Il buon veliero

Il buon veliero Il buon veliero Tutte, o quasi tutte, le bianche fiele di « Il buon veliero » (1) s'aprono gonfie di quella « aura poetica », della quale da qualche tempo la narrativa nuova -«- e la colpa non è proprio di Angioletti, ma più ancora della critica dei giovanissimi, — appare nutrita sino all'indigestione. Strano, pericoloso destino della letteratura italiana! Appena liberatisi da una rettorica, i nostri scrittori ne creano una seconda, una terza, una quarta, e le giustificano con definizioni critiche. Queste il più delle volte non sono allatto chiare e quel ch'è peggio nuove: tuttavia, siccome la critica le accoglie e le mette in circolazione quasi ad occhi chiusi, senza inventario, esse acquistano in breve tempo una aria sussiegosa, d'importanza. Bontempelli ha inventato il «realismo magico d, Angioletti l'« aura poetica », altri ancora il a realismo poetico ». Nel cerchio di queste e di altre formule si avvicendano sensibilità ed esperienze riscontrabili in formule preesistenti. 11 romanticismo ha oggi cento facce, mille travestimenti; e se qualcosa muta, mutano gli schemi, le architetture, in .una rielaborazione secca, arida, icastica. La scoperta — ogni scrittore, .che sia tale, scopre sempre una propria estetica, — diventa a poco a poco epigone di se stessa, maniera, cifra, quando da istintiva e legittima lentamente, forse incoscientemente, si teorizza. A tutt'oggi, codesta narrativa nuova sta tra il monologo interno e il frammentismo vociano, tra l'autobiografia e il ritratto, tra il poemetto e la pagina specchiata. Per ciò, codesta « aura poetica », codesto a. realismo poetico » non sono in fondo che stati di ànimo, spesso industriosi, resi con grazia leggiera, con tocco morbido. Ma l'arte, da che mondo è mondo, è appunto tocco: discrezione. Questo discorso, si badi, non vuol essere indirizzato ad Angioletti, ma 'fi quegl'innovatori i quali non hanno di Angioletti nò il buon gusto nò la misura e tanto meno la sensibilità felice. Tuttavia, se colpa c'è, un po' ricade anche sopra Angioléfciti, a cui spetta la paternità di una « aura poetica », che, se in lui indica una qualità di natura, in altri ed cambia in rettorica, o per lo meno nel pericolo dell'astratto e del manieroso. Grosso pericolo per una narrativa giovane, liberatasi dagli schemi ottocenteschi, e che tendi) al romanzo ! E pericolo anche per Angiofetti, sperso a legare d'aria la propria ispirazione, i propri tèmi, le proprie allegorie, per dar loro trasparenza, fluidità, Ieggierezza, insomma gli attributi meglio riconoscibili di codesta benedetta « aura poetica». Se guardiamo ai racconti di «.Il buon veliero », al modo con cuiAn gioletti li ha raggruppati, al loro diverso sapore, alla diversa qualità della materia, subito ce ne accorgiamo. Alcuni (Piccoli calibri, L'amica dei soldati, Ritorno sul mare, La giornata della bambina, Primo giorno di miseria), sono bellissimi, compatti, di qualità splendente; altri — e sono quelli (Gloria di Alarla, Allegoria d'autunno, Invenzione di Silvia), dove l'a aura» ha miglior giuoco, e quasi si pavoneggia, — sbiadiscono qua e là in una proSa viziata, speciosa, arbitraria. Dopo ciò, si direDbe che Angioletti, per essere troppo fedele a » stesso, troppo legato alle sue convinzioni di critico, ai suoi gusti di riformatore, finisco invece per peccare proprio d'infedeltà, inquantochè, ammesso che l'i aura poetica» voglia anzi tutto significare una scelta poetica dei tèmi, questa poesia egli l'affida appunto a tèmi, che sì sentono creati a bella posta per rappresentarla. Con altre parole, allorché Angioletti si trasporta dalla realtà alla fantasia, dalla memoria («Perchè poetica è soltanto la nostra memoria») al mito e alla allegoria, dalla trasfigurazione del vero all'idillio, dà l'impressione di creare il simbolo della propria estetica. Già la tendenza a mitizzare, a evadere dal reale, a disancorarsi, non soltanto era palese anche nei racconti di a. Il giorno del giudizio », ma ne era la caratteristica. Nei nuovi racconti, accanto ad alcuni gioielli, la mano dello scrittore si ferma a costruire l'arte secondo la teoria; ed ecco allora il pericolo della rettorica. Una rettorica magari di ottimo gusto, di buona lega, interessante per quella luce chiara che vi mette lo scrittore sempre sensibile e accorto, ma tuttavia irta di incognite per l'avvenire. Se Angioletti si dà prigioniero a codesto estetismo allegorico, la partita con il d'annunzianesimo rimane sempre aperta, e si ritornerà con il pensiero agli insegnamenti delle Vergini delle rocce. Chi lo salva, almeno in questo libro, nella parte veramente bella, è il realismo: non un realismo minuto, sperimentale, obbiettivo, di cinquant' anni fa, eppure non tanto vecchio che non faccia capolino tuttora in qualche giovane come Moravia; ma un realismo risognato, reso fresco dalla lontananza, dal ricordo, dalla memoria, còlto nella 6ua poesia più intima, più pudica. Se confrontiamo non soltanto racconto a racconto, ma pezzo a pezzo, frase a frase, sentiremo carne Angioletti si svia: la pagina piena, che suona, accanto alla pagina la cui perfezione e musicalità sono inerti; l'immagine definita e definitiva accanto all'immagine letteraria, di se stessa innamorata. Ma il bello è bello. Da tempo non leggevamo racconti, come L'amica dei soldati, come La giornata della bambina. In queste pagine le qua¬ lità più pure di Angioletti — fresca spontaneità, sensitivismo sottile, morbida grazia, nitidezza stilistica, accortezza di chiaroscuri, e quel tono lento, pacato, personalissimo, che dà alla pagina come una lontananza, una luce quieta d'alba, una oscillante trasparenza di acquario, — sono tutte adunate, e prendono spicco per fondersi in una armonia costruttiva che è rara in altri giovani trovare sì netta e vigorosa. «All'alba partimmo. Nel gelo i cavalli fumavano, allineati nel cortile, tenuti per le briglie dai conducenti pronti a balzare in sella; i serventi erano già saliti sui pezzi e' sui cassoni, con i loro moschetti a tracolla e l'elmetto di traverso sulla nuca. La campagna verso cui dovevamo muovere era pallida- di brina, dall'orizzonte nebbioso veniva il rombo opaco di qualche cannonata. Feci un cenno e saltammo tutti a cavallo, Bollevan do uno stormo di passeri. Appena rialzai il braccio per far incolonnare i traini, vidi uscire dalla porta della cucina la bionda. Era smorta, aveva gli occhi gonfi e piccini. Mi ai avvicinò, mi salutò con voce - fievole : buon viaggio. Voleva forse aggiungere qualcosa, ma già s'udiva il cigolare delle ruote alla prima spinta delle pariglie. Allora, butta in lagrime, s'alzò ad abbracciare la testa del mio cavallo, la baciò cercando di sorridere, e come il cavallo s'era, mosso, lo lasciò passare sfiorandogli il dorso con una lunga, piena carezza». Non si poteva dire di più, nò meglio. In questa semplicità, in questa purezza di parole, ha lume davvero la poesia. Par poco; la pagina sembra più scarna che discreta; più povera che ammorbidita di pudore; eppure quanto calore, quale grazia ! E' la grazia dell'Angioletti migliore, terragno, uomo, quasi esangue per il troppo peso della sua sottigliezza sensitiva, donde il nascere di quell'i aura poetica» che qui è soltanto trasfiguratrice, e altrove, nella giornata della bambina, trabocca di trattenuta tenerezza. iPer un'ora la casa ha vegliato al 6u0 sonno, quieta e propizia nell'ombra delle imposte chiuse. Quando si sveglia, rossa dal calore pomeridiano, vestono la bambina e l'accompagnano a passeggiare. Cammina ilare e fiduciosa, i colori della sua veste rallegrano la strada, il mondo non le dà soggezione. Automobili, tranvai, gente affaccendata che passa enorme a sfiorarla, tutto le è estraneo, indifferente. Corre un treno su un cavalcavia, la incitano a guardare, ella guarda obbediente ma non si stupisce. Si stupisce d'un gatto bianco su una porta, d'uno straccio sollevato dalvvento, della musica d'un organetto. Chiama fiori le er be dei prati, mare l'acqua della fon¬ tana, le nuvole d'aprile la seguono lente in viaggio ». Questa laura poetica» noi l'ammettiamo. Non ammettiamo quella che serve a nascondere entro il rac Restrizioni alla procedura ungherese | POSTA DI MANTOVA per il divorzio Vienna, 29 notte. Celebrazioni e centenari — Learco Alla vigilia della chiusura del Par- J*uer« «•» «Sacco» del Lanziche ■•(lamento il Ministro ungherese della necchi - Un grande dimenticato conto o il frammento o il pezzo di lalnen , 4 . 1 X,.„„«»fn hi . .. 'Giustìzia tia presentato un progetto 41 Mantova, luglio. bravura o l'intarsio o l'ala d'Icaro dell'immagine letteraria, fredda e senza vita. L'ars narrandi non può che rappresentare: vita trasfigurata e pur vivente. Si sa: questo è da tempo il nostro chiodo fisso ; e quando capita l'occasione propizia, noi lo ribattiamo con tutta forza. Oggi, invece, a causa dell'i aura poetica» ogni pagina diventa pagina narrativa, racconto: il poemetto in prosa, la descrizione icastica, il monologo interiore, il frammento, lo stato d'animo. Per fortuna che Angioletti con i fatti, se non in tutto, almeno in buona parte ci dà ragione. GIUSEPPE RAVEGNANI (1) 6. B. ANGIOLETTI: « Il buon veliero . Giuseppe Carabba, editore, Lanciano, 1930 Lire 9. legge che tende a rendere più diffl- {p c) TrecenVaBnj or sono dl aue. cili e costosi i processi di divorzio, ti- sti giorni, Mantova offriva alla Storia' nora la cosa era semplicissima: ba- la sua prima pagina di martirio: 11 stava che una qualsiasi autorità con- «Sacco » dei Lanzichenecchi, briachl fermasse per iscritte, che,ì_ cornai da « strage^ d acquavi e m.u«a a ferj sei mesi non vivevano nella stessa ca- stent]i la fame semlnnvano ja mò£a sa, perchè il giudice, anche in assen- dov'era slata la ricchezza, za delle parti, accordasse il divorzio. Il « Sacco dl Mantova »? E chi se D'ora in poi per tali processi sarà ne- ne ricordava qui, di quanti vivon la roc-arin farsi rnnnr«pntax<> da Un nO- nostra vl'a di provincia, IP CUÌ l'ope- cesaano farsi rappresentare aa un no fa dell, , u pensiero del domaFnl taio, anziché da un avvocato, e ad- cance]Iano , ricordi ed aboliscono le durre una serie di testimoni. Coloro inutili parola? che desiderano di dividersi si affretta- Di celebrazioni — è noto — furono no ora a intentate processi dl divor- sempre parchi i Mantovani, anche ,in «nnrnflttTrp ripi noro tempo Percnè sarebbe difficile tenere a ciazio, per approfittare dei poco tempo morla anniversari tristi & Ufiche rimane fino ali entrata in vigore t, de])a ,oro6 storia_ E sg _ur {ec_r0 della nuova legge. Dall'estero giungo- uno strappo con ja „ Settimana • del no continue richieste di sposi che de- giugno, convien dire che da anni la siderano, di comune accordo, riconqui- città impigriva nel suo silenzio, per tare la propria libertà; 1 tribunati per- cui era proprio necessario questo clan ciò hanno molto da fare. Storie di oof tij^ifì^e e> di spie Raquel fece fucilare Mata-Hari? La canzonettista insignita della commenda di Alfonso XII e della croce della Legion d'Onore = Terribile dramma di amore e di gelosia = La spia « H=21 » = L'interrogatorio emozionante e l'appassionata difesa dell'avvocato innamorato = Un telegramma misterioso e un viaggio inesplicabile = Affermazioni, contraddizioni e sospetti = Lo scrittore e le due sirene - La visita di Raquel Meller al Papa = Il tragico silenzio MADRID, luglio. E' parso a taluni un po' eccessivo il recente conferimento da parte dl Questa Accademia di Beile Arti di San Fernando, della commenda dell'Ordine di Alfonso Xll alla canzonettista lìaqucl Meller, « in ricompensa dell'opera spaonolissima. veramente patriottica, dell'insigne artista di rinomanza universale, la Quale inoltre Ita saputo rinunciare a un contratto vantaggiosissimo di parecchie migliaia di pcsctas, die la impegnava a recitare in una pellicola cinematografica poco favorevole al nome, agli interessi e al prestigio della sua patria ». Altri sono rimasti meravigliati pei fatto che fra pochi giorni dovrebbe partire per Parigi un'illustre letterata spagnola. Filar Mlllan Astray, con l'incarico di appone sul petto della Moller le insegne dl ufficiale della legioii d'onore concessele pure dl recente dal. Ministero dell'Istruzione Pubblica francese. Interrogativi emozionanti Une onorificenze in un sol mcsel Per una stella di varietà è un vero oid... Ma se ì servizi che la canzonettista ha resi alla sua. patria posso no giustificare in gualche, modo l'alta ricompensa decretata per la prima volta a una donna, cosa invece veramente induce il Presidente della Repubblica francese a firmare il decreto che concede le insegne della Legion d'onore alla pur celebre « tonadillera espatiola «? in taluni circoli teatrali — ed in coincidenza con Queste attenzioni ufficiali — ha ripreso a propagarsi la voce, che più d'un giornale ha raccolta, secondo la Quale IlaQuel Moller reca sulla coscienza il grave peso di una morte. Qui si spera, però, che dopo guanto adesso dichiarano Vex-senatore V. Emilio Junoy e l'exministro Sr. Salvatella, saranno considerale come leggenda ingiusta Queste drammatiche domande: «Raquel Atelier ha dunque fatto fucilare Matailari? E' stata questa « cancionista guaptsima » a denunciarla come spia, a metterla nelle mani della Polizia francese e a provocarne la morte? ». Per una concomitanza strana, vede adesso la luce un interessantissimo libro. La vraie Mata-Hari, courtisane et espionne, opera del giornalista olandese Ch. S. ileymans: e nelle sue pagine si accoglie e si commenta l'accusa lanciata contro la canzonettista spagnola, che da pochi anni sta cai cando e non senza successo le scene del « music-hall » di Parigi. Ma fu davvero Raquel Meller a pre parare la fucilazione di Mata-Hari'/ Di Mata-Hari, ardente bellezza bruna, ballerina allucinante e fantastica, trlonfatrice in Parigi agli inizi dì que sto secolo, molto severamente parla Charles S. Hcymans, il giornalista na to nello stesso paese in cui ebbe vita la radiosa mistificatrice delle sacre danze dell'India. Sembra sicuramente provato che Mata-Hari (fu questo il nome che assunse Margherita Zelle nel diventare danzatrice orientale: e Mata-Hari è accoppiamento di termini che all'incirca significano « Occhi mattutini ») nella sua vita aveva visto una baiadera e che ciò che faceva non era che esecuzione dt passi, airi e salti assolutamente arbitrarli e incoerenti, da lei sola ideati. L'audace speculazione sopra la dabbenaggine dei suoi contemporanei le diede risultalo. Divenne in poco tempo famosa. Gl'Impresari se la contendeva, no. Danzò a Parigi, a Berlino, a Vienna, a Montecarlo... dinanzi a pubblici di Princìpi e milionari, che l'acclamavano esultanti. I letterati, in conferenze e saggi, si cimentavano a definir la sua arte ed a spiegarne il « recondito simbolismo*. Fu la donna di moda durante molti anni. Ebbe amanti fastosi: un monarca, un principe ereditario di un grande Stato, diversi celebri artisti... Spia Per otto o dieci anni conduce vita brillante e sontuosa. Possiede una splendida villa a Neuìlly. nei dintorni di Parigi, e dà in essa magnifiche feste, alle quali accorrono le più grandi figure dell'arte e della politica. E' una delle stelle favorite dal pubblico parigino. Le sua esibizioni sono sempre trionfali. Nell'estate del 1914 scompare improvvlsamenle-da Parigi. Dov'è andata? f suol ammirate: i non hanno il tempo dl chiederselo e tanto meno di iniziar ricerche, poiché alcune settimane dopo si determina rn fatto, un grande fatto che distrugge e dissipa le minute preoccupazioni dell-i vita corrente: la guerra! 1914... 1915... 1016... 1917... I cronisti teatrali e la gente che vive tra le quinte e i ridoni, si sor già del tutto dimenticati della creatura delle « danze sacre », allorché d'improvviso, a metà febbraio del 1917, giornali escono con una notizia sensazicnalc: «Mala-Hari, accusala di spionaggio a favore del tedeschi, e slata tratta in arresto! ». E si hanno pochi a.llri particolari, chi all'ufficio di controspionaggio non garba prodigar le notizie: che Mata-Hari tornava dalla Spagn: allorché è stata accalappiata dal francesi, che pare indubitabile la sua connivenza col nemico e che trovasi ora incarcerata nelle prigioni dl San Lazzaro... « H-21 » dinanzi a! Consiglio di guerra Più dl cinque mesi dopo la sua detenzione, il 24 luglio 1917, Mata-Hari compare dinanzi al consiglio dì Guerra, che deve giudica'la. La difesa è a carico di un vecchio e celebre avvocalo, il quale, invaghito pazzamente della ballerina, ha chiesto per favore che 10 lascino tentar dì salvarla: monsicur Edouard Ciunei. Mata-Hari si presenta tranquilla e sorridente davanti ai suoi giudici. « La vedo ancora — scrìverà il comandante Massard al banco degli accusati, eretta, alta, slanciala... col suo vestito azzurro, scollato, a punta; il suo cappellino a tricorno, civettuolamente militare... ». — Come mai vi trovavate nella vettura del Prefetto di Polizia di Berlino 11 giorno della dichiarazione di guerra? — le chiede il Presidente. — Avevo conosciuto il Prefetto al music-hall » ove lavoravo — essa risponde. — Ire Germmia la Polizia si riserva il diritto di « censurare » gli abbigliamenti teatrali. Si disse che io mi presentavo troppo svestila e il Prefetto venne ad esaminarmi. Ci conoscemmo così. Sia pure. Ma in seguito entraste al servizio del capo dello spionaggio tedesco, il quale vi affidò una missione a Pariqi, vi diede 30.000 marchi e vi iscrisse nei registri dl spionaggio col nome di « H-21 ». — E' vero — essa ammette — che adottai un pseudonimo per corrispon dere col mìo amico e che mi diedero 30.000 marchi. Però questi 30.000 mai chi non erano il mio salario di spia, ma il prezzo dei miei favori, giacché io ero l'amante del capo dello spionaggio... Lo sappiamo. Ma il capo dello spionaggio si è mostrato, a nostro parere, un po' troppo generoso... — Trentamil" marchi costituivano il mio prezzo abitualo: mai mi davan meno i miei amanti... Il Presidente e il P. M. Mornet continuano a interrogarla; la accusano di essersi intrattenuta lungo tempo in Francia nella retroguardia ed in parti avanzate del fronte tenendosi costantemente in rapporto con elementi militari francesi e in pari tempo sviluppando una corrispondenza attiva con l'ufficio di spionaggio tedesco dl Amsterdam, da cui in ricompesa delle informazioni che essa inviava, le perveniva danaro senza interruzione. Mata nega. Non ha mai fatto la spia. E' vero che scrive al capo dello spionaggio tedesco, ma soltanto lettere di amore, e il danaio che riceve è a sua volta danaro d'amore. — Che colpa ho io se il mio amante era a capo del servizio ai spionaggio tedesco... — esclama, stringendosi nelle spalle. Non è però terminato l'elenco degli addebiti. I più gravi vengono ora — Sospetta al nostro servizio di controspionaggio, — sostiene II Presiden te, — al quale tuttavia mancava una prova decisiva contro di voi, si procurò di allontanarvi dalla Francia e si pervenne a sospingervi in Spagna... La prova, infatti, non tardava a prodursi. Ella si trovava da poco tempo come ballerine a Madrid, allorché uno degli addetti militari all'Ambasciata tedesca, oo. Vi..., chiedeva per radio ad Amsterdam che inviassero 15.000 pesctas a nome dl lei a Parigi, ove si sarebbe recaia a riscuoter la somma. La stazione della Torre Eiffel intercettò il dispaccio radio ; il servizio di controspionaggio lo tradusse e qualche giorno dopo, quando MataHari si presentò a Parigi per ritirare il vaglia, la acciuffarono... — Non potete negare — dice il Presidente all'accusati — di aver riscosso le 15.000 pesetas. _ E' esattissime -• ella risponde — Anche con K... eia amante mio e, non intendendo pagare le mie carezze con danaro di sua tasca, trovò più comodo pagarsele coi quattrini del suo Governo... ., la ballerina è perduta. Invano qualche teste depone in favor suo; invano l'avv. Clunet, il povero vecchio che la adora, compie disperati sforzi per salvarla dispiegando una finissima oratoria patetica. V- Tribunale si ritira per la deliberazione e dieci minuti dopo, all'unanimità, sentenzia. Riappare Mata nel salone del Consiglio. Fiera seria impassibile, è (trilla in piedi tra due file di soldati. U segretario del consiglio comincia a leggere, lento e solenne: — in nome del popolo francese... — Presentat'armH — arida il capo del picchetto. Al cospetto dei fucili che lo salutano il segretario continua a leggere: — Margherita Zelle. colpevole « di essersi introdotta nel 1916 nel campo trincerato di Parigi, allo scopo di procurarsi informaziOPi interessanti una potenza nemia*... » ni avere, in Francia e all'estero, procuralo a tale potenza informazioni capaci di ostacolare le operazioni del nostro Esercito »... « dl avei intrattenuto all'estero intelligenza con agenti diplomatici tedeschi, con l'obiettivo di favorire le operazioni dei nostri nemici, comunicando loro segreti relativi alla nostra politica interna e all'offensiva della primavera nel 1916 ».... Margherita Zelle è condannali a morte... Mata-Hari ascolta, fredda e altezzosa... Quando rlsuona la parola « morte » si stringe nelle spali- e sorride; sorride sdegnosamente, come chi oda cose che non lo riguardino od una scortesie. Accanto ad essa, curvo e tremefatto, piange il vecchio Clunet... La fucilazione provocò un'impressione enorme. Si fecero intorno ad essa ogni sorta dl relazioni e di commenti nlsse in Spagna,, la. consideravano già come una spia tedesca. Ed essa lo sapeva. Don Ioaquin Salvatella, ex-ministro, che conobbe la ballerina durante la sua permanenza in Madrid, ha detto di lei che « era una donna dagli atteggiamenti strani. Trattava con alcuni tipi sospetti... Ricordo uno di essi, col quale si accompagnava frequentemente; un mezzo tedesco e mezzo portoghese, che si diceva fosse una spia. Soleva, inoltre, raccontarci cose sconcertanti. Rammento, ad esempio, che una volta ci disse: — Vedono? Adesso sto qui tranquilla prendendo il mio caffè e pensare che al massimo 24 ore addietro mi sono imbarcata in un sottomarino... ». Per un sentimento di pietà comprensibile, il signor Salvatella non vuol essere più esplicito; però si comprende dl leggieri che egli e tutte le altre persone che la conoscevano qui a Madrid, avevano l'impressione che Mata-Hari fosse una spia. Dovette, del resto, esser cosi diffuso tale convincimento, che un giornalista amico degli Alleati, Ezequiel Endériz, pubblicò una serie di articoli sul giornale El Liberal sotto il titolo: «La dama de las pieles blancas » ; ed in essi chiaramente si parlava dei rapporti tra il capo della spionaggio tedesco di Madrid e la ballerina del Ritz. Che ella stessa ormai si sentisse compromessa, che tosse mezzo persuasa che per lei tornare in Francia era molto pericoloso, lo dimostra una lettera di un diplomatico olandese, il signor G. de With, allo scrittore spagnuolo Gómez Carraio, in cui è riferita una conversazione svoltasi fra lui e la danzatrice. Il signor de With, che era incarica gor di nuove, entusiastiche fanfare, per ridestar echi sopiti e portar oltre le mura i richiami della sua bellezza sognante. Nessuno, ad esemplo, s'accorse che l'anno scorso un anniversario richiamava dai secoli l'ombra e la gloria di Baldessar Castiglione, ed ancor oggi, in pieno Bimillenario Virgiliano, ed alla soglia delle grandi celebrazioni del settembre, non sono certo più numerosi quelli che s'attardan sulle « Bucoliche » anziché sulle cronache delle imprese di Learco Guerra. Recriminazioni? Ma niente affatto. Ai fini della propaganda spicciola dl Mantova valgono di più le vittorie dl questo suo figlio oscuro e gagliardo che non l'edizione nazionale di Giuseppe Albini; si constata, ecco, non si commenta. Poi l'argomento esula dal tema. E il c Sacco di Mantova », ch'io mi sapderio di conoscerla. — Andiamo dun- pia, non ha nulla da spartire coi manque a Barcellona — le dicevo spesso, rovesci incassati da Charles Péllssler* - Laggiù troverete la tranquillità e il Torniamo al Lanzichenecchi, dunque:l riposo morale che vi occorrono. Pren- a 5uel loI*ano 1630 ^ suscitò. 1 or¬ rore di tutt'Europa e che oggi gli sto- derete in affìtto una cosina di cam- rici rievocano, nei libri e nelle gazzetpagna, sul Tibidabo o a Vallvldrera. te. ponendo Mantova al centro di quelVedrcte il mare e la montagna a tutte la vicenda sanguinosa che ebbe nome ore. Il sole catalano vi ridarà salute ' Guerra dei trent'anni ». giornalistici, romanzi., drammi, studi{,0 d'Affari di Olanda a Madrid verso storici... E in Tnez-.n a questo grande dramma, al Quale hanno partecipalo Individui di tutte le nazionalità, si è lanciata l'emozionante accusa: « Raquel Meller tu colei che denunciò e consegnò Slaii-Hari alla Polizia francese ». Perchè dunque. Mata-Hari tornò a Parigi a lasciarti prendere in gabbia? Era partita dalla Francia, in realtà, eludendo i servizi di controspionaggio, che sospettavano dì lei; e poi, uscita dal territorio della vicina Repubblica, in Olanda e in Spagna, invece di servire — come sembra ne avesse fatto l'offerta — lo spionaggio francese, gli aveva giocato, secondo guanto risulta, alcuni brutti tiri. Come mai, allora, si azzardò a tornare? Non. comprese che andava incontro alla fucilazione? e v'infonderà ottimismo... — Mala- Tempi tristi correvan, già dal "612. Ilari era derisa n vt-nirp rn-n me tiri per la Signoria dei Gonzaga. La canan era. aecisa a venire con me un sata inU5tre cne aveva donato al mon- giorno le dissi: «Oggi partirò. Volete do l'eroismo di Francesco vindtor di dunque venire? ». Scoccava il mezzo- Fomovo e la santità di Luigi; il ceppo giorno. La danzatrice mi rispose- che aveva rampollato vi.rgu.hi schietti « Slo aspettando un telegramma da 6 germogli di verdissima gloria, dlsPariai secando n suo eontemitn ver seccava lentamente, penosamente nelrungi, seconao u suo contenuto, ver- la ](mta agonia del suo ummo succes- rò o non verrò con voi. All'ora della sore. colazione vi saprò dire se accetto, o Senz'eredi e senz'energia, Vlncen- dare una risposta negativa ». Alle due zo II concludeva nel 1627 il clOlo dt del pomeriggio Mata-Hari riceveva un una dominazione trlsecolare, iniziata :(~da pTaì- firri° co\no- ^ erSnu&sri ìsssz me del suo amante, con che era invi- ni i marchesi 1 duchi lata a partire immediatamente per la A cW spetta'va il retaggio glorioso capitale francese, lo partii alle 18 per ed ambito, il ducato in cui brillava la Barcellona ed ella alle 20 per Parigi, reggia più fastosa d'Europa? Sulla; Non ci siamo pia visti... Il telegramma questione della successione. Spagna e che ricevette era falso ». Francia ritrovarono il motivo della „ ' " loro ostilità insanabile: che mentre thi l aveva spedito? oer Madrid 11 ducato di Mantova e del Era opera dl Raquel Meller e del mi- Monferrato doveva passar ai Gonzaga ntarr /r/,n,«»i "• del ramo di Guastalla, fedeli alla co- ■uarc francese? rona eatt0lljCa Lmgì XIII da Parigi sosteneva 1 diritti dei Nevèrs. discendenti da Ludovico Gonzaga, fratello' del Duca Guglielmo. Sulle prime la meglio parve toccarS Benché non lo si dichiari, il gior- ai protetti di Richelieu. Il 17 gennaio notista olandese lascia sospettare che 1628 Carlo Gonzaga-Nevèrs assume il da essi sia partita l'imputazione e la potere per se e per gli eredi, ed Immacchinazione terribile. Tali nuove mediatamente spedisce a Madrid cor- ,„„.,.,, „„„ ^ . .. rieri diplomatici per placare le re del- emergenze non hanno mancato dt prò- la Com cesarea, dove il nuovo sismocmrre un emozione ben comprensibile, re non può certo trovar eccessive simDicono che a Parigi, ove -- come è patio. Ma l'opera dei negoziatori, putì risaputo — la creatrice del « Relica- abilissimi e scaltri da dar dei- punti rio » è adesso una delle più popolari a! celebrati ambasciatori della SerettPtin <ì*i ..-Piati et „ -i nissima, non sorte l'effetto desiderato. stelle del varieté, si commenta e si Di piu_ ad affSravaTe il conflitto. ur£ discute il caso con interessamento ap- fatto nùov> WreTvTérTe: Carlo Emamiepassionato. Ma fu davvero Raquel a le I, traducendo in atto una lunga! nellare Mata-Hari nelle mani della po- aspirazione dei Savola, annette parlizia francese? Fu essa l'autrice del talmente 11 Monferrato alla sua coro- Una smentita del senatore Junoy L'avvocato piange — Riconoscete — insiste. il tenente colonnello che funge da Presidente — che II danaro proveniva dal capo dello spionaggio tedesco in Amsterdam? — Si. Il danaro era inviato dal mio amante d'Olanda, il quale, senza saperlo, pagava i debili del mio amante di Spagna. « Mata-Hari non era spia... » Vex-senatore Don Emilio Junou, che convisse con la ballerina all'Hotel Ritz di Madrid e che fu suo grande amico, sostenne già l'anno scorso, dinanzi alla pubblica opinione spagnuola, l'innocenza di Mata-Hari; ma alle sue parole vivamente si è opposto il giornalista olandese Ch. S. Heymans, autore del libro recentissimo: La vraie Mata-Hari, courtisane et espionne. Dore Emilio Junoy torna oggi ad estrinsecare il suo Intimo convincimento-. « Mata-Hari non era spia, si dica ciò che si voglia. Se lo fosse stata, non avrebbe forse almeno una volta tentato di. ottenere da me notizie e dati di indole spagnuòla che interessavano molto al tedeschi? Per esempio: ragguagli, intorno alle relazioni mercantili, e industriali tra la Spagna, e gli Alleati? A me, parlamentare e giornalista, essa poteva ben supporre che vi erano da. strappare Indicazioni senza dubbio importanti... Tuttavia, mai, nel mesi che durarono i nostri rapporti, ella fece un tentativo simile... E Doto? E Santiago Alba? E Cambn? Non potevano esserle fonti preziose di informazione, lutti questi uomini? Ecco invece cosa è accaduto: tanto Alba, guanto Dato e Cambó, mi avevan chiesto, prima l'uno e poi l'altro, che li presentassi a quella donna straordinaria, che produceva sensazione al Ritz; ma la danzatrice si scusò... Evitò là presentazione. Si comporta cosi, forse, una spia?*. II mistero di un viaggio Questa, calorosa difesa, che mostra la^ìngenua e veemente bontà dell'exsenatore catalano ; la candida bontà dei cui inganni egli stesso sembra vagamente sospettare quando chiude lo sue ultime dichiarazioni con la frase-. a .1 dir il vero, preferisco vedere le buone qualità delle persone, prima del loro difetti... » ; non bastano per demolire le accuse formulate nel Consiglio di Guerra contro Mata-Hari, poggiantisi su prove sufficientemente serie. Ora però non si tratta dl sceverare se era innocente o colpevole. Colpevole o no, il fatto resta che i francesi. Al termine di questo interrogatorio, che di lei diffidavano prima che ve- il 1916 narra che un giorno ebbe là visita di Mata-Hari. Costei spiegò che desiderava andare in Francia, ma cha nutriva « una grande inquietudine * all'idea di dover passare di nuovo la frontiera. « Una persona che ha la coscienza pulita — le disse il diplomatico non deve temer nulla... Ad ogni modo. In caso di difficoltà non tralasci ii telegrafare alla Legazione ». A quanto pare, la inquietudine di Mata-Hari non si. dissipò con queste parole. E allora il signor de With ri tenne prudente sottolineare : « Una persona che sentisse dl non esser molto a posto con la coscienza, me'ilio farebbe a. non arrischiarsi a passar la frontiera... ». Perchè invece la passò, ad onta di lutto? — L'ignoro... Non giungo a spiegarmelo — riprende a dire Vex-ministro Don Salvatella. — Riesce incomprensibile... — Crede lei che la ingannarono? Che qualcuno, tendendole un tranello, la sospinse a Parigi? Il signor Salvatella si stringe nelle spalle: — Bah... Non so. Non so. Certo, nel fondo di tutta questa storia della Mata, un mistero sussiste! Raquel Meller accusata Il mistero sarebbe svelato, almeno secondo il giornalista olandese Heymans, che nel suo libro includeva una intervista — non di oggi — dell'ex-senatore Don Emilio Junoy. intervista che è denuncia categorica contro coloro che condussero a morie MataHari. Ecco d'altronde II testo integrale dell'intervista: « Attribuisco l accusa dl spionaggio lanciata contro MataHari—sono parole dell'on. Junoy — ad amori contrastati. Sono qui in ballo un militare francese e un'artista catalana. Il militare, addetto al Ministero degli Affari Esteri dt Francia ed inviato in Commissione in spagna, si innamorò pazzamente di Margherita Mata-Hari, che però, adorando il suo amante, non volle essergli infedele, n militare promise di vendicarsi. D'altro canto, Gómez Carrillo, il mio buon amico Gómez Carino, aspirava anche egli al favori di Mata-Hari, senza riuscir a conseguirli; tuttavia, quella che allora era là moglie di Gómez Carrillo, un'artista catalana — Raquel Meller — credette che esistesse una tresca fra. la ballerina e lo squisito scrittore. Il militare e l'artista catalana prepararono la perdizione dell'amica deliziosa Di guai mezzo si avvalsero Raquel Meller e il militare francese — si chiede il giornalista Heymans — per sospingere Mala-Hari ancora una volta a Parigi? Il signor Junoy non lo dice esplicitamente, ma lo lascia intendere con lo espressioni seguenti: — Le avevo magnificato, com.e lo so farlo, le bellezze di Barcellona, perchè si decidesse a vìvere colà. Mata-Hari non aveva mai visto la nostra grande città portuario, ed aveva un gran desi- telegramma? Fece bene? Fece male? La gelosia può scusarla? Un incidente imprevisto viene, all'ultim'ora, non sappiamo se a dis-sol- na, in virtù degli accordi col governatore spagnolo di Milano, don Gonzalo di Cordoba. Come evitare dunque la guerra sul contesi dominii Gonzagheschi? Già essa divampa nelle Fiandre e in Boe- Vere o a. render nìù aruln t'eniiimn sa. "'■•""'ya uou-e riauufu e in Doe- rrJ«foci >f. f enigma mia ln Germania ed in Austria; ed creatosi intorno ali artista spagnuòla: u suo ventilato immane turbina ora urta rettifica di Don Emilio Junoy. Do- su Casale e su Mantova, mentre tuv- po aver letto il libro dell'Heymans, l'Europa, divisa in due partiti, parte- l'ex-senatore si è affrettato a inviar.-. ciP,a °f! assiste alla lotta furibonda. taZeT'la''Jrl ""T" "T"" <™^"™^^- tTspZ! madrileno la dichiarazione che se- gna ha invece con sè i Savoia le cui gue: «Non ho nvii detto che fu Ra- insegne già sventolano sotto le mura quel Meller la denunclatrice di Mata- di Casale. E mentre quest'ultima re- Harì. Ho solamente sospettato di una %\s% gl'urto grazie agli aiuti del Rei ÌTiT' ^ata nei magazzini del fnva^^a p imf "voltaiKM Louvre, sedotta e abbandonata da Gó del '629 dagli allemanni, guidati da mez Carrillo. Essa venne a Madrid Rambaìdo di Collalto. Numerosi sono, per cercarvi e fermarvi l'ingrato a- f Dene armati: e dinanzi a loro crolmante, ma l'incontrò mentre taceva il lan5' ad .una ad una le difese e s'arbellimbusto con Raauel con T^afe l^TÀ^S^L%% ^ finì per sposarsi alquanto tempo do- sedio degli uomini e delle acque, già; po. Il militare che io sospetto abbia soffre e langue per la penuria del vi. preparato la cattura di Mata-Hari era veP e Per 'a Peste che fa strage. un generale zoppo, ferito in trincea ^,J^aTT-S diVen,- 10 s,razio del r.hz tu mnn A„Un "., L/ll' Mantovani che gli alleati di Venezia e di Parigi soccorrono... con delle buone parole. Ma tuttavia la resistenza non vacilla, 1 propositi non piegano. E i Lanzichenecchi, digrignando 1 denti, mentre il morbo miete nel folta' delie loro schiere più virarne che non le scarse colubrine del Nevèrs. debbo- chs fu capo della sezione di spionag gio dell'Ambasciata sino alla fine della guerra ». La rettifica è, come si vede, categorica. Ma non basta per sedare il mormorio sollevatosi per l'apparizione del libro del giornalista olandese. Probabilmente le parole dell'on. Junoy sono destinate a render l'avventura più rumorosa e maggiormente drammatica. lì silenzio della canzonettista In mezzo al tumulto, Raquel Meller si mantiene silenziosa, impenetrabile. Tempo fa, quando cominciò a circolare la voce, a Parigi e a Barcellona, che era stata essa a gettar nelle mani della polizia francese MataHari e a causarne la morte, Raquel si recò a Roma e. in una udienza privata, si prostrò ai piedi del Pontefice. Corse allora tra gli ambienti artistici e teatrali una patetica versione del ricevimento in Vaticano. Si disse che la Meller si era inginocchiala, singhiozzando, dinanzi al Papa per invocar perdono dl una grave colpa che la tormentava, che riempiva di angustia la sua vita... Al cospetto dl commenti di tal genere, ella si credette in obbligo di fornire qualche spiegazione. E in una lettera, che si pubblicò nei giornali di Barcellona, scrisse : « Sono andata a Roma con l'irreprlmlblle desiderio dl vedere Sua Santità Pio XI, ma ciò che avevo da chiedere non riveste nessunissimo carattere di suppplica. Non posso riè debbo dire che una sola cosa: ed è che ho ricevuto la benedizione dal Santo Padre. Il resto concerne unicamente la mia. coscienza... ». La sua coscienza... Quale nero ricordo, quale ombra dolorosa, le allon- \ NI evo, soldato e tanò dalla coscienza la soave mano pelle Camicie Rosse del Papa, tesa blandamente sopra idi na *8 i! Pauro,30 «Sacco» è lontano testa umiliata dell* canzonettista" |nella memoria almeno quanto sono viinsili umi.ui.n aeiui cunzoneuisia/ fina e profonde le- orme sue indele- Raquel Metter non ha mai tfe»o'bili. non por questo si doveva tacerne- nulla. Tanto più che solo adesso, dalla rln- , ,, , novata, febbrile costruttivltà del secn. Raquel Moller tace ancora. ,0 fascista, Mantova sta riprendendo n i_ DiDiser 'f!?po '^cent'anni, il volto e grandezza a. Li pariset. di un tempo. no rinunciare alla bella preda. Siamo nel maggio 1630. Stremata dl forzi, sola col suo orgoglio e con la sua disperazione, Mantova si difende ancora, leoninamente Ma scarsi sono ormai gli uomini validi, che la peste. In pochi mes;, ha ridotto la popolazione da 40 mila a 16 mila anime, a tutti i medici della città sono periti per il contagio. La mattina del 18 luglio, dopo un'ultima, epica resistenza, Carlo di Nevèrs firma il patto di resa, e le sale sontuose della Reggia, che già ndiron le canzoni dei menestrelli e le musiche di Claudio Monteverdi, si rimandano ora con l'eco le bestemmie gievi dell'Aidringhen, capo dei vittoriosi. La città, intanto, è a sacco. Prima le case dei patrizi, poi quelle del popolo, sono teatro di scempi orrendi, di violenze bestiali, di gesta di soldati senza patria e senza onore, che incendiano, ammazzano, distruggono. E* una furia, un flagello, una ruina. Nemmen le chiese si salvano. Nemmeno la chiese, dove i mantovani cercati rifugio stringendosi «agli altari ed ai sepolcri » e donde sono cacciati « come cani tignosi ». Per quattordici mesi, ininterrottamente, teorie di carri e di barche risalenti il Po, lasciano la città con carichi preziosi. Quello che non s'è potuto asportare è stato distrutto o venduto: come i libri della Biblioteca d'Isabella d'Este (una delle più celebri d'Europa) esitati in piazza a due scudi :l sacco! Irrisione suprema, la pace dl Cherasco restituisce al potere dei Nevèrs un tetro, sconvolto cimitero. Centenario infausto, quello che è ora trascorso, e che i Mantovani bene hanno fatto a dimenticare, con la stessa disinvoltura con cui — a torto —. non hanno resuscitato quest'anno dall'olmo, dopo un secolo dalla nascita, un loro grande concittadino: Ippolito i NI evo, soldato e cantore dell'epopea