Lo "smemorato,, ricorda anche quello che non è mai avvenuto

Lo "smemorato,, ricorda anche quello che non è mai avvenuto Lo "smemorato,, ricorda anche quello che non è mai avvenuto e e l o o i Bologna, 14 notte. SI ricorderà che, nelle vivaci polemiche svoltesi in questi giorni tra 'o « sconosciuto » ed il conte Dalla Torre, il primo ha particolarmente insistito su un dissenso ideale abbastanza profondo che sarebbe esistito tra 11 prof. Giulio Canella ed 11 conte medesimo, ciò che. secondo lo ■ sconosciuto », potrebbe spiegare i motivi dell'atteggiamento assunto nei suoi riguardi dal direttore dell'Osservatore nomano. Precisando meglio i fatti, l'ex-ricoverato di CoJHegno ha ricordato che il dissidio si sviluppò precisamente durahte un congresso cattolico tenuto a Venezia. Al riguardo, il conte Dalla Torre ha fatto interessanti dichiarazioni al corrispondente vaticano dal Resto del Carlino, che il giornale pubblicherà domani. La «Settimana» di Venezia — Ho smentito — ha detto il conte Dalla Torre — che, come si osa after mare, io abbia voluto influire sud magistrato di Torino vantando una intima amicizia con Giulio Canella. Feo) allora porre a verbale che io mi sentivo di poter riconoscere 11 CaneUa ovunque lo avessi incontrato, per averlo ben conosciuto nolla sua gioventù e più tardi nelle file dell'azione cattolica. Null'altro. Si volle vedere in queste mie dichiarazioni quasi una ritratta zione; non era che una circostanziata risposta ad un'ingiuriosa insinuazione per ciò che riguardava lo specifico episodio della mia visita a Collegno, dove lo « sconosciuto • non si ricordò affatto di me. • Fui io a ricordargli la sua partecipazione alila famosa settimana di Ve nezia. Mi sembra che se egli avesse avuto per me quell'avversione di cui ora si parla, se a Venezia mi avesse attaccato, se. insomma, avesse fatto opera per combattermi, qualche reminiscenza doveva pur essergli rimasta. Ci si ricorda forse più di un avversa rio che di un amico. Invece, nulla di nulla. Solo più tardi, a Verona, cade OKni velo. Lo « sconosciuto » acquista una memoria prodigiosa. Sa di me. in rapporto alla settimana sociale, con un lusso di particolari sorprendente. . Egli, in un'intervista di molto tem po fa, affermava di avermi a Venezia smascherato; recentemente, nella sua lettera del 28 giugno, ricordava che proprio in quel congresso mi qualificava con parole che dimostravano quale poca considerazione egli avesse di me; infine il suo suggeritore Gasialdelli, nella sua lettera all'avv. Rosa, afferma che Giulio Canella, dopo la trattazione del suo tema, avrebbe detio allo stesso Gastaldelll che durante la discussione aveva messo a posto 11 con te Dalla Torre. ! Dalla Torre non presenziò alla discussione « Potrei, intanto, osservare che. se questa versione della settimana di Venezia corrispondesse a verità, dovrei 10 pure ricordare qualche cosa, e con me dovrebbero ricordare i membri più egregi di quel congresso, dal comm Pericoli al comm. Fornarl, al comm Grossi Condì, a don Fiori, uno dei segretari del congresso. Tutti costoro ricordano di non aver udito nulla. Smemorati anch'essi? Perchè l'attacco avesse avuto ragione di essere in sede di congresso nazionale, bisognava, mi sembra, che l'opera mia avesse avuto allora una risonanza ben maggiore sia di una modesta attività locale, limitata alla città nativa. Bisognava che sia il tema della settimana sociale, sia quello della relazione Canella mi'aves sero in quajche modo riguardato. SI trattava, invece, della scuola, e Canel la parlò su • i fondamenti etico-socia 11 e la scuola i, tema tutto dottrinale e teorico, in cui poteva discutere, come discusse, con Tucclmei, Pasteris, Piovano e Toniolo, non con me, tra i più giovani. Egli poteva discutere, come discusse, sulle idee di Hegel, non sul le mie, che erano quelle dei miei maestri. ■ Ancora, se io fossi stato smaschera to. criticato, attaccato ad un congresso nazionale e da persona già cosi sti mata come Giulio Canella, le pare verosimile che proprio lo sarei stato, a ventotto anni, nominato presidente dell'Unione Popolare tri 1 cattolici d'Italia, dal Santo Padre Pio X, primo presidente, noti, di nomina pontificia, successore a Toniolo, a Boggiano, a Ludovico Necchi ? . Le considerazioni ad absurdum non finirebbero più. Ma preferisco dirvi un fatto che vale più di tutte le pur validissime argomentazioni. Questo: in quel lunedi, 12 settembre 1912, in cui Giulio Canella fece la sua relazione e partecipò alla discussione, io non fui presente, come non fui presente nel sucoesslvi martedì, mercoledì e venerdì, in cui Canella prese parte ad altre discussioni. Non fui presente e non partecipai affatto ai JavorL^dt_prgpo; sito. Avvertito infattf'dal card. Merry del Val, che ero stato dal Santo Padre designato a presidente dell'Unione Popolare, ritenni corretto per par te mia non presenziare ufficialmente, e tanto meno intervenire in discusslo ni intorno a questioni programmatiche. — Ma e la testimonianza dell'avv. RosaT — è stato obbiettato al conte Dalla Torre. — Lasciamo andare. Il buon Rosa che ora non solo ricorda ma sembra approvi anche gli inesistenti attacchi di Giulio Canella, fu dei primi a congratularsi della mia nomina, fu pre sente al banchetto offertomi dagli amici padovani la sera del successivo 23 ottobre, e fu il primo a rivolgermi un brindisi, secondo la cronaca del gior nali di Padova di allora, applaudltis Simo; donde, nessuna meraviglia se poco dopo lo chiamavo a succedere ai povero prof. Bossi nel Segretariato Pro schola ed egli collaborasse valorosamente con me negli uffici centrali dell Unione Popolare. — Sicché, cosa ne conclude T — Io? Nulla. Parlano 1 fatti. Potrei osservare che lo « smemorato » può avere non una, ma mille ragioni, pei rimproverare ai suoi rammentatori errori di tal fatta, capaci di compromet tere tutto il prestigio della sua rinata memoria. Ma preferisco finire con una ovvia considerazione. A che questo volere rappresentare me ed altri, per esempio, il padre Gemelli, come avversari di Giulio Canella. o, meglio. 11 Canella come nostro avversarlo? Forse per infirmare la possibilità di riconoscerlo, e quindi 11 fatto di non aver o riconosciuto nel ricoverato di Collegno? Ma l'essere amici o avversari non conta, in ogni modo, nel campo dei precisi ricordi di una persona e nella capacità di identificarla. Kipeto : se mal, un avversario resta più impresso talvolta che un conoscente o un amico. Ai fini delle nostre impressioni negative a Collegno, l'obbiezione dunque non varrehbe. Forse per conchiudere che il nostro mancato riconoscimento non è che effetto di vec cm rancori? Si è insinuato anche questo, ma bisogna soffrire di ben triste miseria morale se si osa pensare che due galantuomini, due cristiani potessero per un qualsiasi contrasto antico concorrere non solo a strappare un padre da una famiglia, dopo tanti anni di tragici stenti, ma a consegnarlo alla giustizia in cambio di chi ne merita 1 rigori. E allora — ha concluso il conte Dalla Torre — non restano che le gratuite, inqualificabili offese.