Le gravi richieste dei Pubblico Ministero fra lo sgomento degli imputati e il gelido silenzio del pubblico

Le gravi richieste dei Pubblico Ministero fra lo sgomento degli imputati e il gelido silenzio del pubblico IJU processo kjb^ajn: Le gravi richieste dei Pubblico Ministero fra lo sgomento degli imputati e il gelido silenzio del pubblico ,,. Che a accaduto di Giacinto Celano! Dopo le prime udienze egli si è allon1 anato da Aosta, e, molatosi, dice, d Incolica epatica, non si è più tatto vivo .cIn nessun modo. Ma ecco, in questa estrema ora, mentre l'aula risuona maggiormente delle invettive e delle apostrofi roventi che accusa e difesa in coro gli vanno rivolgendo, egli in terviene per diradare la folla dei club Ibi onde è stata avvolta al processo la sua figura. Ad uno dei suoi difensori, l'ow. D'Alessandro, il Celano ha fatto tenere un diploma di nlcuni brevetti, che gli hanno consentito di farsi largo nel mondo. Il patrono li raminostra al Tribunale, dicendo: — Giacinto Celano, che è stato galantuomo fino a 56 anni, sarebbe diventato d'un tratto un avventuriero, un avvoltoio e perfino un ladro. Noi non sospettavamo che Celano fosse oggetto di tanti attacchi e di tanti vituperi, perchè avremmo provveduto a dedurre dei testimoni per arginare questa offensiva e per dimostrare che 11 nostro difeso non è la persona abbietta che si pretende. Ma ormai non c più possibile ristabilire la verità con delle prove testimoniali. CI limitiamo perciò a presentare al Tribunale pochi documenti: quelli che attestano l'opera di italianità svolta dal Celano a Nizza, ed i brevetti delle onorificenze che gli sono state conferite: dalla croce (li cavaliere della Corona d'Italia a quella di grande ufficiale. Tali onorificenze vennero conferite in questi ultimi anni, a riconoscimento di ' reali benemerenza. Il rappresentante del P. M. Nell'aula si fa poi il più religioso silenzio. Prende n parlare il rappresentante del Pubblico Ministero, cav. uff. Serafino Caput; Due si sono rivelati 1 cordini principali dell'accusa privata: la sussistenza del reato di bancarotta fraudolenta, seppure non aggravata, e la necessita di colpire, insieme con i fratelli Réan. colei eh? più intensamente collaboro con essi alla disgraziata vita dell'azienda, la signora Eugenia Réan Frassy. Per taluno dei minori imputati l'avv. Farinelli non prese affatto conclusioni, oppure prospettò il dubbio sulla loro debbano essere colpiti dalle severe sanzioni del Tribunale. 11 cav. Caput, offre una larga e nilida sintesi della causa. • — Si è detto da taluno — egli dice — che Ministri si può diventare, ma che banchieri si nasce. E' vero. I fratelli Réan non sono nati per fare i banchieri. Ma, secondo la mia opinione, non sono nati neppure per Tore i sagrestani. Non crocio che 1 fratelli Réam abbiano un vero e profondo sentimento religioso, perchè si sarebbero fermati in tempo e non avrebbero cagionato la immane rovina, fra il popolo della loro terra. Dandosi alla diffìcile arte dei banchieri, i Réan non hanno fatto che dilapidare 1 fondi dei creduli contadini. Essi non hanno alcuna giustificazione per questa loro opera delittuosa; dovranno pagare e dovranno amaramente espiare. L'oratore ricorda come in taluni Paesi, la Francia ad esempio, i reati di questo genere siano puniti più gravemente degli stessi reati di sangue; ed intraprendendo la disamina delle Imputazioni, dichiara di non poter essere così generoso come il rappresentante della Parte Civile, che ha rinunziato alla Ipotesi della gravità per la bancarotta fraudolenta. No; la bancarotta fraudolenta, di cui bì sono resi colpevoli i Réan. è tale, per la sua natura e la sua entità, da dover essere punita con la pena più grave. Con parola piana, ma colorita ed efficace, il rappresentante della legge tratteggia l'ambiente nel quale hanno operalo 1 Rénn. La loro Ranca era materiata di frode; ne era. si può dire, pavimentata dal primo all'ultimo piano. Intonata perfettamente a questo ambiente era la pleiade di persone che vivevano ai margini della Banca : tutta gente per la quale un milione di più o un milione di meno non contava nulla. I denari dei depositanti erano gli ■ affari • della Banca. 1 depositi dei poveri contadini dovevano servire unicamente P'i tentare le speculazioni più discutibili e più rovinose. Fu in questa guisa che si arrivò al fallimento. La situazione precipitò Irrimediabilmente. Ci voleva il binomio Celano-Blnnchet per pensare di sostenere l'impalcatura che stava per rovinare. « Ambienti di «rode > — Io non voglio usare parole forti contro gli assenti — riprende il Pubblico Ministero, considerando la parte avuta in questa vicenda dai due noti personaggi. L'abate Jnccod ci ha detto che Blanchet ha il gran torto di non presentarsi al dibattimento. Torto gravissimo. Se si seii'/sse la coscienza tranquilla, se egli fosse un sacerdote intemerato, dovrebbe presentarsi per scolparsi. In quest'aula si è fatto il processo al Celano :d all'abate Blanchet. Per tratteggiare e giudicare il Celano sono sufficienti poche parole. Egli si è rivelato sin dal primo momento. Quanto all'abate Blanchet, con fesso che egli sulle prime mi è porso un galantuomo, un buon sacerdote, che cercava di inculcare onestamente nell'animo della signora Réan la fede nella salvezza. Ma a dibattimento ultimato devo concludere invece che anche l'abate Blanchet si é sporcato le mani. Una sua lettera, che abbiamo tra gli atti del fallimento, genera una impressione tristissima. L'abate si in teressava per un mutuo di mezzo mi lione. Il sacerdote politicante o affa rista è il peggiore sacerdote. Procedendo nella sua sintesi, il P. M. si occupa della signora Réan, e rievoca la parte che l'imputate ebbe nella Banca, l'attività che vi svolse e che ora contesta di avere svolta. Le lettere del la signora Réan sono tutte significa tive. Dimostrano che ella s'intendeva di affari di Banca e che ella appartiene al novero di quelle donne che nRmItetegelddsitecabcappge dbil chfrseziEcostpbRvchctendneddptrtovocrhsstcpcdmdmnrcnlemSfdepppsilegdhnzcmE1FlmCmeaAalemm . nvece di puntellare l'edificio perieontite. ella vi Ita dato il colpo di grna. 11 P. M. legge talune di. queste cuore e soggiunge : Una è particolarmente impressionante. Il 22 novembre 'ii" la signora Réan scriveva al Celano: ■ Il rag. Cimino della Prefettura ci sia seccando. Ili sarebbe tanto gradito vederlo metere a posto ». Era un onesto, un inegro funzionario in balia della signora Rénn. Ma sentite ancora come lla informava Celano sull'andamento della Banca: • Lu nostra clientela è a ammirare. Hérln è sempre cupo e ilenzioso ; tuttavia quando è allo sporello lavora bene. Il cassiere Cuaz dal anto suo continua a lottare e lotta ene ». Questo è l'ambiente della Bana; un ambiente che sa di frode, sempre di frode I L'oratore passa quindi a considerare aratamente gli addebiti mossi ai sinoli imputati. Le operazioni di Borsa le altre speculazioni rovinose che anno la configurazione del reato di ancarotta semplice, devono, scendo l P. M.. concorrere a configurare anhe quello maggio! e di bancarotta raudolenta. N'ori vi sarebbe giustizia e gli imputati sfuggissero alle sanioni per questo reato. A ciascuno il fatto tuo Gli addebiti mossi a Lorenzo ed Emilio Rénn sussistono in pieno, seondo 11 P. M. Un dubbio può esitere soltanto intorno alle cambiali per 105 mila lire rilasciate da Annibale Torrioni. La responsabilità del Réan in questo fatto non e stata proata. Circa la Serallna Réan, dichiara he costei non poteva non sapere quel he avveniva nulla Banca. Se non parecipò direttamente ulla manomissio» ne dei titoli, vi concorse tuttavia inirettamente. La sua responsabilità non appaie provata soltanto per un pisodio, la truffa di 43 mila lire in danno di Erminia Buscnglione. .Manifesta è invece la colpevolezza di Eugenia Réan Frassy nella appropriazione indebita dei titoli e negli alri reati che le sono contestati. Quano all'cx-direttore Herin, il P. M. rileva che costui è apparso In una luce di onestà, che non è Invece comune al assiere Cuaz, il quale ha concorso a txcogliere depositi fra la clientela ed ha portato aiuto ui principali nella ditruzione dei titoli. Tuttavia la respon. sabilitù del Cuaz deve essere contenua nei limiti della complicità non necessaria. — Ed eccoci a Giacinto Celano — prosegue il P. M. — Io non dirò che costui sia un filibustiere; è il vero tipo del millantatore, del venditore di fumo. Lo vorrei chiamare un Rocambole da strapazzo. A lui si deve tutta la misc-en-scène ■ che servi alla consumazione delle truffo di Verrés e di Arnaz. Basta considerare questa sua opera: i telegrammi che spediva o che faceva spedire i%r invitare i Réan a venire a Genova per incassare la cervelotica sovvenzione. Dal dibattimento è emerso in modo chiaro che i telegrammi a firma del Ministro Volpi e del Sottosegretario Suardo erano apocrifi, falsificati. L'oratore, passando alla posiziono degli altri imputati, dice che Vallaise e Cavorsm devono essere condannati per complicità con i Réan nella truffa perpetrata a Verrès, e Vallaise anche per remissione degli effetti con la falsa firma del padre; Leonida Celano, infine, per avere determinato il Vallaise alla emissione di uno di questi etletti. Quindi soggiunge: — Le pene non possono essere lievi, giacché il nostro Codice non è avaro di anni di reclusione con coloro che hanno ingannato la fede e hanno ma nomesso il denaro altrui. E chiede l'assolutoria per insufficien za di prove di Cipriano Herin, e la condanna di Lorenzo Réan ad anni 21, mesi 9, giorni 15, multa di 5950 lire; Emilio Réan ad anni 14, mesi 1, giorni 15 e lire 3500 di multa; Eugenia Réan Frassy ad anni 8, mesi 6, multa di lire 3500; Serafina Réan ad un anno, mesi 3, 1500 lire di multa; Giacinto Celano ad anni 3, mesi 6, lire 1750 di multa; Emerico Cuaz a 5 anni, mesi 6, e 2000 lire di multa: Nicola Cavorsin ad anni 6, mesi 7, 3250 lire di multa; Ambrogio Vallaise ad anni 6, mesi 4, 1750 lire di multa; Leonida Celano ad anni 3 di reclusione. Profonda Impressione suscita nell'aula la lettura delle gravi richieste e delle gravi conclusioni del Pubblico Ministero. Gli imputati sono colti co me da un senso di sbigottimento, e mentre Lorenzo ed Emilio Réan ri mangono come impietriti (i due fra felli sono ridotti fisicamente a dei cenci), gli altri chinano il capo, piangendo silenziosamente. Anche Herin piange, ma le sue sono lacrime di gioia. 11 pubblico rimane silenzioso ; nessun commento, nessun mormorio. Il primo difensore avv. Bardanzellu Tosto si alza a parlare il primo dei difensori, l'avv. Giorgio Bardanzellu patrono di Cipriano Herin, l'ex-diret tore della sede di Aosta. L'avv. Bardanzellu porge al Presidente il saluto della difesa; quindi con oratoria scintillante e commossa tratteggia la figu ru del suo difeso. Herin è un umile figlio della Valle d'Aosta. Quando lasciò la sua casa, la sua terra di Chatillon. fu per peregri nare da un centro all'altro, per guadagnarsi la vita : egli fece perfino il mulattiere tra Valtournanche e il Giomeln. Ma lavorando egli trovò il modo di studiare e consegui dapprima il diploma di insegnante di francese, poi la laurea in legge. Durante la guerra fece mirabilmente il suo do vere, e con lui lo fecero i suoi quattro fratelli. Egli conobbe i Réan quando portò olla Ranca 1 suoi risparmi. La sua rettitudine fu una garanzia per i Réan, che lo assunsero nell'azienda, Ma l'Herln fu solo di nome il direttore della Banca. In fatto egli era un prò curatore come vari altri, un Impiega to come tutti gli altri. — Donde scaturisce il dubbio che l'Herin conoscesse le irregolarità commesse dai suoi principali? — doman da l'oratore. — Egli non ha mai par cglvbcmtistgctaottaofleshafdddtnsftVtdnEspqEscdpittcercietlgllczudpvfs cuna delle operazioni delittuose che gli sono state imputate. Se cimase nela Banca, pure avendo trovato altrove un ottimo posto, fu perchè gli sembrava una viltà abbandonare i principali in un momento di procella come quello. Dalle risultanze del dibatimento ogni ombra di dubbio sulla sua responsabilità, si è disciolta. Tuti i testi hanno eseluso che egli svolgesse opera direttiva. L'Herin non concorse mai, né da vicino, né da lonano ai fatti delittuosi. E l'avv. Bardanzellu, sostenendo elio ogni capo d'imputazione elevato conro l'Herin deve cadere senza lasciare raccia, cosicché il suo avvenire non abbia ad essere neppure minimamente offuscato, chiude la sua eloquente difesa, con una ispirata esaltazione riele virtù di questa gente valdostana che soffre, e sovente in silenzio, perchè ha fede sempre in un più confortante avvenire. Il pubblico prorompe in una fervida acclamazione. Le ventina cambiali del Vallaise E' la volta ora del primo difensore di Ambrogio Valilaise, l'avv Chatrian di Aosta. Il VaM-aise deve rispondere di correità con Lorenzo Réan nella ruffa di Verrès, nonché di falso continuato in cambiali per avere apposto su -21 effetti da 10 mila lire la falsa irma del proprio padre. L'avv. Charian. dopo avere dimostrato che il Vallaise non poteva conoscere l'interno ruffaldino dnil quale era mosso il Rénn durante la tournee di Verrès e di Arnaz, considera la seconda imputazione . Egli sostiene"ci'ip 'ii" oYTimh1in"iT"<8nttnl scritte dal Vallaise con T iliotJ£, padre' eroncI^StfU "n buin™. nonquello di falso in scrittura privala E poiché la legge richiede, por la sussistenza di questo reato, che si faccia uso del titolo falsificato, ne discende che anche questa ipoiesi delittuosa più lieve non sussiste. L'avv. Chatrian infine ricordo che il padre dell'imputato, malato e prossimo alla fine attende dall'epilogo di questo processo che il nome onorato della sua famiglia esca riabilitato. Prende ancora la parola l'avv. Cesare Martinet di Aosta, difensore del cassiere Cuaz. Ma. data 'l'ora tarda. i oratore deve interrompere il suo dire e rinvare a domani il seguito della trattazione. FRANCESCO ARGENTA.