Interessi orientali

Interessi orientali Interessi orientali Anche l'opinione pubblica italiana 'deve rendersi confo dell'importanza delle vicende dei paesi del Golfo Persico, dell'Oceano Indiano e del Mar Rosso: vicende che, se non hanno nulla di clamoroso, almeno per ora, tuttavia si riferiscono assai da vicino agli interessi delle Potenze come l'Italia, la cui politica coloniale è direttamente interessata, grazie ai suoi possedimenti eritrei, in tutte le trasformazioni che possano comunque riferirsi alle regioni arabiche che hanno in comune le comunicazioni marittime con quella nostra Colonia. Il Governo italiano, come è noto, ha stretto sin dal 2 settembre 1926 un trattato di amicizia e di relazioni economiche con lo Iman dello .Yemen, trattato grazie al quale il mostro Paese ha potuto allargare la sua zona di influenza economica nel paesi del Mar Rosso prospicienti la nostra costa eritrea, mentre l'Iman lYahya ha potuto avere 11 riconoscimento del suo domiimi'o e delle prerogative religiose ed economiche della sua illustre famiglia, ed assi■ turare così l'ordine politico e la pace al euo Stato. Dopo d'allora, mentre lo Yemen progrediva laboriosamente, il vicino maggi ore regno dell'Hegiaz rriiceveva, con un (trattato firmato con l'Inghilterra nel jnarzo 1927, iil riconoscimento della (sua indipendenza, cosicché il Re Ibn Sau& consolidava, con un'unica corona regale, i due Paesi sui quali aveva dominio personale, cioè il Reame dell'Hegiaz ed 11 Sultanato di Nejd, ed il protettorato, acquisito dal 1926, sulla provincia di Asir, confinante con lo Yemen. Nella Mesopotamia il regno dell'Iraq, con il trattato firmato a Bagdad 51 30 giugno 1920 fra l'Alio Commissario Britannico sir Humphrys ed il primo ministro del Re Feisal, Nuri pascià, mutava radicalmente i suoi rapporti con l'Inghilterra e con la Società delle Nazioni, già Sn previsione della scadenza del mandato inglese, in vigore sino al 1932, in seguito al trattato del 10 Ottobre 1922. L'Iraq, che conta cir ca 2.850.000 abitanti e che occupa una regione della massima importanza strategica e commerciale, ha regolate per venticinque anni le sue relazioni con l'Inghilterra, stabilendo importanti pattuizioni che andranno dn vigore non appena, finito il mandato, lo Stato di Re Feisal sarà ammesso, con l'appoggio inglese già annunciato da tempo, nella Società delle Nazioni. Con il trattato del 30 giugno l'Iraq si Impegna ad accordarsi con l'Inghilterra su tutti gli argomenti di politica estera ed a condurre una politica compatibile con il regime di alleanza; ad intendere in senso offensivo e difensivo l'alleanza con l'Inghilterra 6tessa, tenendo a disposizione della Potenza alleata tutte le vie ed i mezzi di comunicazione; a concedere due basi aviatorie e congrue forze militari per la protezione delle comunicazioni anglo-indiane, poiché la Mesopotamia è punto di passaggio per le Imperiai Airways. Dopo di ciò, liquidato il regime del mandato, tutti i poteri e tutte le responsabilità relative dovrebbero passare al Governo di Re Feisal, il quale assumerebbe la fisionomia di Stato indipendente. Molto differente, nella terra asiatica che è compresa fra il Mar Rosso ed il Golfo Persico, è, quindi, la posizione dei tre Stati che maggiormente importano per la loro potenza e per l'interferenza con interessi europei. Se il Parlamento dell'Iraq !(che è sciolto dal marzo 1930) ratificherà l'accordo con l'Inghilterra, e sè la Società delle Nazioni accoglierà nel suo seno questo Stato riconoscendone la completa autonomia, fattiHion ancora vicini ma per cui non pare vi sia grave motivo di dubbio malgrado la eventualità di qualche opposizione francese, il Regno di Feisal inizierà la sua politica assumendo la funzione di linea di passaggio fra 1' occidente inglese e i domini britannici in Oriente : sotto la tutela politica, garantita da una strettissima alleanza, del Governo britannico, potrà sviluppare i suoi commerci e la sua produzione agricola (soprattutto olio e cotone), divenendo così uno dei fiorenti Stati autonomi che vivono all'ombra dell' Impero Indiano. L' Hegiaz, Invece, travagliato da una attiva concorrenza di influenze europee, e dal problema, comune a tutti gli Stati arabi, dell'incertezza dei confini verso l'Interno e con gli Stati vicini, non ha ancora raggiunto la stabilità dello Stato dell'Iraq. Essendo il più forte, anche come popolazione, fra gli Stati arabici (conta infatti circa 3 milioni di abitanti) ed essendo collegato con la Palestina dalla ferrovia AmmanMedina, viene considerato un centro della massima importanza tanto per i francesi quanto per gli inglesi, i quali tengono presso la Cotte di Ibn Saud inviati straordinari col rango di ministri plenipotenziari, oltre alle consuete rappresentanze consolari. Ancora recentemente, dopo la Conferenza fra gli Stati del Golfo Persico, il Governo dell'Hegiaz am¬ pliò le sue fortificazioni verso lo Yemen, forse anche per i suggerimenti di pochi fuorusciti yemeniti disposti a tollerare la dipendenza dal vicino Stato pur di rovesciare il Governo del loro paese. La questione sempre in contrasto fra Hegiaz e Yemen è quella delle Provincie di contine, e cioè dell'Asir e della costa del Tihama. Lo Yemen (come gli altri Stati arabi, cioè l'Hadramaut, il Sultanato di Oman e quello di Kuwait) 6, per ora, all'infuori delle linee di comunicazioni acme o terrestri che interessano alcune delle Potenze occidentali: ma, forse appunto perchè immune dal gioco di troppe influenze, si trova nelle condizioni migliori per una vera e propria politica di pace, cioè per seguire la direttiva fissata dall' accordo del 1926 con l'Italia, fornendo un largo campo di utili scambi commerciali ed assicurando un equilibrio politico indispensabile agli Stati sorti dalla divisione dell'Impero ottomano. Alle lotte intestine, agli armamenti ed alle razzie che erano nel costume dtolle popolazioni della terra araba, soltanto una linea d'azione siffatta può sostituire le uniche condizioni che possono assicurare una forma di progresso che non consista soltanto nell'imitare esteriormente usi ed istituzioni d'Europa. Troppi interessi consigliano all'Italia di guardate alle terre al di là de! Mar Rosso perchè possano, nel nostro Paese, essere trascurate le possibilità che per noi vi sono in quelle regioni. Al momento della sua partenza per l'Eritrea il nuovo Governatore di quella colonia, S. E. Astuti, ricordava l'importanza dei due porti di Massaua e di Assab per il commercio con la riva opposta del Mar Rosso. Qualora, poi, la nuova ferrovia attualmente in costruzione in Eritrea si collegasse al più presto possibile con la rete sudanese, il porto di Massaua diventerebbe dt importanzn ancor maggiore poiché la nuova strada ferrata rappresenterebbe un collegamento con il Mediterraneo e l'Europa preferibile a tutti gli altri per gran parte della costa Tihama e per lo Yemen. L'Eritrea, insieme con la Somalia, potranno cosi essere non soltanto basi per i marnerei con l'Etiopin, ma anche le necessarie teste di ponte per l'espansione economica nell'oriente preludiano. La politica del nostro Governo mira chiaramente, con una direttiva che non si è mai smentita, ad una forma di espansione che non vuole esclusivismi nè monopolii, che quindi può convivere con ogni altra influenza politica o militare: in ognuna delle terre da cui può irradiarsi l'azione dei nostri porti dell'EstAfrica, l'Italia può e deve avere degli, amici, senza nessun pregiudizio delle eventuali ìagioni di altre Potenze, e deve assumersi quella funzione pacificatrice ed equanime che le permetterà di esercitare commerci e scambi, tutelando i Governi legittimamente riconosciuti, e giungendo, con la forza del suo prestigio politico e della sua produzione organizzata, anche là dove la saldezza degli armamenti e dei regimi non può supplire alle deficienze del progresso civile ed alla povertà di paesi dotati soltanto di prodotti agricoli.

Persone citate: Ibn Saud