vittoria Nicoletti è stata uccida da un donna

vittoria Nicoletti è stata uccida da un donna Sensazionale colpo di scena nel dramma di Corso Oporto vittoria Nicoletti è stata uccida da un donna L'arresto dell'assassina - Le ferite riportate nella lotta con la vittima - Crisi e svenimenti durante gli interrogatori - Questioni di interesse hanno determinato l'orribile delitto? Avevamo accennato nel giornale di ieri sera alla possibilità di un colpo di scena che avrebbe chiarito il mistero che avvolgeva l'efferato assassinio della giovane donna Vittoria Nicolotti, ed il colpo di scena è avvenuto. Esso sfata le precedenti ipotesi sul movente del delitto. L'assassino di Vittoria Nicolotti è una donna! Mai prima d'ora, nelle tristi cronache di sangue cittadine, si è verificato un caso così eccezionale. Anche una donna può essere tratta al delitto qualora il movente sia passionale, ma in I questo caso ci troviamo di fronte ad iun soggetto cne na uccis0 per rapìna. JTommasini, ha potuto portare a ter e perchè sopprimendo la signorina Nicolotti credeva di esentarsi dal pagamento di un debito di parecchie migliaia di lire. Per ragioni che il lettore comprenderà in seguito, e per desiderio espresso dall'autorità di Pubblica Sicurezza, taciamo ancora per oggi il nome dell'assassina, che però gli amici ed i famigliari della defunta conoscono assai bene, perchè da parecchi anni essa era l'amica e la consigliera della povera Vittoria Nicolotti. Una lotta disperata In contrasto con la sua vittima, l'assassina è di forte complessione e per la sua forza essa potè sopraffare ed •uccidere l'avversaria durante la colluttazione disperata nella quale la povera signorina tento dì difendere fino all'ultimo la sua vita. Vittoria Nicolotti era piccola di statura, piuttosto e sile e solamente nel supremo momen to in cui comprese l'efferato proposit" dell'amica, trovò energie, purtroppr non sufficienti, per lottare fino all'ul timo. 11 sangue rimasto coagulato nel le unghie acuminate della poveretta, che le cure di una «manicure» avevano rese aguzze come artigli, provavano che anche il suo uccisore doveva essere uscito malconcio dalla colluttazione. Infatti la donna arrestata ha tutto il corpo coperto di graffi, d: lacerazioni e di echimosi. Se ne ri scontrano nel collo e alla fronte, alla nuca e nel fianchi, ed un seno di lei è talmente maciullato che dimostra come ad esso, in un supremo istante, si fosse aggrappata l'aggredita. Le grida che avevano udito i vicini erano gli appelli disperati della Nicolotti durante la tragica colluttazione che deve essersi protratta per parecchio tempo, in quella stanza da letto situata al quinto piano dello stabile segnato col N. 58 di corso Oporto. Ma procediamo con ordine. L'identificazione e l'arresto della colpevole sono dovuti al commissario cav. dott. Ciminelli della Questura Centrale, il quale, coadiuvato dal cav. Rossi, capo Ideila Polizia Giudiziaria, e dal dott. mine le diffìcili indagini. Questo delitto si presentava a tutta prima in forma tale che non era facile seguire una traccia sicura. Tutto lasciava credere che ad uccidere la signorina fos .se stato un uomo e purtroppo non , , inotesi mù azzardate e Furono le ipotesi più azzardate e I irrispettose per la povera mona, sai ■ credeva che essa avesse dato ricetto |nella camera sua, in assenza della ma irjre. a qualche individuo incontrato .forse occasionalmente e che costui, sa proprietaria di un negozio e * poss.eT di. valori> " ' l'avesse uccisa durante la notte. L'«amica» dell'uccisa li dott. Ciminelli invece seppe subì :: ao."- uuf""eul m™ce. B.ewe SUD/" ^ dirigere le sue indagini verso la giusta via. Informatosi dalla famiglia Nicolotti e dal personale del negozio 1 delle metodiche e laboriose abitudini idi vita dell'assassinata, egli escluse ' subito che il colpevole fosse un aman te occasionale. Cercò invece fra le persone che conoscevano l'estinta, se ve ne fosse qualcuna che con maggior frequenza l'avesse avvicinata e alla quale la morte della Vittoria Nicolotti avrebbe potuto in qualche modo tornare utile. Seppe in tal modo, sebbene in modo molto impreciso, delle ragioni di affari e di interesse «he, oltreché l'amicizia, legavano la Vittoria Nicolotti ad una signorina di qualche anno più anziana di lei, e su di questa il funzionario fermò la propria attenzione. Essa era l'ultima persona che aveva avvicinato l'uccisa. Cominciarono da quel momento a delinearsi i primi dubbi sulla di lei colpevolezza. Fermata, senz'altro e interrogata la donna non negò la grave circostanza sopra esposta. Essa d'altra parte non avreb he potuto farlo perché esistevano testimoni pronti a provare che da sera precedente al delitto le due amiche l'avevano trascorsa insieme. L'indiziata, dunque confessò di aver cenato con la Vittoria, in casa di quest'ultima, e di essere poi uscita con lei. Entrambe si erano recate ad assistere ad uno spettacolo al Cinema Palazzo, poi a tarda sera si erano avviate verso corso Oporto. A questo punto le interessate dichiarazioni dell'arrestata, la quale non trova che nel diniego assoluto di ogni colpabilità un mezzo di difesa, sono quanto mai prive di verosimiglianza. Essa ha detto che giunta sulla porta della casa dell'abitazione dell'amica, anziché lasciarla l'aveva accompagnata fino al quinto piano e non se ne era andata finché non l'aveva vista nel suo alloggio. Ciò ratto essa aveva sceso le scale e si era diretta a casa sua. Il portinaio dello stabile dove abita — cosi asseriva l'arrestata — l'aveva vista rincasare prima di mezzanotte. Era inverosimile il fatto che essa, non avendo intenzione di trascorrere la notte con l'amica, si fosse presa la briga di salire cinque piani per poi lasciarla nell'alloggio. La Vittoria, abitava da molto tempo in quella casa, la sapeva sicura e quindi non poteva aver paura di raggiungere da sola il suo appartamento. E' assai più probabile invece che la Vittoria, dopo aver passata la sera con l'amica, l'abbia pregata, giacché la mamma tua era assente, di passare con lei la notte, 0 che l'assassina stessa, se nella sua mente si era profilato precedentemente l'idea del delitto, l'abbia pregata di accoglierla. eiostifieazloni puerili Ad ogni modo l'alibi che la giovane donna si era costruito non resse alla prova dei fatti; il portinaio, chiamate, a confermare di aver veduto rientrar-; l'arrestata, negò tale circostanza. Inai tre un ben più grave indizio sorse po co dopo a suo carico. Il funzionari' avendo riscontrato sul cadavere dell Nicolotti le numerose contusioni, escoriazioni ed echimosi di cui abbiamo fatto cenno nel nostro resoconto di ie ri, ed avendo altresi osservato — come abbiamo avuto occasione di notare — il sangue raggrumato fra le unghie del la vittima, indice della lotta sostenuta da quest'ultima, chiamò un medico perchè visitasse l'arrestata. Già sulla fronte di costei e sul collo si notavano evidenti tracce di graffiature ma quando la donna fu spogliata si riscontrarono le ben più gravi ferite di cui abbiamo fatto cenno. Ma l'arrestata cercò di giustificare anche le ferite che essa non poteva nascondere, lina giustificazione ingenua, pressoché puerile, ma essa in quel momento non ha trovato nella sua fantasia che pur si dimostra sveglia e fervida nulla d'ailtro. Essa ha detto che non appena rinca sata si era accorta di aver dimenticata la chiave nella toppa dell'uscio di strada ed era scesa le scale al buio per andarla a riprendere. Messo un piede in fallo essa era accidentalmente ruzzolata per tutta la lunghezza della scala e si era ferita in quel modo. La tesi non era sostenibile. Il medico che aveva constatato la natura delle ferite escludeva in modo reciso che esse fossero state provocate da una caduta, sia pure lungo i • gradini di una lunga scala, la quale non può presentare asperità da produrre i graffi di cui si vedono evidenti tracce sul corpo della donna. Essa è dotata di una forza d'animo non comune e di una grande presenza di spirito, ma nei momenti più scabrosi degli interrogatori, quando le venivano fatte contestazioni alle quali non sapeva come rispondere ricorreva ad un'arma tutta femminile: sveniva. Essa perdeva 1 sensi, ma solo apparentemente, che tutto il suo essere rimaneva vigile per afferrare qualche frase che potesse in qualche modo aiutarla in quel terribile frangente. Inoltre essa forse sperava di suscitare in chi l'interrogava quel senso di compassione che scuote le fibre di ogni uomo alla presenza di una donna che soffre. Ma il funzionario al par del giudice non è un uomo: è la legge. Dopo le cure del caso per farla rinvenire egli riprendeva l'interrogatorio nel punto in cui era stato lasciato. La borsetta raccolta da un cane Un'altra circostanza è venuta in luce. Abbiamo detto che i cassetti dei mobili dell'alloggio della Nicolotti erano stati rovistati e lasciati dall'assassino nel massimo disordine mentre era stata accertata la scomparsa di alcuni gioielli e della borsetta che la signorina Vittoria era solita portare con se e che non aveva abbandonata neppure durante l'ultima passeggiata fatta con l'amica. La presenza di questa borsetta era stata notata fra l'altro anche da un parrucchiere certo Salvatore Centonze, che conosceva l'estinta, il quale l'aveva incontrata quell'ultima sera verso le ore 21, insieme all'amica dirigersi verso il cinematografo e l'aveva pure veduta 11 fratello di lui che tzitpob incontrò le due giovani poco dopo le 22 sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele mentre andavano a casa. Orbene, la borsetta, è stata ritrovata la mattina successiva al delitto al Vaentino. Un signore che si era recato apasseggiare nei pressi del Palazzo de%, _ T i ii ì, Giornale insieme al suo cane, vide l'animale dirigersi abbaiando verso lacolonna che «orge in duella località ecoiomia cne sorge in queua località eritornare verso di lui scodinzolando e recando in bocca una borsetta. Essa era vuota. L'assassina, compiuto il delitto, deve essersi trovata in tali condizioni di eccitazione e di smarrimento da nonaver quasi conoscenza di ciò che fa-ceva. Essa deve aver vagato durante lanotte, cercando le località più deserte.Il Valentino coi suoi viali oscuri era lazona dìiì ariatTA eri essa deve aver ner zona pu adatta ea essa devei aver Per-?2nV .lun8hi cottoli ombrosi con1 animo in subbuglio, attanagliata dalrimorso e dall'orrore per il criminecommesso. Solamente verso l'alba essadeve avere in parte ritrovata la suaforza d'animo e poiché forse recavanella borrita della sua vittima le e-oiprtìbatei Dentò di libererai Sauefl'lA rubate, pensò di liberarsi di queu in-volucro che facilmente avrebbe potutodenunciarla quale autrice degassassi-j. ,,_„ j, „oc„ „,,„ i™*^ nio dell'amica La mattina successiva al delitto la donna si fece prestare un reggipettorato. Il reggipetto, che è scomparso doveva essere tutto intriso del sangue sgorgato dalla mammella ferita, ma di essersi contusa cadendo, la donna non fece alcun cenno^alla vicina. Poiché' l'arrestata si mantiene assolutamente sulla negativa non è possi bile ricostruire molti particolari che certamente verranno in luce in seguito Essa alterna i momenti di visibile de bolezza, con altri di apparente spavalda sicurezza. Interrogata, ieri nel po meriggio dal giudice istruttore essas\anzaÌSaPe gfoccTv! o.tSf^senza alzar gii occhi da terra. Rimet tendosi da una delle sue crisi, non sisa se apparenti o reali, essa ha chie-sto insistentemente l'assistenza di unsacerdote. Voleva forse nel segretodella confessione rivelare al pretepretequanto accanitamente seguitava a negare ai funzionari: cioè la sua colpevolezza? La figura dell'assassina Non può esservi dubbio che l'assassina della Vittoria Nicolotti sia lei — ci ha dichiarato il Questore commDe Roma, il quale si è personalmente occupato di dirigere le indagini di questo delitto che tanto ha impressionato la cittadinanza. Ed il Questore ci ha pure detto che con ogni probabilità l'assassina finirà di confessare il suo crimine, tanto più che ha avuto due o tre momenti, durante gli interrogatori, nei quali sembrava decidersi a dire Analmente la verità. L'arrestata, che è una donna formosa, dal volto piacente, dai capelli neri e veste con una certa eleganza, attraversava un periodo di difficolta finanziarie. Da oltre sei mesi disoccupata, a lei mancava il denaro per mantenere quel lusso di cui desiderava circondarsi. Sapeva che l'amica aveva denaro e forse supponeva ne avesse ih casa più di quanto forse effettivamente non ne tenesse. Conoscendola lavoratrice e risparmiatrice immaginava capitalizzasse somme non indifferenti. Un tempo la Vittoria avrebbe a lei confidato a quanto ammontavano i suoi risparmi, ma dal giorno in cui essa era diventata debitrice dell'amica, la quale aveva trattato parecchi affari di alcune diecine di biglietti da mille, non c'era .più stata fra le due donne la stessa confidenza di prima. E' anche probabile che la Vittoria, la quale averna telefonato a più riprese all'amicafnell'ultimo giorno di sua vita, le avesse richiesto o ingiunto lo sborso delle somme che l'altra si trovava impossibilitata a restituire. Non è improbabile che la donna, In un momento di esaltazione, mentre l'amica si era coricata fiduciosa, abbia d'un tratto pensato di sbarazzarsi con un delitto della creditrice. Se ulteriori particolari possono -maggiormente lumeggiare la figura dell'assassina l'importante è che essa sia stata identificata ed assicurata alla giustizia. I cittadini apprendendo che cosi efferato delitto, che ha commosso tutti non rimarrà impunito, non potranno che elogiare la nostri! Questura, che ha in cosi breve tempo trovato il filo di cosi aggrovigliata matassa. Il cav. Ciminelli ed i suoi collaboratori proseguono intanto nelle indagini che hanno avuto un cosi brillante inizio, perchè altre rose possono venire in luce. 1 funzionari non si danno tregua e la notte scorsa essi l'hanno passata lavorando. Tanta alacrità di opera non mancherà al certo di dare buoni frutti.

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