La pittoresca capitale del Ladàk

La pittoresca capitale del Ladàk Verso le terre inesplorate del Tibet occidentale La pittoresca capitale del Ladàk Piàng Gompa, 22 maggio. Siamo partiti ria Ilasgo via tardi del previsto; ma il cammino era. facile: ivasi sempre in piano. In piano, quasi. o. livello dell'Indo: sabbie e ciottoli, il deserto di nuovo. Un deserto però. nui, dove le due vie per Le, Id vecchia la nuova, corrono oramai unite, vop,°me !n ,"' „1,lanl' Ve nÈ """ *clm "U uscila '<" Bmo ma. poi ve n'è alcuni, pochi, ì Quali sono i maggio/i di tutta la realone : non cotruiti, a poco a poco, dalla pietà dei paesani, malvoluti dalla fede e dalla potenza di un re, di un ghialpo. Mani nvilii centinaia c centinaia, di metri, alti, larghi, regolari, ricoperti di inltnile pietre con la solita iscrizione del« eterna preghiera dei buddisti, dìposti in ordine perfetto sopra i due pioventi superiori; ed alle estremità di iascun mani, un ciòrten gigantesco, atto a giganteschi scaglioni nella sua parte interiore, consistente in quella uperiore di un gigantesco glnbo, che, anto esso è nrande, potrebbe comodamente dar ricovero a tutta la mia ompagnia, servi compresi. Giriamo fedelmente, come se fossimo buddisti, alla sinistra di ciòrten e di mani; se per caso slamo distratti, sono i cavalli stessi che pensano per oro conto a non farci sgarrare da questa buona regola della religione tibetana: tanta, anche in loro, è l'abiudine. Ora la carovane sono pia frequeni; radi i villaggi, anche in vista; ma i sente pia vicina e più attiva la vita. Dinanzi a noi la vallata dell'Indo si allarga sempre più, assume linee ve amente grandiose-, quello è il cuore del Ladàk, dove Le, la capitale, si raccoglie presso lo sbocco di una vailaterale, dove Villa la storia del i, grandiose o delicate esse siano, dove il moderno commercio ha II suo mercato di smistamento, ira l'India e l Turcheslàn, tra il territorio ball) e l Grande Tibet di Lasa. Siamo ormai vicini ad una tappa principale della nostra lunga marcia: la tappa che segnerà la fine del nostro lungo movimento di approccio; da Le comincerà infatti l'assalto. Paese ha avuto II suo centro princi"0'6- la viù volente dinastia, le vicende fortunose, dove l'arte tibe"1'"1 ha assunl° formc '0TSC "iù noU Le danze dei diavoli Attraversiamo una grande oasi rigogliosa, Nimu. I^ama e musicanti, donne e uomini festevoli non ci distraggono: filiamo via veloci. Breve, salita'sopra un nuovo, l'ultimo, trato di altipiano desolatamente 'deserto, di ciottoli e di sabbie. Ma di là esso declina dolcemente verso il grande bacino ladaco, nel quale l'Indo scorre rilucente, rotto in piccoli rami tardi e calmi. Scendiamo dolcemente: ma non diretti ancora alla mèta. Oliando siamo allo sbocco di una valle laterale, vi pieghiamo dentro, perchè non ho voluto che i miei compagni mancasse o un altro dei maggiori gompa del Ladàk. Si è ripetuta di nuovo Vespe- rlenza. che abbiamo fatto per Licitili si piega dentro la nuova valle; e subito si scorge — sopra un piccolo poggio che si leva dal suo fondo, là dove il tronco superiore stretto e roccioso sfocia nell'ampio imbuto terminale — la massa imponente di un nuovo monastero. E' Piàng. Ed un ama — bello, grasso, rubicondo, sorridente, elegantissimo ed anche, conro il solito, accuratissimo della propria persona — chiude la sua aspetativa lungo il sentiero, prendendo la esta della nostra compagnia. Vi Piàng io avevo già un ricordo ncancellabile: era a Piàng che avevo assistito ad una di quelle solennità religiose buddiste che vanno comunemente sotto il nome di « danze dei diavoli » : una delle solite ingenuità di viaggiatori superficiali, che non hanno saputo intravedere, e neppure supporre il simbolo, e magari la profondità del simbolo, presi, soltanto dalla esteriorità tutta formale della cerimonia. SI, ì lama danzano con la oro agilità sorprendente e nei ricchi farzosi costumi di vecchie sete di Cina, col. .volto ricoperto da grandi maschere spesso mostruose; ma tutto ciò non ha niente a che fare col diavoli, e le danze simboliche vogliono rappresentare, nella loro ultima sintesi, l trionfo supremo dello spirito, il cui simulacro, puramente simbolico esso pure si conserva da un anno alValtro nel magolor tempio gompa. 1 Piàng avevo appunto assistito a questa massima fra le cerimonie buddiste tibetane-, per due giorni interi, dall'alba fl.no al tramonto, senza un minuto di respiro; e li avevo cominciato a penetrare la forma mentale, l'anima, lo spirito dei miei amici Ladachi, e compreso quello che ù essenziale loro carattere e che sembra informare ogni manifestazione della loro vita, cioè un umorismo festevole e gioioso. ila allora Piàng era in giorni di grandi solennità: tulli i paramenti, tutte le suppellettili più ricche e pia belle erano fuori per l'occasione; tutti quanti i lama presenti, venuti anche dai villaggi nei quali spesso si sparpagliano per diffondere la loro cultura {nel Lodale se-iabra che il novantacinque per cento degli uomini sia di alfabeti): una folla multicolore e gaia di fedeli faceva corona pittoresca al grande spiano nel quale la cerimonia, si svolgeva; le due orchesire dei lama, suonando in pieno, ed i turiboli rabescati d'oro e d'argento mandavano alla gloria dello spirito tutti i loro suoni e tutti i loro profumi. II monastero di Piàng Adesso vedevamo Piàng in un periodo di riposo e di tranquillità. Ma, come sempre in questo mio viaggio trionfale, uomini e donne del vicino villaggio erano accorsi ad offrirmi il ciàng, la birra paesana, ed il satù, la Jarina d'orzo abbrustolito, della ospitalità ladaca; e i mon rullavano e trillavano; ed ì lama musicanti, con il capo coperto da uno di quei loro giganteschi cappelli da cerimonia, co ronavano stranamente il. più pilo tetto del gompa, spiccando netti a uno a uno contro il cielo, e di là su ci mandavano, con le loro note strane e dissonanti, ma comunque solenni, il saluto dell'arrivo. Piàng ha comune, con tutti i gompu tibetani, la posizione: elevala, pittoresca, dominante. Ha però, come ogni altro monastero, un carattere tutto suo particolare: perchè questa gente, così felicemente e riccamente dolala di un innato spirito artistico, non eseguisce e non costruisce « in serie », come è carattere della modernissima civiltà occidentale. Qui, per \ grazia di Dio, tutto è ancora spontaneo, genuino, originale, e rappreseli ta la genialità comune a tutta la gente, ma anche particolare quasi di ciascun individuo. Anche Piàng, dunque, diverso dagli altri monasteri. S'oii vi sono molti edifici di templi-, vi à soltanto un grande, massiccio, alto, unico edificio, che corona il mediocre poggio morenico, dal quale la vulle sembra quasi essere sbarrata; più in basso, lungo il pendio, le casette dei lama; poi un recinto di mura; e fuori la solita selva di ciòrten e di mani. Altrove 1 gompa sono rappresentati dal complesso di tutti quanti gli edifici, armonicamente avvicinali e distribuiti a costruire l'insieme unico; qui, invece, *le casette minori sfuggono, quasi, in confronto della massiccia mole che le domina dall'alto. Scrivo da una stanzetta della foresteria, vicino al gompa; la parete esterna, priva di muro, è costituita semplicemente da un telo che i lama vi hanno teso a riparo, ben mediocre riparo, dal fresco della notte. Mi ri penso a quando il telo non c'era, e da questa grande apertura vedevo ed osservavo e cercavo di penetrare il senso nascosto e profondo di quella grande fantasmagoria danzante che si svolgeva nel largo spiazzo sotto stante. deVnugSpccvtcldtLa capitale LE, 24 maggio. Ultima tappa, ieri, del lungo movimento di avanzata: ultima ed anche breve e veloce. Già da Piàng, fino allo sbocco della sua valle in quella maggiore dell'Indo-, solo l'ultima propaggine di un contrafforte roccioso ci separava dal grande bacino ladaco. Il cammino e breve, per superarla. Ma essa si spezza, proprio alla sua estremità, in una roccia isolata, che sovrasta direttamente l'Indo e dalla quale la vista spazia ampiamente su l'intero bacino e. su gli alti monti nevosi che gli fanno chiostra tutto intorno. E su quella roccia —'che non poteva sfuggire, per la sua meravigliosa slluazio- pllsgtcè nc, alla, 'genialità di questa gente — un gompa: Spituh. suo piede, lungo la riva del ìflume, ;/ villaggio. A Spillili il mio arriva era, come sempre, pteannunciato e non sono mancati gli Onori dovuii: anche qui i lama coronavano il più ni:,; tiitto del convento, con quegli sirni,,, ulti copricapi, tutti fiammanti, adorni di una grande cresta gialla, che ricordano, se si vuole essere poco riguardati, gli elmi tradizionali dei pompieri .tu npcrcita. Spllvk non è più quello (li una volta, di quando lo visitili nei mio primo arrivo a Le. Viveva, allora, cusciòk lìaculn. che cos'i un cusciòk? E' il superiore di un gruppo di conventi, ma è qualcosa aneli.: di più,- ù un T'incarnalo. Ogni gompa Un il suo lama superiore, ma soltanto in quanto esso rappresenta vn -jradn nella gerarchia lamaica. Vn cusciòk non soltanto ha un grado anche più elevato, ma a questo arado t fello proprio per quella sua. qualità di avere una lunga esperienza di molle vite anteriori. Quando fui fi Spillili l'altra volta vi era cusciòk un discendente dell'antica famiglia reale dello Zànscar: dalla sua larga faccia leyijerrAente mongolica e dai suol occhi calmi e limpidi pareva trasparisse la mistica pietà: e aveva il gesto* del >jran signore, che sia cosciente della Ugnila ereditala col sangue. E doveva essere uomo di squisita gusto, cufciM; Bacula; almeno a giudicare dalla sobria ricchezza ed eleganza della sua stanza privata, dove era dovizia di sete e di lacche, di argenti e di oli i, in una armonialiocre luce scmbra-perfelta, che la m va rendere più inllmq e completa. Morto da dicci anni, il mio amicoBacula. Allindino fatto colazione nel-la sua stanza pacala: quasi compie-tornente disadorna; soltanto due sta-tuette di Sangui-» e di Tsoncapa; girogiro le casse contenenti le sue vesti,le sue sete, i suoi tesori; appesi i bclcappelli laccali di giallo vivo e rabc-scati d'oro, che gli servivano quando viaggiava da un convento all'altro, sul mulo riccamente gualdrappalo, fra t lama cavalcanti con il grande ombrello lutto gaie, con la sua ta le. con il suo Miro di preghiere. La reincarnazione dei puri Spillile sembra come abbandonalo, In attesa del suo nuovo ousciùlc. Le ha già, naturalmente, e scello o meglio scoperto secondo le norme e le regole tradizionali: per le quali un Consiglio di lama di maggior saggezza e dignità si aduna, alla morte di un cusciòk, e, guidato da ispirazione sovrumana, conclude che il morto si è rincarnalo in un bambino che ha tali e tali segni distintivi e la cui famiglia abita in tal villaggio. Si va in questo villaggio, c vi si cerca \i barn-bino che corrisponda alle preirulicaztoni dettale dalla ispirazione sovrumana. E quello è il nuovo cusciòk: lo si prende e lo si alleva per le sue future funzioni altamente spirituali. E' un allevamento che si può dire intensivo ed anche forzato: comprende un primo periodo che è più che altro di preparazione culturale e religiosa, e poi un secondo, che può durare anche molli anni, di clausura e solitudine assoluta e di meditazione spirituale. Se il giovane superuomo non ne esce istupidito, ne esce certo perfezionato moralmente. Conosco casi dei due diversi risultali. Intanto il gompa di Spitnk è senza il suo cusciòk bambino, che a Lasa, la città sacra, sta tarmando la sua preparazione in attesa di essere segregato Dio sa per quanti anni. E intanto la stanza privala del vecchio Bacula ha tempo di riempirsi ancora più di polvere, e di prendere ancora più aspetto di abbandono. Dall'alto detta roccia, di Spituk e delle terrazze del suo gompa. Disfa maravigliasti.- Tutto quel tratto, allargato a bacino, della valle dell'Indo — al quale spetta, in senso più stretto, il nome di Ladàk — xl apre con forme che non acremnio immaginalo quando all'Indo siamo oiunti scendendo da Lamajuru.. Ma in questo paese che par fatto ttaio di contrasti, al bacino ladaco grandiosamente aperto segue, verso monte, un tratto della valle dell'Indo che invece è grandiusumciile selvaggio nel e angustie della sua grande 'iota rocciosa. Ecco laggiù, lontano, il bacino ladaco sembra q chiudersi: là, infatti, incominciano le orridezze del Bong. Qui, invece, tuttoa daè cosi ampiamente aperto, che l'oc-sf chio sembra quasi riposarvi. E' bello questo bacino Indaco, anche perche è difforme nel suoi due fianchi opposti\'el. mezzo dell'ampio bucino è la fascia di vera pianura, nella quale, l'Indo corre tardo, rollo in più ramidai quali le sue aeque, sono tratte a inumidire e fertilizzare i campi per mezzo di cento e cento canali, che tagliano in tutti i sensi, come nastri luccicanti, la pianura ladaca. Belle colta re in questa, disseminate di. case dcoltivatori; le più belle case dell'in te.ro Ladàk, se si considerano soltanto quelle dei semplici coltivatori.,Pocho punto veri villaggi, nel piano. I villaggi sono allo shocco delle valli laterali: cioè, nel fianco sinistro, proprio dove queste sfociano dentro il bacinee nel destro dove esse, dalle angustie del. loro corso supcriore, si aprono nell'ampio imbuto terminale. Il palazzo dei Re Ma tanto grande è il paesaggio clic ogni forma, di insediamento e di attività umana sfuggono, quasi, alla vista dal pur maraviglioso punto dvedetta che è lo spuntone roccioso dSpi lui;, uno di quégli spuntóni nequali si rompono ì sottili contraffortdella catena di granito. Solo il villaggio sottostante al gompa. scorniamo di quassù-, con le sue case. ì suoi campi tagliali, dai canali, i suoi ciòrten ed i suol lunghi mani Poi più niente nel piano; e presso i fianchi, si intravede soltanto il villaggio di Stole, dlà dri ni/.™ ,;„».» in„isr„ tnminiindcl fiume dove l antica famigliareale del Ladak ha la sua recente rc\sidenza in un maestoso palazzo di per\fctto siile tibetano; e di qua dell'In\do, soltanto Le. la capitale, là dove]comincia ad aprirli l'ampio shocco Ideila valle che si fonde con la piana ]maggiore proprio qui ai piedi della lroccia di SpUuk. E Le. per quanto ton\lana e riconoscibile soltanto dal mas isiccio palazzo dei suoi antichi re, un ìminuscolo dado, visto di qui. Le m\attira e quasi mi attanaglia, e la cerco ] con gli occhi, ed affretto col, desiderio il momento di rientrare nel grande viale del suo bazàr, dominato dalla mole grandiosa e svelta del vecchio pa\lazzo dei suoi re. Me. era tanto lontana ancora, che i miei compagni restavano come indifferenti, quando io insistentemente la indicavo dalle variterrazze sulle quali passavamo sotto la guida dei nostri lama di Spituk. Lontana, si, pei poterne apprezzarla autentica bellezza, fatta della maestosa mole del suo antico palazzo ma anche di tanti altri elementi, di ciascuno dei quali, magari, non si saprebbdire perchè lo giudichiamo belìo: tutti insieme, però fusi nella, armoni\di un nuovo quadro squisitamente pittoresco. GIOTTO OAINELLI. Riproduzione totale o incuto vietata. parziale assoluta

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