Il lago della pace

Il lago della pace J^itropa itx vacanza Il lago della pace anosro— e GINEVRA, luglio. Nel mattino nitido una bise leggera solleva la trasparenza vitrea delle onde e insegue batuffoli di nuvole. — Brr! Che acqua fredda! — Vous trouvez? Non è mai slata così calda. Relativismo delle sensazioni e delle opinioni: a nuotarvi mi sembra gelala, ogni spinta dei piedi e delle mani dirompe netto il suo colore verde ghiacciaio che sembra debba stridere. Riflessi cristallini attorno alle voci, ai gesti li rendono fragili da spezzarsi. Poche persone ancora a GenèvePlage, e noi due soli in acqua. Montagne capovolte, alberi che si immergono applicando i"« ondulazione permanente n alle loro chiome : triangoli bianchi di vele che si specchiano: ali di cigni immobili. Nuotiamo nei riflessi del Monte Bianco; la voce della mìa vicina rimbalza a piattello sulla scìa e m'insegue. Nessuna conoscenza rapida come nell'acqua: presentazione baciamano inchino, sprecati. Parliamo subito di sport, di record, di piscine. Ginevra non ha ancora una grande spiaggia elegante come quelle già famose di Losanna, di Montreux, di Evian. Ne ha tre piccole, modeste: questa delle Eaux-Vives, quella di Paquis e l'altra di Poinle à la Bise. Non si è potuto creare una grande spiaggia, unica, per colpa della politica C'entra la politica? Sicuro: Ginevra città libertaria per eccellenza fa d'ogni problema un problema politico e, sotto sotto vi sono interessi, manovre di capitali e macchinazioni di "capitalisti. — Nuotare è tanto bello! Val giorno di Pasqua così, quasi ogni mattino al largo, a Belle-Rive, alla Roulotte. Evviva! Olà! Sprinta due colpi di coda, esce dall'acqua fino alla cintola: sorri dente, grondante. La maglietta lianca, i calzoncini scarlatti si modellano siti germogli e i frutti della sue pubertà. Le gocciole e le risale scivolano lungo il seno per i fianchi magretti, si raccolgono intorno al suo gorgo. Vna voce chiama: — BabetllU, dalla riva. Ella si capovolge si tuffa, riappare, saluta. La cuffia di gomma si è sciolta; le trcccioline bionde guizzano coinè serpentelli. Nessun ricordo dei quadri mitici di Boecklin conservati alla Pinacoteca basueense. Questa svizzeretta, nata il primo anno della neutralità è combattente e moderna. Il corpo è maturato prima del viso fanciullesco che si incupisce un attimo nello sguardo azzurro per annunciare che oggi ella parte in vacanza. E' l'addio alla spiaggia cittadina. Tornerà a ottobre. Ratto in stile 4930 La riva si affolla poco a poco: verso mezzogiorno è gremita. Il riflesso del Palazzo d. S. d. N„ è sfondato come un cerchio di carta dal tuffo di due adolescenti lanciatesi dal trampolino. La grande zattera, ancorata, comincia ad affondare sotto il peso di matronali corpacci delineati sul verde delia lontana isola di Rousseau. — « Allez-y Allez-y! » gracchia un altoparlante per fare la reclame a una glicerina. Ragazzi bronset, in un angolo alle parallele, al trapezio. Le ombre forale dei platani oscillano sul grigio della rena fluviale, sulle pagine di Morand, di Girodoux appoggiante a tepido leggìo delle gambe nude. Risa di ragazzi e strilli di bambini accompagnano il rotolio di un enorme pallone che scende nell'acqua: gli ultimi frammenti del Palazzo d. S. d. N. «anno in frantumi tra spruzzi e arcobaleni. Qualche gabbiano di un candore rosato si allontana: i cigni bianchi e neri navigano placidamente alla deriva lungi dal rinnovare i fasti mitici del loro antenato e più preoccupati di trovare una limaccia tra le alghe che una Leda nel gruppo di queste donne seminude ma ancora troppo vestite per il loro compiacimento. Il muggito bestiale di un clackson e il respiro taurino di una otto-cilindri richiamano Babettli alla realtà della partenza. Presto! Presto! Ancora un saluto, baci alla folla scrollatina di spalle bronzee: senza togliersi il pigiama sale in groppa al mostro; scompare a cento all'ora in una vampa. Ratto d'Europa in stile 19301 Tutta Europa è rapita: se ne va cosi, in vacanza. Contro i fianchi squallidi dell'ex Hotel Nazionale trasformato da dieci\ i a i a n a ! a a a a x i anni in palazzo della Società delle Nazioni fiottano invano le onde morte del mondo che dalla Renania all'India e dalla Cina all'Egitto si dibatte e sussulta. Fino al settembre riposo: riposo s'inteiuìe degli alti comandi: le coorli degli impiegati, i Consigli delle minori assemblee, nelle profondità insondabili dei protocolli, come madrepore di coralli seguitano a costruire pazientemente banchi di Carla scritta, copiata a macchina o stampata che affioreranno a settembre perchè le grandi navi internazionali vi approdino... o s'incaglino alla prima conferenza il sei; alla seconda il dieci. «. Dalle finestre aperte il ticchettìo caratteristico delle cento dattilografe s'incontra col pigolio dei passeri che, nel folto allevano la seconda nidiata. Profumi campestri e brezze lacustri invadono le sale, le scale, i corridoi dove il via-vai è un po' allentato e il sostare più pigro. Non proprio una rilassatezza disciplinare ora che le divinità femminili più autorevoli di questo tempio si riposano, ma una più generosa e giustificata licenza di chiacchierare da un capo all'altro dei telefoni, di berlingare sui pianerottoli. Dame Rachel Crowdg, suprema direttrice del personale è assente; la professoressa Radzwill invisibile; \Miss Howard rampolla dei Norfolk al fresco su qualche campo di golf; Miss Nancy Williams in un riposante cottage intenta a un meritato bridge! Cipro e la scozzale "L'ora del tè: da una porticina clìe si schiude appare una ragazza in abito d'infermiera recando un vassoio con allineate cuccume teiere biscottiere. Nessuno ancora ha piagnucolato? — chiede rivolta a un custode. — Nessuno — Bon! Nessuno ha reclamato! Il custode che ha indovinalo in me il visitatore cosmopolita mi spiega : — Un tè per quattro soldi con due biscotti e lo zucchero. Buon mercato. E' vero che in Russia il tè è offerto gratis a tutti negli uffici, nelle banche? Un mio collega...Nelle sale delle Direzioni particolari si suda; nella camera dove un alto funzionario francese mi riceve il ventilatore ronza, il campanello del telefono trilla: ogni minuto entrano escono colleghi impiegate. Si sorriderebbe scettici se dietro le cartacce, le pratiche emarginate che costano ore di fatica giornale di studio non fosse vivo sempre l'ansito dell'umanità che lavora per un ideale e che spera. Cosi dietro le « scartoffle » l'umanità faceva la guerra. Interrogazioni, consultazioni ad ogni momento: di statistica di economia di geografia. Il cervello di Omero qualche volta sonnecchia e anche quello della Società delle Na-zioni. E' entrata d'impeto nella sala una signora alta biondo-grigia, il viso leggermente punteggiato di efelidi attorno alle pupille azzurre. Domanda senza timidezza: — Cipro è in Europa o in Asia? — Signora — risponde il mio interlocutore arrossendo per lei : — Andiamo; guardale un atlante! — Mi pare che l'Inghilterra abbia qualcosa da fare laggiù. Certo; ma voi dimenticate d'essere inglese. — Pardon — risponde quella inchinandosi e andandosene . scozzese! E vieti fatto di ricordare quel Ministero dell'istruzione pubblica dove si ignoravano i nomi delle Muse. Visti da vicino e superficialmente tutti gli oracoli privi della Sibilla si assomigliano. Anche il Palazzo Internazionale del lavoro sull'orlo del lago con la severa architettura, le mille finestre, mediocri quadri sembra non udire il passo dei dieci milioni di disoccupati che marciano per il mondo. Due signorine giocano sul campo del tennis; cortei d'automobili portano visitatori d'ogni Nazione a vedere il bellissimo edificio, pietra angolare di una civiltà nuova. Il Monte Bianco in fondo, al di là del lago splende come una vetta ideale. Visita alla « prima pietra » Decisamente la vacanza è com pietà attorno alla « prima pietra »" La prima pietra per eccellenza nelinguaggio cosmopolita è quella che segna il primo fondamento del nuovo palazzo destinato ad accogliere la S. d. N. Da un anno — mi diceva uno svizzero — aspetta che la seconda vada a raggiungerla. E' nel Parco di Ariana fuori d a a ; k ; o e n n n n n l . n e o i e i n e a d i e -. a l è — a e e e . e i e a , e o à a m »" el e o a a edi Ginevra sur una boscosa collina di una tranquillità arcadica. Cercando e ricercando, interrogando i conladini che falciano l'erba finalmente si scopre. Un cubo di calcare grigio-rosa cinto da una sleccatella di legno come uà altare senza Dio. Intorno un immenso prato verde violaceo secondo die l'erba vegeta od è tagliata. A pochi passi strepita nell'ombra una gabbia di marmotte: gli aninmli dal sotterraneo lavoro e dal lungo sonno: più in là si discioglie nel chiarore coi suoi colori pistacchio e fragola il Museo di Ariana che riunisce pizzi, porcellane, ceramiche Cose belle e fragili come la neutralità. Non un flato di vento. A perdila d'occhio, folto di pini, di platani, di tigli per digradanti venti fino ai lembi delle montagne più azzurri. Il lago invisibile. Estate : silenzio, pace come sui campi di battaglia. Lo stesso spettacolo della natura che si rinnova e che cancella le nostre òrme. E l'Europa A in vacanza: nessuna vacanza più temporalesca: nepimeno quella che cullava sedici anni or sono l'Imperatore sulle acque dei fiordi, il Presidente repubblicano m riva al mare russo, il ministro del Re attorno alla fonte della salute. Prospettive audaci, echi di crolli muoiono sull'orlo di questa grande conchiglia erbosa. — Dunque il palazzo della pace? — chiedo a un contadino che parla saggio come nei romanzi di Rousseau. Il palazzo* si, lo faranno con gli anni. — E la pace? - Dà la cote alla falce con colpi netti ed azzurri come i:'suoi occhi di'mòriìaharb : risponde: — Finché sipéòt Tenez: l'altra domenica un march di foot-ball tra czechi e austriaci è finito in un pugilato. Parecchi son rimanti sul terreno: uno portato via in lettiga, il pubblico invase il campo e la gari terminò in mezzo a un tumulto'spaventoso : effrayahle. Non vi pare ch'il pubblico, almeno il pubblico di Ginevra dovrebbe dare il buon esempio? I giocatori erano svizzeri e austriaci redimi dalla guerra, abituati ai modi duri; ma il pubblico? 'Les temps som changès. Crolla la testa, incomincia ritmicamente a segare con la sua falce; erculeo e simbolico come un contadino di Hodler. Crepuscolo Ma quando si annuncia l'interminabile crepuscolo questa città dalle acque dolci, idealista e commerciante, fiera e diplomatica, lascia le assise internazionali e riprende il suo aspetto provinciale e romantico. Da un mese le Delegazioni italiana e francese hanno abbandonato i Saloni del Les Bergues; il Reau Rivage disertalo dai sommi laburisti inglesi ridiventa asilo di transatlantiche ragazze; sotto il tetto del Metropole che vide un avvicinamento non casuale dei delegati tedeschi russi e giapponesi tornano a tubare mistiche coppie di sposi germanici. Cercheremmo invano per le tacite vie tra le gotiche case della vecchia città, attorno al Pozzo di San Pietro e all'Hotel de Ville il Ministro Briand avviato alla preferita taverna del Piai d'argent. (Altro che un piatto di lenticchie!). Alle tavole del Ristorante Italiano non siedono piti, le loro Eccellenze Scialoja e De Marinis intenti agli spaghetti e ai complimenti risciacquati nel Lemano e messi loro innanzi dall'affaccendato Arno calabrese inconfondibile. La città torna ai ginevrini. Al caffè Bavaria, al Couronne i dignitosi oligarchi parlano delle muraglie doganali americane alzate a impedire V esportazione dell'orologeria di lusso. Il crepuscolo si prolunga: i tigli in piena fioritura lungo i quais lacustri disciolgono profumi snervanti. Ragazze! donne in bicicletta via, via, tra lusco e brusco: signore, signorine al volante delle automobili traindosi dietro scie di cipria di ammirazione e di benzina. Nelle acque d'un azzurro metallico attorno all'isola del pacifista Rousseau si spezzano a zig-zag le immagini verticali dei pioppi centenarìi. Prima di dormire gli aristocratici cigni disputano taciturnamente le ultime molliche ai democratici passeri schiamazzanti. Dalle balaustre del ponte i pescatori lanciano e rilanciano nel Rondano la lenza finché la corrusca (luminano si abbui a riflettere i richiami fuminosi degli alberghi degli orologi delle siqarette levati sui fastigi dei palazzi. E nel parco la banda dei cadetti intoni il primo pezzo del concerto. RAFFAELE CALZINI. prodelldi d'armolcrìtperganriconarnicidri dte istatt Dva aficsuobellpotpatmadelle unadivstulartermun'opesitanonpreIl rapturdeste un dogLudebvenpirtriNasciso stele, cevtingiaD11 Avsi IgnLeterna lamda bilE bafatdi chetezcheNachecheterptnpuIsciLpusioposqua fotmaPeun nesecmoda vimil lanimqucesunnodemoInstrtenceunstrcotissuziol'adotrolo lateodi riutucoorgaI— d'] daDipo; core: l'ajtaI