Amore e incubo

Amore e incubo Amore e incubo Il palazzo di fronte è largo e aito. La sua facciata dà nella strada, i lati invece si calano nella valle. Chi si affaccia dal settimo piano dalla parte del vuoto profondo può pen- re di trovarsi tra le nubi. Laggiù metropoli si distende fino al mare a mezzo coperta dall'afa di agosto. Le funicolari salgono e scendono dalla collina in città quasi vuote ora che è pomeriggio bollente. Gli uomini sono tutti in casa. Nell'aria è rimasto l'odore delle pietanze estive. Le chiome degli alberi sono immobili. I grammofoni taciono e gli org ani ni riposano dinanzi le osterie. Ma si direbbe che il silenzio non ci riesca a ottenere; come nei precedenti pomeriggi, al contrario, che da sè esso bì è imposto dovunque, eenza rabica. Ora è un bimbo con il suo pianto, ora è un piatto che cade dal terzo piano, ora è un cane che abbaia, ora son due donne che litigano da una finestra all'altra. I mariti si affacciano in mutande e protestano fischiando, quindi si rimettono a letto, ma il silenzio non si ottiene lo stesso. 11 palazzo di fronte, ogni dì a quest'ora è zitto, e tutte le sue palpebre verdi sono socchiuse; dal mezzanino al settimo piano, piccini e grandi si placano e attendono fermi il tramonto per uscire al balcone con gli annaffiatoi nelle mani. Oggi le persiane si calano e si rialzano con frequenza, teste e braccia ai affacciano di continuo, teste in disordine, braccia nude che tosto si ritirano per poi riaffacciarsi ancora più decisamente. Il palazzo di fronte dà il la a tutta la vita della collina, con la sua mole, e perciò un po' da tutte le finestre degli altri palazzi altre teste e altre braccia si sporgono con frequenza. Il cielo è grigio. Nell'appartamento dell'ultimo piano del palazzo di fronte dalla parte che dà nel vuoto, una famigliè in lite, e gli abitanti degli appartamenti vicini, disturbati dal battibecco, nom possono pigliar sonno, e il loro nervosismo, man mano che la voce del padre litigioso si inasprisce, È propaga per tutto il vicinato. I più lontani non afferrano il significato delle parole dell'uomo adirato e si immaginano una lite tutta a modo loro, e chi non conosce di persona il litigante se lo raffigura come vuole, giovine o vecchio, grasso o magro, alto o basso. Qua e là persone^ che vogliono assolutamente dormire lo apostrofano, ma la loro protesta si smarrisce nell'aria, imitile. La voce del ribelle si ingrossa e tanto che la moglie e i figli non si odono più per nulla, sopraffatti dal capo violento nella sua acerba e incalzante oratoria. Tutt'intorno è silenzio: il silenzio dei curiosi, che aspettano la fine della polemica familiare con un piacere malsano, e si vuole che abbia termine e si vuole in pari tempo che sì prolunghi fino a sera. La gente si porta ai bai * coni e volge gli occhi verso l'alto in direzione del battibecco. Ordini imperiosi si odono di tanto in tanto, vani, dalla strada, che il padre furibondo non ode. La sua voce si spande nell'aria e a volte crepita come una fila di fuochi di artificio, e trova la sua eco nella valle e poi si perde tristemente dietro l'ululato di un mastino. Una pausa segue di qualche secondo, subito dopo al pari di una sega essa ricomincia a stridere, e fa increspar la pelle delle fanciulle, più tardi la voce acquista un timbro argentino e schietto che quasi consolerebbe se non si sapesse di uomo inferocito, infatti di colpo si rizza e ritorna rauca e si impregna una monotonia d'accento che pesa siili'attenzione dei passanti, come un incubo. I balconi e le finestre son zeppi di spettatori, che attendono un corpo umano che al pari di un fagotto si precipiti dal settimo piano nel vuoto della valle, o una scarica di rivoltellate, o gridi di aiuto, o fumo di incendio da uno dei vani altissimi. Mezz'ora è trascorsa, e sembra a tutti che la lite sia cominciata da tempo illimitato. L'uomo feroce continua senza che la sua voce subisca gli effetti della stanchezza, le sue tonalità si ripetono. Qualcuno ride, qualche altro ci scherza sopra, i meno curiosi rientrano, e per qualche mi nuto come una fulminea noia sem bra che abbia preso tutti, infatti i palazzi e le strade sfollano, ma ecco la voce del padre, ossessionante, richiamare sui palazzi e sulle strade la gente, con la sua monotonia lancinante e spietata. I fanciulli per i primi cominciano a provare un senso di paura, le donne appresso ai fanciulli impallidiscono e tremano, e gli uomini imboccano le scale, diri gendosi al settimo piano di quel gran caseggiato, decisi a intromettersi nella misteriosa lite di famiglia che si svolge in soffitta. Ancora per poco si ode parlare l'ignoto litigante la cui angoscia ha diffuso nell'aria l'odore caratteristico delle calamità terrestri. Sul camion della Croce .Verde due infermieri l'hanno cacciato con tutta forza, dopo di avergli messo la camicia di forza. Chiusi gli sportelli e i finestrini della bianca vettura, tutto è finito nei più svariati commenti della folla. II gran palazzo ritorna calmo, ed ecco al tramonto le bimbe vagare sui giardini pensili con gli annaffiatoi di bambola, rugiadosi e profumati, e sulle vie i primi mandolini impugnati dalla gioventù dalle scarpette di tela bianca. Le stelle del cielo più tardi si confondono con le stelle della metropoli che laggiù si agghinda agli occhi degli stranieri incantati. Chi guarda tanta bellezza e chi sente tanta poesia d' amore pensa che senza questa terra di sogno non si può vivere. Le luci si accendono nel grande palazzo di fronte. Ma stasera i canti e le chitarre non hanno sèguito; come fantasmi si vedono gli uomini in mutande passare da una camera all'altra del caseggiato imponente; certo il ricordo dell'individuo imprigionato nella camicia di forza è fresco nella loro tfnfitamcmcccfspplIslrtcIcvdUifidsmesifuicvslissgtbceuamsmEuaNnLdcsrpttlblqaqdsnisntQncpvsspluczEnèLcpdèippccddsa e e i e e o i mente; e, non potendolo dimenticare, tutti si attardano al balcone, schivando il letto. La sua voce, poterla cancellare dagli orecchi. Più si fa tardi e più chiara essa ritorna nell'aria di agosto La stanchezza alla fine si impone sulla volontà dei mortali. Ma la voce indimenticabile li accompagna sui guanciali, essa è il motivo ignorato di tante piccole liti che ora hanno luogo tra marito e moglie nel tepore del lenzuolo, peccatori e peccatrici si chiedono, coricandosi, i torti che si son fatti a vicenda, e le polemiche si intrecciano fra amanti gelosi e traditori. Questa notte il ricordo dell'uomo che nel pomeriggio si scagliò contro la propria moglie fino alla pazzia induce le coppie a un esame di coscienza. Il bisogno è irresistibile di confessarsi i peccati, di direi la verità, di liberarsi del male fatto alla creatura che giace al fianco e a quelle lontane. Questa notte soltanto gli innocenti dormono il sonno degli angeli. I peccatori sensibili vegliano, i peccatori cinici han chiuso gli occhi ma vegliano anche essi. Le anime candide sognano dolcezze infinite. Un'ora dopo la mezzanotte, ecco che il silenzio si rompe, improvviso, le finestre si scuotono, le porte si schiu dono da sè. Chi è? Chi entra? Nes suno risponde. Ecco l'uomo del po meriggio, ecco la sua annunciazione, ecco il profeta, che gli uomini inconsapevoli hanno voluto erroneamente imprigionare dentro la camicia di forza. La sua voce si riode come un ululato, e lui lo si rivede mentre gli infermieri lo scaraventano nella bianca vettura. La sua voce, pochi se¬ condi dopo, si confonde con quella di un vento terrificante che scuote le imposte. Il sangue si agghiaccia nelle vene, la paralisi piglia le membra, gli sforzi sono vani per fuggire. Stretti, abbracciati, uomini e donne rivedono tutta la loro vita in un attimo, e si trovano colpevoli e degni del castigo divino presente. La fine, eccola da un secondo all'altro: ancóra una scossa più forte, e la sepoltura nelle macerie. Ma il terremoto è finito senza che le case siano crollate. Ritornata immobile la terra, si odono_ le_ prime grida umane, parenti e amici si chiamano per nome negli imbuti delle scale, ai balconi, nei corridoi, sulla strada. Le case si abbandonano, divenute nemiche mortali. La strada acquista un valore inestimabile. La piazza è contesa dalla folla in disordine. Ma tutta questa gente che ha invaso il largo che guarda la Fortezza dei Carcerati è una parte della popolazione che abita la collina. Molti sono rimasti a letto, immersi nel primo sonno che è il più pesante: gli innocenti, i buoni, i sani. Fuori son venuti i cattivi, dominati da una paura che è anche una espiazione. Fra di essi c'è un uomo in pigiama con tre bimbi in braccio, ed è famoso nel quartiere per le sue innumerevoli malefatte. I vecchi inferrai seggono in mezzo alla piazza, e fino a loro giungono gli urli dei galeotti. Le donne equivoche e le donne di famiglia si mescolano, così i ricchi e i poveri, abbigliati alla meglio. Si attende la replica, guardando la città immensa che laggiù sfavilla, addossata al vulcano che manda bagliori Binistn. La città dell'amore è in piedi: un taxi che testé ha raggiunto la collina comunica che si son prodotti nei quartieri vecchi lievissimi danni. Non può crollare la città dell'amore, non può il mondo vivere senza amore; come si può immaginare il mondo senza questo golfo divino? La certezza di siffatto pensiero è però venuta meno, la fede cieca nell'immortalità di questo angolo necessario alla vita del mondo è stata smarrita: di fronte alla morte la poesia ha perduto il suo valore, e al pari di un cofano immenso di pietre preziose è stato abbandonato. Sono ore in cui non si vive: si rimane sospesi in un vuoto enigmatico, con dinanzi agli occhi l'infinito noioso. Sotto il gran palazzo la moglie del profeta, sdraiata per terra, allatta un bimbo, ed una seconda 9ua creaturina le dorme sulle ginocchia. Sola, rassegnata, apparentemente'calma, aspetta l'alba, e siccome il fanale la illumina, chiunque può vedere che è bella e giovane ; ma per i passanti ella è soltanto la donna di quell'uomo che vociava in modo sinistro. Bella e giovane, ora è sola, e certo domani quando il panico del terremoto si sarà dileguato ed alla vita gli uomini si riattaccheranno con più trasporto di prima, qualcuno cadrà ai suoi piedi in adorazione e le offrirà il suo cuore, ma questa notte ella è, come ogni cosa terrena, inutile, inutile lei e inutile il gran palazzo che ha alle spalle: mentre ieri al più tardi i! cervello di un uomo si incendiava di passione per essa. Giovine e bello anche lui, suo ma rcclsprpgaecblplccgrlgsdrcssdpmps, | rito ha conosciuto l'amore come pochi uomini al mondo, sposando la creatura superba di grazia e di bellezza, ed avendo scelto non solo questa città di sogno ma questa collina profumata che è la reggia di un regno d'amore, e nella collina ha preferito il palazzo più alto e più grande, e nel gran palazzo ha voluto abitare il piano più solitario e più elevato da dove mare e cielo si incontrano con lo sguardo in un abbraccio quanto mai voluttuoso. Qui l'innamorato l'ha chiusa e tenuta prigioniera d'amore, parecchi anni, la sua donna, ed ha trascorso accanto a lei stagioni dolcissime, così che il suo cervello si è tutto impregnato di musica, di profumi, di amo-, re, di colori : la poesia. Lentamente la poesia lo ha conquistato fino a giorno in cui egli non ha voluto più scendere dalla soffitta per confon dersi con gli scadenti prodotti della realtà. Così è avvenuto che il suo cervello, fattosi a poco a poco estre inamente lirico, leggero, quasi aereo sensibile come antenna, ha raccolto sin dall'inizio i voleri vendicativi della terra inquieta contro chi troppo gode e ama, scaricandoli sotto forma di odio violento addosso alla bellissima moglie; e precisamente al pari dell'ago dei registri sismici la sua ragione si è spezzata. In seguito a questo fatto vien di pensare fra l'altro che l'origine della poesia è il peccato. ANTONIO ANIANTE. Daslcbrefctansdvlc'ctietloctpNssll

Persone citate: Giovine, Sola