A Carghìl, capitale del Purìg

A Carghìl, capitale del Purìg Verso le regioni inesplorate del Tibet occidentale A Carghìl, capitale del Purìg Loasum, 16, maggio. Quel giorno, a Dras. le minacele delcielo, che si erano accumulale fin dal nostro arrivo, si avverarono poco tempo dopo con un grande scroscio d'acqua. Spiovve, poi piovve di nuovo, ed il sole, — così infocato la mattina, — rinunciò poi definitivamente ad affacciarsi Ira una nube e l'altra. La partenza, la mattina dopo, era fissata relativamente ■ di buon'ora, alle 6, perchè la tappa era lunga, e nemmeno tacile sempre, a giudicare dalle informazioni ricevute. Alle 4 e mezzo il piedi; ma affacciandomi, mezzo insonnolito, fuori del bungalow, vidi che nevicava a larghe falde, nè più nè meno come nei componimenti della mia e della altrui giovinezza. Meglio neve che pioggia, dopo tutto : e ci preparammo per la partenza all'ora fissata. Partimmo invece alle 8, perchè la piccola carovana del bagaglio personale fino a quell'ora non si fece viva-, e si fece finalmente viva, molto differente da quella che essa era la vigilia- l cavalli erano stanchi dello sforzo fatto nei giorni precedenti-, una ventina non trovò nemmeno la forza di alzarsi dal terreno. E dopo vant tentativi degli uomini, l'agente cashmiro che ha assunto la responsabilità dei miei trasporti fino a Carghll, dovè mettersi alla ricerca di una cinquantina di portatori da sostituire al cavalli sfiniti. , Subito oltrepassata la soglia rocciosa del bacino, — dove, presso II sentiero, alcune stele di pietra scolpita ricordano, con le loro figurazioni, il tempo nel quale anche questa valle era buddista, — la neve è diminuita rapidamente sul terreno. Strana impres sione,, rivedere- campi, e contadini all'aratro, e vlibaftgetti più numerosi, quasi sempre raccolti al margine tra il fondo pianeggiante della valle ed il fianco roccioso; presso ad ogni gruppo di case, — elemento divenuto oramai già quasi indispensabile, — anche un piccolo gruppo di salici; più in giù, anche di pioppi. Del resto, tutto nudo; nudo ma grandioso.- Anzi, à forse qui, a partire da Dras, che si percepisce esattamente la grandiosità del paesag glo himalajano.. La via maestra Siamo discesi veloci giù lungo il Dras, fin dove il fiume volge, nel pressi di Dendèl, verso sinistra, e la valle si fa più stretta tra i suol fianchi e più selvaggia. Proprio alla svolta, un resto di valanga rotta da alcuni crepacci e strapiombante sul fiume, ci ha permesso u passaggio soltanto lungo una sottile cresta tra un crepaccio e l'altro. Altre molte valanghe anche più oltre, insino a Carbu, — la nostra tap pa. della giornata, — ed alcune anche pericolose, almeno per i cavalli. Tappa lunga, ma per compenso veloce La piccola oasi di Tàshgam ci ha offerto la mediocre ombra di un suo pioppeto; poi, in poco tempo più, insino a Carbu. La velocità del cammino non ci ha fatto accorti di una certa monotonia del paesaggio da Dendèl in giù; valle non ampia, fianchi erti, rocciosi, sbriz zolati di neve in basso, in alto tutti ammantati. Se ai nuovi della regione poteva fare maraviglia la nudità del monti, a me maravigliava invece vedere la quantità d'alberi di ginepri, che macchiettavano radamente i fianchi. Ma nemmeno con Carbu siamo ancora discesi sufficientemente, perchè il villaggio stesso possa mettere una macchia di vegetazione arborea nella nudità del paesaggio. Il piccolo bungalow è giù, vicino al fiume, e vicino ad una minuscola piantata di salici e di pioppi; ma il paese è su, in alto, sopra una grande terrazza di morena, e dal basso nemmeno lo vediamo. Giù da Carbu la valle Dras si affossa sempre più: ciò che vuol dire che ì suol due fianchi divengono sempre più erti, spesso precipitosi addirittura: e la strada, quando non ha spazio sufficiente per mantenersi lun go il fiume, deve salire su in alto, per superare i precipizi della roccia. E' così, un continuo sali e scendi: che però, per la tortuosità della valle, ci permette, — quando siamo in alto, — uisioni veramente grandiose sopra la selvaggia nudità dei fianchi, non diminuita dalla solita ticchiettalura cupa dei ginepri in mezzo al giallo marrone delle roccie, sopra cime e creste nevose che compaiono sempre, insuperabilmente belle, come sfondo ai pochi valloni laterali, sopra il fiume latti glnoso che tumultua giù. in basso serpeggiando come la valle stessa serpeggia e strettamente contenuto tra le sue sponde di granito. La via, sotto Carbu, è stata quasi tutta facile. Il fatto stesso che essa salga e scenda per i fianchi dirupati della valle, sottintende quasi l'altro ch'essa ha richiesto lavori di preparazione e di adattamento al terreno, insoliti per questa misera via di comunicazione, che pure è la sola che unisce il Turchestàn al grande mondo I indiano. Tutto il commercio fra le due \reglonl passa, da tempi immemorabili, a l a a n ; l e n a o ù l per questa viatmaestra. che è quasi sempre poco più. di una semplice traccia lasciata dalle carovane e che ogni più piccola violenza di fenomeni naturali può distruggere ad un tratto ed interrompere anche per lungo tempo. Cosi anche sotto Carbu. Non più valanghe di neve; ma una immensa frana, o meglio un Immenso slittamento di materiale terroso e di sassi e di blocchi ha cancellato del tutto, per una lunghezza d'oltre due miglia, la via tracciata presso il fiume. Per trovare un passaggio abbiamo dovuto risalire assai in alto, traversare la superficie irregolare dello smottamento, poi scendere nuovamente in là. Ma se è stato facile per noi, non ugualmente per i cavalli: che a più riprese dovevano essere' alleggeriti del carichi, — trasportati dagli uomini, — e quindi ricaricati appena le difficoltà del terreno insidioso fossero un po' diminuite. E le difficoltà, o meglio le in certezze, non venivano soltanto dalla eventualità di una caduta, giù per il pendio franoso, fino al fiume, ma anche dalle pietre e dai blocchi, che, dall'alto, potevano staccarsi dal terreno instabile cosi che pareva, a momenti, in effettivo movimento: un enorme blocco per poco non ha colpito in pieno il cavallo di uno del miei compagni. Visione inattesa Avevamo da poco sorpassato questo nuovo « mauvais pas », — un po' lungo veramente per un semplice passo, — quando, quasi a compensarcene, ci è apparsa d'un tratto una visione veramente 'jìMàva, .inattesa, quasi rinfrescante nel caldo che ci dava il sole, nel pieno meriggio, giù nella valle incassata tra le sua muraglie rocciose. Sull'altra riva del fiume una piccola oasi; ne avevamo visto dell'altre, da Matàian in giù. Ma fra Matàian e Dendèl quasi tutte ricoperte di neve, poi scoperte ma ancora spoglie nei campi neri di terra e negli alberi privi di foglie. Cherchicclù invece ci è apparsa tutta verde, negli alberi e nei campi: di un bel verde chiaro, fresco, rilucente, che ci è apparso quasi inverosimile; ed in mezzo al verde, macchie rosacee degli albicocchi tutti in fiore. Poco dopo riposavamo, — per la colazione, — sotto un fitto di albicocchi, presso l'oasi di Cianagùnd, e la luce slessa del sole pareva ci giungesse rosata attraverso al filtro del fiori che a piccoli mazzi fitti rivestivano tutti i rami degli alberi sopra di noi. Poi in cammino di nuovo; ancora piccole oasi; ancora macchie di verde tenue ticchiettate di rosa in mezzo alla nudila giallastra delle rocce: finché il Dras unisce le sue acque lattiginose a quelle giallastre e violente del fiume maggiore, il Suru, >on il quale corre, unito, all'Indo già vicino. E pieghiamo su pel Suru: e presto si sbocca, dalla sua stretta terminale, nel gran bacino di Carghll: la nostra meta. A Carghll, però, una sosta mi è parsa necessaria, e per questo ieri ci fermammo in questa capitale del Purìg. E' un bacino, questo di Carghi!., tutto particolare. Non corrisponde precisamente ad uno slargo della valle. Corrisponde alla confluenza tra il Suru, — che corre dalla catena principale himalajana, — e II suo affluente Vuaccà, — che Invece corre parallelamente all'Indo. Ma a dividere i due fiumi prima della loro confluenza, non è alcuno sprone montuoso; vi è soltanto un immenso deposilo di alluvioni, spianato, quasi livellalo alla sua sommità, e dentro il quale mediocremente si affossano i due corsi d'acqua. Se non vi è quindi nè una vera pianura nè un tipico bacino, il paesaggio sit allarga e si apre, comunque, impensatamente dopo le angustie rocciose dentro le quali si è svolto il nostro cammino nei giorni precedenti. Ed ai piedi dei fianchi montuosi che limitano questo grande triangolo affossato dentro le propaggini dell'Himàlaìa, si allineano, una dopo l'altra, le oasi, tutte verdeggianti e tutte alberate. Un bazar L'importanza di Carghll viene dal fatto che nelle sue immediate vicinanze la carovaniera, che supera lo Zogi-la, si sdoppia: da una parte a Scarda, centro del Baltistàn, dall'altra a Le, centro del Ladàk, e poi, per l'alto valico del Caracorùm, al Turchestàn Cinese. Per questo è sorto qui, a. Carghll, un minuscolo bazàr, che serve i numerosi carovanieri di passaggio. L'occupazione principale di tutta la giornata, e la ragione prima per la quale ho deciso di fermarmi, è stata la necessità di riformare tutte le casseviveri. Avevo ordinato un certo numero di casse-tipo, ciascuna delle quali contenesse tutto quanto il necessario per un certo numero di giorni; numero di giorni, naturalmente, variabile secondo quello del viaggiatori. Sembrava tossi stato capito, invece i , e a a i i i a e e e i a e a l e e o ogni cassa resultò in pratica, differente dall'altra, ed il « menage n minacciava di diventare eccezionalmente complicalo. Le ho vuotete tutte e le ho tutte ricostituite secondo il luminilo che avevo preordinato. E' sialo un lavoro, — • d'ordine», — lunghissimo: abbiamo lavoralo tutta la giornata noi quattro, con l'aiuto di Rasili c di Tescl: ma hanno aiutato anche llushmatullah Khan, il tessildàr di Carghll, — niente di meno che un prefetto, — un missionario che ha passato quasi tutto il giorno al nostro bungalow, tanta era la gioia di vedere visi europei, e poi non so se il. ciochidàr, lo zaildàr, il ciuprassi e quante altre mai. autorità locali di secondo e di terzo ordine. Ma adesso il « ménage • correrà... comme sur des roulettesl Da Carghll la tappa ritenuta normale conduce fino a Mulbà: la più lunga tappa tra srinàgar e Le. Troppo lunga p.er i miei progetti, che includevano alcune altre sistemazioni ancora ed una visita al bazàr di Carghll. Non è, in verità, un gran bazàr-, una stretta stradacela in salita, lluncheggiata da due serie di piccole botteghe ad uso esclusivo degli indigeni. Si può dunque imaginare la modestia delle sue mercanzie e la semplicità con la quale sono esposte ed offerte ai clienti. Una clientela, però, assai varia, perchè costituita da tutta la gente che, tra l'India e il Turchestàn, vive la vita delle carovane. Una valanga invernale aveva abbattuto il ponte che traversa il Vuaccà presso a Pashcùm; si può fare un giro più lungo di qualche miglio ed evitare le incertezze di un guado. Noi, che di guadi ne abbiamo In vista molti e quasi tutti probab'lmente non facili, 'non ci siamo fatti troppo spaventare dal corso del Vuiccà che ci era apparso unire modìstamenle le proprie acque a quelle de' Suru, quasi in faccia al bazàr. E per questo abbiamo traversato tutta l'ampia distesa livellata delle terrazza di Carghìl, siamo scesi di là verso il Vuaccà, di fronte alle belle colture di Pashcùm, che col loro verde tenue davano quasi un senso di frescura in mezzo all'aridore riarso di tutte quelle rocce nude. Il guado è stato (piasi uno scherzo, anche se la corrente era forte e dovevamo tagliarla ili traverso per vincerne la forza. Hreve fermata per la colazione sopra il greto del fiume, e poi di nuovo in marcia. Un povero villaggio La nostra via era segnata dalla valle Vuaccà: qualche volta in riva al fiume, più spesso sollevandoci in allo, sempre sul fianco destro. Paesaggio forse un poco monotono per la sua uniformità, non rotta nemmeno dalla presenza di villaggi. La valle non è ampia; non è vero una vera gola. La limitano, ai lati, erti fianchi rocciosi, — di una roccia che h'a strane tonalità di verde, con le quali alterna qua e là un rosso rinato vivo, — ma senza che raggiungano creste e cline, ili una certa imponenzn. Ma dentro questi fianchi, il fondo della valle sembra essere stato colmato, per una altezza di alcune centinaia di metri, da saldi conglomerati, che il fiume ha poi inciso, profondamente, e che hanno inciso profondamente anche i torrenti laterali. Sono questi conglomerali del fondo che costituiscono l'unico elemento paesistico veramente bello della valle Vuaccà: pareli erte, perpendicolari, magari strapiombanti, ora integre dal loro orlo supcriore fino al fiume, ora invece sforacchiate da nicchie, da caverne, da ripari sotto roccia; e rotte, dai. solchi prodotti dai torrenti laterali, in potenti vilastri, in torrioni, in blocchi più massicci, di aspetto ruiniformc, nei quali basta una facile fantasia a vedere castelli e fortilizi, spalti e torri di difesa, che sieno stati più o meno avariali dal tempo. Prima del tramonto eravamo a Lotsùm: povero villaggctto di Purighi allo sbocco della valle laterale di Chcrit. Ricordavo come vi ero giunto altra volta, in pieno inverno. Dalla bassa valle di Dot Citrini avevo valicato un alto colle cosi potentemente ammantato di neve, che avevo dovuto ingaggiare una diecina di indigeni solo per battere la strada a me e ai mici pochi portatori. Poi dal colle precipitai giù a Cherìt, nel fondo di una piccola valle, che era una gola orridamente stretta: finché sboccai, stanco morto, nella valle Vuaccà e credei che la misera casa .che mi ospitò fosse addirittura un palazzo principesco. Ma non lo era; come non lo era nep pure .quella che accolse ieri sera la mia piccola compagnia, grande comunque per le poche risorse di Lotsùm. Come sono fatte le case Qualcuno può forse domandare come è che una povera casa di un) povero villaggio sperso in una valle del Purìg, in piena ìlimàlaja, possa da un momento all'altro ospitare una compagnia di cinque viaggiatori con II loro personale: che non è poco, se si pensa che C'adir e,Rasiìl hanno assoldato, per loro conto — fi.no da Srinàgar — due Ladar.hi di Nuora, come loro aiuti personali: cose che avvengono quasi normalmente in questi strani paesi. Ma è giunto forse il momento di spiegare come è fatta una casa nel Tibet Occidentale. Qui, i fondi delle valli — nel quali quasi esclusivamente si trovano ; villaggi — sono caratterizzati, climati camentc, da queste condizioni: lunghi inverni rigidi, lunghe estati assolate. Difficile sarebbe avere una casa che potesse riparare ugualmente dal freddo intenso e dal forte caldo. Ed allora queste popolazioni si sono create un tipo di casa che ha due distinti quar lieri, uno invernale ed uno estivo, ciascuno adatto per l'una o per l'altra delie due opposte condizioni climatiche ricorrenti nell'anno. E' per questo che noi troviamo, in qualunque casa indigena, un quartiere libero a. nostra disposizione: adesso è, naturalmente, il quartiere estivo. Condussi, a Prandàs, uno dei miei compagni a visitare il quartiere invernale, ancora abitato dal nostro padron di casa: in lutto quanto il Purìg e in tutto quanto il fìultislàn il quartiere invernale non mula caratteri; si entra, generalmente, in un primo ambiente, che è la stalla delle pecore; di qui in un altro, che è la stalla dei bovi; talora ne segue un terzo, che serve per i giovenchi: finalmente si arriva, in un'ultima stanza, nella quale vive la famiglia: non ha finestre verso l'esterno, ha soltanto un foro centrale nel soffitto, per il quale può sfuggire il. fumo, e, verso la porla d'ingresso, ha quel duplice od anche triplice dia fr.am.ma delle varie stalle, che trattengono le basse temperature dell'eterno ed anzi forniscono il tepore proprio del bestiame. Nella jfnica stanza di abitazione si cuoce, si mangia e si dorme: tutta quanta la vita della famiglia si svolge dentro quelle quattro mura affumicate. Le nostre regole igieniche non sono forse osservate, ma. certamente è raggiunto lo scopo di avere la minore dispersione di calor-e ed il maggior riparo contro il freddo della gelida aria esterna. Vengono, con la tarda primavera, i primi caldi, e la famiglia emigra al piano superiore, nel suo quartiere estivo. Qui, nessuna stalla, perchè nessun diaframma contro il freddo è necessario: e non una sola stanza, ma più di una, perchè cosi par di respirare meglio; e finestre, anche, e porte aperte verso l'esterno, e pareti di graticcio anziché di muri, perchè l'aria circoli più liberamente. Anzi, siccome, scendendo, dal Purìg giù per il Baltistàn le estati sono via via sempre più in ternamente calde, cosi anche il. quartiere estivo diviene sempre più aereabile ed acreato f nel bacino di. Scardu è quasi sempre completamente fatto di graticci ed ha i più degli ambienti aperti anteriormente. Tetti popolati di gente Ma non si creda che si tratti — con lutto questo lusso di quartieri — di palazzi. Sono povera case, con muri tirati, su alla peggio, fatti di ciottoli o di rozzi mattoni sommariamente colti al soie: tetti piani, che nel quartiere estivo, — generalmente più povero di stanze del pian terreno, — formano grandi terrazze aperte. E terrazze e tetti — facilmente accessibili, o per mezzo di scale, o direttamente dal l'esterno se la casa, come spesso av viene, è costruita sopra un pendio — vedono svolgersi la vita di tutta la famiglia: sempre d'estate, e d'inverno nelle ore nelle quali il sole batte in pieno e riscalda, anche se tutta la. campagna d'intorno è ammantata di neve. Allora, anzi, tetti e terrazze si popolano di gente, anche di animali, a gente ed animali passano anche da un tetto e da una terrazza all'altra, come se tutta la vita del villaggio si concentrasse lì e non altrove. E non è a dire che, appena, il nostro passaggio è annunciato da qualche informatore, tutti, i tetti si popolano anche più del consueto, ed un coro di tsalàm» salala dall'alto i passeggeri. Ma ieri sera, a Lotsùm, erano i cinque passeggeri, con il loro seguito vario di serventi, che popolavano tetti e terrazze di una casi puriga, e di là su dominavano la valle, il paese, e il via vai di tutti ì paesani. E nemmeno la notte è andata male: salvo il fumo che, per tutti i muri, trapelava dal quartiere invernale al nostro e affumicava soverchiamente chi non aveva l'abitudine di case tibetane che, per la lunga esperienza, mi sono fallo io in altri tempi. GIOTTO DAINELLI. Ogni riproduzione, anche parziale, assolutamente vii-tata.

Persone citate: Giotto Dainelli, Khan

Luoghi citati: Carghll, Carghìl, India, Pashcùm, Tibet, Tibet Occidentale