Pesca a tartana

Pesca a tartanaSotto un bei cielo marchigiano appena toccheggiato di nuvoli si lasciò quella mattina il canale murato per il mare mo3so da un po' di garbino. Il motoveliero su cui ci eravamo imbarcati era fra i migliori delia flotta peschereccia di Senigallia e aveva a bordo quattro uomini che amavano insignirsi tra loro dei titoli scherzosi di Capitano, Nostromo, Meccanico e Cuoco, quattro ra gazzoni adusti, gagliardi, sempre in mare da mattina a sera, infatica' bili, e che andavano magnificameli te d'accordo fra loro. Una giornata di pesca sull'Adria tico 1 Ma era il mio sogno da gran tempc. Un sogno, comunque, che fui in grado di realizzare grazie all'alacre cortesia di un amico, il cav. Catalani, che mi facilitò ogni formalità e mi fu largo di utili spiegazioni Il fami gli arizzarci coi moti della barca dopo la paura del mal di mare fu la maggiore preoccupazione del momento, tanto più che arrivati sul luogo della pesca il garbino ci fece sentire le sue folate ,rapide e profonde. — E' il peggiore degli otto venti della bussola — sentenziò il Nostromo, un grandone che somigliava a Camera. — Sbuca improvviso da terra e si getta sul mare come un cane arrabbiato, e non si sa mai come la pensa ! « Spes » però, il motoveliero, tenova il mare a meraviglia filando i suoi quattro nodi all'ora, spinto dal motore a nafta che gli crepitava regolare in seno. Sopra di noi schioccavano ancora al vento le belle vele rossastre. I pescatori di qui non hanno voluto abbandonare l'uso del,la vela, anzitutto perchè essa fu strumento e poesia dei padri loro poi perchè la vela aiuta il motore e fa risparmiare olio e nafta. Così mentre si naviga si discorre un po' tra noi di questo cose di mestiere. In realtà il Capitano pa reva contento. Questo bravo figliolo svelto come un gatto mentre rattoppava una rete o manovrava il timone o la scotta mi diceva che nonostante la concorrenza accresciuta e il mare impoverito, per chi sa lavorare senza risparmio e fatica e di coraggio c'è da farsela bene. — Intanto col motore lei arriva in un momento sul luogo della pesca e se ne ritorna quando vuole, con grande risparmio di tempo. Poi se c'è fortunale in un attimo riscappa in porto. Certo, si sa, cotta. — Quanto? — Il mio l'ho pagato circa 50.000 lire. Motore tipo Benz... Ma bisogna battere il mare da mattina a sera, con un po' di riposo soltanto la domenica. — E quando fa mare cattivo soggiunse il Meccanico, un magrett6 arzillo che aveva in corpo quattro anni di navigazione mercantile e cinque di caccdatorpcdiera, come fuochista. Il lido s'allontanava. A otto chilometri dalla costa il magnifico litorale tra Fano ed Ancona spiegava davanti a noi il suo anfiteatro di basse colline ondulose, un poco velate, con San Ciriaco là in fondo e il Corsero e Senigallia nel mezzo, macchia rosea e felice posata nel verde. Pi H a poco venne gittata la rete in mare, la lunga rete a imbuto che qui chiamano tartan a. 12 quando dai lati della poppa furono lanciati anche i due timoni di ferro che dove vano trascinarla giù nell'abisso e ararne il fondo fangoso, incominciò nella barca, pittoresca e commoven te, un'altra occupazione. Erano le nove e i pescatori fan* colazione a quell'ora, e noi dovemmo mangiare con loro perchè questo era il patto con cui ci avevano imbarcati. Aldo, il Cuoco, accosciato in un canto del la barca friggeva intrepido una doppia gratella di magnifiche seppie sopra un fornello fatto di una vecchia- latta di benzina. Non mai colazione fu più gustosa di quella. Mangiammo seduti su casse e cordami insieme ai pescatori, raccontandoci barzellette e inaffiando il tutto con un «vinello del paese. Dopo le seppie ci furono i calamari, poi le sfoglie, poi le triglie, poi i suri, gli scampi e, infine, salutato da applausi generali, il celebre brodetto. Questo re dei conviti marinareschi ap parve in una grande scodella, diguazzante in una salsetta rosso oro, accompagnato da un profumo così intenso e così invitante che pareva d sentir passare in es30 tutta la forza, la visione e l'amore del grande Adriatico... Ma il garbino si rafforzava, non dava pace. — Se non c'era garbino, — disse il meccanico, — s'andava magari a sbattere fin sotto quella nuvola laggiù che pare la corona di una regina. Invece bisognerà accontentarsi di girare qui intorno. Adesso la barca procedeva adagino traendo la rete faticosamente. Ore grevi o stagnanti pesavano su di noi mentre il sole ci guardava spietato da un cielo senza nubi e il rullo del motore creava nei cervelli caldi di cibo una specie di uggia fastidiosa e rombante. A poco a poco arrivammo così nel golfo di Ancona dove poi il garbino si mutò in scirocco e allora una frescura ristoratrice alitò sulle nostre sonnolenze accaldate. Ma d'un tratto, un grido: _ I delfini I Erano apparsi questi diavoli del mare! Nella scia della barca, a un duecento metri da poppa, si vedevano le brune groppe balzare, inarcar si, rituffarsi: due, tre insieme, in un tripudio primitivo e felice. E ogni barca da pesca che vedevamo in giro sul maro aveva dietro questo tripudio di code e di groppe. Un vero castigo di Dio! Ghiotti di sgombri essi balzavano giù sulle tartane, le bucavano e ne mangiavano fuori { pesci. Da prima le barche avevano cercato di giocare d'astuzia manovrando in modo da fuorviarli, poi fu trovato il rimedio di una maglia di ferro da proteggere la tartana. — E, del resto, han pur diritto di vivere anche loro! — soggiunse col suo bel sorriso da ragazzone, il capitano cho quel giorno aveva dimenticato di applicaro la maglia di ferro. Dopo qualche ora, verso le tre, gli uomini trassero la rete. Puntando di conserva i piedi contro la balaustra e tirando a ritmo con mi ohi issa! trassero in coperta la gran borsa greve di fango, pesantissima che pareva volesse far scoppiare le loro braccia muscolose. Era cosa davvero mostruosa .questo sacco colmo di tutte le più luride e belle produzioni d'abisso! Sgocciolava da tutte le parti e dentro, nella mota giallastra, si muoveva, in un infinito brulichio, tutto il viscido cosmo delle profondità inviolate. I delfini avevano bucata la rete in più punti e dagli strappi parte della pescagione era fuggita via. Quello però che non era riuscito a svignar sola era un piccolo pescecane della lunghezza di un metro e mezzo che si dibatteva spaventosamente. Subi to fu tratto fuori e fu ammazzato sbattendolo ripetutamente a ino' di clava sul paiolato. — Hai finito di mordere eh? — ringhiava il Nostromo mentre lo accoppava. E il povero palumbo rimase là boccheggiante con la testa rotta mostrando al cielo quella sua ineffabile faccia biancastra dove la bocca aperta e dentuta pareva una piccola voragine, sotto i piccoli occhi sgozzati. Ora si ritorna a tutto motore verso casa. Si vola, e mentre scuffiate d'acqua dai fianchi della barca si rovesciano sul ponte, all'ombra delle velo schioccanti i nostri compagni trascelgono il pesce dal mucchio fangoso. Le triglie in una corba, calamari, razze e sogliole nell'altra. Ed è un gran viscidume intorno d'attinie e di mucose, uno sgambettare spassoso di granchi. Ma poi, tra poco, quando rientrati in darsena il pesce lavato brillò nella corba come la più bella e natura morta » che pittore abbia mai dipinto al mondo, noi ci riconciliammo con l'abisso del mare che sa produrre colori e forme umane e grazioso quanto le nostre ajole terrestri. Anofce quella giornata di pesca era finita. Noi ce ne tornammo a casa un po' ebbri come fossimo usciti da un mondo periglioso ed arcano, e i nostri compagni portato il pesce al mercato e lavata la grande tartana, già si preparavano per le nuove venture della pesca notturna. CARLO LI NATI, Il Congresso organistico nazionale Inaugurato a Trento Trento, 26 notte. Oggi si è inaugurato, alla presenza di illustri cultori di musica sacra e di numerosi organisti convenuti da tutta Italia, il primo Congresso nazionale dell'organo. La seduta inaugurale ha avuto luogo nella sala della Filarmonica, presenti tutte le autorità. Oltre ai lavori scientifici del compresso, che si 'preannunciano di grande interesse, verranno tenuii domani sera domenica e nei giorni seguenti imponenti concerti d'organo nella storica chiesa del Concilio di Trento, esecutori i più noti organisti, fra cui il maestro Matthey di Torino e il maestro Germani dell'Augusteo di noma. In occasione del Congresso è stato pure inaugurato 11 notissimo organo della chiesa di Santa Maria Maggiore, completamente restaurato, organo che ha una storia illusile, perchè fu costruito nel 1300 dal cardinale Principe Clesio che preparava il grande concilio delia Chiesa liomana. Già a quel tempo l'organo era grandemente stimato, tanto che lo si adornò di una meravigliosa cantoria marmorea di Vincenzo Grandi, ed esso occupa tuttora uno dei primi posti tra i migliori organi del mondo. 11 poderoso strumento ha quattromila canne, ma basta un uomo che prema dolcemente 1 mirabili congegni. UOJMLIIVI, VALLI T$ MONTAGNA Il ritrovo dei SAINT-VINCENT, luglio. GM ospiti della montagna, chiusi nelle camere più riparate dell'albergo, attendono la luna nuova e guardano, olire ai vetri, te nebbie che si rovesciano pesantemente dalle cime lnvisibiili e l'acqua che scroscia dalle grondaie. Il conto dell'albergatore, a malgrado della discesa del barometro, sale lo stesso. 1 camerieri, in giubba candida, se ne stanno scaglionati lungo 1e pareti delle sale come -statue raggelate. Eppure, un giorno o l'altro, il sole brillerà improvvisamente sulla fresca meraviglia delle valli aostane e allora tutta questa tristezza si cambierà In un solo, lungo, luminoso sorriso. Non sono mai stato eccessivamente tenero verso 1 trattori, ma adesso li commisero profondamente. Le spese « corrono » a suon di musica, chf\ neppure un'orchestrina delle tante disseminate negli alberghi, ha smesso di suonare. Anche la musica più scapigliata e gaia, in tutto questo grigiore atmosferico, si 6 però appesantita di melanconia. Ogni nota sembra portar con sè la (liquida -zavorra di una goccia d'acqua: 11 saxofono gargarizza, la .batteria» tamburella come la pioggia sul tetto, la tromba gracida come un ranocchio nel pantano e il violino geme e sibila come fa Varia quando svòlta frettolosamente lo spigolo di un muro. fu attesa del sole Questione di giorni e di pazienza. Gli inglesi di Courmayeur, impassibill, spalmano lentamente il burro sul pane zebrato di nero dai ferri della gralicola; l'aristocratica colonia di Gressoney se ne sta chiusa nelle bellissime ville a giuocare al brighi ; la nostrana gente di Cogne, più vivace e Impaziente, se la piglia, e non a torto, contro l'insistenza del cattivo tempo, e a Saint-Vincent, invece dell'acqua salutare, si sturan delle buone bottiglie.. Ma il sole verrà a ripagare gli innamorati -della montagna, di quanto stanno per essa sopportando. E già un po' di sole mi ha trovato a Saint-Vincent, intento a fare le valigie e a riporre il taccuino degli appunti. E son rimasto dov'ero, impigliato nella luce, come una mosca nella ragnatela. Se c'è appena appena un occhio di cielo aperto, questa incomparabile vallata si mette a lustrare e a scintillare, con tanto fascino che è impossibile abbandonarla. Faccio, per un giorno, l'alpinista dei seicento metri; e anche questa « quota » ti fa il dono di una dolcezza cosi insinuante, cosi persuasiva, che a scuoterla di dosso, una volta che t'è entrata sotto la pelle, è una faccenda seria. C'è un terrazzo, a Saint-Vincent, che è tal quale 11 ponte di una nave. Ci passeggi coni'; sulla tolda; ti rinfreschi come se sotto di te, invece della Dora, ci fosse il mare; ti senti gonfiare i vestiti come d'aria mediterranea e, appena viene la notte à cancellare la linea delle montagne, hai veramente l'impressione di navigare. Sul tuo capo schioccano le tende e i lampioncini danzano nell'aria come se seguissero il ritmo largo delle onde. Ma se ti volgi verso il monte, ti vengono incontro le spesse pattuglie dei castagneti e dei noci, e ti entra per le nari un aromatico profumo di prati, e ti senti in bocca come un sapore di miele e di latte. Anche i seicento metri innamorano e, forse, forse, ti allettano e ti tradiscono di più, dei due o tremila. Non faccio torto alle cime, ma mi dedico, per oggi, alle ondulate sellette che fra pini e larici, si allargano tratto tratto tra cime e dirupi, lì son proprio queste radure che ti ruban l'occhio per una certa specialissima ftsonemia che assumono a vederle di lontano: fisonomia levigata e soffice, che ha la morbidezza del tappeto, tanto che scommetteresti di poter camminare sui qua dratini dei pascoli a piedi nudi. Oggi Saint-Vincent non è più da scoprite. Prima del millesettecentosettanta nessuno, però, sapeva che* a Saint-Vincent esisteva l'acqua della salute. Se ne accorse e ne scopri la sorgente l'abate Perret, che forse soffriva di disturbi gastro-enterici. Molti anni dopo un'altro sacerdote che si chiamava Freppaz, godendo in- pesi massimi vece ottima salute, ha venduto lo zampillo che gli apparteneva, per quaranta lire, al comune. Aveva però anche avuto un mucchio di noie e per tale possesso aveva sopportato innumerevoli litigi che, gli avvocati di allora, già si attaccavan anche e persino all'acqua. In questa ridentissima borgata hanno soggiornato la Regina Margherita, il Principe Luigi Napoleone, il Principe Danilo di Montenegro con la consorte, Principessa Militza. C'è un'albergo che può ricevere nei suoi appartamenti, gli ospiti più insigni e le più alte personalità, gli ammalati più delicati o le persone più pretenziose. Saint-Vincent sta salendo gradatamente la difficile scala per la quale sono saliti, pervenendo a fama mondiale, i più rinomati luoghi di cura. Alla « Fons Saluiis » si beve a suon di musica, proprio come nei locali dove si beve lo spumante. E si beve passeggiando o standosene comodamente seduti sulle poltrone di vimini. 1 « pesi .massimi » preferiscono questa seconda posizione. Perchè qui è il ritrovo del « pesi mas simi • ; non so come faccia la piccola ferrovia che da Saint-Vincent salo allo stabilimento termale, a trascinare magari, di un colpo, venti quintali di umanità. Non arricciate il naso, che l'umanità di peso massimo è la più quieta, la più ridanciana che esista. L'uomo sui acento chili » è quello che, una volta seduto, vi dà il minor fastidio, perchè non si muove più. Dalle sue soavi e rosate gote si spande un senso di intensa serenità e la ampia lentezza dei suoi movimenti sembra ammonirvi che il mondo è grande e capace, e che su questa terra, essendoci posto per lui, c'è posto per tutti. Come colui che discende In miniera deve armarsi di una lampada, e non più abbandonarla, cosi, colui che sale alla fonte, deve armarsi di un bicchiere e non più abbandonarlo. 11 bicchiere rappresenta per il « bevitore d'acqua» l'ampolla luminosa, che lo guida sulla buona strada, smarrita attraverso... l'incontinenza. Ad ogni sorso, c'è un grammo d'adipe che se ne va, che si discioglie, che si liquefa. Tutte queste piccole e successive morti di « adipe » come dicevo, sono accompagnate al funerale a suon di musica. St beve in allegria. E si comincia ad essere allegri di buon mattino, che, a stomaco vuoto, maggiormente si godono 1 benefici dell'acqua. Il frate rabdomante Non ricordo la formula chimica dell'acqua di Saint-Vincent, ma so che è più salutare di quella di Karlsbaa e che uguaglia certe speciali virtù di quella di Vichy. Sono stato a vedere di dove sorge. Lo zampillo scaturisce dalla roccia viva ed è tanto prezioso, questo stillicidio continuo, che il freschissimo posto è riparato da una lastra di vetro, come una reliquia dentro la nicchia, come un gioiello nella custodia. Ad un certo momento la fontana era ammalata, come quella del Palazzeschi, e cantava cosi a bassa voce cho era una pena sentirla. Venne un frate rabdomante, di fama nazionale, don Provera, e con la sua magica bacchettina scopri un'altra sorgente. Taluni hanno assistito all'esperimento, che ha tutte lo caratteristiche di un esercizio d'occultismo, con un risolino sardonico e incredulo. Il Provera, che subito se ne accorse, affidò la bacchetta ad uno degli increduli e lo portò sulla vena d'acqua. La bacchetta fra le mani del profano non si mosse, non ebbe nè un tremito né un sussulto. Allora il rabdomante appoggiò un dito sulla guancia dell'uomo di poca fede e la bacchettina cominciò a girare, fra le mani di questi, vertiginosamente. Non si dubitò più, dopo un tale esperimento, delle qualità del frate alessandrino e si scavò il nuovo pozzo dal quale sgorgano giornalmente settecento litri di acqua. Saint-Vincent vive ormai-di... acqua. Ma c'è qualcosa che si aggiunge all'acqua: ed è l'aria; un'arlu, coinè ho detto prima, che ti discende nei polmoni come un nettare che ti tranquillizza, che ti impigrisce, che ti calma 11 sistema nervoso, che ti tiene per ore e ore in un'oziosità beata e dalla quale, soltanto con un sforzo, puoi libe¬ rarti. Io non faccio nulla per scrollare da me questo stato 'li gra,zla. C'è il Colle di Youx che mi tenta. Lo salirò domani con il sole, per discendere a... Brusson, Tempo e pazienza II Colle di Youx è un cammino di ronda sulla cresta della facile monta gna che discende nella clamorosa valle ! Paese e falera L'Insolito accoppiamento del due vocaboli che formano il titolo di questa raccolta di liriche di Domenico Buratti si fa facilmente chiaro al lettore quasi a una prima scorsa del libro: il paese, al quale il poeta ritorna nel ricordo, all'improvviso, sospintovi dalla nostalgia, in momenti di disperata tristezza, è il temp. che sta nel libro quasi in funzione d'idillio, ed è in confrapposto al tema drammatico, rappresentato dalla galera, la prigionia di giiL-rru. onusti une temi s intrecciano, anzi si potenziano l'uno nell'altro. I-i Buratti non è cioè un'idillico alla vecchia e tradizionale maniera, diciarn pure italiana; per la quale idillio è lontananza e distacco, contemplazione della bella natura, ritmo e armonia di soavi e sereni pensieri, verginità di sensazioni, mondo insomma non tocco dal dolore e dalla pena degli uomini, arcadia; ma è un idillio nel senso che ha un paese dove tornare con la fantasia e col cuore, come per un'evasione disperata della sofferenza, zona felice dove la pena di vivere si può per un attimo dimenticare, dove vivono ancora affetti casti, dolci e familiari creature. C'è una poesia in questo libro, » Domenica delle palme » dove questo bisogno di purità è sentito con un'accoratezza pudica e a un tempo vibrante nell'appello della madre e nella fresca lietezza dei colori primaverili. E fu ancora per la vacanza pasquale: lo swsso pergolato rinverdito, e la fresca fragranza umida di pioggia e bucato... Quello bello nubi spumosa pel vuoto pulito, sorrette dal soffio che odora di cose lontane, e di acqua, erbe, violette... E rat rinfresca come la riva toccata dai fresco ruscello la primavera ch'è già viva questa sera di tempo bello! Poco prima 11 poeta. In un linguaggio di tono intimamente familiare che ben s'adatta, anche con qualche parola locale, a rendere i' suo stato d'aniino di tenero figliuolo aveva, nella stessa lirica, detto alla madre: TI slam cresciuti mica male e n tenerci por mano, io e Tino, ti faremmo un arco trionfale, da andarci sotto, un baldacchino a duo festoni. A capo chino sopra te ritta tutti e due ritti ti si guarda dall'alto lo e Tino, pur restando, per te, 1 tuoi cittll Ma se questo è II tono Idilliaco, familiare, il tono paese del libro, esso non si intenderebbe appieno se fosse considerato a sè. staccato dal tono galera. 11 libro s'inizia giustamente con dpirFvanrnn Di lassi, nerenrraiirtn il i ?uest.° lon0- drammatico : la prigionia, aeu i.\ancon. ui rasati, pu-onendo " | l'avvilimento morale la miseria, la margine della foresta, s vista migliaia di abet POSTA DTNAP0LI Impressioni sismiche •■ 0 terremoto di Sant' Anna •• Aneddoti borbonici NAPOLI, luglio. Napoli, la spensierata Napoli che viveva fiduciosa in due valvole di sicurezza materiale, il Vesuvio e la Solfatara, e in molte valvole di sicurezza religiose, San Gennaro. La Bruna, Sant'Anna ed altri compatroni, ha avuto anch'essa l'emozione dolorosa di un terremoto imponente. La notte tra il 2-2 e 23 luglio che ha disseminata la morte sui nostri Appennini, pur non essendo tragica per noi, ha recato tutte le sfumature della paura. Il terrore che incutono gli scricchiolii delle muraglie, lo spalancarsi delle imposte, lo scoppiettio dei corti circuiti, l'ondeggiare del suolo, è intensissimo, ma 'breve: la imponenza e la ineluttabilità della forza che si scatena è tale da legittimare ofni sgomento umano. Credo, però, che i sentimenti peggiori sopravvengano dopo. I minuti seguenti, che dovrebbero portare il sentimento di una certa sicurezza, sono occupati dalla fuga. Per qualche temperamento la sensazione di far parte dell'orda dei fuggiaschi può essere infinitamente peggiore del pericolo di vedersi cader la casa In capo. E' la lenta, mortificante angoscia di sentirsi annullato nella fuga, umiliato dall'abbigliamento succinto. E' uno del casi, la fuga dopo il terremoto, in cui la via della ragione coincide con la via del timor panico: la eventualità di repliche, infatti, è per minuti immediatamente successivi alla scossa imponente. Nella notte tra il 23 e il 21, invece, dominando la generale e superstiziosa convinzione che allo scoccare delle ventiquattr'ore dovesse prodursi una replica, il popolo napoletano sì è accampato nelle piazze con una cert'aria di trepido sorriso che sapeva, questa volta, di doversi far perdonare una debolezza, 11 nervosismo. Se la prima notte è stata dominata dall'angoscia, la seconda è stata confortata da una cert'aria di popolaresco garden-party, al quale non mancava affatto un'allegria napoletana di buona lega. Pensare che taluno è uscito di casa all'una meno un quarto ed è rincasato all'una e mezza I par-sano in ri-1 fame, il tetro paesaggio invernale del'Però si è usciti in perfetto equipag- rati sul sen-! baraccamento, tra l'odio dei nemici e tierino come fermati mWnHerin rial I '', *.enso soffocante di quel sepolcro di uenno, come lermdti smaltenti dai|vivj riove un imzQ dj pane è una man. fascino del panorama della valle che, i na. Il poeta, preso prigioniero sotto Caporetto, entra nella terra nemica in treno, tra un ammasso di compagni stanchi e attoniti, più ombre che uomini nel « trasporto bestiame ». Paesaggio di pioggia, inconsolabile tristezza d'una disfatta che al prigioniero non può non apparire come un crollo definitivo. Egli perciò vede gl'italiani, 'tribù d'artieri condannati a una schiavitù senza scampr ; vede paesi imbandierati dove si celebra la vittoria, su di noi sente e vede l'ostilità dei « borghesi ». subito dopo Montjovet si allarga e si apre sull'aereo panr-rnmn in fondo al quale scintillano i ghiacciai del Rutor, e salgono dritte drifo le cime dello Zerbion. La Valle d'Aosta, nmiiirt'6 inondata | di sole come oggi, non mitnieitè soste;' in chi la percorre; I suoi corridoi, vi1 tiran su, vi aspirano con una Torza ir- \ resistibile. Le sue porto spalancate vi 1 chiamati sulle loro sedie. Il cielo si incurva, su ogni passo, come una lastra di cristallo sopra un incudine di argento. Intanto, se noti sbaglio, s'è fatto o si farà presto .'una nuova, e alle vetrate degli alberghi d'alta montagna batterà ancora !i luce azzurra del cielo e sui cristalli, scintilleranno, riflesse, le gradinate ciclopiche dei ghiacciai. E' questione di tempo e di pazienza e, di questa virtù, la montagna è la grande, serena maestra. ERNESTO QUADRONE. Le statuette di ciraiolo di Val Gardena Bolzano, 2fi notte. (ff. a.) — Gemo piccole dine della nostra bella valle hanno costituito un consorzio per l'acquisto e In lavorazione del cirmolo, il legno che, per le sue particolari qualità, si presta più d'ogni altro ad - -sere scolpito. .Sono'agli occhi, note le caratteristiche della lavorazione che questi valligiani usano da anni. L'inizio liti origini elio possiamo denominare climatiche. Si pensi infimi ai lunghi Inverni, alle nevi che impedivano le comunicazioni, ai fó.rwi'i ozi della popolazione rinchiusa nelle piccole case semisepolte. Allora non era stata ancora scoperta la scienza del turismo, estivo o invernale, non esisteva la ferrovia, per cui là gente doveva necessariamente accontentarsi di starsene rinchiusa. Ma l'i ra bisogno di distrazione, di azione : e questa fu la seultu tin vecchio leva 11 suo bastone e ci allunga un palmo di naso.. Tutta l'infanzia hlondobella, ogni piccina, ogni monello, ce la sa far la cogllonella per cento passaggi a livello... :BIngen) In quest'atmosfera d'ostilità irritante, la ferroviera tedesca, che cercando Idi non farsi scorgere regala al prigioniero una mela, compie un atto d'umanità che stupisce e ralliet.a il poeta, Ma le visioni di tristezza e la depressione morale non diminuiscono, e premono anzi sull'animo del prigioniero sempre di più, linchè la sua individualità di uomo compressa, mortificata, sta quasi per annullarsi: Caro li mio lo individuo, addio! qui uno vive fra ritto e prono. Non ho più nulla che sia mio! Non son più cho un ricordo d'uomo! (/n Quarantena) La sua sofferenza morale giunta fino a tal punto treva modo di dimenticarsi o almeno di alleviar la tetra tristezza, che spesso scatta in contratte autoironie, affidandosi, per cosi dire, ra del cirmoli). Se certe Mail legno avevano, nomie teutonici sente che i in 1 bandito il mulo tuiti da pessimi greca fu studiai diletto div. imo Se esaminimi 1000 in poi, n espressione lati! festoso di •une o certi Cristi di per l'nddietro. fisio!■. bisogna tener prelelli — ancora oggi ó - erano spesso i-ostidagherrotipi. la linea a più tardi, quando il professione e scuola io la produzione dal ittamò una crescente ia, quasi un annuncio viene, un ritorno al Albeggia, bn tralucido bianco si stila sul reticolato... (Lcoae marziale) Ritrovo smarrito li pittore... Per provarci che non s'è ciechi s>i accarezza le superaci... iDielrosccna). Ma la tetraggine dell'ambiente, 11 morso della fame, Ja morte del primo prigioniero, le tristi notizie che giungono (Venezia a Uro) la nebbiosa, deprimente piattezza invernale del paesaggio sono 'altrettanti motivi d'atroce malinconia, e se giunge il Natale nulla consola, nemmeno il ricordo di altri Natali, di altri Capodanno che la memoria rievoca con un riso amaro, una smorfia d'arida amarezza Ed ecco i ricordi del fronte, le licenze invernali: Venne per l'aria tepida, aulente, un senior verde, un sentor molle, su dalla pianura vivente traverso 11 limitar del colle. [Sera al fronte). Di questa parte del libro si legga le lirica <■■ Capofila » ira ie più dolorose e toccanti, fra le più belle della raccolta. Ormai è chiaro che il tema galera è per così dire, il basso, continuo, la. nota drammatica costantemente tenuta, dai libro; pur con diversa varietà di tono — dal descrittivo lineato e inciso delle, aspre acqueforti dell'accampamento, del i blocco » dei prigionieri, al virile patetico dei ricordi e della confessione. Su questo tema si stacca, in momenti d'abbandono, che sono poi quelli della più colina tristezza, il ricordo del paese. 1-a felicità perduta. Il passato, gli amici, la madre, la casa, i giorni della giovinezza, sono il lembo celeste della galera. Per questa somma di sentimenti, la cui unità è da ricercare nei due fondamentali stati d'animo del poeta dei quali s'è brevemente discorso, il Buratti ha scelto In. forma del novenario, ma frangendo il metro cantante e un po' monotono di questo verso con una varietà d'accenti e di modulazioni, che mìe più facilmente no- possono apparire persino audaci. Tauel mondo, cho già le loru le rime sono assonanze, talora concetto della razza, attraverso questa scultura, che — è bene dirlo uria volta per luti — non si arresta al giocattolo o alla statua sacra, bensì affronta In potenza universale dell'arte: da.l sogno alla realtà. VA ecco i fiori morbidi ili Bàlsamo Stella, gli sciatori arditi del giovane olimpionico Dall'Ago. La gente della Gardena, sia giovane o vecchia, sa tutta intagliare il cirmolo. Le donne medesimo conoscono questa spe inlissima occupazione, che è lavoro domesticò. Intagliare e bisogno, disciplina, vita. Oggi la popolazione locale salda I fili, congitmge !" diramazioni, si costituisce in Consorzio per dare una figura conforme alle esigenze del periodo, alla sua industria collettiva. Bella conquisi!! e magnifica attestazione d'armonia federale. Questi lavoratori desi1 nel clima della Patria, hanno ritrovalo l'indirizzo romano dell'n.rte e stabilito una colleganza materiale clic li vincola in un nucleo omogeneo, il tra far valere Paro/e d'oro SAVAGE LANDOR . celebre poeta inglese (n. 1775, m. 1864) dice:' " La paroBa esatta al posto esatto non lascìa nulla da desiderare sul conto dell'armonia ... come una bottiglia d'Idrolatina su di una tavola apparecchiata. Speli. Ditta A. GAZZONI & C. BOLOGNA «Ho ricevuto l'Idrolitina, l'acqua da tavola da me prediletta e che vorrei divenisse di uso generale; con essa sostituisco tutte le altre; bevande. È veramente squisita»'. Dot!. Prof. FABIO VITALI PRIMARIO OSPEDALE CIVILE VENEZIA apprezz-a, le armonie del Cirmolo. Monumento improvvisato a Biasco Ibanez Madrid. 26 notte. , manca, anche questa, si che a paragone di certi urti di rime come se ne trovano in questo libro, l'audacia di Gozzano che fece rimar «Nietzsche» con «camicie» può sembrare cosa quasi normale. Ma in un libro come I questo, denso di umana sostanza, di Un episodio singolare si è svolto in, fondo doloroso, anche se talora una occasi on.-' delle feste regionali di Va- Improvvisa gaiezza lo illumini di ni lenza. Alcune coppie miste di cantanti I lidi sprazzi paesistici o di una sorta estemporanei hanno lamentato, \n una di beffardo sorriso, non son da cercadelie canzoni improvvisate dinnanzi al re ne ricche e sonore rime nè andapubblico, che ancora Valenza non pos-|merito metrico strettamente tradizios'odo un monumento al suo grande ni- naie. Stanno -anzi in questa audacia mazziere Vicente Biasco Ibanez. Dal di fratture, in questo convogliar nel l[uali n pjù otti,mi,ta era u n»rtlciMO I palco delle muorila si e allora alzato lo: verso parole anche 'JS'PnMMcame^ • scultore Benlliure. il quale Ha fatto of- locali, in questa quasi strafottente |ael yelD° rendete. Il cortigiano si oscure ria spontanea di un busto che rap-S sprezzatura della t'orma regolare del presenta lo scrittore. Uno scoppio diinovenario, la sua. forza e la novità del applausi è partito da tutti i palchi cir i libro. Forza e novità, beninteso, che costanti, e particolarmente da quello'sono in funzione del contenuto umano occupato da elementi repubblicani deli di 6550 rcso attraverso un linguaggio giamento da... terremoto: sedie pie ghevoli. coperte, fiale di caffè, qualcuno ha recato una buona cena. Quelli che si son dati convegno nella Villa Reale, hanno trascorso qualche ora di restauratrice gaiezza, oscurata, è vero, dalla commiserazione per la sventura degli altri che, purtroppo, ha tutta la estensione che immaginammo ripensando alla paurosa intensità della scossa. Il cielo napoletano, in questa stagione di tempeste e di cicloni, ci ha protetti: le pulzelle, delle quali nessuna aveva dimenticato di riparare col colore all'insonnia della notte precedente, filavano coi giovanotti 11 solito idillio; i vecchi tenzonavano con le cortesi e classiche armi del tresette; e fioccavano, naturalmente, 1 ri cordi d'occasione. I vecchi più tardi narravano che ai loro tempi era ancor viva la tradizione del terremoto di Sant'Anna. Infatti, nel pomeriggio de<l 26 Luglio del 1805, la regione del Vulture fu percossa da un terremoto di eguale intensità di quest'ultimo. Melfi, Villanova e le altre cittadine appenniniche furono devastate dal flagello. Napoli risentì anch'essa la scossa che lesionò grandissimo numero di case e provocò anche qualche vittima 11 vecchio Ferdinando I accorse a grandi giornate col duca di Calabria e vo-llp assistere di persona alle ope re di soccorso e alla rimozione delle macerie. Fu tale il disastro che per sino i galeotti furono impiegati alle ricerche dei sepolti. Anzi a Melfi, a! la presenza del Re e del Duca, un galeotto, con grave rischio, riuscì ad estrarre di sotto le macerie una donna e un bambino ancor vivi, benché fossero sepolti da alcuni giorni: il Re ordinò che gili fossero immediatamente spezzate le catene. Gli aneddoti son come le ciliege: l'uno tira l'altro. Quando si comincia a parlare di un Borbone di Napoli non la si finisce più. E, in fondo, tutti li caratterizzano nel medesimo modo: popolareschi non per vastità di animo, ma per limitatezza e ignoranza. Se ne narra un altro, di Ferdinando II, molto tipico. Il bigottissimo marito di Maria Cristina visitava assiduamente gli ospedali e le carceri, per devozione religiosa. Visitò una volta un penitenziario del Napoletano e, come ni solito, volle che, a gruppi, tutti i prigionieri gli esponessero le loro lagnanze. Entralo in una camerata e interrogato il primo detenuto, si sentì dire cose orrende della ingiustizia dei suoi magistrati; il secondo gli parlò di errore giudiziario ; il terzo si proclamò innocente; il quarto si disse vittima di calunnie ; insomma Re Bomba aveva sensazione d'essere in presenza d'una assemblea di martiri ; a tutti rispondeva per scrupolo di coscienza: Va buò, va bua, mo r.edtmmo! (Va bene, va bene, vedremo!) e faceva cenno agli ufficiali del seguito che prendessero nota delle proteste. Ma l'ultimo dei detenuti, un impiegato condannato per prevaricazione, sembrava volersi schermire; alle insistenze del Re proruppe alfine in pianto proclamandosi gran peccatore, lagnandosi di non aver saputo resistere al demonio e di essersi reso colpevole di un delitto pel quale nessuna espiazione gli sembrava adeguata. Re Bomba non volle sentir altro: coi più frenetici gesti di questo mondo: Liberate a sta galantomone!, urlò, e voile che l'unico reo confesso del penitenziario fosse beneficato d'un'iminediata grazia. Un'altra volta, in una delle sue periodiche visite a Palermo, Ferdinando era infastidito da un principe siciliano che cavalcava accanto alla carrozza urlando, nientemeno, che: «Viva l'eroe delle Due Sicilie!». Alfine il Re si lasciò andare a dei commenti sul : valore intellettuale del principe, dei | Guardatevi dal Mal di Schiena Non trascurate mal una schiena dolorante; il suo avvertimento può essere troppo serio. Mal di schiena, urina nuvolosa o bruciante, sedimento, renella, giunture indurile o doloranti, allaccili reumatici e un senso di irrequietezza, nervosità e stanchezza sono segni di disturbi renali e domandano una pronta attenzione. Soltanto reni forti ed attivi possono tenere sbarazzato il sangue dall'acido urico e da altre Impurità dannose. Non potreste vivere un sol giorno, se i vostri reni cessassero di agire. Non perdete del tempo prezioso! Co-minciate adesso con l'uso delle Pillola Foster per i Reni. E' cosa insensata il rischiare mail così seri come reumatismo, lombaggine, sciatica, idropisia, pietra e cistite. Lasciatevi guarire dalle Pillole Foster per 1 Remi. Questo rinomato tonico renale ha raggiunto un meraviglioso record di successi. Ovunque: L. 7,—. Dep. Gen. C. Giongo, Milano (137). Un sapone per oggetti? Abrador! L'avete provato? I Famiglie in campagna Anche le piti modeste possono concedersi la gioia di una gita festiva, d'una hella scampagnata per boschi a campi, senza che 11 cruccio della spesa per 11 pranzo rattristii la felicità! di una giornata di libertà. Tale risultato l'hanno ottenuto numerosissime famiglie in campagna, al monti, ai mare, solo perchè ebbero la. previdenza di fornirsi di carne di bua lessata in conserva marca « SÌMMENTHAL ». Questo squisito prodotto sostiene la forze nelle più dure fatiche perchè dà al corpo un vero senso di ristoro. E' però della massimo, importanza insistere sulla marca «SIMMENTHAL», che è quella che contraddistingue le carni conservate della soc. an. Alfonso Sada di Monza. Agenzia per Torino: Doclts Corso Dante - Telefono 65-565. (159 luogo, tra i quali si trovava anche l'architetto Goerlich. Questi ha aggiunto al dono del suo amico scultore, l'offertn di un piedestallo di marmo che servirà di base al busto del romanziere. Questo monumento improvvisato, senza il comitato d'organizzazione e senza il solito concorso, sorgerà ira breve nel DOMENICO BURATTI! "Paese o galera» Liriche. - Fratelli Iiuraiti, editori, Torino giardino del Museo pubblico di Valenza. L. io. franco, incisivo, diretto, anche se tal volta ci possa apparire singolarmente e forse volutamente drastico. Gitierre. rò in volto e il Re, 'meravigliato — Ma corame! te si pigliato collera! mo si fesso pc' decreto reale! Tale l'esprit dei Borboni, lazzaresco anche, forse, nel senso migliore. Ma il reame delle Due Sicilie non era composto solo degli eroi del '33: v'erano un'aristocrazia e delle cappe nere che ai gusti casalinghi dei Re preferirono, in successione di tempo, le esaltazioni giacobine, il fasto di Gioacchino Murai e le ideologie liberali. Nuovi ribassi su tutte le confezioni estive Tipografia del giornale LA STAMPAI Pesca a tartana