Calorose e unanimi dimostrazioni del popolo francese

Calorose e unanimi dimostrazioni del popolo francese IX*- TERREMOTO Calorose e unanimi dimostrazioni del popolo francese Parigi, 25 notte. 11 Presidente della Repubblica, Doumergue ha ricevuto il seguente telegramma da S. M. il Re d'Italia, in risposta al suo telegramma di condoglianza per il terremoto: « La Nazione italiana è con ine profondamente ri-conoscenti a Vostra Eccellenza per i sentimenti di simpatia, che in questa dolorosa circostanza Ella ha voluto esprimere. — Vittorio Emanuele ». La prontezza con cui il Governo italiano ha organizzato i soccorsi alle popolazioni sinistrate, l'ordine e lo slancio ammirevoli con cui soldati, milizia, aviazione, servizi logistici e perfino avanguardisti sono entrati in azione sin dalle prime ore dopo il disastro, offrendo quasi lo spettacolo di una repentina mobilitazione di tutte le forze vive del paese, il divieto delle sottoscrizioni di ogni geneie, che dimostra nel Governo la volontà fermissima di provvedere da solo a tutte le necessità dell'ora, la parto personalmente presa dall'on. Mussolini alla messa in moto dell'enorme complesso di provvedimenti imposti dalla situazione, hanno prodotto a Parigi l'impressione più profonda. L'atteggiamento virile del popolo italiano e valutato alla sua giusta stregua, e la grande maggioranza dei giornali francesi non dissimula il rispetto sincero che la stoica serenila del nostro paese le ispira. «... Magnifico coraggio in presenza della sventura,., » Proclamando lu propria lede nelle nostre invitte energie, la « Liberté » scrive con slancio: « Domani, altri uomini, fratelli e sorelle delle vittime del terremoto, riprenderanno il loro compito; attraverso gli anni e i secoli riedificheranno altri monumenti, torneranno a creare della bellezza, continueranno la loro missione; perchè è indispensabile, perchè è la conseguenza logica dello sforzo dei loro predecessori, che tutte le generazioni debbono mantenere o ristabilire l'opera delle precedenti. li' la magnifica lezione dell'energia e della perseveranza dei grandi pupoli. Nelle ore più tristi, essi rimangono invitti, e attingono nella loro sofferenza la forza per continuare il loro cu minino. Essi rimangono al primo posto nella lotta magnifica, nel combattimento gigantesco, che l'umanità dà alle forze coalizzate della natura, per vincere il loro dominio. Come la Francia rinata dalle sue rovine, dopo la guerra, soccorreva, lo scorso anno, le vittime della inondazione e riparava ai danni, l'Italia oggi dolorante, sotto i suoi veli di lutto e piangendo i suoi morti, non si arresterà a lamentele. Essa procederà sempre verso l'avvenire. Poiché, fra tante affinità che vincolano fra di loro le due sorelle latine, ve ne e una particolarmente grande: il loro magnifico coraggio in presenza della sventura •. . Il « Journal des Debats », dopo aVèra ricordato le altre calamità dello stesso genere che desolarono l'Itàrra-inpassato, scrive: « Come non soffriremo noi per le sofferenze dell'Italia, e come il suo lutto non sarebbe anche il nostro? Mussolini ha creduto dovere, con gesio austero di cui noi sentiamo l'opportunità, op porsi a che la generosità pubblica o privata delle Nazioni amiche venisse 3n aiuto alle grandi miserie delle città e dei villaggi colpiti. Ma non impedirà che il pensiero della Francia comraos> sa voli oggi verso l'Italia in unto ». Commosse rievocazioni e spanti politioi LVOrdre» evoca, nelle dolorose circostanze attuali, la parte presa dall'Italia ai lutti che mesi or sono colpirono il sud-ovest della Francia, nonché un'altra sciagura francese; e sente il bisogno di proclamare: « Nui ci inchiniamo con rispetto devoto a una cosi grande sventura, di cendo ai nostri amici italiani: il vo stro lutto desta in noi grandi ricordi comuni. A Sciacca avete raccolto con pietà i resti del Dixmude. Ieri voi avete rivolto la vostra simpatia ai si nistrati del Mezzogiorno. Ora, slamo noi che compiangiamo il vostro dolore ». Identico ricordo si presenta alla memoria di Maurras, il quale dedica al terremoto del Napoletano gran parte del proprio articolo politico. Il direttore dell'» Action Frangaise », scrivendo sotto l'impulso della commozione, dice fra l'altro: • ■ Noi abbiamo l'animo pieno: la memoria della prova di pia amicizia che le popolazioni siciliane diedero, anni or sono, alle nobili vittime francesi della catastrofe del Dixmude, è analoga testimonianza accordata più di recente ai nostri inondati del sud-ovest, è ora presente. Le sciocchezze di Briand, gli intrighi del socialismo Internazionale, le manovre della Gei-mania, le ebbrezze di potenza realizzate e sperate, potrebbero riuscire un giorno a disgustarci col ipopolo italiano; se questa triste circostanza venisse, non sarà però detto che tutti i Francesi coscienti non abbiano fatto ciò che dipendeva da loro per arrestare questo disastro. Noi conosciamo le cause di zizzania. Le ragioni di amicizia le sor passano tutte infinitamente; e la prima di tutte, la guerra condotta di concerto sino alla comune vittoria. Tali cose non si cancellano. Non vi è motivo valido perchè si cancellino. I nostri interessi più estesi e più profondi non 6i oppongono, ina convergono, mate riali e morali; e il fatto è che simpa tia naturale e facile accordo si producono fra le nostre popolazioni, non appena sono messe in contatto. Quello che tocca gli uni, tocca gli altri. La loro prova è comune; e la triste occaEione che si offre, bisogna dirlo, deve essere colta senza indugio ». «Se qualche cosa può attenuare le sofferenze Eguale calore troviamo nel capo cronaca che alla sciagura italiana dedica il « Journal »: • Nulla ri avvìo ina più di un grande dolore. Non vi è odio che non disarmi davanti alla pietà. Che dire allora Quando lo slancio di commiserazione non deve sormontare che malintesi superficialissimi? In presenza del disastro che colpisce gli Italiani, i Francesi sentono qualche cosa di più dello appello generale della fraternità. Essi sentono i vincoli fortissimi che uniscono i due popoli, troppo vicini l'uno all'altro per sfuggire alle piccole discordie di famiglia; ma troppo vicini pure per resistere alla solidarietà delle grandi circostanze. Sono questi sentimenti che il Governo francese ha voluto fin dal primo momento manifesta re a Roma, con un telegramma coni Muovente del Presidente Doumergue e con un passo ufficiale del signor De Beaumarchais. E il popolo francese fvdonsidcunntrdpcenrpgmpmtuzfccoesembra mostrare quanto si associ al testo del Governo. Quando vi sono sof- ferenze da superare, miserie da alleviare, i Latini non rimangono mai sordi. L'avversità non conosce frontieraognuno a sua volta; e questa verità nessuno può contestarla. L'inverno scorso, gli Italiani si associavano agli infortunati della nostra popolazione del Mezzogiorno; e il loro sentimento contribuiva non poco ad attenuare gli urti della Conferenza di Londra. Oranel momento stesso in cui si aprono nuovi negoziati delicati, è il nostro turno, di mandare alle vittime del terremoto delle Puglie la consolazione dell'amicizia, e tutto il conforto che possono dare cuori generosi. Se qualche cosa può attenuare le sofferenzee il pensiero che esse non sono invano, se i cataclismi contribuiscono al riavvicinamento dei popoli. Noi siamo precisamente in un momento in cui gli sforzi di cordialità possono portare lieti frutti ». Atmosfera di cordialità Lo stesso « Edio de Paris », ponendo tregua alla acredine che normalmente traspira dai suoi commenti sulle cose italiane, sente il bisogno di scrivere: « E' soltanto nelle sventura 'che s! prova la forza delle simpatie e dell'amicizia. Tutti gli artifici cadono, c soltanto allora la voce del cuore lascia udire la sua nota profonda. In presenza dell'Italia in lutto, non vi è un francese che non si senta stringere il cuore, e che non voglia testimoniare la sua più ardente simpatia alla grande sorella latin».. Gii il Presidente della Repubblica, tn un messaggio nel quale si era fatto interprete della nazione intera, ha detto la parte che noi prendiamo a questa catastrofe cosi crudele. Speriamo che l'Italia troverà in queste parole, col vero volto della Francia, un poco di quel riconforto morale che è, per quanta vitalità si abbia in se stessi, di aiuto a passare le ore difficili, e la si che dalle rovine e anche dalla morte la vita rinasca più forte . Dal canto nostro vorremmo potere augurarci che il sobbalzo di simpatia provocato in Francia all'annuncio della dura prova che il nostro paese subisce, e virilmente sopporta, lasci traccii duratura; e che la atmosfera cordiale, risorta in questi giorni per spontanea virtù del popolo francese, serva come di lume al Governo di Parigi, per una più equa e generosa intelligenza dei problemi che i negoziatori dei due paesi sono chiamati a risolvere. C. P.

Persone citate: Briand, De Beaumarchais, Maurras, Mussolini