La folla in delirio: Gherà! Gherà!

La folla in delirio: Gherà! Gherà! La folla in delirio: Gherà! Gherà! A cento metri dallingresso del Velodromo, Giunlelli era in lesta, avendo icevuto lordine di partire presto, di finirsi se occorreva, ma di portare Guerra il più avanti clic gli fosse posibile. Nella curva Giuntelli scarta, rena, ma non può evitare la caduta. Guerra, che lo seguiva a ruota, sterza ui pure, barcolla, ma non cade. Davanti c'era stato l'allarme. — AllezI Allezl — gridano i francesi. Merviel era scattato come un pazzo Pélissier con lui. Le cinquantamila persone che, non impressionate dai prezzi raddoppiati, gremivano fino al'incredibile tutti i posti del Velodromo, videro entrare pel primi sulla pita due maglie azzurre : Merviel e Péissier. E gli altri? Trascorsero due o re secondi di ansia. Ecco Guerra. — GheràI Gherà! — urla la folla, he ha imparato a conoscere il valooso ilaliano e lo identifica per la maglia verde col nostro tricolore. A trena metri da Guerra, che si trova a clnuanta dal due francesi, c'è la maglia ialla; quinto Demuysère. I corridori devono percorrere il retilineo di arrivo e poi un giro di pista ompleto. Merviel e Pélissier si guardano indietro, vedono che sono soli, he Guerra è ancora indietro e pedaano furiosamente. Merviel fui l'ordine d* trascinare il suo capo finché gli è possibile. Ma Guerra, oggi, è formidabile. Metro per metro egli riduce il uo svantaggio. La sua è und volata che dura tutto il percorso della pista. Leducq indietreggia, perde terreno, mentre Vitaliano avanza sempre più. A metà del rettilineo opposto egli è a rentacinque metri do Pélissier; quando comincia l'ultimo giro ha ridotto a distanza a venti metri, insiste nello forzo, il nostro grande e sfortunato campione, e davanti al posti popolari Pélissier e Merviel sono raggiunti Merviel scompare e Guerra lotta con Pélissier. Passerà? Leducq bada ed abbraccia Guerra No, perchè lo sforzo lo ha fiaccato. Non si riprendono impunemente cinquanta, metri su novecento. La lotta dura tutta l'ultima curva. Ma Guerra non passa, sebbene Pélissier, anch'egli esaurito, cali sensibilmente negli ultimi cinquanta metri. Pélissier è primo, secondo Guerra, a due lunghezze, terzo Leducq a cinquanta metri, quarto Demuysère, a. sessanta, e gli altri come risulta dall'ordine di arrivo. Centinaia di mani si tendono verso gli arrivali, clic scompaiono sotto l'assalto dei fotografi, degli amici e dei curiosi che affollano l'interno della pista. Le gioie del trionfo sono tutte per essi. Dalle tribune giunge l'urlo possente che chiama i suoi, beniamini: — Pélissier! Leducq! Gherà! Sfilala delle squadre: la Francia in testa, poi la ridotta pattuglia italiana, acclamata dai posti popolari, dove i nostri connazionali sono a. migliaia; poi i belgi, i tedeschi, gli spagnoli. 1 visi stanchi sorridono, gli occhi spenti risfavillano. La fatica è compiuta virilmente, nobilmente compiuta. Leon Brélon, presidente dell'Unione Ciclistica Intemazionale, accompagna Guerra, con gli altri vincitori, dal signor Morinoud, sottosegretario di stato all'educazione fìsica, che si complimenta vivamente con l'italiano, aggiungendo: — Ho saputo che eravate quasi solo nella corsa, ma avete resistilo egualmente. Mi, congratulo coi miei amici, italiani, cosi, ben rappresentati da voi! Musiche, fiori, abbracci per lutti. Una. procace brunetta, scavalca la barriera c si precipita verso Leducq-. è sua moglie, che lo bacia e lo stringe con effusione. Il vincitore del ventiquattresimo Giro di Francia è. raggiante, più raggiante aclla sua maglia gialla. Eccolo che, nella confusione, si trova vicino a Guerra. Leducq va verso l'italiano, lo abbraccia c lo bacia sulle due gote. Il pubblico ha. invaso la pista, corre sui superstiti, li porta in trionfo. Dall'alto del palchetto della Giuria il. signor Desyrange guarda e sorride. Per il successo della sua. corsa, o per le 93ó mila copie di. tiratura cui è giunto il suo giornale? Guerra é nella nostra, automobile nel ritorno verso la. dna. Decine di italiani ci riconoscono c vogliono stringere la mano al mantovano. La parola al nostro campioni — E' stato il più duro inseguimento di tutto H Giro — mi dice. — la quel momento ho capito die correvo pericolo non soltanto di perdere il secondo posto, ma forse anche il terzo. Ed allora ce l'ho messa latta. Ciononostante il raggiungimento dei. tre è stato difficile. All'arrivo speravo di vincere. Se non avessi dorato rallentare per scansare Giunte!!! raduto, sarei entrao in pista con Pélissier e non mi sarei esaurito, come ho fatto, per annullare quei maledetti cinquanta metri di riardo. Pélissier era stanco ed. io conavo appunto sulla mia freschezza per batterlo. (.ascio Guerra al aio masseur Villa ed inizio il quotidiano match col mucchio di cartelle bianche che devono essere riempile. Questa, se è la mia fatica, è lieta. La formidabile competizione alla quale ho assistilo per la durata di venticinque giorni, mi infonde un sentimento di ammirazione per gli atleti che le hantuo dato una vita così intensa e. palpitante. Ho seguilo molte corse durante la mia carriera giornalistica; ho assistito a molti grandi avvenimenti sportivi, che ebbero il potere di incatenare l'attenzione delle folle, ma pochi furono da me sentili e vissuti, minuto per minuto, fase per fase, come questo che ha avuto il suo epilogo poche ore fa tra l'incontenibile entusiasmo di una folla fantastica. Ma non soltanto di questa formidabile accoglienza sono rimasto particolarmente colpito, sibbene di quanto ini fu dato vedere dal mattino del 2 luglio, ovunque si passò, nell'atmosfera rombante ed eccitata della corsa, dalle colline della Normandia, alle pinete delle Lande, dalle brulle piogaie dei Pirenei, alle in/uocate pianure del Mezzogiorno, dai giardini fioriti della Costa Azzurra, alle nevi eterne del Galibier, alle brune foreste dei Vosgi, ogni paese, ogni ponte, ogni salila, ogni rettilineo, tutta la strada che abbiamo percorso di giorno e di notte, sotto il sole o la pioggia, fra la nebbia, si accompagna nella mia memoria con la visione incancellabile degli episodi che diedero vita all'appassionante contesa durata 4900 chilometri. Ridda di rloordi La fuga di Guerra a Dlnan, che gli valeva il possesso della maglia gialla, mantenuta valorosamente per otto giorni, contro l'offensiva, subito scote natasi, la dolorosa rinunzia di quell'altro nostro campione che sarebb,: imbattibile su tutte le strade del mon io, se l'animo suo avesse l'uguale forza che il suo fisico perfetto possiede, la lotta dei piccoli uomini contro le grandi montagne che essi salivano, e. ne venivano a capo dopo sforzi di una grandezza inenarrabile, il dramma della, squadra italiana che non reggeva alle difficoltà di. una. competizione per la quale non era stata spiritualmente preparata e lasciava che il buon nome dello sport, ciclistico nazionale venisse difeso da una sparuta pattuglia, dalla quale, però, balzavano in luce vivissima il. valore e la tenacia di Guerra; la sfortunata giornata di Binda, in cui non soltanto la coalizione degli avversari, ma la più nera, ingiusta disdetta, si accanì contro il nostro campione; la magnifica reazione di questi che, nella, tappa successiva, compiva, vincendola, la più bella e combattuta tappa del Giro; la disperata difesa, felicemente conclusasi, della maglia gialla e dei suoi, compagni nel momento del. pericolo corso nella Grenoble-Evian, il drammatico quarto d'ora di Charleville, quando il gesto virile di Guerra poneva fine ad. uno stato di cose che da troppi giorni una compiacente giuria fingeva di, non vedere, e dieci e cento altri episodi, tulli ugualmente interessanti e capitali per lo svolgimento della corsa, tutti rivivono nella mia memoria, in un ordine ed in una successiva continuità che una settimana fa nel tumulto e nell'orgasmo della, corsa. parevano impossibili n ristabilire Fino all'ultimo episodio, quello dell'apoteosi a Parigi, che non ho saputo descrivere, e non perchè avrei voluto che ne fosse stato un italiano protagonista, anche se quel, campione che la. folla sollevò in trionfo non è della nostra razza e parla una lingua, che non è la nostra, noi dobbiamo riconoscere che. la sua vittoria è meritata, che la sua corsa fu regolo re, che n suo nome sarà ricordato come quello dì un atlrta che ha com piato nobilmente la. sua fatica. I « giganti della strada » fosso anch'io talvolta avere sorriso quando fantasiosi colleghl parlavano di - giganti, della strada » per ogni ciclista capace di percorrere 3ml chilometri in. dieci ore, ma. se guaì euno d'ora innanzi mi chiederà del Guerra della Nizza-Grenoble, o dell'inseguimento dell'ultima toppa, del. Leducq della Val. Mariana, del itenoil I Faure di latti. ; colli e. di tutte le J montagne, lo pregherò di ascoltare, eoi. rispetto dovuto, non alla mode sta persona che racconta, ma. alle cose grandi e beli.' che gli descrive. E' stato un avvenimento che ha commosto profondamente anche le. masse sportive italiane. Ho ritegno dal. dire che esso passerà alla storia, ma nulla dì meno si deve riconoscere che ha avuto il merito dì interessare per la d'irata di un mese milioni di sporti vi. facendone vibrare gli animi ed acuendone la curiosità come, da molto tempo non avvenivo. In questi ultimi anni il G>ro di. Francia virerà principalmente sii! ptcsilgio del suo nome e della sua: o n è o r l l l e , . e e e r : tradizione, ed t vari tentativi escogi tati dal suo creatore per mutarne « perfezionarne la formula comprovano r.lie esso aveva bisógno di ritmo varsl se non voleva, morire. L'idea, driserbare la corso alle squadre dell.varie Nazioni è stata quella che h salvato il Giro di Francia. Lungo la nostra scorribanda per 4818 chilometrabbiamo potuto constatare come le speranzc~-dcl signor Desqrange si avverassero. Colleqhl veterani del Toumi hanno detto che mai fu vista tanta fotta scaglionata lungo il percorso, sull'alt-: del colli, dei Pirenei delle Alpi, nelle traversate dette città, all'arrivo a Parigi. Evidentementnon è estraneo all'entusiasmo localil fatto che i corridori, francesi, siano primi tanto nella classifica individualche in quella per squadre. Se si pens die negli ultimi undici anni del dopo guerra, il Giro è stato vinto soltantuna volta da un francese, si può Ini maginare quali entusiasmi abbiano qui sollevalo il. successo finale diLeducq e te otto vittorie di tappa dPélissier. Il nostro entusiasmo ed inostro orgoglio vanno invece verso Guerra, il modesto e buon ragazzonche, rimasto sola o quasi tra me alle due équipe francese e belga acompleto, ha difeso come un leone, isecondo posto della classifica, arrivando primo In tre tappe, una. dellquali, ripeto, e qui considerala a ra glene la più bella e combattuta dtutto il Giro. Quello che ba tallo Guerra in que sto mese di ln"a continua.- esasperatte. in cui. egli dovette difendersi da gli attacchi non sempre leali, porta tigli dagli avversari, ho detto giornper giorno e non sfarò a ripetermT.a sua. è stata una rivelazione chgiustamente ha fatto ricordare Boterc.hia al suo primo Giro di FranciaLo stesso Leducq me lo ha confemato ieri a Maio ics Bains, rilasciandomi questa dtehiarazione: personamente Guerra e un corridore, moltsimpatico e. savratulto è un conidnrcompleto. In questo Giro egli era. svantrigqiain dal correre per la prima vota, in Frància, egli farà molto meglil'anno venturo, così come, fece II. compianto Botlerrhin. Lo prodezza dell'ex-murstere In Italia, fino al giorno in riti dDlnan telefonammo la notizia del. pasaggio dell} maglia gialla» da. Plissier a Guerra, quest'ultimo era valutato come un corridore dotato dmezzi buoni, podeiosi, anche, ma niente affatto eccezionali. Le sue vittorin. volata in alcune taiipe. del recenGiro d'Italia ed il. suo posto in clasìfica generali; non lasciavano affatprevedere che. egli potesse assumerin questa rorsu a tappe, ben più dilleilc e faticosa della nostra: quel psto preminente che vi conquistò. Sul passo. Guerra e stato semplicmente formidabile. Se Binda, col. sutroppo isolato exploit de! Tourmolasi era mostrata n miglior arrampictore di questo Giro, il mantovano stato indubbiamente 11 corridore chpiù ha impressionato per >a continuite la velocità detta sua andatura. Lsua fuga a )S chilometri da Dlnanquando i francesi ed '•■ belgi erannella loro piena efficienza, è di quele che stabiliscono la. misura di uatleta di classe elevatissima I suoinseguimenti.—. l'iilt'mn, quello di ogni rompiiitiwhitti in condizioni difui: ha sino ìli toii minor fo ta di convinzione. Non si tratta dell'exploit isolalo, della prova che non ha domani: il Giro di Francia non ha mai messo in evidenza del corridori mancati. Chi vi guadagna un anno i suol galloni da caporale, può contare sulla promozione a breve scadenza, Può darsi che vi siano corridori italiani, capaci di fare altrettanto di Guerra. E Marchisio, senza dubbio, sulla base del recente Giro d'Italia, non avrebbe certamente perduto sulVAuìiIsqnc e sul Tourmalct i minuti che al mantovano costarono la *maglia gialla*. E' comunque sintomatico come un corridore che in Italia pareva chiuso da almeno mezza dozzina di avversari, qui abbia potuto mostrarsi il migliore di tutti i nostri. Si deve allora ammettere una buona volta la fondatezza in quanto in pochissimi dicemmo prima e durante le prime tappe di questo Tour: In cosi detta « corsa alla francese. » è un affare ben serio per '. nostri corridori, i quali vi hanno resistila per qualche, giorno, magari'prendendo talvolta la h li itten a , ea ¬ doci quelle forze già provate dall'avere portato a termine il Giro d'Italia. Quelli che non ci credevano furono presto avvertiti, ti sistema della 'Corsa alla franate » fu applicato in pieno dalla prima tappa: non dirò che i nostri ne furono scombussolati, ma sorpresi. si. C'era in Italia una curiosa persuasione: che i racconti del giornalisti sulla estrema combattività del corridori francési e. belgi nelle corse prive di lunghe salite, fossero un'esagerazione. Si è visto! Dalla prima tappa, i nostri furono messi alla frusta per rintuzzare gli attacchi che si sus seguivano con implacabile risolutezza. Non era questione d'una coalizione contro i nostri, come si è voluto far credere, sibbene Vaftpllcazione di un sistema di corsa che qui è abitudine, ì corridori italiani sono troppo... previdenti. Essi pensano che è inutile scannarsi in pianura, quando ci sono le salite a graduare i valori ed a provocare l distacchi. Con quel sistema, però, si compiono le tappe a venticinque chilometri all'ora. • 1*1/; - GUERRA secondo nella classifica generale

Persone citate: Binda, Fino, Giuntelli, Maio, Marchisio