La bella peruana che fuggi dal convento per amore

La bella peruana che fuggi dal convento per amore La bella peruana che fuggi dal convento per amore pPartenza ria Mollendo con la ferrovia chiamata del Sud Peruano. che lini Pacifico conduce ad Arequlpa... I/u strada ferrata corre per qualche chilometro verso il sud fra le roccie dove il risucchio oceanico viene a frangersi con rumore di tuono, poi biscia la riva e s'immerge nella brunii!, salendo faticosurnerue in lunghi sithtag i rapidi pendii della montagna, attraverso squallide gole che la pioggia, la quale cade ogni dieci anni l'orse, può trasformare in torrenti. Vegetazione pochissima o punto. Lontano, verso il sud, s'intravedo a tratti qualche pezzo ili valle dove passa un llume o il verde giallo delle spighe rompe l'infinita monotonìa del declivi grigi o neri che si continuano a salire. Finalmente, dopo due ore di scalata, si raggiunge il ciglio della prima terrazza andina e si rivede il sole. Il treno si ferma a Cachendo. Paesaggio irreale, fantastico. Verso l'est, deserto accecante di sabbia e di sassi, rollo da cumuli di roccie nere; al di là della pianura, a quaranta chilometri di distanza, una lunga linea di montagne sanguigne piene di ombre e, dietro le montagne, tre masse gigantesche che chiudono la veduta. Gigantesca catena di montagne La più lontana, frastagliata da guglie aguzze e da torri, è il Plchu-Piclui, 5600 metri, seguito dall'enorme cono nero striato di nevi del vulcano Misti. Il terzo gigante è il Gachanl che ha perduto il cratere e drizza al cielo funebri vette nere intramezzate da valli piene di neve. Ma queste non sono le sole montagne che si vedano. Molto lontano, verso il nord, due altre piramidi candidissime occupano il cielo: l'Ampato e il Coropuna. che sorpassano 1 7001) metri, rivali deUTllampu in Bolivia e dell'Aconeagua al Cile. Questo complesso di montagne 6 ancora più sgonicntevole delle Ande equatoriale e negli antichi continenti, salvo forse al Tibet, non ne esistono in gruppo, di paragonabili. II contrasto fra le nevi eterne e 11 deserto non c che uno degli elementi che costituiscono l'unicità della visione. Le sabbie che il vento muove e turbina, le pietre nere del primo piano, la sensazione di solitudine assoluta, l'aspetto delio muraglie rocciose e dei picchi inaccessibili, la distesa senza, una casa, un campo, un flore, un Insetto.-.. In verità, lo. spettacolo sarebbe terribile se non si avesse sono gli occhi una stupefacente varietà di colori. La luce saettante. Il sole che solleva dal deserto onde tremule di calore, crea sfumature indefinibili. La pampa dove corre la ferrovia, è il primo gradino dell'altopiano centrale peruano, costellata di « medanos » a l'orma di mezzaluna, moiuieoli di sabbia adunali rial vento, che ostruiscono spesso lu linea. Non scorgo neppure un cactus drizzare il suo tronco rigido; tutto è sabbia e roccia per altri trenta chilometri, sino a che il treno riprende la salita per raggiungere il secondo gradino. Durante questa nuova ascesu, una gola, e, sorpresa indicibile, un torrente che spumeggia fra pareti a picco. In basso macchie grigie n chiare di campi d'alfa coltivati dagli indiani. La ferrovia ha cessato di salire. Siamo sulla seconda terrazza, ed è qui, che in un vasto antiteatro circondato dal Cachanl, dal Misti e dal Pichu-Pichu, giaco Arequlpa, la seconda città peruana sulle due rive del Cile, torrente che discende dalle lontane uovi. E' ad esso che la città dove la sua esistenza polche 6 l'acqua che permise a Pizarro di fermarsi nel deserto, erigendo una fortezza fra l'altopiano interiore e In costa. . Arequipa divenne la sode di un vescovo, ebbe delle grandi chioso e dei conventi ed un'aristocrazia fìerlssima di non esser stata sopraffatta dall'esercito cileno, agli sforzi del quale Lima riovetto soccombere. Il paese dove i bianchi non lavorano L'aria dei duemila metri e più vi è fresca e fortificante, lo notti deliziose, la pena del lavoro che grava sugli uomini bianchi nulla, perchè il lavoro manuale ad Arequipa è privativa, dogli indii. La- purezza dell'atmosfera ha fatto scegliere Arequipa come sedo di un osservatorio astronomico diretto dall'Università di Haward per le carte dello stelle dell'emisfero australe. Neppure nei deserti arabici lo costellazioni palpitano più intensamente. Nella città, dinanzi alla distesa del riesorto dell'ovest, dove al tramonto il sole s'affonda nell'oceano di nubi che sorniombuno il Pacifico, iti cospetto delle gigantesche vette sentinelle dell'abitato, vieti fatto di domandarsi se il fascino di questi luoghi perniano anche quand'essi son divenni! famigliari e se, nel corso dei quattro secoli ria che gli europei l'elevarono, molli seppero attingerò una gioia dalla natura elio circonda Arequlpa'e un compenso alla sua. vita necessariamente monotona e ristretta. Le tre montagne racchiudono un Inesausto poema di bellezza.. Le nevi discendono o salgono secondo l'alterna vicenda delle stagioni, levar di sole e tramonti siiscita.no miracoli perpetui di splendori. Il Misti, soprattutto con le colale di lava nera e I letti di cenere gialla, passa, ogni giorno, dall'arancio fuoco al porpora intenso, come se l'intera montagna si ammantasse del coloro del suo cuore ardente. Il ricordo dello sue terrificanti eruzioni antiche sopravvive nella leggenda, e gli incili, benché cristiani, gli profonderebbero volentieri ancora 1 sacrillcl umani del tempi ante-conquista. ìjh città è costruita solidamente. Lo case basse per i terremoti frequentissimi, hanno muri di due metri di spessore. Posta fuori dalle correnti ni" dome che tutto uniformizzano, Arequipa ha conservato una nobile Ilsonomia antica e una dignità superiore alla capitale medesima. I giardini lungo il llumc attenuano il conglomerato uniformo dello case e il grigio della pietra vulcanica di costruzione, si distacca armoniosamente, addolcito dalla luco solare vivissima, sulla mole rossastrn del Misti. Qualche strada offre aspetti pittoreschi, non però paragonabili a quelli rielle vecchie città spaglinole o siciliane. Le donne vanno quasi tulio vestito di nero. La mantiglia nera posata sul rapo è eli rigore per entrare in chiesa. Le strade son «selciale di blocchi eli lava squadrata. e a a a a l e o e Ruscelli derivati dal fiume scorrono in parecchie vie, ai lati delle quali sovrastano le chiome dei giardini che riposano gli occhi dallo splendore violento della luce. La «Plaza» è meno ampia d.i quella di I-ima, rna più caratteristint con la mole della cattedrale che ne occupa quasi interamente un lato, mentre gli altri son fiancheggiati da portici. Nel mezzo, fiori ed arbusti. Il quadro fa pensare ai paesi d'Oriente o al Marocco: lunghi muri bassi e bianchi che imprigionano le strade con aperture strette e rare; riunione di negozi sotto i portici che ricordano il bazar, tetti a, terrazze sulle quali si svolge la vita contemplativa e partono i sogni delle inaccessibili donno di Arequipa; polvere spessa ed acre sollevata in turbini dal vento, assenza di veicoli a ruote (lutti vanno a cavallo), indi! coperti di cenci, con faccie ed occhi da beduini e la pelle rossastra. li a.1 posto dei cammelli, i lama, le sole bestie da soma, proprie a.l Perù, molto più piccole dei cammelli e più eleganti, ma che non cessan per questo di assomigliare alle navi del deserto per la loro ambiguità, i grandi occhi umidi e sentimentali, il portamento del collo allungato, la testa leggermente gettata all'inrlietro e la tetragona ostinazione a. procedere all'andatura più comoda e a: non portar pesi superiori ai cinquanta chilogrammi, ai quali sono avvezzi. Come in Oriente Anche la luce accecante, l'aria viva o secca, ricordano la luce e l'aria d Oriente, ma non una sola città orientale è circondata da una simile chiostra di montagne. Bisogna supporre Inpoli o Trebisonda nella Valle d'Aosta se si vuole figurare Arequipa con la sua cerchia di nevi eterne e la maestà delle sue montagne a picco. Queste reminiscenze orientali, suscitate dalle-- città ispano-americane dell'est remo ovest, non sono soltanto dovute ad un'influenza moresca portatavi dai coloni spaglinoli. Vi contribuiscono anche le condizioni sociali e il clima. E' ad Arequipa dove si vede come la popolazione peruana sia ancora essenzialmente formata da autoctoni americani. Il carattere peculiare di Arequipa consiste nella sua profonda religiosità. La cattedrale, di un ampiezza impressionante e di una nudila tetra, contenente un dipinto di vini Dyck, l'altra chiesa detta della • Compagnia », cioè della Compagnia al Gesti, i conventi e le chiese minori, che si contano a dozzine (Arequipa na cinquantamila abitanti), fanno pensare a certo città messicane per la sproporzione fra il numero dei fedeli 0 1enorme quantità di edifici religiosi a loro disposizione. Le campane squillano tutto il giorno, gli uomini non sono meno osservanti delle donne e l'abito ecclesiastico e quello ohe s'Incontra maggiormente nelle strade. Arequipa fu sempre una rocca del cattolicesimo nel Sud America e durante la lunga guerra dell indipendenza la si considerava come la città più conservatrice del Perù. Lo è l'orse ancora. Qualcuno ad Arequipa mi ha evocalo lu fisionomia di questa città in un passato die non e poi lontanissimo, quando un terzo della sua popolazione bianca si compóneva di pioti, di monaci, di suore; separata dal mondo come un'oasi nel deserto, vera Tudinor americana, dove il vescovo era 1 assoluto padrone al quale s'inchinavano governatore ed alcalde e dove gli avvéniménti più insigni eran costituiti dalle leste religioso, dalle processioni, da un terremoto e, di quando in quando, dal terrore di un'insurrezione indiana sugli altipiani. Storia di una fanciulla Ma eccovi quulchu cosa che traduce I umanità di quel singolare ambiente. Siamo ai tempi della Colonia. Una grande famiglia di Arequipa aveva come suoi cupi duu fratelli, di cui il primo padre di due ligli, un maschio e ima giovinetta, e l'altro, vescovo della città. 11 convento maggiore di Arequipa era inoltro retto da una badessa, sorella dei due dignitari. Sembra che la conservazione della supremazia del monastèro fosse uno dei privilegi più gelosi della famiglia. 11 tutto si e che i due fratelli avevano deciso clic la giovinetta sarebbe succeduta alla zia nulla dignità di badessa. Ma la nobile fanciulla non si sentiva attratta al convento e tentò di opporsi al progetto dei suoi. Padre e ziu furono però inesorabili ed essa dovette prendere il velo. La zia badessa, sentendo della simpatia per la lupolina, ri'ixò di renderle lucili i doveri religiosi e la designò alle cure materiali lei convento, incaricandola di sorvegliare i ricami delle suore che venivano venduti all'esterno con l'intermediario di una donna, la sola persona laica che avesse libera entrata al convento. Diijio cinque turni di clausura della, giovano, la ziu badessa cadde graeineuie ammalata. 1 rimedi Irudi/.io.iìiIÌ dello monacello non seppero guarirla, quando la donna intermediaria consiglio la nipuio della badessa a lOiiSlllture un ubilo medico inglese, relententcnte giunto ad Arequipa. Ma il consiglia sembrò alle monachi! inattuabile, tanto più che il medico era un protestante, un eretico. Si fini per criiamarc in causa il vescovo, il quale, considerando che si trattava della vita di sua sorella, diede il consenso. L'ammalata, tuttavia, si rifiutò di ricevere il medico in persona, limitandosi ad autorizzare la nipote ad avere, rigorosamenle velata, un colloquio con lui. por descrivere il suo male. Infatti il modico, ricevuto dalla nipote alla presenza dell'intermediaria, udì il racconto delle condizioni della badessa. E siccome l'inglese domandava se la giovane suora sapesse contare le pulsazioni del cuore, essa rispose che non aveva mai provato. — Volete — le disse il dottoro — mettere le dita sul mio polso? Vi mostrerò come si deve fare. Timidamente la ragazza accondiscese e contò i battiti. Qui la storia non aggiunge se la lezione durò molto. La «giovane suora assicurò il medico di averla appresa a meraviglia e passò nell'appartamento della badessa. Durante la sua assenza, l'inglese, interrogando l'intermediaria, credono di poter concludere che alla vecchia religiosa non restavano che pochi giorni di vita. Ma la suora velata gli aveva fallo un'impressione troppo profonda per rinunciare a continuare In strane visito nei giorni successivi e riuscire infine a contemplare, scoperto, il graziosissimo volto della damigella costretta alla clausura. Un amore fulmineo e ardentissimo accese ; due; la proposta del medico di una fuga dal convento e da Arequipa, seguita da un immediato matrimonio, fu accolta dalla giovane con tremante entusiasmò. Ma come evadere dal monastèro? Un amore ardente Frattanto la badessa zia moriva. Il medico si. procurò all'ospedale uno scheletro e l'intermediaria, per mezzo di una grande cesta coperta di biancheria riusci ad introdurlo nel convento. La sera stessa la giovane suora metteva fuoco al suo letto e, profittando del commovimento provocato dalla morte della badessa e dall'allarme per l'incendio, riuscì a fuggire rifugiandosi in casa dell'intermediaria. Le monache cercarono invano la fuggitiva e quando ebbero trovato nella sua cella i resti dello scheletro carbonizzato, s'immaginarono, nella loro ignoranza, che si trattasse della compagna, morta abbruciata. Piansero la sua tragica fine ed inumarono i resti dello scheletro di colei che avrebbe dovuto essere la futura badessa, con tutti gli onori dovuti alla sua condizione. La fanciulla, nella casa dell' intermediaria, tremando per il terrore di venire scoperta, incapace .li decidersi a seguire il medico che In supplicava di raggiungere con lui la costa attraverso il deserto, fini i>.-r appigliarsi al disperato partito d'invocare il perdono dei suoi. Una notte penetrò nel palazzo episcopale, raggiunse Io zio mentre era assorto nella preghiera e srli si gettò ai piedi, implorandone il perdono e la protezione. Il vescovo la prese dapprima per il fantasma della nipote, poi, appresa l'avventura, la respinse inorridito. Ma. la fanciulla tanto pregò e pianse che alla fin» i! prelato si lasciò commuovere, e consegnandole un sacco di cuoio pieno di denari e di smeraldi, l'incitò a fuggirsene con l'uomo che amava.-Difatti i due nella notte stessa, lasciando alle spalle il fumante Misti, presero la strada del mare, e giunti a Mollarlo senza incidenti, ebbero la fortuna di trovarvi una fregata inglese. Vi salirono sopra e raccontarono l.i loro storia al capitano. Questi chiamò l'elemosiniere della nave, che li sposa senz'altro. Lo stesso vascello li condusse in Inghilterra; passarono gli nnni, le Colonie americane si staccarono dalla Spagna e il fratello dell'ex-snora divenuta moglie del merii.-o inglese, fu nominato rappresenta tue del P?rù a Londra. Prima di partire :' vescovo In mi«e a parte del segreto -ii sua sorella, invitandolo ari anelarla a visitnro. Cosi avvenne. La bolla peruana fu finalmente perdonata. '' qualcuna delle sue discendenti, ricevuta e riconosciuta come talo dai parenti rimasti* al Perù, porta ancor nasi ^'li smeraldi della fuga, quelli elio il buon vescovo aveva messo nel sacco ili cuoio... Arci. tnmsrdlr«fisqvSntlmbnmsnrggdrmhngdlMN

Persone citate: Pizarro