Von Jagow contro Poincaré
Von Jagow contro Poincaré Von Jagow contro Poincaré a Berlino, 14, mattino. La rivista Bcrliner Monatshefte pubblica nel suo fascicolo di luglio un articolo di von Jagow, ministro degli Affari Esteri dell'Impero tedesco nel 1914, nel quale viene discusso il libro di Poincaré sulle responsabilità della guerra. Von Jagow, riaffermando 1 noti punti di vista tedeschi sulla interpretazione degli eventi del 1914, premette un certo lucido scetticismo sulla questione della « responsabilità morale »: tuttavia, venendo ad un nuovo racconto dello svolgersi delle settimane del luglio, inizia senz'altro col riaffermare che il Governo di Belgrado era indubbiamente a giorno dell'attentato che si preparava a Serajevo. Biferendosi ad un noto articolo pubblicato nel maggio di quest'anno dal lìerliner Taaeblalt, ricorda che Pasic sapeva degli scopi per cui Princip ed i suoi compagni avevano passata la lrontiera e che non si sentì in dovere di avvertire il Governo austro-ungarico. Già nel 1913, del resto, sir F. Carlovright, ambasciatore britannico a Vienna, aveva scritto una lettera, pubblicata solo nel 1930. In cui affermava: >La Serbia un giorno lancerà gli Stati europei gli uni contro gli altri e provocherà una guerra generale. Non so dirti come tutti qui (a Vienna) siano seccati delle eterne preoccupazioni che questo piccolo paese suscita all'Austria, incoraggiato, in ciò, dalla Bussia ». Von Jagov afferma che inizialmente la Germania si disinteressò del confluito austro-serbo, salvo il caso che la • Bussia, si sentisse in dovere di interI veri ire contro l'Alltria in difesa dPlla ISerbia, nella quale eventualità sarebbe intervenuto il rasila foederis. Circa 'alla Francia, continua l'ex-minlstro j dell'Impero, non vi era neppure in iprevfsinne un conflitto, salvo che-questo paese, alleato della Bussia, non intervenisse a sua volta, nel qual caso la Germania si sarebbe trovata di fronte a dup avversari aventi una superiorità numerica di 1.700.0110 uomini, e rjnindi avrebbe dovuto gettarsi all'offensiva su uno d?i fronti per cercare di sconflggpre uno cìe-i due avversari prima ancora di doversi impegnare contro l'altro. Venendo alla discussione sul fatto della mohilitazione. von Jagow esclude si possa sostenere, come ha fatto Poincaré, che la mobilitazione è « un acte tnlerlcur», poiché, In circostanze come quelle, la mobilitazione era la guerra stessa, poiché nessuno avrebbe tollerato di essere sorpreso dagli avvénimenti. « E' chiaro — scrive von Jagow — che la situazione della Francia e quella della Germania erano completamente diverse. La Germania minacciata doveva assicurarsi il suo unico vantaggio, che consisteva nella azione rapida e nel procedere subito all'attacco. La Francia poteva aspettare ed anzi aveva qualche vantaggio a temporeggiare, poiché ogni giorno di ritardo favoriva la marcia russa ed avvicinava il momento in cui saremmo stati presi dai due lati nella tenaglia di due eserciti preparati alila battaglia. La tattica ipolitica francese si ispirava a questo pensiero ed anche al desiderio di lasciare al nemico la iniziativa odiosa della prima violazione di fatto delli pace. Secondo un rapporto di Iswolski, Poincaré ha dichiarato esplicitamente, la sera del 1,6 agosto, all'ambasciatore russo, che preferiva «che la dichiarazione di guerra non partisse dalla Francia ma dalla Germania ». . Circa alla osservazione di Poincaré che la Francia era obbligata ad intervenire solo se la Bussia fosse stai» attaccata, von Jagow domanda perchè in questo caso la Francia non avrebbe dichiarata la sua neutralità fin da allora, anche nel caso in cui la Bussia avesse obbligata la Germania ad attaccarla, mentre questa neutralità era già stata richiesta ed ofrerta ai francesi dai tedeschi, per il tramito di Londra, al l.o agosto stesso. Invece, fin dal giorno prima Vattaché militare russo a Parigi aveva assicurato che il Go verno francese era fermamente deci so alla guerra. All'articolo viene poi ancora allegato il facsimile del famo so verbale del consiglio militare russo del 12 novembre 1912, nel quale si leg ge, fra l'altro: «può essere vantaggi» so fare spiegamenti di forza senza co minciare le ostilità, affinchè il nemico non perda la speranza che la guerra potrebbe ancora essere evitata ». V"n Jagow conclude l'articolo dicendo che ormai da anni i popoli cominciano a riconoscere cne cernia p Bussia hanno provocata la guerra, ma che Poincaré, ben sapendo che i trattati di Versailles sono fondati sulla tesi della colpabilità tedesca, « uonvuole, a nessun costo, lasciare allenta-re le catene che quella sentenza ci haimposte^^ # dl (^
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