono note. Ad esse sì deve aggiungerne un'altra accertata ieri mattina. Lasciando, dopo il delitto, alle 6 del mattino, la casa di corso Oporto, la Vercesi, per darsi 11 contegno di persona che attende alle faccende domestiche, aveva pure preso un recipiente col quale l'amica, o la madre sua, era solita recarsi ad acquistare il latte. Ora quel pentolino era scomparso. L'assassina se ne era liberata ancor prima della borsetta e del pacco contenente l'impermeabile. Essa l'aveva deposto entro un portone di una casa di corso Emanuele. Una inquilina, scendendo le scade, lo vide, interrogò il portinaio per sapere a chi appartenesse, e polche questi le disse che non era di nessuno della casa, lo tenne per se. Quel recipiente — che anche la giornalaia aveva notato nelle mani della Vercesi — è stato porta¬ U to ieri mattina in Questura dalla donna che lo aveva raccolto. Nell'appartamento dell'imputata è stato inoltre sequestiata una rivoltella a tamburo carica, circa il cui possesso l'arrestata non ha voluto dare spiegazioni. La rivoltella non era stata denunciata. Come abbiamo detto ieri, l'arrestata, dopo il confronto con la Ferio è stata nuovamente tradotta alle carceri e da questo momento essa è a completa disposizione del giudice istruttore per le contestazioni del caso. Dove sono i gioielli? Ma le ricerche della Polizia non sono finite. Le indagini laboriosissime, nelle quali si è particolarmente distinto il commissario cav. dott. Cimelli che ha avuto a suoi collaboratori il cavaliere dottore Rossi e il dot tore Tommasino e che si è rivelato anche in questa straordinaria circostanza funzionario dotato di finissimo intuito e di rapidità di decisione, hanno dato il più brìi lante risultato: quello di identificare e arrestare la colpevole e di raccoglie re con latnassima celerità un cumulo di prove a suo carico. Il compito dei funzionari però non è ultimato. Essi si occupano ancora e sempre della ri cerca degli oggetti rubati nella casa dell'estinta e tanto zelo ed indefesse lavoro non mancherà cerio di essere coronato dal successo. La spilla di brillanti e l'anello che la infelice Vittoria Nicolotti er;. solita portare al dito, sono scomparsi, nè più sono stati rintracciati. L'anello è stato sfilato dal dito della morta dall'assassina, che di questo anello c di questa spilla ha lungamente parlato, offrendoli in vendita alla Ferio. Le numerose perquisizioni non hanno però ancora portato alla scoperta dei due gioielli. Dove la Vercesi li abbia nascosti o a chi affidati, questo intende appurare, la Polizia. Si tratta di un elemento di contorno ma che, aggiunto alle altre prove accertate renderà maggiormente vane le inutili denegazioni della colpevole. I mslgicsqcvourltcvcprNvipnèdcnszdspglvgpNdcLtaidqsdpzqsstfvnd