Nel regno della vertigine

Nel regno della vertigine DAL CADORE ALLO STELVIO IN AUTOMOBILE Nel regno della vertigine a o e e i i a e o o o , o o e , a eot a; , : ai e e a. o o; o e. iiui, me ei è, tà o, ia e o o ri rma le : ne eno, a¬ PASSO DI PORDOI, agosto. Per queste imprese temerarie, decine — da un certo punto di vista — di stare a paro con le trasvolate oceaniche, le precauzioni non sono mal troppe. Poiché avevo sentilo dire che sulle Dolomiti pioveva, prima di partire ho voluto chiedere II parere di un illustre meteorologo, emulo del prof. Eredla. — Professore — gli ho detto — mi consiglia di prendere l'ombrello, o il bastone? Il sapiente m'ha guardato a lungo in silenzio. Poi lia consultato l suol strumenti e ha cominciato a dire con voce tetra: — L'anticiclone che si abbasserà sull'Europa Orientale... — Ma, in conclusione, pioverà o non pioverà? Il professore ha chiamato la sua vecchia fantesca: — Come va la tua. gamba? — le ha chiesto. — Oggi — ha detto lei — non mi duole, grazie al cielo. — Allora — lia esclamato il sapiente — vuol dire che l'anticiclone non si abbasserà più sull'Europa Orientale. Non ho voluto ridir altro. Ho inora nato la marcia e via, per la strada di Padova,.Treviso, Ponte nell'Alpi. Pieve di Cadore. E se Lindbergh ha avuto dal connazionali l'onore d'essere Chiamato a u pazzo volante », io non dispero, dopo questa impresa, di passare alla storia col nomignolo de « il pazzo al volante ». Macchin» • alberghi In questi viaggi automobilistici, la prima cosa che salta agli occhi è la nobile gara che c'è fra i commercianti di benzina, lubrificanti, macchine e accessori d'auto, per fornire itidicazioni e consigli al viaggiatore. Olire ai cartelli del Tourtng, dell'Automobll Club e del Comuni — che rendono inutile qualsiasi guida, o carta geografica, perchè a ogni passo vi dicono dove siete, dove andate, donde venite, quando dovete voltare, quanti chilometri avete tatto e quanti ne mancano alla mèta — ci sono i cartelli che vi danno t consigli e le indicazioni minori. La tale marca di benzina vi avverte: Attenzione, che fra poco verrà una svolta difficile, e ricordatevi che la migliore benzina è la nostra. Poco dopo una marca concorrente vi dice: Piano, che qui c'è una cunetta, superata la quale tenete presente che non c'è benzina che valga la nostra. Un famoso lubrificante vi fa sapere che non siete lungi da una ripida scesa e coglie l'occasione per raccomandarvi l'uso di un certo olio. Un altro vi comunica premurosamente che il posto di pronto soccorso si trova a pochi passi di distanza. Così, se, salvognuno, avete la testa rotta, proverete la duplice gioia di sapere che fra poco vi si curerà e che — per ingrassare il differenziale — niente vale quanto i prodotti della Casa X. Qui, poi, si avverte subito che siamo nel regno dell'automobile. Strade larghe, perfettamente cilindrate, curve regolate come in una pista,' polvere abolita. Qualche ponte in legno reca l'indicazione della portata massima; e ho visto coi miei occhi un grasso signore che, prima d'arrischiarsi a passarne uno, taceva la cura per dimagrire. Di più.. In questi paesi esiste una coscienza automobilistica: la gente non se ne sta a far capannello in mezzo alla strada, i ragazzini si tengono da parte e salutano al passaggio delle macchine; le galline hanno imparalo a non attraversare quando sopraggiunge un'automobile e se ne stanno sull'orlo della via, salutando cordialmente con un'ala. Ormai slamo al piedi delle montagne, che appaiono tra le case, in fondo a queste vie, dove a ogni passo si incontrano botteghe d'oggetti alpinistici e carovane d'alpinisti in polpacci nudi, sacco in ispalla e scarponi chiodali. C'è un'aria gri/ila e un odore di neve. Da Valle di Cadore in poi si trovano più alberghi che case. Passo in volata un elegante trenino bianco e azzurro, con controllori in livrea, che la servizio tra Calalzo e Cortina; un trenino elettrico d'un'audacia incredibile, che corre spensieratamente sui precipizi. I passaggi a livello vengono aperti da funzionari in guanti bianchi. Di quando in quando si vede qualche casetta isolala in mezzo alle montagne. Chi abita lassù? Ma è pazzo? Come ci son potuti arrivare l muratori? E come andare a lare una visita a chi ci abita? Ecco S. Vito di Cadore, ecco vn piccolissimo lago, ed ora si cominciano. ascalpsnalarbegsdCntptltc a incontrare delle signore sole che passeggiano col bastone; col bastone, occorre aggiungere, di cui non hanno affatto bisogno. Tiitl'intorno crescono le montagne, mentre si sale sempre più. Pochi minuti dopo aver attraversalo vn paese, se ne vedono sótto di noi i tetti di legno spioventi. Vn filo d'acqua strapiomba da una altissima roccia a picco, senza toccarla che al bordo superiore. Cominciano a stendercisi davanti verdi prati indorali dal sole e cosparsi d'alberghi; alberghi sempre più frequenti, più vasti, eleganti, più invitanti, fino a raggiungere le inoli grandiose e l'aspetto festoso, che ci. danno ti primo annunzio di Cortina d'Ampezzo. Passaggio par Cortina Ma non bisogna lasciarsi sedurre da Cortina, coi suol saloni, l suol giardini, le eleganti automobili eternamente terme, l parrucchieri per signora e-i pittori « specialisti della neve f, qui c'è troppa gente che parla romano, o milanese, troppe facce d'amidi facilménte riconoscibili in una poco felice truccatura di scalatori di montagne, i quali viceversa, passano il tempo al caffi. Per vedere un po',di- colore locale, bisogna appostarsi la mattina presto e nelle prime ore del pomeriggio, quando frotte di vecchlne eorlinesi, vestite di nero, con gli scialli neri, eoi eap pellìni neri-sulla fronte e il pennat chietto nero che ricade sugli occhi, traversano in fretta la piazza della Posta e scompaiono nella chiesetta. Sono tutte uguali, queste vecchine; tutte piccole, magre, con le facete grinzose che si somtoliano fra loro. Entrate nella povera chiesetta quasi disadorna e, quando la vista si sarà abituala al buio, scoprirete fra le panche queste vecchine tutte uguali, inginocchiale nella medesima posa, coi cappellini neri sulla fronte, immerse nel più prò fondo silenzio, perfettamente immobili. Stanno cosi per un certo tempo, poi, l'uno dopo l'altra, s'alzano e in fretta in fretta, senza far rumore, sgusciano fuori, traversano di nuovo la piazza, tra la folla dei villeggianti e dei turisti, e scompaiono misteriosamente. Fuori restano a passeggiare, tra l forestieri, le floride ragazze corllnesl, nei costumi a colori vivaci. Ahimè, un giorno anch'esse, al posto di questi pittoreschi vestiti, indosseranno gli abilini neri tutti uguali, gli scialli neri, i cappellini neri col pennacchtetlo suoli occhi e, invece di passeggiare, traverseranno in fretta la piazza, per scomparire in chiesa.' Alla stazione della Funivia CortinaPocoi si affollano l villeggianti che vogliono provare l'emozione di otto minuti di volo sull'abisso, in una spècie di tranvai sospeso a un filo d'acciaio: è un gabbiolto che avanza adagio adagio in mezzo al cielo; a mezza strada si ferma: non scende e non monta nessuno?. Ecco, forse scendere'è possibile; ma montare è un altro palo di maniche-, slamo sospesi nel vuoto a qualche centinaio di metri d'altezza. Nel tranvai volante i passeggeri s'affacciano ai finestrini con un sorriso forzato,- a un certo punto si va in un completo silenzio. Torniamo a Cortina e risaliamo In macchina. . . Avanti, avanti! Fiato al ' elakson e via, tra la folla delle signore col bastone e degli uomini in un c completo per montagna • nuovo di zecca. Addio, Cortina! I tuoi comodi saloni, i tuoi soffici tappeti, i tuoi ozi, non fanno per noi. Ci chiamano gl'irti picchi delle Dolomiti coperti di neve, che splendono alti nel cielo; ci eccita questo vento frizzante che viene da occidente, ci attende l'aria della montagna, che ci fa mettere ì bei colori. . L'< orrido > Passato Focol, col suo piccolo, quasi dimenticato cimitero di Guerra, s'entra nel regno della vertigine. Il quale non comincia a poco a poco, gradatamente, prima con qualche accenno, con qualche piccolo precipizio, con qualche roccia a piombo,'per poi andare avanti con un crescendo; ma — al pari d'una sinfonia, che, nel silenzio del pubblico in attesa, s'apra di colpo con un fragoroso scoppio di tutti gli strumenti — comincia all'improvviso, grandioso-, a una svolta, ecco d'un tratto il più. profondo degli abissi spalancarsi davanti al turista e rocce drizzarsi (Ino al cielo, orride caverne squarciare il fianco della montagna e tenebrose selve di abeti frusciare In fondo al pgratro. Chi fa la strada per la prima volta sente mancarsi il respiro e pensa: sa¬ a e e a l e e i , n a e a n r e : a i a . o n n e o , n e e , n a l , o a i o i a ¬ pevo che era cosi, ma non credevo fino a questo punto. Sulla parete granitica, una gigantesca scritta consiglia l'uso d'un certo vermifugo. ■ D'ora in avanti la strada serpeggia sull'abisso profondo e a ogni svolta par d'essere li li per spiccare il volo nell'azzurro del cielo. Si sale, la valle s'allarga; a destra s'innalzano le punte aguzze delle leggendarie Tofane; a sinistra. 4 il baratro, oltre il quale s'erge la mole di un monte con cinque cupi macigni sulla sommità, in lutto simili a cinque sinistre torri, alberoo di giganti, o di stregoni: Monte Cinque Torri. Sento che, se fossi un inviato speciale, è a questo punto che proverei l'imprescindibile bisogno di parlare a lungo dell' * òrrido ». .Ve parlerei diffusamente, descrivendolo a colori foschi, sebbene qui l'orrido sia adorno d'una grandiosa bellezza. Ma, fortunatamente, sono un semplice turista non ho gli obblighi del redattore viaggiante, il quale, com'è noto, deve dire « tutto . e soltanto quello per cui è in viaggio» ., Da or precipizio all'altro Ma i tourniquet? vertiginosi sifiVabisso non pare spaventino gran fatto alsogiste qugitecovechmPcarirezaasglelascnromvvsatelarcssai automobilisti..a giudicare dal orante-...„. J, , 1 , - _ TJ ...... numero di macchine, le quali t'incrociano sulla via che va al passo Fui zarego e di qui al passo di Pordoi. Il fatto è che con una così bella strada, dolce sotto le ruote, la vertigine è diventata un vizio per gli automobilisti. Vengono qui da tutte le parti dell'Europa e s'incrociano macchine tedesche, francesi, danesi, spagnole, inglesi. Potenti macchinoni che trasportano intere famiglie, macchinine che arrivano dappertutto, motociclette con l'immancàbile signorina a cavallo al portabagagli. Ho visto persino un motociclista che, non disponendo d'una signorina, si portava dietro, a cavallo al portabagagli, un prete, che aveva In mostra un bellissimo paio di gambe. Dal passo Falzarego, ventilato dall'aria frizzante che fa fremere gli amatori della montagna, si passa sotto il Col di Lana e si scende a zig-zag fino a Andraz. Qui tutto è verde; il paese è un giardino, i prati sono aiuole; placide ■ mucche pascolano intorno agli alberghi infiorati. Di quando in quando si passa davanti a un piccolo Cimitero di Guerra. Che solitudine! Passano le macchine rombanti e chi, negli splendori del paesaggio, scopre la piccola folla delle croci, si toglie il cappello e continua la sua'strada. ' Che, a un certo punto diventa leggermente spaventosa. Avete mai visto i fili del telegrafo percorrere la campagna in senso verticale? Fra Andraz e Pieve di Livlnallongo li potrete vedere, tanto è ripida la costa del monte, dove è intagliata la strada. Ho incontrato un vecchio signore inorridito al volante della sua macchina ferma. Egli non ha parlato, ma i suoi occhi mi hanno detto tutto : il poverino non osava andare nè avanti,' nè indietro. Chi sa che sarà avvenuto di lui? Forse ancora sta a metà della strada sul precipizio, aspettando che gli passi il formicolio sotto la pianta dei piedi e che gli venga il coraggio di avanzare. ' In fondo splende il ghiacciaio della Marmolada come uno specchio. Eccoci a Pieve di Livlnallongo, che ha fiori a tutti i suoi davanzali, a tutti i balconcini di legno, a tutte le porte. E' un paese infiorato. Anche i montanari hanno un fiore d'edelweiss sul cappello. Ora ti scende in tondo alla valle, lungo il Cordcvole, che spumeggia fra due boschi, nei quali, a differenza del soliti boschi, è impossibile spr.rdersi, perchè ci si ritroverebbe subito tutti in-fondo alla, valle. Il fatto è che son boschi quasi verticali. Si traversa Arabba tra bimbi con- grosse penne sul cappello, mucche, capre e oche; qua e là si vedon di lontano campanili aguzzi c chiesette, ognuna col suo piccolo camposanto annesso, in mezzo a prati che sembrati di velluto. Poi si .ricomincia a. salire. Come da una porta aperta, c'investe in faccia un vento freddo, sempre più forte quanto più andiamo avanti; chiazze di neve brillano sotto il sole ài lati della strada. . Alt. Eccoci in. mezzo a. un gremito ncggtdsddlsnlftmaslpdqnmuctdlvsssstsBcsvvparco automobilistico, tra gli alberghi e le baracche, circondati dalla neve. | Siamo al passo di Pordoi. I Per oggi basta. Qui passeremo (a|notte. iACHILLE CAMPANILE,

Persone citate: Lindbergh