Gli arrampicatori su roccia

Gli arrampicatori su roccia NEL MONDO DEGLI SPORTIVI AUDACI Gli arrampicatori su roccia RIFUGIO PEDROTTI, agosto. Questo boia d'un maltempo mi manda In rovina tutto il programma. Sin dalla primavera m'ero messo d'accordo con alcuni « assi » dell'arrampicamento perchè, una volta arrivata la buona stagione, venissi a vederli all'opera sulle roccie del Trentino. In Brenta mi aspettava Perini, la più giovane e forse la più valente guida do) Gruppo, dal giorno tale al giorno tal'altro; poi dovevo andare al Vajolet dove Steger perfeziona le diavolerie del vecchio Piaz ; a Cortina 1 due Dimal avrebbero effettuato il tentativo di scalare una parete ritenuta inacesslbile perchè, ùal basso — s'intende — lo potessi seguirli nella loro ascensione ; Videssot e Rudatis mi avevano dato appuntamento in Civetta, evidentemente per offrirmi lo spettacolo di una delle loro straordinarie arrampicate. Mentre finiva II Giro di Franola... Ma da dieci giorni siamo fermi qui. bloccati dalla pioggia e dalla nebbia L'altra notte ci fu tale tempesta, che 11 rifugio scricchiolava in tutte le sue giunture e pareva da un momento all'altro dovesse andare a finire nel vallone dei Massodi ancora bianchi di neve. Non so se nelle altre valli il tempo abbia consentito una larga attività alpinistica; qui In Brenta, purtroppo, tutto è ritardato, se non addirittura, rimandato a un altro anno. Quel pochi che approfittando di una mezza giornata di sareno si avventurano a compiere qualche arrampicata di polso, prima di affidarsi agi! appigli devono ripulirli della neve eaduta nella notte. Lo stesso giorno che un milione di persone andavano pazze per applaudire i corridori del Giro di Francia lungo gli ultimi chilometri della loro non disinteressata fatica, due uomini compivano nella solitudine più assoluta un'impresa formidabile per l'energia e il coraggio necessari a portarla a termine. Dopo la catastrofe di tre anni fa in cui lasciavano la vita i trentini Bianchi e Prati, questi erano i primi Italiani che ardivano salire la parete segnata nel 1913 dalla audacia dell'austriaco Preuss, e ripetuta soltanto dopo quindici anni dal tedesco Steger. VI presenterò diffusamente un altro giorno 1 protagonisti di questa impresa memoranda: sono due giovani trentini, Ugo Perini l'uno, tinografo e guida a tempo perso, Ulisse Battistata, carpentiere, l'altro, due atleti nel senso più profondo dell'espressione. Vi è ancora qualche difensore delle tradizioni dell'alpinismo classico che nega 11 valore atletico, cioè sportivo, dunque eroico, dell'arrampicarnento su roccia, ma costoro sono da compiangere, perchè fanno pensare a quelli une credono di aver navigato standosene alla spiaggia, o di aver amato una donna cantandole una serenata sotto la finestra. Lo sport dell'arrampieamento su roccia, derivato dall'alpinismo, che questo non ripudia ma perfeziona e completa, è una realtà che non si può negare, perchè possiede la sua storia, 1 suoi campioni, le sue conquiste, 1 suo! records in un succedersi (.evolversi perfezionarsi che stlida le evitiche di quanti vorrebbero che le grandi imprese su roccia o su ghiaccio continuassero ad essere valutate col criteri di lattiginoso sentimentalismo in voga, tuttora, sui bollettini sezionali del C.A.l. I pionieri di questo sport Se l'alpinismo è un'attività relativa mente recente, l'arrampicamento su roccia — possedendo tutti I caratteri di determinatezza e di valutabilità per essere uno sport — è uno sport decisamente moderno Esso discende dall'alpinismo senza guide che, illuminato dall'azione dall'esempio dagli scritti dei tedeschi Zsigmondy e Lammer, affermava una ventina d'anni prima della fine del secolo scorso la sovrana aristocrazia dei valori individuali al disopra di ogni utilitarismo, di ogni moderazione, di ogni limitazione da timori e convenienze. Specialmente il Lammer, volle il pericolo per il pericolo, l'ardimento per l'ardiImento, con una intensità di volere e | una libertà di pensiero che all'alpi- Inisnio tradizionale potevano sembrare eresie. E' del tutto chiaro che l'alpinismo senza guide, con la valorizzazione sportiva del capocordati! e l'aspirazione al possesso integrale delle facoltà ■individuali fu il grembo fecondo che presto diede vita allo sport dell'arram- Georg Winkler fu il primo e più puro campione dell'arrampicamento su roccia. Ebbe morir: solitaria a diciannove anni, sul Welsshom, e II suo corpo non fu mai più ritrovato. pleamento, quella vita che doveva portare 11 nuovo spirito verso le estreme realizzazioni Le scalate sulle liscie pareti e sugli affilati spigoli delle cime dolomitiche cominciarono a mettere in luce gli atleti che le avevano effettuate ed a creare una classificazione di difficoltà necessaria a stabilire i valori individuali dei protagonisti e i progressi delle successive conquiste. Dopo aver conquistata la Piccola Cima di I.avaredo, Michele Innerkofler, la più grande guida dolomitica del suo tempo, nel ISSI riesce a vincere per la prima volta la proterva architettura della Croda da Lago presso Cortina, già tentata invano da molti esponenti classici deirnlpinismo, riportando una vittoria che, non a torto, si ritenne di mirabile ardimento. Appena due altre estati passarono. 1 senzaguide vennero anche nelle Dolo- fLzdqddnscfnrrdp(Mhermvamiti. Umili camminanti per le vie fmaestre die non conoscevano ancora il lezzo della benzina, salirono alle forcelle ove non sostavano le capanne di là da costruire Dormivano nei fienili per la pietà di qualche montanaro. Winkler snlra In scena Un giorno, uno di questi stranieri dai capelli biondi e dagli occhi chiari capitò sotto una montagna che s'ergeva alia e scabra col suo fianco strapiombante sui verdi prati di Primiero. Aveva l'aspetto d'una statua, avvolta da un manto che l'avvolgeva tutta, scendendo in rigide pieghe dal capo fino ai piedi. Egli l'affronto deciso, per l'altissimo camino che dalla forcella fino alla vetta incide il fianco del monie come una lunga ferita fattili da una spada, e la fece sua. Era la Cima delia Madonne, ma non era ancora, no, quelia elio il suo spirito avventuroso 2 sognatore, desiderava con tutte le vergini forze.della sua imberbe giovinezza. Prese 11 suo sacco e la sua corda, e camminò per strade e per valli, finché, risalendo un rio, inerpicandosi su una sassaia, Georg Winkler. studente diciottenne da Monaco di Baviera, arrivato nel cuore del Catinacrio, nel re.une leggendario del Re Laurino, vide una titanica splendente lama di dolòmia rutilare vivida al sole. Winkler pesò a terra lo zaino, si attoreigliò la corda attorno al fianchi, e sì avviò. Adòlph Zott, il compagno col quale aveva arrampicato tante volte, lo lasciò andare, tanto quella impresa gli parve temeraria e Impossibile di portare a compimento. Invece, Winkler riuscì, vibranti i suoi musco imsgsdbrnqdcccpbdrmpvlcpagprsDcmsdttnn,,,li di atleta, saldissimi suoi nervi di PoiTampicatore. e a miella lama di sas-|5so che si shieeia verso il cielo cornei l'urlo pietrificalo d un dannato, diede]?il suo nome. Alle domande del rompa gno attonito rispose con poche parole; solo su un suo libriccino di note si trovò scritta la data con qualche appunto; diceva che nello scendere gli si era strappata la corda, cosi da non reggerlo che per pochi fili. Si pensi elio la scalata alla Torre di Winkler è. senz^i confronto, più ardua di quella alla Piccola Cima di Lava-ì redo e alla Croda da Lago; si pensi che Winkler era solo; si pensi che sgli| | era un giovanetto ; si pensi che egli affrontò l'impresa li per 11, trionfalmente vincendo e umilmente tacendo. Tecnicamente il livello dell'impresa di Winkler è quello stesso della celebre parete sud della Marmolada e del notissimo Campanile liasso di Brenta. Tale livello tecnico — nota il Rudatis che è autorità in materia, — che pure chdialgiBrdigamdttaunoggi risulta assai elevato e che sta forse ai limiti esireml di ciò che sl'jupuò ancora intendere e praticare come alpinismo, è l'effettivo inizio dello sport di arrampicamento. Con Winkler, dunque, nacque lo sport di arrampicamento. Le porte del più vertiginoso regno dell'avventura furono da lui spalancate, e successivamente vi entrarono, per affermarvi le conquiste dell'uomo, schiere sempre nuove di giovani senza paura, quelli che hanno tutta la coscienza e la volontà formidabile del pericolo mortale di istante 1n Istante, metro per metro, di appiglio In appiglio, ma dal proprio lo sanno trarre tutta la potenza di essere completamente e costantemente dominatori di ogni muscolo, di ogni fibra, di ogni gesto, di ogni brivido. Vennero Dimai, Pfnall, Rlz^i, Plaz. Leuchs. Pòvoli, Dibona, Preuss, Herzog, Fiechtl, Fanton, fino — alle soglie della grande guerra — a Dùlfer: e questi furono i campioni incontrastati del vari periodi, gli Assi ammirati della specialità, che attraverso gii anni, 1 tentativi, le sconfìtte, le conqui ste scrissero pagine di puro eroismo, che non so se negli altri sports, pure fra i meno venali e 1 più pericolosi nei mezzi usati per ottenere 1 massimi risultati, esistono le uguali. Colà i records non vivono che nel ricordo degli amatori, nelle raccolte dei giornali sportivi e nei verbali deposti neglt archivi delle Federazioni (se non si sono perduti nei traslochi). Ma qui le prodezze tentate e riuscite hanno un volto e hanno una realtà. L'alfabeto sulle roocie Anche in questo gruppo di Brenta esse esistono; eccole a me d'intorno, racchiuse in un cerchio che avrà al massimo tre chilometri di raggio, le vette che portano un nome che solo a pronunciarlo fa battere il cuore più forte. E' come un gran libro aperto in cui si possono leggere le date famose delle conquiste dell'uomo su queste muraglie ciclopiche, su questi spigoli affilati come lame, in queste fessure impossibili, nere, viscide, piene di freddo e di tetraggine. E' un alfabeto che solo gl'iniziati sanno leggere, che il turista affrettalo e ignaro nemmeno s'accorge, che esista. Tutti quei puntini neri, quelle siriscioline d'ombra, quei geroglifici che intersecano macchiano decorano la parete che sfugge verso il cielo in una verticalità che dal basso fa venire il capogiro, sono le lettere di questo alfabeto; esse compongono i nomi e le date celebri che 1 giovani atleti della roccia pronunciano con rispetto e ammirazione. Chi sale al Rifugio ha già avuto la prima impressione di sgomento osservando rimatane parete del Croz dell'Altissimo che s'innalza per oltre un chilometro d'altezza e fu vinta, pel pruno, dal Dibona di Conino, seguito a diciassette anni di disianza da Steger che preferi l'aerea via dello spigolo; più su sosterà pensoso dinanzi al nero « camino Plàz » che solca il fianco settentrionale del Croz del Rifugio. Dalla Bocca di Brenta, porta spalancata sull'agglomerazione di ciclopiche muraglie e di sottilissime punte, lo sguardo spazia tutto in giro. Laggiù, oltre la calotta ghiacciata di Cima Tosa, precipita in un sol salto la parete nord scalata la prima volta dal Praz nei 1911 e sulla quale nessuno finora ardì ritornarvi; ecco la nera muraglia settentrionale del Croz,zon di Brenta, alta 800 metri, vinta da Pre„ss pure nel Itili e che per dicios |5eUe annl r0SIÒ inv!ola,a; ecco la i . AU cl)e ha vist0 t 1T.eonli ]?, t, „ s d, yidessott; ecco. calastderacutamripamgasautrsuFVfecocetosuPpogivespvistpidie KfiladauvouninedderlalìtrusprdctrsqmladgitnddcdginvalicevirsVnpì | infine, non dominante In altezza ma signoreggiante per la sua sàgoma arditissima e per la fama che lo circonda, il fantastico slancio del più superbo pinnacolo delle Alpi: Campanile Basso di Brental Domani, se non pioverà, saliremo alla 0 bocchetta » per conoscerlo un po' |ria vicino, questo campanile che di tanto in tanto suona a morto. VITTORIO VAR4LE. tadtggfpstsrlcr

Luoghi citati: Brenta, Cortina, Francia, Monaco Di Baviera, Trentino