II poeta di Novara

II poeta di Novara II poeta di Novara pGiuseppe Regaldi, come tanti altri poeti, doveva essere avvocato, e non fu. Del poeta, come s'immaginava nel '•48, aveva aspetto e anima. Fronte ampia ed alta, zazzera, barba stretta e lunga, naso aquilino, occhi sfolgoranti; cuore commosso, fantasia accesa. Impeto vulcanico. Egli fu, soprattutto, improvvisatore, e scopri se slessò cosi. All'improvvisatore Giustiniani fu dato una volta per tema: « dialogo tra 11 Monti e il Gianni », ben noti avversavi. Ma come poteva da so solo comporro un dialogo il Giustiniani? SI cerca l'altro, si trova il Regaldi, ed ecco il giovane novarese balza sulla scena, s'infiamma, ed entusiasma gli ascoltatori. Addio Codici e Pandette! Si dà al poetare improvviso in Italia e fuori. In Provenza è onorato come nessun altro italiano fu, dopo il Petrarca. Scaccialo da Milano nel '34 e da Parma nel '35, va a Parigi. Lo ammirano: il Làmartine, che dopo aver sentito una sua poesia, dice : « C'est la plus belle improvisation que J'ai entendue de ma vie ». Jules Janin ammira l'occhio, la voce, li gesto, e conclude che la poesia, al Regaldi, gli va alla testa come farebbe il vino di Sciampagna. George Sand vuole che improvvisi sul tono del tabacco, che prevale, dice la grande scrittrice, a quello della gloria. Ma Italia e Francia non bastano alla sua ansia di volo, ed eccolo a Costantinopoli, In Egitto, in Nubi a, ricercando le orme di Omero e ridestando ovunque il ricordo delle glorie italiane. In Italia- trova molti ammiratori : Felice Romani, il poeta della musica belliniana. Defendente Sacchi, il Maestri, amico e corrispondente del Leopardi, lo Sterbiai, il poeta del Barbiere rossiniano, 11 Brofferio, 11 Mauri, Il Fornaclari, 11 Cleoni. Nel gennaio del '48, a Potenza, lo fanno salire sul pulpito della cattedrale, e 11 improvvisa, invocando la benedizione del Dio degli eserciti sulle anni liberali. Nicola Sole, che assisteva alla scena, la narra cosi: «Il popolo . rispondevagli come a coro, e, quando egli con voce concitata disse dell'Italia: « Sarà dall'Alpe al mar libera ed una », e 11 popolo ripetè da basso col rumore del tuono « Una», avresti detto che la poesia italiana, tornata finalmente libera, si ribattezzasse sulla tribuna di Dio ». Il Mazzoni riferisce l'aneddoto nella Storia letteraria d'Italia nell'Ottocento. Notevole, fra le sue poesie Improvvisate: /( poeta errante del 1840, d'ampio respiro. Mi piace meno Pompei. A Roma fu confortato dal Ferretti, che scrisse anch'egli libretti d'opera pregevoli per Donizetti e per altri insigni maestri. Ma fu "aspramente combattuto dagli Arcadi. Interessa la sua vita d'improvvisatore nel 1836, come la descrive in questa lettera (a! professor Gaetano Battifuoco) che io posseggo nella mia collezione:; . . «Roma, 22, 8bre 1836. « Mio caro amico, e valente Prof.e, « Riceverai un mio libretto stampato in Venezia, e versi improvvisati in Roma. Avrai poscia o dalla Famiglia Tommasìni, o dal V. Caimi, otto articoli intorno ai miei versi, uno fra' quali manoscritto e del ch.mo Romani. Lo Invio qualora tu non lo avesti (sic) veduto sul foglio piemontese o nel Pirata In Romu ebbi una guerra terribile di quelli che essendo pedan ti si vogliono qualificare classicisti. Diedi accademie nelle conversazioni di cardinali, Ministri di Stato, in isti tuti di educazione, ed ebbi esito romoroso per conoscenza di persone distintissime, per frequenza di ascoltanti, per larghezza di plausi e gen tllezze, e più ancora per le forti gare letterarie. Quelli che compongono il meschinissimo giornale arcadico sono nemici di quasi tutte cose che ci vengono dal buon senno de' lombardi. Essi scrissero contro Manzoni, e tuttora dicono parole indegne d'un'anlma italiana; essi gridano forsennatamente contro Romani, e scrivono spes60 articoli veramente insolentissimi, e di loro fatica non sanno dare una elegante prosa, una inspirata poesia. Io rido su tali pedanti, e rido più ancora delle inezie ond'e sparso il giornale arcadico; se non che, sono costretto a tremare quando le questioni letterarie pervengono agli insulti, e quando mi vede la vita in pericolo durissimo. Per verità poco mancò ch'io non morissi entro un'onda del mio sangue, perchè alcuni rabidi MeVJ, mal comportando la generosità di mólti che m'onorano, nè volendo o non sapendo con saggezza trattare la penna pur mani venali adoperarono le davi di Caino, onde in notte oscura'restassi vittima dell'altrui fellonia Vedrai da una lettera del mio Ministro alla Segreteria di Stato, quale o quanta sia la protezione che di me prendono 1 Rappresentanti del Governo Sardo, e comprenderai 1 acerbità di alcuni Mevi che mi vogliono morto. Le ferite ch'ebbi sono rimarginate, ora sto benissimo». Ahi Le polemiche letterarie si facevano allora con argomenti troppo solidi: a bastonate. Ora le stroncature del giornali lasciano almeno sane le ossa. Quando il bollore dell'improvvisazione cominciò a sedarsi, il Regaldi comprese che bisognava studiare di più, e ci si mise. SI che potè divenir professore di lettere a Cagliari e di storia a Bologna. Scrisse saggi critici, descrizioni di viaggio, fra le quali notevoli la Dora, lodata dal Carducci, dove si ricordano i versi di Norberto Rosa: O Re Vittorio Rifà il cammino; 1 baiti tagliati; Metti il codino. a l'Egitto, al quale pure il Carducci premise una bella ode. Il Lemonnler pubblicò le sue Poesie. Ma le poesie meditate non valgono le improvvise. E' vero che in alcune di quelle come l'Acqua e il Telegrafo elettrico tra dotte in latino dal Ganda egli tenta lina novità. Tenta, cioè, di dare veste latelinnndreczNtirepcleimdccotocdluCadGlellaRrslefsultdAsespasl'vonrdsbtirracgrctRrdtmsadssvi I IzmcstpcGsdLLnsztmcclfsdftIbmnlvmulstipqremmctcdcqgqdaasngicileRmRgpvumm« poetica al pensieri e alle immagini ispirati dalle scoperto scientifiche, e cosi, di dare alla poesia il colore della vita del tempo. Ed è vero che 11 tentativo è nobile, e spesso riesce felicemente. Ma le poesie, nelle quali non vibra questo proposito animatore, nelle immagini come nelle parole, nelle rime come nei ritmi, appaiono dozzinali- e sanno di romanticismo rancido. 5 Come mai un improvvisatore cosi esuberante fu poeta di meditazione cosi scarso? Il valore dell'improvvisazione si misura con diverso metro. Non è valore assoluto, è valore relativo; troppo spesso, appunto perche relativo, lontano dall'assoluto. Una poesia improvvisata, se spontanea, feconda, impetuosa, è senz'altro, eccellente. Ma, so anziché valutarla come improvvisata, la valutiamo come meditata, addio eccellenza. Sentiamo il colascione. Chi supera bene la difficolta dell'improvvisazione, ha, soltanto per questo, la palma. Ma la difficoltà superata non accresce d'urna dramma il peso dell'opera d'arte, assolutamente valutata. dccrcvcpdtLndsarudtlscvnpd E perchè l'improvvisatore non può ivenire poeta di meditazione? Perhè la subitanea facilità e l'impeto, he deve aver quello, escludono, di egola, la novità o almeno l'aristorazia di pensiero e di forma, clic dee aver questo. Sì che l'improvvisatore, he scriva poesia meditata, da una arte si accontenta troppo presto, e altra deve smorzare l'impeto sponaneo, che era il suo pregio migliore. 'ingegno, addestrato a un esercizio, on può. con eguale agevolezza, adestrarsi ad uno diverso, spogliando di tutto il passato, per foggiarsi un vvenire nuovo. Giuseppe Regaldi morì a 7-4 anni, spettato da tutti. Novara gli eresse n monumento. E di certo, pel grane amoro alla Patria, pel nobile tenativo di congiungere la poesia con a scienza moderna, per l'impeto e lo plendore dell' improvvisazione, con ui. Aedo dall'occhio ispirato, dalla oce . squillante, dal gesto appassioato, infiammò le folle, peregrinando er l'Europa e per l'Oriente, merita i non essere scordato. ALFREDO BAOCELLI.