I terroristi della Venezia Giulia dinanzi al Tribunale Speciale

I terroristi della Venezia Giulia dinanzi al Tribunale Speciale I terroristi della Venezia Giulia dinanzi al Tribunale Speciale La sentenza della Commissione istruttoria che rinvia a giudizio quattordici imputati di strage, di mancati omicidi e di devastazioni Novantanove delitti in quattro anni : 13 omicidi, 18 incendi di scuole, asili e manufatti militari, 8 attentati terroristici, 4 tentativi di spionaggio • Impressionante rete di organizzazioni segrete - La bomba al «Popolo di Trieste» - Il processo al 1 settembre Roma, 83 notte, iCome fu annunziato' att.raverso lll• Foglio d'Ordini ». il Presidente dell Trt burnii e Speciale per la difesa dello lStato, luogotenente generale Cristirii, in accoglimento di «analoga richiesta, del Procuratore Generale, ita dispostoj11 trasferimento del Tribunale a Trieste por il giorno l.o settembre, per la •'elerirazione del processo a corico dei terroristi Hidovec, Milos, Marusic, Valencic ed altri dicci imputati di strage, ili mancali omicidi e di devastazioni. uufcsia deliberazione del Presidente nel Tribunale SpcoiaJe è in rapporto «'•Oli la semenza emuiiaia dalla Commissione Istruttoria presso il Tribuna.le medesimo nel procedimento a caribo di 67 Cittadini italiani di lingua sia.Va in parie I-alitanti, del delitto di «•ni all'art. 1 del decreto 12 dicembre 1%!6. in relazione all'art. 2 della legge 57, novembre 1926, per avere, allo sco}io di attentare alla sicurezza dello Stato, concertato e commesso atti di distruzione di edifìci pubblici e privati, rapine, uccisioni e tentativi di uccisioni in diverse località della Venezia Giulia nel 19:J0 e precedentemente; nonché del delitto di cui all'art. 3 della, legge 35 novembre 1926, in relazióne agli articoli 104, 107, 108 del Co dice Penale, per avere concertato di Sottoporre una parte dello Stato al dominio straniero e di rivelare ad agenti di potenza estera segreti miJitari concernenti la sicurezza dello Stato nella Venezia Giulia, nel 19:10 e precedentemente. La sentenza della Commissione istruttoria a carico degli imputati è impressionante per la schiacciante documentazione erte essa contiene della attività terroristica delle bande slave Minutale alle associazioni terroristiche di oltre confine. Sono 99 delitti di in(iole antitaliana, che In quattro anni furono commessi dai principali imputati nella Venezia Giulia; particolarmente sono da ricordare trentuna aggressioni a mano armata e mancati omicidi di fascisti, di militi, di carabinieri; tredici omicidi, diciotto incendi di scuole, di asili, di manufatti militari; otto attentati terroristici, quattro Attentati di spionaggio. Un cinico turpe libello La sentenza si sofferma particolarmente sul più recente atto terroristico compiuto dalla banda; l'otteniato al Popolo di Trieste, che costò la vita a lavoratori innocenti, piombò nel lutto famiglie intere di onesti e probi cii- ladini, "ebbe una eco di commozione!profondali, tuttaItalia.. . . ltoriià locali e i funzionari di questo Tribunale iniziarono subito le indagini necessarie. Dai primi accecamenti risultò che la bomba esplosa al Faro della Vittoria era identica per costruzione e preparazione a quella esplosa al Popolo di Trieste che i manifestini "4,-ovvwsWir^e antiilaliani rinvenuti veni luoghi del misfatto erano anch'essi identici, é che una unica podestà coor-7Hn'è!tr!ie%'>ftveva dovuto presiedere alla «sedizione degli attentati. Appena dopo, causa il rinvenimento' di alcuni fogli volanti stampati alla macchia (Svoboda, 15 gennaio), si venne a conoscere il perchè di una intensa e sanguinosa ripresa terroristica.. Nel foglio, diffuso largamente, si afferma nel modo più cinico che i terroristi della Venezia Giulia, riuniti in fronte unico, avevano intenzione di festeggiare le nozze del Principe di Piemonte non la Principessa del Belgio, vergando ii sangue dei « porci italiani ». degli allogeni divenuti buoni e fedeli italiani, e distruggendo il Foro della Vittoria ed il giornale di Trieste. L'indegno libello si esprimeva precisamente cosi: ■ '«Noi sloveni abbiamo avuto sufficienti a degne occasioni di sentire la festività delle nozze: a Lonia. presso Sesana, si incendiò l'Asilo infantile che ha fornito la necessaria illuminazione festosa; presso il Faro della • falsa vittoria » di Trieste vennero messe le bombe per il malcontento del popolo provocato ed affamato; a Cru.«cevie, presso Postumia è caduto sotto Il nostro piombo il fascista del Carso Blasina, e cosi ha salvato la nostra Nazione della sua sporca presenza ». E poi ancora «Maledetta l'Italia, il Fascismo, i Savoia! ». La bomba al « Popolo di Trieste » «Successivamente ancora, e mentre venivano fatti i primi arresti, si venne a conoscere che la data della strage al Popolo di Trieste era stata prescelta quale anniversario del Patto lateranense (11 febbraio), cosi come il 23 marzo successivo, anniversario della fondazione dei Fasci, si sarebbe dovuto avere l'incendio della scuola di Cattinara e di numerose altre scuole dèlia regione. Proseguendo nelle indagini, e mentre era rinvenuta una terza bomba, per precisi accertamenti ed esplicite confessioni dei primi arrestati, si è potuto accertare quanto appresso, nei riguardi dello scoppio della bomba al Popolo di. Trieste, delle organizzazioni terroristiche della Venezia Giulia e delle responsabilità degli altri fatti delittuosi. La bomba che fece le vittime e produsse i danni lamentati nella sede del Popolo di THcste, sita in luogo fra i più centrali della città, fu portata dal prevenuto Valencic, procuratore della Ditta di legnami Urbanlc di Baccia, località prossima al confine (il Valencic per la sua professione andava spesso a Trieste in automobile, ed altri ordigni infernali aveva portato e portò in seguito al dinamitardi di Trieste) e fu consegnata, giusto il convenuto, al Marusic. Questi tenne prima la bomba nei locali della Banca d'America e d'Italia, ove era impiegato, e dopo di avere preso col Milos e col Bedovec gli accordi per l'esecuzione la consegno al Milos. che la tenne qualche giorno con sè. «Il Bedovec ed il Milos, prima di commettere l'atto nefando, si recarono nel luogo prestabilito e studiarono minutamente i particolari della esecuzione. Nella tarda sera del 10 febbraio, il Milos pre~e la nomba ed in compagnia del Bedovec andò a -ollocarla sul j.innerottolo d'accesso alla tipografia, redazione e direzione del giornale. Il Bedovec accese la miccia, ed entrambi quindi si allontanarono. Il Milos ha dichiarato di essere stato lui a buttare 1 manifestini sovversivi (che poi furoho repertati) sulle scale, prima di scappare dopo l'accensione della miccia, per fuorviare le Indagini. Jl Bedovec, il Milos ed il Marusic hanno fornito tutti i maggiori particolari di esecuzione, che trovano esatto riscontro negli accertamenti che gli organi competenti del Tribunale Speciale hanno fatto sul posto. Il Marusic. l'indomani del fatto si compiacque con il Milos e col Bedovec dell'esito dell'attentato. Solo deplorò che la bomba non fosse stata collocata in luogo più idoneo a produrre maggiori danni, é che l'atto delittuoso non avesse avuto per conseguenza la sospensione delle pubblicazioni del giornale. Eguale lamento ebbe a fare il Vadnjel, che, co- ime è risultato, fu quello che forni lla bomba al Valencic. l ■ A proposito di tale attentato. Mil,os- Bedoveo e Mitraste a loro difesa affermano che intendevano compiere soltanto un atto dimostrativo, senza avere intenzione di fare vittime. La potenza dell'ordegno adoperato, e la mascheratura ; il luogo In cui fu collocalo aperto ai redattori e agli operai del giornale, agli inquilini dei tre piani sovrastanti, al pubblico che affluiva ni giornale; l'ora prescelta per l'esecuzione, dimostrano la vera intenzione degli autori dell'attentato, e dispensano da ogni altra considerazione. Pertanto le loro responsabilità e quelle di Valencic e VadnjeJ, che prepararono e fornirono i potenti mezzi micidiali per determinare la strage, risultano chiare, precise e complete! Organizzazioni sagrato « Ma, come si ó accennalo, le indagini hanno portato alla scoperta delle organizzazioni segrete a base terroristica, di cui esponenti pericolosissimi erano i suddetti dinamitardi di Trieste, tutti uomini preposti al movimento ed operanti ai danni dell'Italia. « Alberto Rèjec, segretario dell'Associazione Edinos. di Gorizia, corrispondente del giornale Edinost, di Trieste, studente della Università di Poma, era fra gli elementi anti-italìani e slavofìli più in vista del Goriziano. Colpito da mandato di cattura perchè implicato nel procedimento contro Giulio Tokar, e coimputato per propaganda antinazionale e spionaggio, espatriò clandestinamente nel marzo 1929. Altro elemento che esplicava attività analoga a quella del Rejec era Yelincic Zorko, studente dell'Università, di Padova, il quale perciò era stato sottoposto a provvedimenti di ammonizione. Rejec e Yelincic costituivano la parte direttiva di numerose Associazioni studentesche tederete, che sott" il manto culturale, sportivo e filantropico, nascondevano attività contraria ai nostri interessi politici e perseguivano fini aliti-italiani. « Tali Società pertanto furono disciolte dalle nostre autorità negli anni 1927 e seguenti. Pero la Società Adria, formata di soli studenti, non fu sciolta perche parve esclusivamente rivolta a scopi culturali, sebbene, come afferma Yelincic, esplicasse opera di tenace resistenza alle finalità del nostro Governo Nazionale. Era guidata prima da Rejec e poi da Yelincic, ma a capo di essa quest'ultimo aveva nominato ^J^a^ ^^Sn^i^fJ^' ^&sH. ' SSMSS^ .1 per tre anni fu condotta da: coniugi Cornei e poi dalla madre del geometra Giovanni Lenardic. Gli studenti vi erano mantenuti gratuitamente o quasi. Molte derraie erano fatte affluire gratuitamente dalla campagna. I mezzi finanziari occorrenti pervenivano dalla « .Tugoslavenka Mattea » di ^Lubiana,'l'Cui siisSVdl"contenuti ammontavano a lire 2 mila mensili. Orbene dell'Adria e della mensa facevano'pa'rte i fratelli .Milon e Dussan Hrescak e tale Vittorio Erasna, implicato e condannalo nel processo per l'omicidio del Kogej, svoltosi in questo Tribunale; come ne facevano parte gli imputati di questo processo Bevk Kosmac Cirillo, Lenardic Giovanni, Binar Antonio. Mnnfreda Legar Fe lice, Majnik Antonio, (ìa-t-nik Massimi liane, Fortunet Francesco e Banci Gaspare. Parole d'ordine e nomi convenzionali c^o%^Z^m^éfWInfatti il Bevk. nel 1925, presentato al Hejec dal fratello di questi, Massimiliano, dal quale aveva accettato l'incarico di corrispondente per il Circhinese del giornale litllnost di Trieste, ebbe dal Rejec in lettura giornali proibiti in Italia, come Julro, Oriuna, movateli. E lo sipsso Rejec, parlandogli della situazione degli slavi, diceva: « Sono essi sfruttati dagli italiani ed oppressi. Pertanto necessita che si mantengano contatti per contrastare l'italianizzazione della Venezia Giulia e tenere alio lo spirito slavo, in attesa che le circostanze consentano di staccare la V'pnezìa (iiulia dall'Italia ed aggregarla alla Iugoslavia ». « Nel 1927 da Rejec. Yelincic Zorko e Sftligoj fu costituita una società segreta che gli imputati chiamano con termine generico « Organizacija ». -Finché il Rejec rimase in Italia la direzione fu da lui tenuta. Al suo espatrio, pur restandone il capo ne cedette la direzione ti Yelincic. 1! Rejec mantenne i rapporti con la «lugoslavenka Matica ... e ne trasmetteva i sussidi. Risulta del resto che 11 Hejec. vestito da milite fasclsia, varcato clandestinamente il contine era tornato in Italia e nella zona carsica aveva commesso delle angherie, avendo inveito con parole contro quella popolazione allo scopo di sollevarla contro i militi e quindi contro l'Italia; risulta che lo stesso Rejec aveva divisato di far salitare (a sede della Federazione Fascista di Gorizia, ciò che avrebbe fatto se non fosse espatriato; e ciò tuttaviaera nel proposilo manifestato da! fuorusciio, che avrebbe dato l'analogo ordine stando In Jugoslavia. «Tra gli affiliati alla predetta società segreta vi era un Comitato segreto esecutivo presieduto da Yelincic e composto da Mainil Antonio. Rutar Antonio e Sfìligoj Augusto, nonché da Logar Felice, il quale però era membro senza voto. L'associazione operava direttamente nel Goriziano ed aveva, come si dirà in seguito, diretto collegamento con un'altra accertata organizzazione, operante nel Triestino e nella regione del Carso. « L'associazione era organizzata in modo da far frontp ad esigenze politiche ed esigenze militari. La sua base era la « cellula ». aperta ad un numero indeterminato d! aderenti. Più cellule costituivano un gruppo, più gruppi un compartimento. In ogni cellula i capi dovevano formare delle « troike », cioè gruppi di tre aderenti, scelti fra i più intelligenti e decisi. •Soltanto i capi-cellula erano a conoscenza dei componenti le troike. Per corrispondere fra di loro e con gli affiliati alle altre associazioni, veniva usalo un cifrario precisato nella sua composizione dal Bevk. da Yelincic. da Rutar e anche da Spranger. che. come si vedrà, costituiva il colletramento tra l'organizzazione goriziana e quelle carsiche e triestina. Convegni tra i boschi « I membri del Comitato esecutivo segreto avevano nomi convenzionali. Il segno segreto di riconoscimento era il « numero 4 » apposto nella carta d'identità. Usavano anche la parola d'ordine « Sitiri ». che significa appunto « 4 », cui si rispondeva « Svobodni», cioè « libero». Le riunioni avvenivano all'aperto, fra i boschi, spesso di notte, e in casa di Yelincic II Manfreda, ad esempio, partecipò In breve tempo a cinque convegni. Uno assai importante fu tenuto a Cvetrez, nell'agosto 1928, a cui parteciparono anche gli studenti dell' Università di Lubiana, Zellen e Gralior, orjunasci. Inviati al convegno dal capo dell'Ori una. « Il convegno durò tre giorni, ed in esso fu deciso di intensificare la lotta contro lo Stato italiano. Vi parteciparono tutti gli studenti dell'Adria, ma le riunioni in cui si presero le decisioni furono tenute segrete e vi .parteciparono solo quindici persone circa, cioè tutti i capi dei compartimenti, oltre ai due orjunasci. Presiedeva il Hejec Alberto. Lo scopo dell'associazione era la propaganda dell'idea panslava e l'ostilità a tutto ciò che era Italiano, come mezzo a raggiungere l'unione della Venezia Giulia con uno Stato estero. Prova ne sia la formula accertata del giuramento, che nella parte a tale fino riferentesi, cosi veniva prestato.- «Giuro davanti a Dio. sul mio onore e sulla mia famiglia che farò tutto ti possibile per la liberazione della Venezia Giulia, che deve essere unita alla Jugoslavia». Fra i suoi compiti vi era quello dello spionaggio politico e militare. « A tale uopo si sceglievano fra gli associali quelli che davano maggiore affidamento dri sapere ben dlsimpegnàre l'incarico. Si dovevano raccogliere notizie sulla dislocazione e sulla efficienza delle forze armate, sulla loro composizione, sulle opere militari, sui ponti, sulle strade, sui depositi d'armi, di munizioni e di benzina, copiando anche plani. Erano incaricati di fare fotografie di ponti, di strade e di opere militari. ' All'uopo venivano forniti anche di macchine fotografiche da un commissario straordinario di pubblica sicurezza, Antonio Batagelj. cvcltamsgsPihcupn«dls Lo spionaggio , a a o , a l a o i , o a o o ' a e i o i a , o n o o « Gli informatori di cose militari, per ricevere ordini e consegnare i rapporti si recavano clandestinamente all'estero e facevano capo al predétto Batagelj, il quale recapitava i detti membri ad un sottufficiale di Stato Maggiore. Costui, anzi, essendosi abboccato con uno degli informatori, il Bevk, gli suggerì che, non appena sotto le armi, doveva sottrarre documenti di mobilitazione dal proprio reparto. Certe volte le notizie erano mandate a fine d'ogni mese con rapporto scritto per mezzo del commerciante d! legnami Telban, ora deceduto. « Informatori del genere erano, oltre il Bevk. Manfreda Antonio, Gatnik Massimiliano. Kosmac Cirillo. Lenardic Giovanni e Rutar Antonio. Si è accertato anche che Yelincic Zorko, sebbene lo neghi, ricevètle lettere dal Batagelj; pure il Rejec Alberto si occupava del servizio di spionaggio; an zi ebhe ad incoraggiare il Bevk, ordinandogli che continuasse nel servizio, una volta che costui, impaurito per l'arresto di altri informatori, non intendeva più continuare. E infatti egli fu invitato dal Rejec Massimiliano, nel marzo del '29, a Circhina. Dopo pochi giorni-da tale nuovo invito, gli giunse con il timbro dell'ambulante postale Piedicolle-Trieste una lettera non sa da chi scritta, ma firmala Tigr e con una mano nera disegnata, in cui in modo perentorio lo si invitava a lavorare per « la patria ». «La lettera, nella parte scritta con inchiostro simpatico, ripeteva le istruzioni sulle informazioni da assumere. Con la stessa si ingiungeva di recarsi dal commissario •Batagelj, ciò che il Bevk fece nei primi di aprile, recandosi <inl commissario di puhblica sicurezza della stazione ferroviaria estera, dove il Batagelj, che gli fu presentato dal fratello di Yelincic, Slavko, agente di pubblica sicurezza alle dipendenze del Batageli, gli confermò il mandato di informatore militare datogli dal Rejec, e poi lo presentò in altre città all'ufficiale superiore dianzi accennato, " •' > ' « in" ìnle''c-c.rasióne'' avendo fi Bevk fatto presente che gli poteva accadere qualche cosa .di sgradevole nel ripassare-la. frontiera nascostamente, il Batagelj gli disse di recarsi alla sede della « .lugoslavenka Matica », dove gli sarebbe stata consegnata una rivoltella, della quale avrebbe dovuto fare uso qualora fosse stato' scoperto dalle pattuglie italiane di confine. Vi si recò infatti il Bevk, accompagnato dal Rejec Alberto, e colà ebbe la rivolte! la e cinquanta cartucce. L'uso del l'arma gli fu insegnato da un capita |n? P- ria u" soldato dei corpo dei Gra- niclnrlt. W^rn Mn ««ociazioni antifascista l , i : d i e a a d e é e r e i io iamo e i o lio « L'associazione, che come si è visto aveva, un saldo e bene ordinato siste ma gerarchico, era tenuta con mano ferrea e con glande disciplina anch-é nei suoi rapporti con chi dall'estero mandava disposizioni, fornendo sov venzin.nl. Kosmac Cirillo, temendo che un giorno o l'altro fosse sco peno, profittò di una gita all'estero per assolvere il compito di informato re militare e per esprimere al Relec il desiderio di lasciare che egli colà fissasse la sua residenza. « Il Rejec però gli ordinò di rientrare in Italia, perchè senza l'ordine scrino di Yelincic Zorko all'estero non poteva rimanere. Rientrato, il Kosmac narrò tale circostanza a Yelincic e costui lo rimprovero ammonendolo che stesse in Italia, ove eia necessaria la presenza dei giovani slavi per ogni eventualità. « L'associazione aveva rapporti anche con associazioni antifasciste. Cosi una volta fu lavorilo l'espatrio di sovversivi da Milano, su accordi presi dal Hejec con la concentrazione antifascista di Parigi. Altra volta il Hejec preavvisò il Manfreda che si sarebbe dovuto presentare all'Università di Roma, ove gli avrebbe fatto prendere contatto con elementi antifascisti della capitale con lui, Rejec, in rapporti. Fu anche deciso di « dare una lezione » all'ex deputalo croato Amo Pavlie, profugo in Italia. « Il che dimostra ancora una volta a1 quali erano i rapporti del Rejec. oo à emooo ia, eae n ie uù ù le i, i. or fa a c. e. aa l a a a I n o , o i « Elementi dell'associazione si facevano penetrare nelle istituzioni de) Regime e negli uffici dello Stato. Il Manfreda si era iscritto tanto nel Gruppo Universitario Fascista, quanto nella Milizia universitaria di Padova; e per meglio mascherare il suo vero essere si era profferto di fare delle conferenze di cultura fascista fra gli allogeni del Telminetto. « Anche nella Questura di Gorizia avevano il loro elemento: Corno. Le « troike », fra l'altro, avevano il mandato di insorgere ed attuare, in caso di guerra, atti di sabotaggio e di guerriglia a tergo del nostro Esercito: all'uopo si preparavano le armi. « Altra organizzazione analoga, nella costituzione e nel funzionamento, a quella del Goriziano si è scoperta e accertata nella città e nella provincia di Trieste. Viene chiamata «Borba» (lotta). Pure essa riconosce per capo il Rejec. Era in collegamento diretto con il Comitato esecutivo segreto della organizzazione di Gorizia, per cura dello Spanger, sostituito qualche volta dallo Stoka e dal Franceskin. Il Franceskln faceva anche da collegamento fra il Comitato di Gorizia e l'organizzazione triestina. Il Comitato di Gorizia forniva loro assegni fissi, sussidi, ecc. La corrispondenza era cifrata con lo stésso cifrario usato da quei di Gorizia. Il Bedovec ne ha consegnato un esemplare poco prima dell'arresto di Marusic, e che egli, Bedovec, conservava in una scarpa. La parola d'ordine era « Sneznik » (Monte Nevoso). Armi, osplosivi( giornali « Esponenti principali dell'organizzazione di Trieste erano Marusic, Valencic. Vadnjel e Zarien Luigi; il territorio su cui operava risulta, con la sua suddivisione, da tre fogli della carta d'Italia 1:100.000 dell'Istituto Geografico Militare, in giudiziale sequestro. Il Marusic ha spiegato che la zona era ripartita in tre raggruppamen- ti, e questi in gruppi. I gruppi poi erano suddivisi in cellule. A capo dei gruppi erano i fiduciari; delle cellule i capi-cellula. « La città di Trieste era divisa in due Fru5Pi: ida Zau,e al centro era sotto | la direzione di Marusic e di Zerinn Luigi; dal centro a Cedas sotto quella di Milos e di Bedovec. A Prosecco fi- l à n e o o a r e a a e a o o ciuciarlo era lo Spanger. a San Dor- lingo in Valle capo-céllula era Loren- zo Cac. A Sant'Antonio di Moccò era Stanislao Petaree. Nella zona della Pluca, 11 Vadnjel. • Anche in. questa associazione esisteva la oostituzione delle c troike ». alle quali, in caso di insurrezione o di guerra, dovevano fare capo i Comitagi d'oltre confine. Per ordine del Marusic, gli aderenti dovevano essere armati ed i capi-cellula conoscere 11 numero delle armi disponibili. A Petaros Stanko veniva anche in mente di tentare una insurrezione, radunando a suon dèlie campane la popolazione, che, armatasi, si sarebbe dovuta gettare su Trieste. E' risultato che gli associati si procurarono armi ed esplosivi. Il rubricato Sirca forni una cospicua quantità di crasite al Bedovec, che doveva servire, come risulta che in parte servì, per costruzione di bombe ad alto esplosivo. « Anche fra i componenti l'associazione operante nei Triestino troviamo gli informatori militari Spanger. Milos. Cac Lorenzo. Costoro, come quelli nominati dalla « Organizacja » goriziana, erano gli specializzati; ma il dovere di procurarsi e fornire notizie politiche e militari a danno della nostra sicurezza era tra gli attributi di ógni associato. E' risultato essere Riunti d'oltre confine, prima delle ultime elezioni politiche del '29, parecchie migliaia di manifestini contro il Regimo, incitanti all'astensione dal voto, da distribuirsi a Trieste ed a Gorizia. Cinquemila manifestini vennero a Trieste per mezzo del corriere di un Consolato straniero. Tale circostanza, affermata dagli imputati Bevk e Cac, cioè da due fonti diverse, per averla appresa rispettivamente da Yelincic e da Marusig,, è, fà„ questi .ultimi due negata. • • • ..,,•( « Non sussiste però alcun elemento per ritenere non veritiere le afferma* zioni del primi, che neppure si conoscevano, mentre ben si possono intendere false quelle dei secondi. «Verso gli ultimi giorni di settembre e i primi di ottobre 1929. per invito .1! persone d'oltre frontiera, fu tenuto un convegno a Monte Aureliano. In tervennero lo Spanger, il Milos e il Marusic e due orjunasci a loro sco nosciuti, che si fecero riconoscere coti la parola d'ordine «Sneznik» (Nevoso). Costoro eli lesero informazioni suM' andamento della organizzazione. Convocarono quindi gli altri ad altro convegno, che si sarebbe effettuato a Monte Spaccato, in dnta che sareblre siala loro comunicata a mezzo del Vadnjel. Una tragica riunione « Xell'otiobiT. infatti, il Valencic [si noti che Vadnjel era impiegato nella ditta Urhnneic in Baccia. della quale il Valencic era il-procuratore) comunicò il giorno della riuntone. Furono invitati Marusic. Sloka. Ruppi. Milos. Rpdovec. Skrjanec, Giovanni e Zerian Luigi. Cac Lorpnzo, Zahar Mario e quelli di Gorizia. Vi parteciparono però soltanto i primi sette. Gli altri s> recarono sul posto, ma non parteciparono al convegno. Quei di Gorizia non vi parteciparono, pare per un disguido o per un contrattempo. Vi intervennero i due orjunasci ed un altro loro compagno, travestiti da militi della 59.il Legione « Carso », e armati, due di moschetto, uno di fucile da caccia. Essi invitarono 1 convenuti ad intensificare l'azione, assicurando che avrebbero fatto loro tenere armi e bombe. E cosi fu stabilito. « In questo convegno è l'origine prima degli attentati al Faro della Vittoria ed alla sede del giornale II Popolo di Trieste, di cui si dirà in se guito. In tale convegno si fecero an che i nomi della guardia Curet, e del Centurione Graziotì. come di persone che dovevano esspre soppresse. Prima di allontanarsi, gli orjunasci chiesero che venisse loro indicato qualche ufficio postale delle vicinanze da poter rapinare. Dopo il convegno si recarono a Moccu. nel Molino ad olio di Kosmac Nicolù, restandovi parecchi giorni. Comparvero poco tempo dopo a Prosecco, ove conferirono con lo Spanger, presso il quale Insistettero per avere l'indicazione sull'ufficio po stale. Lo Spanger 11 fece accompa gnare da Mario Rupel verso ComenoColà non poterono consumare il progettato reato, ed allora il Rupel 1affidò ad altri organizzati, che 11 accompagnarono verso Ranziamo. « Il 5 novembre '29 fu rapinato l'Offl ciò postale di lire 750 in contanti e di Dire 500 in francobolli. Lo Spanger, 11 Rupel, il Marusic ebbero subito la certezza che la rapina era stata consumata dai tre finti militi. Tale certezza è corroborata dai risultati ge nericl della relativa istruzione. . Libelli « Organo dell'associazione era un giornale intitolato Borba. DI questo giornale abbiamo in atti un esemplare non completo. Fra l'altro, dopo avere descritto con linguaggio virulento e con frasi grossolane la scuola Italiana e l'Opera nazionale Balillae di avere incitato gli sloveni a far disertare dal loro figli l'una e l'altrasi legge: «Quando i balilla avranno 14 anni diventeranno avanguardisti, e poi con gli anni 18 diventeranno mi liti. Allora tu, sloveno, non dovrai so 10 comperare la divisa e lo schioppogli dovrai pagare anche le giornate, mentre egli sfaccendato passeggerà e poi in ricompensa ti bastonerà e perseguiterà. Tutto ciò avrai dai tuoi stessi figli! » « Cessato, nel 1928 il BOrbcr. fu pubblicato, ma litografato, un altro giornale dal titolo Svoboda (Libertà). Ne sono stati Sequestrati sette numeri, l'ultimo dei quali è del 30 marzo 19-», e porta sulla testata: Anno III, numero 7. Contengono ingiurie basse e platea 11 contro l'Italia, la Dinastia, il Duce 11 Regime; minaccie aperte e gravi .. sposizioni contiene pure circa il com- contro gli allogeni che prestano servizio nel corpi armati del Regime, e coloro i quali manifestano il loro lealismo alla nazione italiana. Con vanto e con parole inumane si accenna ad alcuni delitti di loro associati commessi e si elencano alcuni tra gli assassinati. Vi si legge: « Con il sangue hanno pagato nei boschi di Postumia le loro denunzie corto Urli di Postumia; una bomba ha annientato il denunziatoli! Chercovani da Hisherg; il coltello ha sterminato quel cane di denunziatore Kogej di Sowia; una pallottola di rivoltella ha fatto partire per sempre quel ceffo d'I denunziatole del CarehvLhicli ». E poi ì « Siano sempre seguiti" dalla vendetta del nostro popolo, passo per passo; la loro pelle, lo floro sostanze debbono servire la nostra terribile vendetta! >• « Con la strago o con la morte » « Minacele affiorano, sempre nello stesso numero, contro il Segretario Federale fascista di Trieste: «Si affaccia al piano il dottor Perusino: ha da saldare ancora molte malefatte consumate contro i contadini di Istria ». Un numero del giornale del 1930 consiglia, con disposizioni minuziose, di boicottare tutte le istituzioni fasciste. Particolareggiate di- portamento degli affiliati in caso di arresto. Tra l'altro vi è il seguente ammonimento: « Ricordati bene che per te non esiste diritto alla difesa ~ e a o r o o o . e a e ldfuasdsn o , r , o e , , e Si consiglia di non fare rivelazioni di alcun genere agli avvocati, e non si deve fuggire dalla regione per ogni nonnulla. Resisti fino all'ultimo a qualche paio di mesi di carcere; ed anche al confino deve essere preparato ogni lottatore per la nostra- liberta. Devi avere paura soltanto del Tribunale Speciale, soltanto nel caso di una congiura o simili. In tale caso meglio fuggire oltre confine ». «Altrove si legge: «La difesa nella forzata lotta ci ha umanamente e divinamente concesso il diritto di difenderci con tutti i mezzi, proprio con tutti i mezzi; dal silenzioso agitare e sabotare, fino all'assalto, distruggendo i loro diritti ed I loro principali capi, con la strage e la morte. Evviva la lotta continua e senza riguardo del popolo croato e sloveno in Italia 1 ». «Il numero sei dell'anno terzo, in data 1. marzo 1930. nella rassegna politica dedicala alla sitnnzione interna dell'Italia, nella quale si danno le più fantastiche e false notizie sulla situazione finanziaria e bancaria dell'Italia, il citato organo clandestino della delinquenza comune e politica slava afferma: « Trieste ci è stata in questi ultimi anni e ci è ancora ostile. Essa decade prima di tutto per la sua ostilità verso di noi jugoslavi della regione Giulia, ed anche per la sua ostilità verso gli. slavi in genere che vivono in questo mondo; e perciò che si rovina completamente. Malgrado l'emigrazione oltremare, noi non periremo; la regione Giulia è nostra e non passerà molto che ne saremo padroni. In terra di schiavitù, 1. marzo 1930 ». « La prima .parte dello stesso numero è dedicata al giornale-Il popolo di Trlestev, Tra'4'altro • è • fletto ■ nel ti) *nota intitolata: « La mano vendicatrice della giustizia». ■* Qualunque sia stata la mano essa è stata giusta. Anzi si. è mostrata tròppo benigna 0"e"à mano è stata fin troppo benigna perchè non li ha resi inabili a svolgere la loro opera li odio, né ha dato una sufficiente ammonizione esemplare per tutte le ófrontntezze commesse dagli oppressori pagati nel nostro paese... Chi desse a loro addosso (al fascisti) non farebbe altro che compiere giustizia: una onesta giustizia umana. Guai a. fascisti I Guai al covo della delinquenza nella regione' Giulia (Popolo di Trieste)' ». • Il giornale Svoboda, dal quale e stato riprodotto quanto sópra, era l'organo dell'associazione, e veniva largamente diffuso tra i suoi aderenti che ne seguivano il programma e l'indicato metodo di azione. Veniva pure diffuso tra gli organizzati l or gano degli emigrati fuorusciti 6lavt Primorski Class, che si stampava all'estero. In questo giornale, di cut esistono alcuni esemplari in giudiziale sequestro, si ribadivano i concetti dello Svoboda. « Il contenuto di tali giornali, organi dei terroristi slavi della Venezia Giulia, e nei quali si parla di « nostra nazione » e di « nostra regione ». ai « libertà della regione Giulia ». di « terra di schiavitù », viene a confermare quanto è già risultato circa lo scopo dell'associazione in esame. « 1 riferimenti specifici ad omicidil e atil terroristici realmente consumati, e ricordati con cinico, ripugnante vanto, precisano i mezzi ai quali si erano decisi a ricorrere e si ricorreva dagli organizzali per raggiungere il loro delittuoso finale intento; violentemente, staccare la Venezia Giulia dall'Italia. Di alcuni di tali delitti gli autori sono stati scoperti e puniti, e .questa istruttoria fornisce la prova, per l'identificazione di altri responsabili. I delitti e i responsabili « 1) Si è inatti: accertato che autore del tentativo di incendio dell'Asilo di Tolmino del maggio 1928 è Fortunat Francesco, capo compartimento in Tolmino della « Organizacla » di Gorizia. « 2) L'imputalo Spanger Stoka e l'imputato Carlo Rupel hanno confessato che essi stessi e Ukmer, latitante, furono gli autori dell'incendio del ri creatorio della Lega nazionale di Frosecco, avvenuto :1 29 agosto 1928. 11 danno liquidato fu di lire 63 mila « 3) Il 7 dicembre 1929 in Log, presso San Dorligo della Valle, fu attentato alla vita dell'agente Curet Giovanni, contro il quale a breve distanza furono tirati alcuni colpi di pistola da due sconoscimi e gli fu traforato il berretto. L'imputato Kosmac Nicolò ha conlessato di avere preso parte al delitto unitamente a Petaros Stanko, per ordine avuto da Marusic e da Luigi Zerian. « 4) Circa la bomba che nella notte del 5 gennaio '30 fu l'atta esplodere al Faro della Vittoria a Trieste, di cui si è detto, è risultato che la bomba fu for nita dui Valencic, che a sua volta i'a veva avuta dal Vadnjel; la collocò il Bidovec con la correità del Milos, menare il Marusic, a poca distanza, taceva da paio. Questi ultimi tre sono confessi « 5) Intorno all'incendio che nella notte sul o gennaio fu appiccato all'Asilo infantile di Corgnale,. di cui pure si è accennato, è risultato che gli autori furono Zerjan Luigi, Skrjanec Stanko ed un ignoto di Basovizza; le prove contro costoro, latitanti, Sono risultate dalle dichiarazioni dei coimputati. L'ordine fu dato dal Marusic. - «6) Nella notte del l.o marzo 1930 Tu incendiata la scuoia comunale di Sgonico. Autori confessi di questo delitto furono Spanger, Sioka, Rupel Carlo ed Obad. « 7) Nella notte sul 25 dello stesso mese 1930 fu. tentato di incendiare la scuola di Cattinara. Sul posto fu recata la benzina occorrente, ohe tu sparsa nei locali; la miccia accesa fotunalameute si spense. Si sono con¬ Mdqcd«rdbtledpfvtpdcSrgscvCvsMdpldnSMcdfeszsgtafmbGpSarndeladsnfavsuTaZ?cialPvBdncmnRagnGddzndgAc lessati autori di questo tentato ineendio 11 Marusic e il Milos. SI preparavano altri misfatti • La Commissione ritiene opportuno fare cenno che il 9 maggio 1930 furono uccisi a fucilate i coniugi Marangoni a Moccò: anche questo delitto fu con¬ 1anfss,„,sumato dai componenti 1 associazione fdi Trieste, in concorso dei tre oriuni- dstl che parteciparono al convegno di j Monte Spaccato. Ciò risulta anche dalle carte di quesio processo; ma per questo delitto altro procedimento è in corso di istruttoria. Ritiene anche di dover rilevare, perchè risulta dagli «ni, che altri delitti erano in preparazione. Una terza bomba fu portata dal Valencic ul Marusic; questa bomba in origine era destinata per un atentato dimostrativo contro il Consoato jugoslavo o quello francese, da eseguirsi dopo l'incendio della scuola di Cattinara, in modo da dare l'impressione che rosse una rappresaglia fascista. « Non ebbe luogo perchè, come 6ì è visto, l'incendio alla scuola, appiccato non divampò. Si tentò poi di adoperarla contro il centurione Grazioli, durante una 6ua gita a Prosecco, di cui i terroristi erano informati. Fu lo Spanger a richiedere la bomba al Marusic. a mezzo dello Stoka. • Il Marusic la consegnò, e consegnò anche una rivoltella, il Grazioli si recò a Prosecco, ma ripartì senza che Io Spanger e lo Stoka. che stavano in agguato, se ne avvedessero. Cosi il misfatto non potè aver luogo. « Pure in quel torno di tempo si dovevano compiere altri incendi di scuole. Verso la metà di marzo 1930, Marusic diede ordine a Lorenzo Cac di far bruciare otto scuole comprèse nei villaggi che componevano la sua cellula e quella di Orpello. La data fissata per l'esecuzione era la notte sul 23 marzo, annuale dei Fasci. SI fece per questi incendi voluti dal Marusic qualche preparativo, e st comprò anche benzina e petrolio col denaro fornito dal Marusic, ma in fondo non si passò ad alcun atto di esecuzione vero e proprio. Il Marusic aveva dato- anche al Cac Lorenzo l'incarico di far sopprimere dal suol organizzati Zerjal Giuseppe, guardia bosco di San Dorligo, Botaseli, la guardia Curet già scampata all'attentato di cui si è parlato, ed 11 fascista Angelo Bachi da Grozzano. Lo stesso Marusic, alla fine del marzo, avverti il Cac che il sabato successivo alle 18 il centurione Grazioli doveva recarsi a Basovizza per tenere l'assemblea del Fascio. Soggiunse che avrebbe dato 500 lire alla persona che fosse riuscita a terlre od uccidere il Grazioli, n Vadnlel ne aveva offerte mille e il Cac diede l'incarico ai suol organizzati Sken e Fonda, ma questi opposero che data a località e l'ora non vi sarebbero andati. « Fu progetato e tentalo, su ordine del Marusic. anche l'incendio delia scuola di Gropada, ad opera di Sknanel e Gerglc; e del depositi statali di fieno di Ltpitza. Poco prima del suo arresto, il Marusic, che già lo temeva, incaricò Bidovec, qualora fosse stato traltn In arresto, di compiere un^attentate-rientro- la Questura di Trieste, servendosi della bomba ora accennata, facendosela consegnare da Zerjan Luigi, cut l'aveva- affidata. «Verificatosi l'arresto del Marusic, lì (?«™a91 ftC.6 2,i''£/erlan'iche s," $consegnò, oltre oli ordegno, le carte ina accennate,■ un rotolo di miccia e !alcune carte del Marusic. Non effettuò jl'attentalo, ma passò l'incarico a Pertot. che a sua volta avrebbe dovuto compierlo in caso di arresto del Bedovec. 11 Pertot portò in casa sua. dove fu sequestrata,- la bomba; ma non compì l'attentato ». Le conclusioni La sentenza cosi conclude: ' - La Commissione istruttoria dichiara che non vi è luogo a procedimemo, in ordine alle imputazioni Ioni ascritte, nel confrónti di Parovel Rodolfo e Hrvat Valentino, per non avere preso parte al fatto; e nei riguardi di Rutar Ludmilla, Klobucar Francesco, Rapoteck Agostino, Dnizlna Cirillo. Vlsnievic Andrea, Mlhalic Giovanni fu Giuseppe, Mosmac Rodolfo di Lorenzo, Petrigna Giuseppe ». Glavina Federico, per insufficienza di indizi di reità. Ordina la scarcerazione di Petrigna e di Glavina, se non sono detenuti per altri fatti; e dichiara definitiva la scarcerazione già avvenuta degli altri nòve. Dichiara estinta l'azione nei riguardi di Antonio Gropaic fu Pietro, perchè deceduto. Pronuncia l'accusa nei riguardi degli altri, e li rinvia a giudizio del Tribunale perchè rispondano: « I. Vadnjel. Valencic, Milos. Bedovec. Marusic, del delitto di cui all'art. 2, sesto capoverso della legge 25 novembre 1926, in relazione all'art. 1 del decreto 12 dicembre 1926, per avere in Trieste il 10 febbraio 1930, compiuto fatti diretti a portare la strage, collocando e facendo esplodere un ordegno carico di esplosivo di alta potenza neil'edifìcio dove ha sede il giornale Il Pòpolo di Trieste, organo deil Partilo N'azionale Fascista, in un momento di afflusso di giornalisti, di operai e di privati, cagionando la morte del redattore Guido Neri e il ferimento grave di Dante Apollonio, Marcello Bolla e Giuseppe Missori; e ciò.jser attentare alla sicurezza dello Stato. «2. Vadnjel. Valencic. Milos. Marusic, Pertot. Miroslavo, Sirca Leopoldo, Be-dovec, Spanger, Zerjan, del delitto dicui all'art. I della legge 19 luglio 1894; per avere nelle, circostanze in detto articolo specificate e nella Venezia Giulia nell'aprile 1930, e precedentemente, trasportalo e tenuto in casa congegni micidiali. «3. Kosmac Nicolò e Petarof Stanislao, Marusic e Zerjan Luigi, del delitto di cui agli articoli 62, 63, 364, 366. n. 2, del Codice Penale, per avere, in correità tra di loro in Log, presso San Dorligo della Valle, il 7 dicembre 1929. con premeditazione, tentato di uccidere Giovanni Curet, sparandogli alcuni colpi di pistola, non riuscendo nel loro intento delittuoso per circostanze indipendenti dalla loro volontà. «4. Fortunato Francesco \faruslc. Bedovec, Milos, Zerjan Luigi, Skyanei Stanislao, Spanger Luigi, Rupel Carlo, Ukman Antonio, Ahad Giovanni, Stoka. Valencic e Vadnjel, del delitto cu cui agli articoli 2, sesto capoverso della legge 25 dicembre 1926, in rapporto all'articolo 1 del decreto 12 dicembre 1926 e all'art. 252 del Codice Penale, per avere nella Venezia Giulia, nel 1930 e precedentemente, mediante incendi ed uso di esplosivi compiuto fatti diretti a portare la devastazione e la distruzione di edifici pubblici, con l'unico preordinato fine di attentare alla sicurezza dello Slato, e precisamente: «a) Fortunato Francesco, per avere nel maggio 1928 incendiato l'Asilo di Tolmino; .b) Spanger. Stoka. Rupel Carlo e Ukman. per avere il 29 agosto 1928 incendiato il ricreatorio della Lega Nazionale di Proseort); «c) Marusic, Bedotec, Milos, Valencic e Vadnjel, per avere in correità fra di loro .fatto esplodere il 5 gennaio 1930 una bomba al Faro della Vittoria In Trieste; ud) Zerian Luigi e Skrjanec Stani- scio, per avere nella notte sul 6 gennaio 1930 incendiato l'Asilo infantilo di Corgnale; «e) Spanger, Sloka, Ttupe! Carlo e Ubad, per avere nella notte del primo marzo 1930 incendiato lo scuole comunali di Sgonico; • f) Marusic e Milos, per avere nella notte sul 25 marzo 1930 tentato di incendiare le scuole di Cattl.nara, presso Trieste, non riuscendo nel criminoso intento per circostanza indipendenti dalla loro volontà; • g) lutti, del delitto di cui all'art. 3. parte 1, della legge 25 novembre 1926, in relazione agfl articoli 104» 252. 120, 107 e 108 del Codice Penale, per avere nella Venezia Giulia ed altrove, nel 1030 p) precedentemente, concertato fra di loro e con altre persone, rimaste sconosciute, di commettere fatti diretti a sottoporre una parte del nostro Stalo (la regione Giulia) al dominio straniero, servendosi come mezzo del- ,la Insurrezione a mano armata, della f]eVastazione della strage, della pru disposizione, dell'organizzazione segre. j ta ;a tjno militare, per operare in caso ta a tipo militare, per operare In case di guerra alle spalle dell'Esercito Italiano e contro di esso, «mima «T latitanti TTelec Alberto, ItaJeic Massimiliano. Batagelj Antonio, Jellnclc Ignazio, Metnik Antonio, Gatnik Massimiliano, Sorll Felice, Fortuna! Francesco, Leban Luigi. Padnjai Giuseppe. Ukman Arffrinlo, Zorlal Cor. lo. Sue Milano, Cok Giovanni Maria. Skrjanec Giovanni Giuseppe. Gercic Adolfo, Kerze Giovanni. Kerjnii Luigi, Razem Gioacchino. Skrjanec Stanislao. Kosmac Stanislao. Kosmac Luigi. Zlatich Slavko. Germec Francesco, Svara Giovanni Ernesto. Petaros Stanislao e Petaros Pietro, di presentarsi entro il termine di giorni dieci dalla pubblicazione della sentenza, trascorso il quale periodo saranno giudicati in contumacia ».