Il colloquio di Briand con l'ambasciatore tedesco

Il colloquio di Briand con l'ambasciatore tedesco Il colloquio di Briand con l'ambasciatore tedesco Parigi, il notte. Il Ministro degli Esteri Briand ha ricevuto nel pomeriggio l'ambasciatore di Germania col quale si è intrattenuto della situazione in Germania, dove gli elementi nazionalisti adotta- Mgudoale Fpno un atteggiamento sempre più ag-. gressivo, ohe minaccia di compromet-j Ptere la politica di pacificazione praticata da parecchi anni dal Governo tedesco. Manifestazioni come quella del signor Treviranus, che, quantunque uncos... - . ~ . .. u.. siil.l l * emf>f — proclama infatti che i'Te membro del Gabinetto, non ha esitato | ma reclamare la revisione dei trattati,'' non sono di natura tale da consolidare il riavvicinamento franco-tedesco. « 11 Ministro Treviranus — scrive il deschi vogliono conservare la Renania; ma che occorre che la Germania sia libera, poiché non può essere questione di sentimento di comunanza dei popoli, quando il diritto è violato. Questo — osserva il giornale — dà già u riflettere: poiché il popolo tedesco è libero nella cornice che i trattati assegnano al Reich, conte a tutti gli altri paesi; e se si reclama per esso una liberta maggiore, non può essere che quella che esso usurperebbe, cori la possibilità di attentare alla libertà altrui, liberandosi da tutti gli obblighi impostigli dal trattato di pace del l'JÌ9: libertà di armarsi in vista di una nuova guerra, libertà di organizzare militarmente la riva sinistra del Reno, e libertà pure, senza dubbio, di non pagare le riparazioni, di cui si è riconosciuto volontariamente debitore, firmando gli accordi intervenuti sulla base del piano Uawes, dapprima, poi su quella del piano Young... ». Per l'organo parigino. Treviranus non si è accontentato di commettere questa prima imprudenza; ma ha tenuto a precisare le rivendicazioni tedesche in termini tali che anche i più audaci pangermanisti avrebbero forse esitato a usare: « Egli ha salutato con malinconia, ma con incrollabile speranza i fratelli della Sarre e di Eupen e Malmedy; ha detto che il pensiero di tutti si volge verso Danzica e i paesi della Vistola. L'Oriente esige ora. — ha detto il ministro tedesco — l'unione di tutto il popolo tedesco. Egli ha osato parlare di territorio tedesco che, con una falsificazione della volontà dei compatrioti tedeschi e con un tracciato di frontiera contrario al diritto, sono stati posti sotto una sovranità straniera; e non ha esitato a concludere che la frontiera, dell'ingiustizia non resiste contro il diritto dei popoli e contro la volontà delle nazioni di vivere. Come si vede, il ministro tedesco dei territori che furono occupati posa, ccn queste parole, la questione della r.vendicazione dei trattati. « Nel merito stesso del problema, non si può che contrapporgli le parole pronunciate ieri da Raimondo Poincaré, alla cerimonia inaugurale del 'monumento ai morti di Chaillon; parole che esprimono il sentimento e la volontà della nazione francese: .Voi dobbiamo ai. nostri morti — ha detto Poincaré — di non lasciare, nò in campo aperto né ver l'ombra dei boschi, sterrarsi nessun attacco contro i trattati. « I tedeschi non sono ancora al punto di preparare nell'ombra dei boschi il loro assalto. Ma il discorso di Treviranus prova abbastanza che essi non esitano, occorrendo, a spingere la loro preparazione allo scoperto, c a proclamare al conspetto dell'Europa che gli obiettivi immediati della loro politica sono la retrocessione alla Germania della -Sarre e di Eupen e Malmedy; e ciò in violazione dello spirito e della lettera del trattato di Locarno, che ha confermato definitivamente e ha garantito la frontiera occidentale del Reich, e Danzica e l'Alta Slesia polacca... « Tali rivendicazioni non sono nuove, poiché formano il tema di tutti gli eccitamenti nazionalisti. E si sarebbe perciò tentati di credere che non fosse qui clie un discorso di piti nel tono di quelli che Hugenberg, il conte Westarp e gli uomini di fiducia di Hitler pronunciano volonllerl, soprattutto in pnr;r,<in elettorale. Ma questa volta la insaInnlapqhncil'—qfucpa cVFpcdsRlFASsCSsct(lIlssUI, n.'irijcrilnrrnentc '.-i frontiera nrien- del- S 1 Impero, al quale si è concordi nel riconoscere una reale influenza nel consiglio dei ministri, si arrischia a formularla pubblicamente... ». « Impressione deplorevole » Accennando poi al fatto che i giornali tedeschi assicurano che Treviranus non ha fatto che esprimere una opinione personale, e che egli si 6 ben guardato dal sottoporre il suo discorso, prima di pronunciarlo al Cancelliere Briining e al ministro degli Esteri, Curtius; il Temps aggiunge che ciò non attenua per nulla la deplorevole impressione prodotta da questa pubblica manifestazione, per parte di un ministro in carica. «O tutti i membri del Gabinetto del1 impero condividono il modo di vede™ % Treviranus, o non lo condivido"P: Nel primo cas'o, egli ha fissato gli omettivi della politica tedesca; e tutte « spiegazioni che potranno essere date, non muteranno per nulla la questione ; nel secondo caso, il Cancelliere n JJm28 e gli altri membri del Gablnetio hanno il dovere di scindere pubblicamente la propria responsabilità da quella del ministro delle Regioni che furono occupate, e di sconfessare il discorso di Treviranus. Poiché quello ctie non si comprenderebbe, sarebbe che quest'ultimo, nutrendo le idee che na esposto, possa continuare a fare parte d un Governo deciso a perseguire lai polìtica di détentc e di intesa del defunto Stresemann, e a basare 1 azione estera delia Germania sul rispetto dei trattati, e sulla leale esecuzione degli accordi conclusi, e regolarmente ratificati, in nome del popolo tedesco. « In tale modo — conclude il Temps — l'intemperanza di linguaggio di Treviranus contribuirà a portare un poco di luce In una situazione confusa, che sarebbe pericoloso lasciare prolungare ». Mentre si inizia questa polemica sul discorso Treviranus, l'Oeuvre pubblica come Arturo Marhaun, un dei capi del Partito di Staio, nel quale i suoi partigiani credono vedere l'uomo capace di rinnovare la Germania, abbia evitato una nuova guerra nel 1924. Egli era il capo dell'" Ordine della Giovane Germania », fondata dieci anni or sono, a Cassel, dal tenente Marhaun, e composta dapprima di exufficiali, ridotti alla disoccupazione in seguito al mutamento di regime. Quell'Ordine si proponeva di risuscitare quello dei Cavalieri Teutonici, e si era assunto, come altri corpi franchi. ^11 combattere le organizzazioni rivo luzionarie e comuniste. Esso fece parte della organizzazione Enserieh, sciolta dal Governo tedesco per invilo della Conferenza degli ambasciatori. Tremtlacinquecento uomini della Giovane Germania si batterono all'Alta Slesia contro gli « irregolari » di Korfanty. Ma ben presto Marhaun rifiutò di seguire il capo nazionalista Ano in fondo. Cosi egli non volle prendere parte al putsch di Hitler a Monaco, nel 1623; e 11 gruppo dei Giovani Tedeschi di Franconia venne escluso dall'Ordine, per avere disobbedito. Durante l'occu- sscsbppdAnmfgcmdtRdtsap Pazione deJ,a. Ruhr, l'Ordine assolse un compito importante. Fece saltare numerosi ponti, compi missioni pericolose, ed ebbe, organizzando la resistenza attiva, un certo numero di morti .e d,' feriti. Marhaun, In un libro ' in cui descrive la propria vita, fa sapere che lo Stato Maggiore francese, In un rapporto ufficiale sull'occupazione della Ruhr, considera l'Ordine della Giovane Germania come avversario pericoloso. Marhaun insiste a lungo su tutti questi episodi, per provare che egli ha sempre il sentimento nazionale, ma non nazionalista; poiché col suo decisa intervento egli impedì la guerra ira la Francia e la Germania, durante l'occupazione deila Ruhr. dLe voci di un colpo di Stato . Le voci di un putsch in Westfalia — narra Marhaun — si precisavano da qualche tempo. I membri dell'Ordine furono insistentemente istigati da a- he non cessavano di ri-! centi segreti. .., petern loro: — Non bisogna parlarne : a Marhaun, perchè guasterebbe ogni | cosa. — lo seppi infine che il generale, Von Watter doveva condurre contro i Francesi un corpo d'esercito, i cui reparti si stavano riunendo in varie località .nel massimo segreto. A ognuno di questi reparti era assegnato un distretto speciale, nel territorio della Ruhr; e a un dato momento .durante la notte, tutti dovevano attaccare i Francesi, massacrarli e gettarli nel Re- no. Il generale Von Watter narrava a dritta e a manca dì avere a suo disposizione un nuovo mezzo di guerra che doveva permettere di far saltare a distanza tutti i depositi di munizioni francesi. Von Watter aggiungeva di avere avuto occasione di controllare personalmente l'efficacia di questo mezzo. Oggi, forse, si sorriderà di cosa così impressionante; ma in quel momento gli animi erano talmente eccitati che qualunque voce, anche fai sa. poteva scatenare una catastrofe Un improvviso attacco era preparato contro le truppe di occupazione; e numerosi Giovani Tedeschi istigati da una propaganda occulta ed efficace, erano favorevoli a questa impresa. « lo riuscii a sapere la data fissata per l'attacco, convinto che la Germania sarebbe precipitata in un vero caos, e che bisognava aspettarsi di vedere distrutto il territorio della Ruhr; e decisi quindi di oppormici con tutti i mezzi possibili. Accompagnato da un ufficiale del Genio, andai a trovare il generale Von Watter, ad Oeytihausen; ed egli mi confermò la sua intenzione di attaccare improvvisamente i Francesi, che egli sperava di annientare, distruggendo, fin dall'Inizio, con scariche a distanza, i loro depositi di munizioni. Non ci volle molta fatica all'ufficiale del Genio per dimostrare che l'obbiettivo, che si trattava di far saltare a distanza, doveva essere munito di una antenna. Una scintilla trasmessa a disianza all'antenna, per mezzo di un dispositivo speciale, poteva far saltare gli esplosivi. Ma come fare per cnllegare i depositi di munizioni francesi a delle antenne? Il progetto era irrealizzabile « E io diedi l'ordine ai Giovani Tedeschi di opporsi, con ogni mezzo. Se solo qualche squadra avesse marciato contro i Francesi, migliaia sarebbero seguite immediatamente. E ciò avrebbe segnato la fine del Reich ». -, Si scorge qui, secondo che commenta l'Oeuvre, il punto che separa Marhaun da.gl> altri nazionalisti: la freddezza del suo ragionamento, e un chiaro senso della misura. « E' per questa stessa ragione -• prosegue il giornale — e per la incompatibilità degli umori, che l'Ordine della Giovane Germania e gli Elmi di Acciaio ruppero l'alleanza, firmate nel 1025. L'Ordine della Giovane Germania doveva ancora evolversi. Esso faceva proprio, integralmente, il programma di Arnoldo Rechberg, che, come si sa, contemplava un'alleanza miìitaro franco-tedesca, e il riarmarsi della Germania; la revisione dei trattoti; la rottura delle relazioni coti la Russia sovietica, ecc. Marhaun, capo de! Partito dello Stato, vuole ora attuare la comunità del popolo; ma forse non farà, alla resa dei conti, che aggiungere .alla lista già lunga dei partiti esistenti, un altro partito... ». Il giornale conclude che, a ogni modo, non c'è da rammaricarsi che Marhaun abbia deciso di far parte eipare l'Ordine della Giovane Germania alle elezioni legislative: poiché in .-tal modo si saprà la reale importanzadi questa organizzazione, che una sa-piente propaganda sembra avere smi-suratamente gonfiata. n ,fl \t .-i iVfYiiTUit u>v1 vi Oi P.