Vivissimi allarmi in Inghilterra per la crisi industriale e per la disoccupazione

Vivissimi allarmi in Inghilterra per la crisi industriale e per la disoccupazione Vivissimi allarmi in Inghilterra per la crisi industriale e per la disoccupazione Londra, 9, notte. Westminster dà oggi lo spettacolo di un calderone in piena ebollizione. Corrono voci allarmistiche, preannunzi di eventi di importanza storica, informazioni incontrollate,'incontrollabili e contradditorie su strane combinazioni e su osculi complotti. Vi è, insomma, un'atmosfera di crisi, ma il quadro di Westniinster, esaminato dappresso, olire piuttosto lo sconfortante spettacolo dello smarrimento. Ieri notte si annunziava ufficialmente che nell'ultima settimana il numero dei disoccupati era aumentato nientemeno che di 75.258, portando in tal modo la cifra totale della disoccupazione all'allarmante livello di 1.890.600. Ciò rappresenta un incremento di 748.218 disoccupati sulle cifre dell'anno scorso alla «tessa epoca, e al tempo stesso il più alto livello che la disoccupazione abbia raggiunto in Inghilterra dal 1022 in poi. Per il prossimo inverno, nessuno dubita più, la cifra dei senza lavoro salirà ad oltre due milioni. Smarrimento Dinanzi alla immensità della cifra,, i politici responsabili rimangono sbigottiti e smarriti. Da' tutte le parti si chiedono ripari, :itti energici e misure immediate per arginare la crisi, e nessuno, ormai, va a cercare le responsabilità. Tale ricerca può essere vantaggiosa dal punto di vista egoistico di un partito, ma fatta al momento presente può essere foriera di gravi difficoltà per tutti. Conservatori e liberali sanno che se anche riuscissero con un abile colpo di mano a buttare giù MacDonald, non avrebbero poi una grande vittoria e, per giuntar potrebbero trovarsi nella necessità di assumere le redini del Governo nel momento stesso in cui il termometro della disoccupazione raggiungerà il livello di due milioni e lo sorpasserà. Qual'è il partito sinceramente disposto ad escogitare un rimedio che in ogni caso non può essere che un palliativo provvisorio per uno stato di cose che trascende la volontà di pochi uomini e non ammette soluzioni partigiane e non si adatta a vaghi schemi programmatici del momento? E' tutto l'organamento industriale inglese che vacilla 6ulle sue basi antiquate, è un tragico ridde rationem di un periodo di prosperità egemonica che sta per essere annientato. Il primato britannico fu assoluto quando l'Europa era un continente essenzialmente agricolo. Apparve l'astro industriale tedesco e l'Inghilterra si illuse di abbattere la Germania per sempre, con la guerra europea. Ha oggi soltanto le carcasse delle grandi unità navali tedesche arrugginite, coperte di alghe e di chiocciole, nei bassifondi di Scapafiow; perchè la Germania è più ostinata che mai u rimanere la grande potenza industriale che fu nell'immediato anteguerra. A fianco di questa inattesa e stupefacente rinascita industriale della Germania ed a fianco di visibili indizi di rinvigorimento della razza teutonica dopo la spaventosa scossa della guerra, l'Inghilterra di oggi assiste alla lenta, ma continua trasformazione della Francia agricola in grande potenza industriale. L'In ghilterra non è in decadenza come molti pretendono, ma è come se lo fosse, perchè essa rimane quella che era, mentre l'Europa continentale Ina compiuto e sta compiendo passi da gigante sulla via del progresso economico e civile. Di fronte alla Germania rinascente, alla prosperi tà finanziaria della Francia, all'avvento sulla scena europea della nuo va potenza italiana col peso delle sue forze vìve e del suoi colossali progressi, l'Inghilterra di oggi, an che 6e identica a quella di ieri, ha già sul suo viso le prime inquietanti grinze che indicano peso di anni e di fatica. E' forte; ma di una forza che, per ora almeno, rimane statica. Svecchiare o morire E, per contrasto, mentre l'Inghilterra dà la sensazione dell'immobilità, i suoi Dominions si agitano, si industrializzano, si modernizzano, sviluppando in casa loro, con mano d'opera In buona parte anglosassone, quelle industrie destinate in un avvenire prossimo, se non immediato, ad opporre all'industria della madre patria una concorrenza non meno spietata di quella che le oppongono, sui mercati mondiali, altre industrie del continente europeo e della giovane America. Per resistere a questo movimento, l'Inghilter¬ ra dovrebbe introdurre una trasformazione radicale nel saio sistema, produttivo. Si-paria qui, tutti i giorni, di razionalizzazione delle industrie, di modernizzazione dei metodi di produzione, di abbandono dei sistemi passati di fabbricazione e di vendita, ma per ora i passi sono timidi e incerti e i loro effetti immediati sono soltanto quelli di accrescere il numero degli operai sul selciato. Germania, Italia e Francia, ed anche la Russia, creano nuove industrie, introducono nuovo macchinario e modernissimi sistemi di produzione, mentre l'Inghilterra si affanna disperatamente a tener testa a questa concorrenza con mezzi consacrati dalla tradizione, giustificati dal successo, ma in un'epoca però in cui non si logoravano nell'urto quotidiano contro gli ostacoli di una vera e propria concorrenza. I tecnici e gli economisti inglesi riconoscono oggi che il macchinario delle industrie va rimodernato, che 'i sistemi troppo dispendiosi di un tempo vanno abbandonati, ma manca il capitale per queste trasformazioni gigantesche. Esso sono praticate anche su scala abbastanza larga nello diverse industrie paesane e a esse si deve l'incremento deLla disoccupazione: Ma il problema diviene in tal modo sempre-più insolubile, perchè le capacità finanziarie si esauriscono in questo processo. Occorre capitale per modernizzare e riorganizzare su basi totalmente nuove le industrie, ed occorre al tempo stesso capitale sempre maggiore per mantenere in vita con sussidi gli eserciti in continuo aumento di disoccupati. Si arriverà un giorno forse all'equilibrio e la rimodernata industria riprenderà nd assorbire la mano d'opera disoccupata. Ma nel frattempo le altre nazioni produttrici non saranno più al punto in cui si trovano oggi e la riequilibrata Inghilterra correrà il rischio, per semplice giuoco di relatività, di trovarsi ancora una volta sorpassata. II mondo corre, il mondo è una sconfinata giostra sportiva in cui si misurano atleti giovani e nella pienezza delle loro forze, e l'Inghilterra, anche non metaforicamente, non ha più il primato sportivo di una volta. Vi è chi si ostina ancora a tdibfmzcpparlare dell'Inghilterra e della sua|posizione mondiale di potenza ege-imonica con lo stesso accento e la stessa convinzione di quindici anni or sono. Ahimè, l'ammiraglio Beatty e l'ammiraglio Jellicoe che protestavano ultimamente contro le concessioni fatte dall'Inghilterra all'America sembravano splendide e grandiose figure di un tempo sorpassato. Era la voce potente dell'Inghilterra che non è più. Quella di oggi, lo vogliano o no gli ammiragli, è l'Inghilterra della parità navale con l'America, l'Inghilterra che non domina più gli oceani e che teme di non poter dominare domani i mari europei. Ha ceduto il suo rango dinanzi all'America, mentre altri, ancora ieri incomparabilmente meno potenti, nulla cedono e anzi esigono un rango più elevato a cui hanno la chiara sensazione di avere pieno diritto. E' umano ed è giustificato lo smarrimento ed il nervosismo che manifestano coloro che dovrebbero radunare le loro forze, mettere a contributo le loro luci per disincagliare la nave e tentare di avviarla su quelle vie che in passato hanno fatto la fortuna del Paese. Ma la politica non rinunzia al. suo carattere di quotidianità. Baldwin e Lloyd George vogliono la crisi di governo, Beeverbrook vuole risvegliare il senso imperiale nel popolo britannico, ma tutta questa e piccola politica. I partiti si susseguono al Governo, allacciando una estremità della loro cordicella programmatica all'estremità di quella dei loro predecessori immediati. Così assicurano quella continuità di cui l'Inghilterra è fiera e che è al tempo stesso la sua massima debolezza. Cadrà MacDonald a fine d} luglio, come dicono i conservatori, a fine di ottobre, come garantiscono i liberali, ma il filo spezzato sarà ripreso ed il Paese continuerà ad avanzare col suo passo secolare, senza accorgersi che altrove si corre e si salta. L'India La cifra di 1.890.600 disoccupati non sarebbe, in fondo, tragica, se definisse un momento transitorio della vita dell'Inghilterra. Essa invece sembra definire un processo che ha, disgraziatamente, la continuità della politica quotidiana. Si guardi all'Inghilterra dell'epoca dell'ammutinamento dell'India o di quella del l'avventura' sud-africana. L'Inghil- terra di oggi, che parla per bocca di Lord IrviTi, si rimangia persino il i-apporto Simon. Conservatori e liberali minacciano di dar battaglia a fondo ni Governo, ;o questo oserà menomare il significato e l'importanza del rapporto, ma il Governo sa che se le posizioni teoriche sono impressionanti, esse Simo omelie, al momento attuale, pericolose. 11 Governo laburista ha lasciato più o meno apertamente trapelare In sua. intenzione di non considerare il rapporto Simon come l'estremo limite delle concessioni inglesi una necessità ed pronunziato a Delhi ila Lord Irvin dinanzi all'assemblea legislativa non lascia sussistere più dubbi sulle intenzioni dì Londra. Prendendo la pam!;: per la prima volta dopo la pubblicazione d-;l rapporto, il Viceré ha dichiarato che « per quanto gronde debba rimane re l'autorità del i pcftmddtlLcs1dj vili India. Lia ; e1 ^scorso ;i'".Mdtnpporto Simon,-dnon ei-a nei desideri, nè nelle in-|tlazioni della Commissione, di ami-!tcipare ìe decisioni ilei Governo bri-j tannico, che saranno raggiunte dopo!una conferenza coi rappresentanti j dell'Iridia e del (';.:lamento » Lord irvin si è Imi guardato oggi dal- definire l'att--j.'iiimento che il Govèrno si propon- di ; ssumére nell'ottobre venturo, .arante la Conferenza, ma nel sii^ discorso, in i.ui ogni paroln è stata lungamente meditala e pesata, 1 i lasciata spalancata la porta della Conferenza a molti eventi ed a molte possibilità. " Il Governo eli Sua Maesià — ha detto il viceré - e giunto alla conclusione die non sarebbe giusto prescrivere per la Conferenza termini più limitati di quelli che erano unplici nel le mie dichiarazioni del 1° novembre (nelle quali il Viceré, come si ricorda, reiterava la promessa di un regime di Domfnions); e che la Conferenza dove godere della piena libertà implicita in quelle dichiarazioni ». Il Governo dunque affronterà il problema indiano con la valida assistenza del rapporto, ma senza che questo ne limili la libertà di esame e di decisione. Il Viceré ha concluso dicendo: « Due srtade sono ancora aperte, l'una, come credo, conducente alla ribellione, alla disunione ed al crollo delle speranze; l'altra che porta coloro che la seguiranno all'India dei nostri sogni, a un fiero membro di un libero Congresso di Nazioni, che gua- |dagnerà forza d-a una tale onorevole i associazione. L'India deve ter oggi la i a e o e i e o e à i scelta, e prego Dio che essa sia dotta a fare quella giusta ». Un dibattito alla Camera Le dichiarazioni di Lord Irvin forniranno le armi a Baldwin e Lloyd George per il prossimo grande attacco contro la politica indiana del Governo. Sarà un altro tentativo di battaglia campale, ma destinato verosimilmente a ottenere un successo analogo a- quello che l'attacco unito conservatore-liberale ha ottenuto stasera.,alla Camera. Se avessero votato contro il Governo con quella compattezza che preannunziavano clamorosamente nei loro organi, i due gruppi di opposizione avrebbero oggi senza difficoltà buttato giù il Governo laburista. Tutta la stampa preannunziava la sconfìtta, ma istruiti dalla passata esperienza e dai passati sbandamenti, non volemmo raccogliere questo pronostico di crisi governativa. Ancora una volta MacDonald e il Ministero laburista sono stati salvati da un esiguo manipolo di liberali i quali all'istante drammatico hanno votato per il Governo. Un voto in favore della mozione liberale che chiedeva riduzioni delle imposte sui rapitali adibiti alla estensione ed al riorganamento delle ditte industriali, avrebhe inevitabilmente obbligato il Governo a rassegnare le dimissioni, perchè tale voto sarebbe stato un biasimo al bilancio Snowden. Ebbene. la mozione ha ottenuto 275 voti favorevoli e 278 contrari. Il Governo si è dunque salvato per soli tre voti, con la più microscopica maggioranza che abbia mai avuto fino ad oggi in Parlamento. L'annunzio dell'esito dello scrutinio è stato accolto da applausi dai banchi %ell'opposizione: « Dimissioni! dimissioni! », urlavano conservatori e liberali. Ma il Governo è salvo. Il voto di oggi sembra però un tetro suono di campana a morto. Quattro liberali hanno votato per il Governo e 12 si sono astenuti. Negli ambienti laburisti si riconosce però stasera che il voto di oggi sia un colpo gravissimo al prestigio del Governo di fronte al Paese.