Come i Soviet hanno creato quattro nuovi Stati

Come i Soviet hanno creato quattro nuovi Stati Nel cuore dell' bolscevica Come i Soviet hanno creato quattro nuovi Stati {Dal nostro inviato) TASCHKENT, giugno, r1 popoli dell'Asia bolscevica al stempo del regine zarista avevano tutti una unica, comune denomina- hzione e si chiamavano sarti » Era una denominazione, che oltre a non dare nessuna ide-u dell'origine e della nazionalità di quei popoli, oltre a non trovare nessuna giustificazione nella storia di quelle popolazioni, era un appellativo offensivo, di disprezzo, die colpiva pia dolorosamente che lo knut cosacco l'amor proprio di quegli asiatici, pazienti e rassegnati ma però ipersensibili in fatto di dignità e dì onore. E il risentimento rimane vivo ancora oggi nella loro mente. In realtà nelle steppe abitano in prevalenza popolazioni di lingua turca: Kirghisi (circa 5 milio7ii), Kara-kalpaki (circa 100.000), Usbeki e quella frazione che ha propriamente il norme 'dì Sarti, turchi se dentarli (3 milioni 760.000), piti circa un milione di Turcomanni o Turkmeni. Un abitante 'di Samaritana, tutt'altro che entusiasta dell'attuale regime, parlandomi dell'oppressione zarista e dell'oppressione bolscevica, nelle sue considerazioni fatte a base di paralleli e di contrasti, toccò anche la questione dell'appellativo usart» Era un modesto mercante; ma quel semplice ricordo bastava a sollevare in lui un tale senso d'indignazione che lo si vide farsi rosso in viso, duro nello sguardo, concitato in tuttala persona. « Ci chiamavano « sarti », ma voi non sapete cosa voleva significare la parola sart; chiamandoci sarti equivaleva a chiamarci cani, miserabili, e peggio ancora. La parola in se stessa non direbbe nulla, potrebbe derivare da siri, antichi popoli di queste regioni, od anche dall'indù e vorrebbe dire «mercante»: ma nell'uso corrente sta a significare ben altra cosa e rappresenta un soprannome che suona disprezzo ed offesa. Le quattro repubbliche 7 bolscevichi hanno creato quattro Stati Nazionali della Unione Sovietica, costituiti in base alle tradizioni etniche e storiche delle popolazioni, e cioè la Repubblica delVUbekistan (Usbeki), quella del Tadgikislan (Tadgiki), quella del Kirghistan (Kirghisi) e quella del Turkmenistan (Turkmeni). I minori gruppi etnici, come i Dvnpani (mongoli), ed i nuclei arabj. ed ebrei. Gli Usbeki hanno dal secolo XVI e la conservano oggi ancora, una posizione predominante nell'Asia centrale. Essi presero il nome di u Usbeki » nel ' 1312-1342, da UsbekHan, loro capo, che regnò in quell'epoca. Usbek-Han era figlio di Dgiuci, primogenito del grande Cinghis-han. Di razza sono « turcomongoli». Quando quelle orde cominciarono le loro invasioni, una di esse emigrò nella parte occidentale delle steppe dell'odierna Kir ghisia e più tardi passò nella zona fertile cui ora danno il nome. Nel XVI secolo ebbero il loro periodo d'oro col celebre Sceibani. Oggi sono agricoltori laboriosi e artigiani intelligenti. Buoni etvùti di carattere coraggiosi in guerra, fanatici nella religione. Parlano il cosidetlo u Giakataisk », da Giakatai, secondo figlio di Cinghis-han: è una lingua tturco-lartara, che si avvicina alla lingua letteraria dell'odierna Turchia. I Tadgiki, per la loro importanza vengono subito dopo gli Usbeki. Sono d'origine iranica e si vuole che appartengano alla famiglia dei « Sogdizeff » conosciuti 6 secoli av. C. I « Sogdizì » avrebbero avuto una grande civiltà; abitavano le ccppuddsegcdncontrarli- del bacino 'li-' ilvmc 7.e- ravascian », ai confini dell'Afgani stari odierno, 1 «Tadgiki» sono come gli Usbe hi, ottimi agricoltori, ma forse an i d a a i i e a a l o o a o a a a . e i i o che più laboriosi. Si calcolano a circa 1 milione. Parlano una lingua che pare sia un misto dei varii dialetti persiani. I Kirghisi rappresentano un ramo autonomo della famiglia dei Kirghisi della sleppa, ossia dei « kasaki », che formano il Kasakstan. Sono un misto di turco e di mongolico. Un tempo i Kirghisi formavano un grande Stalo indipendente sul territorio del bacino del Jenissei. Come i Kirghisi del Kasakspin, nella più. parte sono nomadi, allevatori di bestiame e co me quelli oggi non formano uno Stato indipendente e « sovrano », ma solo una Repubblica « autònoma », che rientra nella Repubblica Federale Russa. Mosca non ha trovato sufficienti ragioni politiche per dare ai Kirghisi una. Repubblica in dipendente e sovrana, sul tipo di quelle accordate agli Usbeki, ai Tadgiki e ai Turkmeni. Si calcolano a poco meno di 1 milione, una parte dei quali vive nell'Usbekislan. Speranze asiatiche I Turkmeni hanno origini poco note. Sono considerati discendenti di Salor-Kasan, nipote del mitico Ogus-Han. I Turkmeni si differen ziano inolio dalle genti turche dell'Asia centrale e le loro caratteristiche somatiche li farebbero credere discendenti dagli arabi. La storia ignora se abbiano mai formato uno Stato a sè prima degli ordinamenti odierni. I Turkmeni abitano la zona Transcaspica e una parte del bacino del fiume Armi-Bara. La loro lingua si avvicina a quella dei turchi del Caucaso sud-ovest. La popolazione complessiva viene fatta ammontare a circa 1 milione e si occupa principalmente dì agricoltura. La loro importanza politica è determinata soprattutto dal fatto che il loro territorio confina con la Persia e con VAfganistan. 71 carattere di questi popoli approssimativamente è uno, comune a tutti, ed è quello cui abbiamo più sopra accennato per gli Usbeki: buono e mite, coraggioso nella lotta, fanatico nella religione, che nella stragrande maggioranze della popolazione è la maomettana. Oggi, nìenlie l'Europa con le sue crisi di equilibrio all'interno ed all'esterno degli Slati riesce a dar alle popolazioni asiatiche una frequente impressione di impotenza, che mal si concilia col fatto che esse nell'europeo vedevano un padrone non sempre rispettato, ma sempre temuto, U tentare, come fanno i boi, scevichi, un totale rinnovamento di coscienze e di sistemi di vita in queste popolazioni, ed il progettare di fare un grande centro moderno di produzione agricola ove ora non sono che paesi dimenticati, può essere di una importanza grandissima anche rispetto a quelle popolaioni della Cina, dell'Indocina o dell'India che ora si agitano, si ri bellano ed incendiano i loro paesi in una guerra ostinata combattuta in nome della indipendenza e della libertà. Oltre le frontiere dei do minii bolscevichi vi sono popolazioni che, con queste dell'Asia sovietica, condividono religione, o storia o ci viltà, ed hanno affinità di razza e di pensiero. Queste genti, che raggiun gono i tre quarti di miliardo d'anime, hanno tutte in comune il senso della servitù e della oppressione straniera, e soffrono di una stessa comune intensa passione, quella della propria rinascita nazionale. Naturalmente queste popolazioni, debbono rivolgere il loro sguardo alla vicina Asia bolscevica, dove una rivoluzione larga e profonda, nzntnvcsc-\compiuta, dove il sonno delle nn-io i i i i a a i , i o e a a , o e nalilà ha trovato la sua realizzazione, dove uno spirito nuovo e una nuova vita stanno forgiando nuovi tempi e nuove speranze. Non tutti, naturalmente, accettano il bolscevismo, quasi nessuno è in grado di capirlo, molti, tuttavia, lo detestano pur senza conoscerlo. Qualcuno degli stessi capi delle tribù che sono meno favorevoli al bolscevismo, forse per averlo conosciuto attraverso i racconti di profughi russi da loro ospitali, dicono assai spesso : a Che imporla se tutto ciò è stalo raggiunto per il tramile del bolscevismo e a costo del bolscevismo : La forma passa, la sostanza resta ». Mi sono anche sentito ripetere, a più riprese e da fonti diverse, ad Alma-Ata e a Taschkent, a Samar kand e a Buharà, che « il bolscevismo è una forma politica di go verno come un'altra, e dovrà fare il suo corso di ;,'iii o meno lunga durata, mentre lo Slato Nazionale è la sostanza, destinata a sopravvivere a questa, come ad ulteriori eventuali forme e sistemi di governo ». Questo atteggiamento deve certamente essere meditato da chi crede di conoscere queste parti del mondo orientale; nel quale vi è certamente chi vuole contrapporre all'Europa una rigida intransigenza nella conservazione tradizionalistica delle più anticlie forme indigene, come vuol fare nell'India, Gandhi con la sua politica diretta al boicottaggio delle industrie occidentali ed al ritorno alle primitive industrie damesliclie indiane, ma vi' è anche chi capisce che soltanto combattendo gli occidentali con le loro stesse armi, con altrettanta energia, disciplina, capacità produttiva, l'Asia potrà riconquistare la sua dignità e la sua indipendenza in quel mondo dalla cui civiltà ora essa è rimasta estranea. La funzione del bolscevismo Lungi dal rendere asiatica la Russia, i bolscevichi lavorano per far divenire europea ed occidentale l'Asia. Da questi dominii sovietici partono talvolta echi di dolori e di disperazione, migliaia di persone passano la frontiera, per sottrarsi alla raffica della rivoluzione bolscevica, che solo oggi, dopo circa tredici anni di regime, comincia a farsi realmente sentire in quelle regioni e tra quelle popolazioni. Oltre confine si sa che qui, nell'Asia bolscevica, il vecchio è distrutto per sempre e che il nuovo si costruisce su basi nazionali e moderne, anche se alle dipendenze e agli ordini di Mosca. E questo basta, e questo costituisce là forza dì attrazione, sulla quale contano tanto i bolscevichi di Mosca da una parte, quanto i nazionalisti dell'Asia in rivoluzione o in fermento. Questa è la soluzione che i bolscevichi tendono a dare ai problemi dell'Asia contemporanea. Nelle giornate che stiamo passando a Taschkent, abbiamo cercato di far parlare qualche maggiorente del paese, ma la stessa lingua russa che usavamo fu un ostacolo fra noi e loro, non perchè non ci intendessero, ma perchè temevano di trovare in noi qualche spia della G. P. U. Quindi u dimme soltanto delle genericlie dichiarazioni elle non ci persuasero affatto; soltanto in qualche caso potemmo ottenere qualche frase che si staccasse dai consueti luoghi co muni. Ci venne indicato un giovane kirghiso, abitante in Taschkent, Il qua le aveva assai viaggiato e parlava anche un poco di inglese. In realtà quest'uomo non risiedeva nel nucleo abitalo, ma alquanto all'infilo ri, in una locatila dare gli era stillo pzhtnaqtcrnmcvddNsu possibile di irrigare qualche appe zamenlo di terreno e di crearsi una huona azienda agricola. Lo visitammo. Era stato portato in India, nel Siam, ed anche in Giappone da alcuni inglesi che avevano visitato questo paese nel 1912, ed aveva avuto, in diciatto mesi di frequenza con uomini provenienti dall'Europa, una idea della mentalità di noi occidentali. Saputo che eravamo giornalisti, si affrettò a dirci che, quando era con gli inglesi, CI vedeva ogni giorno leggere su grandissimi fogli di carta, e gli avevano detto clie quelli erano i giornali. Non aveva una idea precisa di che si trattasse, ma ci attribuì subito una grande autorità. Non ci volle dire se era contento di come andavano le cose nel suo paese; ma quando gli si fece capire che anclie il Turkestan sarebbe divenuto un paese come quello da cui venivano gli inglesi ed i russi, un lampo di cupidigia gli brillò negli occhi e dis. se : « Ma allora, dunque, comande remo noi? ». Questa è la leva su cui agisce il bolscevismo, il quale, risvegliando questi sentimenti, diviene quasi un. fermento di modernità e di indipendenza fra queste popolazioni che da secoli giacciono in una stasi senza speranze. Di fronte a questo complesso di circostanze e di situazioni, soggettive e obbiettive, interne ed esterne, risulla evidente quale e quanta sia l'importanza che l'Asia centrale ha oggi assunto, ed alcuni problemi si presentano, essendo necessario il definire che cosa rimanga oggi dell'Asia coloniale degli Zar di Russia e di quella oscurantista e retrograda degli Emiri vassalli; quali risultati pratici e reali la rivoluzione bolscevica, abbia portato a queste popolazioni; quale politica Mosca segna nell'Asia centrale e quali siano le sue ripercussioni, negative e positive; se e fino a che punto queste popolazioni accettino il regime bolscevico e quale sia il loro atteggiamento di frante alla politica del socialismo integrale nella città e della collettivizzazione nella campagna; quaij, siano la politica, ed i calcoli di Mosca sull'Asia centrale e quali le necessità e le speranze dei popoli asiatici. Sono queste le principali questioni che meritano di essere attentamente ed obbiettivamente esaminate se vogliamo renderci un esatto conto dello stato di cose, che in questa terra la rivoluzione russa e il bolscevismo hanno creato, per giudicare del presente e per cercare di comprendere il prossimo avvenire. PIETRO SESSA.

Persone citate: Gandhi, Pietro Sessa, Samar, Sarti, Siam