Il mistero di un harem in viaggi

Il mistero di un harem in viaggi Il mistero di un harem in viaggi Il bollettino radio diffuso sul Cleopatra in rotta da Ceylon a Suez, portava in calce un'annotazione che aveva sollevato un interesse assai maggiore delle quotidiane notizie di tre continenti: « Oggi, ore 15, fermata straordinaria a Hodeida i>, diceva la nota. — Hodeida? dov'è questa stazione balneare? — domandò la bruna miss Anna, avvicinandosi a due giovani signori che erano usciti un momento prima dalla sala di ginnastica e si accingevano a completare la serie degli esercizi mattutini fatti sugli immobili, ingegnosi, ma illusori attrezzi della palestra (remo, equitazione, bicicletta) con un energico footing di cento andirivieni sul ponte. Dev'essere sulla nostra sinistra, in quella direzione laggiù — rispose uno dei giovani stendendo 11 braccio verso il mare. — No, Wikers, Hodeida è sulla destra, ma per miss Anna e lo stesso interruppe l'altro. - Non date ascolto, miss — riprese Wikers. — Timbertoes è la negazione dell'orientamento. li' dal principio del viaggio che gli dò lezione sui punti cardinali, ma non si corregge. L'Arabia e ad oriente, che diavolo ! — Wikprs, voi sbagliate poggio di me — rimbeccò Timbertoes. — Anche ieri mi avete fatto una spiegazione di un'ora per sostenermi che lasciavamo Sokot-rn al nord, viceversa l'avevamo al sud. Una fermala a Hodeida — Ma,.scusate — interruppe Anna — non andate mai d'accordo e siete sempre insieme. Sapete perlomeno perchè ci fermiamo ad Hodeida? — Come? non ve l'hanno detto? — esclamò Wikers. — Per imbarcare la moglie dell'emiro dell'Hadramut. Il governatore di Aden ha radiotelegrafato stanotte alla nave, pregando di andarla a prendere. — Veramente si tratta della moglie del re dell'Assir — interruppe Timbertoes. — Se fosse la prima si sarebbe imbarcata ad Aden e non ad Hodeida. — Ma che re dell'Assiri — replicò Wikers. — Miss Anna compatitelo! Avremo oggi a bordo l'autentica sultana dell'Hadramut.' Me l'ha detto il comandante in persona. 11 marito, che ò uno dei re d'Arabia, si trova a Parigi. La moglie va a raggiungerlo. — Una sultana autentica allora I — proruppe miss Anna. — Sarà una persona interessante. Verrà a bordo velata? L'avremo a tavola? — Scommetto che verrà nello stesso modo che ci siete venuta voi, miss Anna — osservò Timbertoes, che era piuttosto scettico. — Le sultane romantiche sono rimaste dall'altra parte del versante. —- Che cosa? — domandarono ad una voce la signorina e Wikers. — E' un modo di dire per significare che le sultane sono materia che non ha avuto la forza di salire fino alla cresta per poi discendere a rompicollo per la china sulla quale sta precipitando l'umanità... — Come siete astruso e divertente! — disse la ragazza. — I.a vostra sultana — continuò Timbertoes — salirà a bordo con un cappello di sughero in testa ed avrà un vestito di viQuel bianco, dei bauli ad armadio, un cane giapponese ed una cameriera francese. — Non dategli ascolto — miss Anna. — Timbertoes ci tiene a smontarci. Questa sera avremo sul Cleopatra il mistero dell'eterno femminino orientale... Gli avvenimenti superarono le previsioni di Wikers. Il Cleopatra gettò l'ancora a tre miglia dinanzi Hodeida e si mise a lanciare ripetuti e veementi urli di sirena per significare alla lontana città sorgente mula ed indistinta, velata dalla sabbia sollevata dal vento, che non aveva nessuna intenzione di avvicinarsi maggiormente alla costa, rischiando la secca. Se la sultana, quindi, voleva imbarcarsi, doveva raggiungere la nave su di una barra, attraversando il largo spazio di mare tempestoso. — Ma e una crudeltà! — gridava Wikers — pretendere che una povera sultana rischi la pelle per venire a bordo I In questo disgraziato luogo non esistono nè rimorchiatori nè motoscafi e per arrivare alla nave da terra ci vogliono due ore buone di vela. Almeno la mandassero a prendere con un mezzo del vapore... — Il comandante ha detto — osservò Timbertoes — che se fra un'ora la sultana non è a bordo, salperà. La sultana nella cesta Ma ecco che laggiù, dinanzi alla città, spunta una vela. E' la sola siala rada tempestosa. Avanza ingrandendo lentamente. E' una barca indigena, un «sambuk». Il bastimento ha pietà della povera barca primitiva che affronta il mare grosso per riuscire a raggiungerlo. Si ferma al di là dell'ora stabilita, aspetta. I passeggeri, contro la balaustra, assistono alla lotta fra l'onda e la barca. .Lo scafo compare e scompare sulle creste e negli avvallamenti liquidi, la vela s'agita alta e sottile. Sembra l'ala di un grande uccello ferito che si trascini con pena sul mare. • Un altro urlo di sirena. Forse la nave possente vuol dire alla barca di far presto o forse vuole incoraggiarla. Miss Anna, fra i due giovani, segue nervosa le alternative di quel vago principio di dramma. — Ma andiamo 1 — esclama la miss. — Vi pare che sia degno di una sultana venire a bordo in quel modo? E che colpa ne ha la poveretta? — risponde Wikers. — Essa è una regina dell'interno, dei paesi alti, dagli edifìci arabescali, dei villaggi turriti. Viene da Sabnna, Si è imbarcata su quello che ha trovato. Non vedete che paese è Hodeida ? Vento e sabbia. La barca arrivò finalmente sotto il bordo. Era piccola, friniscila e stracarica. Dall'alto si distinguevano danzar sulle onde forme limane coperte di stoffe colorate, ombrellini e rivolgersi in su, visi pallidi di arabi e facce nere di pescatori. Il mare era cosi agitato che il « sambuk • non riusciva ad avvicinare la scala. Un verricello calò una gran cesta e in ipinttro saliscendi la sultana e la sua corte furono issati in coperta. I passeK-'on contarono sei donne velate e (inauro uomini scaricati dalla cesta, più una quantità inverosimile di tappeti, ili fagotti, di cuscini; v'erano persino una gabbia di uccelli ed alcuni narghilè cosi monumentali che sì capiva .-nme non avessero potuto trovar posto nei bauli. Per .quanto l'imbarco fosse stato cosi movimentato, nessuna delle donne scopri la faccia. Avvolte nei tiro mantelli di seta elio le facevano assomigliare a Madonne futuriste o a domini impacciati, rimanevano in gruppo a bisbigliare fra di loro, mentre gli uomini riordinavano i bagagli. Che figurina snella! — Ma quésto e ita haTem al completo — ripeteva -:apefatta miss Anna fra i commenti degli spettatori. — Che cosa vi dicevo? — gridava trionfante Wikers. — Qual'è l;i .-altana? — domandò Timbertoes. — Quella pli'i riccamente vestita in mezzo al gruppo — rispose Wikers. —• Che figurina snella ! Non si vedono che le mani ingemmate ed i riccioli che le escono di sotto al velo. Dev'essere una meraviglia! — Se il re l'ha voluta a Parigi — mormorò vagamente miss Anna — sarà certamente bellissima. L'harem si mosse come una teoria monacale e scomparve sotto coperta, la nave riprese la navigazione. Wikers, smanioso di veder la sultana, tentò di curiosare scendendo anche lui, ma tornò quasi subito sul ponte a raccontare sinceramente ai suoi amici cho aveva fatto un fiasco. I.a sultana e il seguito si erano installati in quattro cabine ili lusso, contigue. — Hanno trasformato l'ambiente — spiegò Wikers — a modo loro, coprendo il pavimento con i loro tappeti c cuscini. Volevano bruciare dell'incenso, ma i camerieri si sono opposti. Due degli uomini fanno la guardia fuori e non lasciano avvicinar nessuno. Ho potuto però sapere che la sultana verrà a pranzo nel salone. — Meno male, si potrà parlarle! — concluse Timbertoes. — Oh, non prediate che sia una cosa molto semplice — continuò Wikers. — Bisogna avere una certa grazia e molta preparazione. Si tratta di una vera sultana, forse non parlerà che l'arabo. Lo conoscete l'arabo voi? — Io no! — rispose candidamente Timbertoes. — Viceversa io lo conosco un poco — riprese Wikers con aria modesta. — Sono donne speciali, misteriose. Parlar con loro significa commettere un peccato di desiderio. La clausura le rende estremamente sensibili. Interpretano la più banale attenzione in guisa spesso eccessiva. Avete un'idea della letteratura araba? Anna e Timbertoes scoppiarono in una risata. — Peccato! — riprese Wikers senza scomporsi. — Se conosceste un poco la letteratura araba, non ridereste in quel modo. K' l'espressione del massimo sentimento ottenuta con il minimo delle cause. Uno sguardo ispira un poema, tuia mano intravveduta attraverso una grata detta un dramma... — E come verrà vestita la sultana a tavola? — chiese miss Anna. — Oli, in costume orientale certamente, ma senza il velo. — Già — sogghignò Timbertoes — altrimenti come farebbe a mangiare? < Volete passarmi il vasetto della mostardu ? » Nel salone da pranzo sfavillante di luce i posti sono tutti occupati. Il Cleopatra uscito fuori dalla zona dei monsoni, naviga maestoso su di un fosforescente mare calmissimo. Sono venuti a tavola anche coloro che la nausea del mal di mare condannava da parecchi giorni alla segregazione. Wikers e Timbertoes, seduti uno in faccia all'altro, si guardano. Il primo c mortificato. Miss Anna un po' più lontana ammicca con gli occhi, irò nica. — Avete veduto? — dico Wikers. - La sultana non e venuta. Me l'immaginavo. — Già, non c'è, — rispoi toes. — Ho esaminato tutte le faccia nuove che abbiamo a tavola, ina non c'è proprio. — Vi ripeto che m'immaginavo che Timher- non sarebbe venuta perchè ho visto subito che si trattava di una sultana della tradizione. Basta pensare come viaggia, con tutta quella servitù! Sapete che due degli uomini sono eunuchi ? — Ma chi ve l'ha detto ? — Si vede dalla faccia, sono quelli che fanno la guardia fuori delle cabine. — Ma siete proprio sicuro che appartengano a cotesta categoria cosi giù di moda? — Non conoscete l'Arabia I I nuovi re arabi hanno ripristinato le loro corti all'antica. — Che visi insignificanti quelli delle nuove venute — sussurrò Timbertoes sottovoce, dopo un silenzio. — Chi è quella signora anziana In nero a capo tavola, con quel gran naso e quel vecchi gioielli indosso? — Credo che si tratti di una « chanteuse » che si è imbarcata a Gibuti. Ha sofferto il mare sino ad oggi. E' un tipo buffo non è vero? — Le « chanteuses • francesi hanno questo di notevole — aggiunse Timbertoes. — Quando capiscono che riuscirebbe loro difficile, a causa dell'età, farsi sopportare dai pubblici europei, si prodigano a quelli delle colonie, che naturalmente sono più indulgenti. — E' una bella prova delle risorse della razza! L'illusione svanita Il pranzo procedeva monotono, la conversazione languiva. Wikers tentò di -rianimarla cercando ancora d|iuteressare i suoi vicini sull'avvenimento della giornata, ma l'argomento non aveva presa, dato che la sultana era scomparsa e che prohabilmente non si sarebbe fatta vedere. Ad un certo punto la signora che era capo tavola e che non aveva mai aperto bocca, domandò con voce nasale, ma con perfetto accento francese, rivolgendosi a Wikers: — Scusate, signore, vorreste essere cosi amabile da passarmi il vasetto della mostarda che è dinanzi a voi? — Ecco signora! — aveva risposto Wikers levandosi un poco e sporgendosi verso la donna alquanto distante la lui. La n chanteuse » aveva ringraziato con uno scialbo sorriso e Timbertoes, dopo qualche minuto osservava a bassa voce. — Ha delle simpatie per voi, ma che occhi e che naso! — E dei gioielli che ne dite? Pare che rimontino alla moda di trent-'anni or sono. Il pranzo fini. Timbertoes e Wikers, dopo un « poker » rovinoso, uscirono sul ponte a passeggiare. Era tardi e la coperta deserta. — Oh! eccola la sultana — disse Wikers scorgendo l'harem che sbucava compatto all'aperto, arrestandosi e trattenendo il compagno. — Vediamo che cosa fa. E' meglio mostrare di non badarci altrimenti ritornerà in basso. Il gruppo delle ancelle s'era accinto ad accomodare premurosamente dei cuscini sopra una sedia a sdraio, l'aveva avvicinata alla balaustra e aiutava la sultana a sedersi. Finita l'operazione, le donne si accoccolarono sul tavolato ai piedi della loro padrona e li uomini un po' più indietro. Il quadretto era assai famigliare. Quando parve ai due amici che l'harem avesse preso una posizione di contemplazione definitiva, si fecero coraggio ed avanzarono. Passarono la prima volta a Manco del gruppo senza guardar la donna che stava seduta. Fu soltanto al ritorno che fissando in volto la sultana dell'Hadramut, riconobbero in lei la matura signora la quale con voce nasale aveva durante il pranzo rivolto a Wikers la parola ed il sorriso. I due amici, oltrepassato un poco il gruppo si fermarono di colpo: — Avete visto? — disse Wikers esterrefatto. — E' quella della mostarda! Timbertoes scoppivi in una cosi sonora risata che anche Wikers, il quale tentava ancora di salvare qualche cosa del suo fantasma svanito, non potò a meno di fargli eco. Arci. cdtn—mepscrcggCtbalpCcegvzèpmttslvltpeildqsscdonsfdtcpatcclfdugifFpllsnpcm—vlEdc—

Persone citate: Arabia I I, Assir, Miss Anna, Vento

Luoghi citati: Aden, Arabia, Gibuti, Hodeida, Parigi