Le acrobazie di Ferrarin descritte per radio

Le acrobazie di Ferrarin descritte per radio Interessante esperimento nel cielo di Torino Le acrobazie di Ferrarin descritte per radio e o r .11 « Moro » prodigioso e una strana alleanza - Come era installato V apparecchio trasmettitore - Un discorso « possibilmente spiritoso » - Le belle stravaganze di nn grande. « asso » - « Storia vecchia che mi piace di raccontare » - Tra un cerchio della morte e una salita a campana - Olio di ricino fuori programma Con l'esperimento di Ieri è stata tentata, per la prima volta in Europa, la trasmissione radiofonica da un piccolo apparecchio in volo. Sembra che soltanto l'America ci abbia preceduti in tal genere delicatissimo di applicazione e di sfruttamento della radio. E' superfluo illustrare quale possano essere gli sviluppi di questa bella iniziativa italiana, e quale sia l'utilità, per gli aviatori, di poter comunicare a voce, con la terra. L'aviatore Smith, 11 trasvolatore dell'Oceano, deve appunto la sua salvezza all'apparecchio radiofonico di cui era munito il suo aeroplano. Mantenendosi in contatto con le varie stazióni radio egli è riuscito a correggere la rotta ritornando sulla buona direzione dalla quale si era allontanato di circa trecento chilometri. L'organizzazione dal volo L'iniziativa della E.l.A.R. è stata accolta favorevolmente dal Ministero Bell'Aeronautica, e l'on. Balbo, interessandosi moltissimo all'esperimento, ha concesso i mezzi necessari per compierlo. E ha scelto, naturalmente, un Fiat da caccia a due posti e un pilota di eccezione: Arturo Ferrarin, Per quanto riguardava l'istallazione della radio, la messa a punto degli ap parecchi è stata affidata all'ing. Ma rietti e l'organizzazione generale al reggente ragioniere Ambrosini, che, per la riuscita di questo tentativo, si è prodigato con tenacia e con entu siasmo. Ad esperimento compiuto, il ragioniere Ambrosini è corso verso l'areoplnno con le lacrime agli occhi, tant'è stata la sua passione e la sua tensione nervosa durante il volo. Come illustratore del volo è stato scelto il sottoscritto con grande e « selvaggia » gioia di Ferrarin che, dopo .avermi fatto gelare I piedi portandomi ! una volta a seimila metri sulle Alpi e una volta, durante un lungo e fantastico volo notturno, aveva promesso a se stesso e giurato a ine di farmi impallidire durante un esercizio acrobatico. Forse c'è riuscito ed è contento. 10 però, prima di salire sull'apparecchio, forte della potentissima arma che avrei avuto tra le mani, e cioè, il microfono, l'Jto avvertito che in caso di malessere, prima di abbandonarmi sul seggiolino, avrei gridato nel magl- I co dado, e contro di lui tutto il mio sdegno, « diffamandolo » pubblicameli te. « Il tuo pubblico torinese ti vede — gli ho detto — ma il mio enorme pubblico mi ascolta » Ed è stato così che il volante del Fiat e il microfono della E.l.A.R. hanno stretto un'alleanza di ferro. 11 • moro » quand'è in terra è un ottimo ragazzo, che si comporta « onestamente i che ti guarda con due occhi pieni di dolcezza c di bontà. Quand'è in aria, gli spiriti del vento gli entrano nel cervello, gli gonfiano l'anima e diventa un falco dagli occhi duri e lampeggianti. C'è da fidarsi — lo so — ma c'è anche da temere. L'esperimento è dunque avvenuto ieri verso le dodici e cinquanta, su un'onda di 47 metri che, ripresa poi dal trasmettitore dell'Eremo veniva diffusa sulla lunghezza normale di 291 metri. La radiotelefoliata aerea è stata ricevuta dal Palazzo dell'Elettricità. Il volo è stato spiccato dal campo dell'Areonautica d'Italia dov'erano presenti il colonnello Savoia e l'ingegnere Nardi. Oltre al trasmettitore, sul Fiat biposto, erano state installate delle pile a secco per alimentarlo e un « aereo » disteso fra l'estremità delle due all e della fusoliera. Avevo scritta, su alcune cartelle, la trama degli argomenti da svolgere, lasciando naturalmente « in bianco ■ i punti in cui avrei dovuto « improvvisare ». Il rag. Ambrosini, prima che salissi nella carlinga mi ha rivolta questa raccomandazione: Il suo discorso — si ricordi — deve essere fluido, scorrevole, leggero e possibilmente spiritoso... Non è facile essere spiritosi in condizioni normali, ma è poi difficilissimo esserlo quando ci si trova improvvisamente con la testa in giù, le gambe per aria, e con in bocca il nauseante sapore dell'olio di ricino che si adopera per lubrificare il motore. Lettura Interrotta Ad un certo momento io dovevo tirare un certo bottone che sporgeva dagli apparecchi radiofonici, afferra- re 11 microfono con una mano e por irmelo a due centimetri dalla boccj In tenermi con l'altra alla maniglin si- : tuatà sotto al . pnrnbriso.. Ho coni p)utò cosc)enz|osamente le tre opsra1 ./iolli „on al,pona cue Ferrarin, con un allegro cenno della mano, mi ha av |vertito di aver scorto il terrazzo del Palazzo dell'Elettricità. Anzi, dirò tra a - l o o i , a l e a e a i i a e parentesi che il « Moro » ha lasciato addirittura il volante e che, venendo meno ai patti stabiliti, se ne è rimasto a braccia aperte come per raccogliere nelle sue all ideali la frescura dell'aria. Un simile scherzo era già fuori programma. Ho cominciato a parlare leggendo le prime parole della prima cartella : « L'apparecchio che in questo momento vola su Torino è un « A. C. 3 Fiat», da caccia...». Un colpo di vento mi ha portato via 11 manoscritto, con grande gioia di Ferrarin che, alzandosi dal seggiolino, mi ha allungato un'affettuosa carezza accompagnata da nn luminoso sorriso. Ho proseguito imperterrito, improvvisando : a Dentro questa carlinga hanno preso postb personaggi illustri: la Duchessa delle Puglie ha infilato « cerchi della morte »; su « cerchi della morte »; Italo Balbo ha compiuto le sue prime acrobazie; l'indimenticabile eroe Del Prete ha compiuto con Ferrarin tutto l'allenamento per la indimenticabile e gloriosa transvplata oceanica... ». Il vento mi stirava la bocca e la lingua si impastava del nauseabondo e spesso sapore di olio di ricino. ■ Non crediate — ho proseguito che io sia cosi tranquillo perchè volo con Ferrarin. Lo sarei allo stesso modo se volassi con qualunque altro pilota tant'è la mia fiducia negli aviatori e nelle ali d'Italia. Essere con Ferrarin sarebbe poi, viceversa, un motivo di apprensione e non di sicurezza. Gli aviatori borghesi, che non sono obbligati alle acrobazie e agli esercizi difficili come lo sono quelli militari, vi portano in volo come uno chanffeur di piazza vi porta per le strade della città, o come un macchinista vi trascina comodamente ad ottanta chilometri all'ora, nel vostro scompartimento. Provatevi a volare ed abbandonerete qualunque altro mezzo di locomozione. Vi racconto un mio viaggio. Avendo accompagnato il Ministro dell'Aeronautica, on. Balbo, nel suo raid Ronia-I.ondra-Berlino, sono partito dal campo di Tempelhof di quest'ultima città, per compiere l'ultima tappa, su un apparecchio borghese. Alle tre di manina ero a Berlino, alle sei bevevo il caffè a Monaco, alle undici mangiavo gli spaghetti con le vongole a Venezia, alle quattrodel pomeriggio prendevo il tè a Ro-ma, alle otto pranzavo a Milano, al-le dieci dormivo a Torino. «Storia vecchia ma che a me piacesempre di raccontare. À , j. , . , . « Quale mezzo di locomozione potreb-be permettervi, nel giro di diciannove ore un simile viaggio? Pianure!mari e monti si sono fusi come i cri-stalli variopinti in un immenso di un caleidoscopionnim cimntriiintP unico smagliante mosaico che mi è rimasto itulclebil mente impresso nella memoria e nella vistone tuttora estasiata. Provate a volare... ». A onesto punto, e proprio quando mi sembrava d'avere trovato final-„ . mente il filo del discorso, Ferrarin mi ha fatto cenno di aggrapparmialla maniglia, perche iniziava le ticrobazie. Non mi sono fatto ripetere l'invito e mi son premuto con la mano libera, il microfono alla bocca. Acrobazìe Un cerchio della morte. — Che cos'ho fatto? — sono riuscito a gridare. — Precisamente non lo so; lo saprete invece voi che mi slate osservando. Un altro cerchio della morte. I.e case di Torino si sono alzate di colpo contro il muso della carlinga poi mi sono precipitate addosso con un dirompere di tetti o una fuga ver-n tiginosa dì strade. Perchè, il «cerchio della morte » che osservate da terra sembra compiersi con una graziosa e morbida lentezza, avviene invece di colpo, in un vortice di vento. Piccola stretta allo stomaco. Allontanamento del microfono dalla bocca. Avvitamento. Ferrarin spinge in basso il muso dell'apparecchio e gira come se seguisse le spirali di un cavatappi. Non si capisce molto distintamente quello che sta succedendo. Il paesaggio sottostante sembra disteso sulla piattaforma di Vna giostra. Leggera nausea che dalla gola sala sullo spessore della lingua. Tengo il microfono incollato alle labbra e dico duello che... posso. — Caro Ambrosini, com'è difficile « fare » dello spirito. Discesa a foglia morta. La citta sale e discende oltre e sotto le ali dell'aeroplano come, se fosse su una U bascule» che ha per perno la Mole Antonelliana. Campana. Questa non ve la descrivo. L'apparecchio punta diritto contro il cielo c sale n forza ili motore. iStrappi addominali, dolorosi. Gcrv a o n 10 che si liquefa, pensiero che sfugge, parola che rientra In gola. Volo rovesciato. Sangue alla testa. Schiena adagiala fra l'intrico del comignoli, occhi pieni eli barbagli e di scintille rosse. Risultato di questo primo volo: nessun apparecchio ha ripetuto una parola di tutte quelle che ho dette. L'« aereo» si è strappalo. Saliamo per la nvonda' volta,' e Ferrarin modera le acrobazie. L'esperimento riesce brillantemente ancorché la canzone del motore abbia In parte e a tratti coperta la mia voce. Discendiamo alle 13,55. Il ragioniere Ambrosini abbraccia Ferrarin e bacia 11 sottoscritto tant'è la sua felicità. Io non so precisamente quello che sia successo.. Lo sapranno i radioamatori, e se qualcuno avrà la bontà di farmelo sapere gliene sarò grato e riconoscente. ERNESTO QUADRONE. L'ii cttivsmlmfclvmtzltcplntl