La condanna dei comunisti torinesi

La condanna dei comunisti torinesi Tribunale Speciale La condanna dei comunisti torinesi Roma, 25 r.'jlte. L'autorità di P. S. era venuta a conoscenza che in Torino il comunista Guido Ardizzi si adoperava a ricostituire la federazione torinese insieme a mie Andrea Curato. Disposto un servizio di pedinamento, il l.o marzo scorso il commissario Taseìietta, incaricato delle indagini, rintracciò l'Ardizzi insieme a tale Vincenzo Obole. Proceduto al fermo dei due l'Ardizzi fu trovato in possesso di numerose copie del giornaletto comunista La ììisaia, stampato alla macchia insieme con altri foglietti scritti a macchina, il cui contenuto si riferiva all'occasione delle nozze di S. A. R. il Principe Ereditario. Altri esemplari di manifestini sovversivi furono sequestrati all'Obole. Il fermo dei due individui, che fu tramutato in arresto, permise di individuare gli altri appartenenti all'organizzazione comunista. Confessioni Nella notte del l.o marzo furono fermati in Leumann, comune di Collegno, tali Premoli Natale e Pasquale Chiocchia. Senonchè all'atto del fermo il Chiocchia riuscì a svignarsela. Si procedette anche all'arresto di Arnaldo Righi perchè risultava che, nel novembre 1929, si era recato con passaporto falso in compagnia di Ardizzi in Svizzera per prendere parte a un convegno indetto dal partito comunista. Gli agenti identificarono anche la donna Enrichetta Pagliarello, che era" stata vista più volte in compagnia del Premoli e dell'Ardizzi. Fu infine arrestato tale Norfo Albino, nella cui abitazione furono sequestrati un centinaio di manifestini destinati alla diffusione per il giorno 8 marzo data fissata dal centro comunista per una manifestazione prò disoccupati. Nonostante le più attive indagini non fu possibile rintracciare né il Chiocchia nè il Curato che si erano dati alla latitanza. I sei comunisti sono comparsi stamane dinanzi al Tribunale Speciale, presieduto dal console generale Pringalli Casanova, per rispondere dei reati di ricostituzione del partito comunista, di appartenenza al partito stesso e di propaganda sovversiva. Il Premoll Natale, notissimo comunista, già implicato in altri processi dinanzi al Tribunale di Milano, ammette di avere emigrato clandestinamente in Francia per sottrarsi all'arresto nel 1927. Giunto in Francia fu inviato al partito comunista in Russia per frequentare la scuola leninista. Ritornato in Francia ebbe l'incarico di servire da tramite fra la centrale comunista di Parigi e la federazione milanese, la quale trasmetteva la corrispondenza al suo indirizzo sotto il falso nome di Clerici. L'imputato ammette di essere rientrato In Italia il 3 febbraio 1930 con un passaporto falso, inviato dalla centrale comunista di Parigi per assumere la direzione del movimento organizzativo a Torino e coll'incarico di prendere contano con l'Ardizzi per conoscere la situazione del partito comunista torinese. Quanto ai certificati falsi che gli furono trovati indosso dice che gli furono forniti dal partito comunista a Bruxelles. Anche l'Ardizzi è pienamente confesso. Egli ammette di essersi recato per incarico del partito comunista a Zurigo munito di passaporto falso per prendere parte a un convegno del partito. Fu 11 che egli ebbe incarico di riorganizzare il partito a Torino e fu messo a conoscenza dell'arrivo di Premoli da Parigi. Infatti l'B febbraio si incontrò col Premoll a Torino e questi gli chiese notizie sull'organizzazione locale e sulla situazione sindacale. Ebbe poi numerosi altri abboccamenti col Premoll e con la Pagliarello. Il Righi nega di essere comunista e di essersi recato in Svizzera in compagnia dell'Ardizzi non per incarico di partito ma perchè il suo compagno gli dette il danaro. Pres.: — Ma a Zurigo non sarete andato per diporto! Imp.: — Mi domandarono quale era la situazione operaia a Torino e io risposi che era sempre la stessa. Si lavorava, ecco tutto. — E perchè l'Ardizzi scelse proprio voi? — Perchè riteneva che Io sapessi molte cose. Dinieghi e testimonianze Un altro che nega di essere comunista è l'Ohole, il quale dice di essersi incontrato casualmente coll'Ardizzi il giorno in cui furono arrestati insieme. L'Ardizzi a un certo momento si assentò dicendo che andava a ritirare un pacco e quando tornò gli consegnò il pacco; poi sull'angolo di via Pietro Micca furono entrambi arrestati. Nega di avere conosciuto il contenuto dei manifestini che gli furono consegnati dall'Ardizzi. 11 Norfo. nella cui abitazione furo no sequestrati dei manifestini comunisti per i disoccupati, dice che i manifestini stessi furono da lui rinvenuti per via Milano in un pacco fatto con carta di giornali e raccolti da lui per semplice curiosità. Viene interrogata da ultima la Pagliarello, accusata specificatamente di essersi occupata del « soccorso rosso » e di aver fatto pervenire più volte del denaro alla moglie del detenuto politico Carsano. La donna è però negativa su tutte le circostanze che le sono contestate. Non distribuì mai soccorsi a nessuno, non conobbe mai nè il Premoli nè l'Ardizzi, nonostante che sia stato vista rincasare in compagnia del primo. Esauriti così gl'lnterrogatorii, si passa ai testi. 11 commissario Taschetta e il vice-commissario Nicolò confermano i verbali da loro redatti. Vengono anche sentiti gli agenti Guadagni e Arena che fecero la perquisizione. La teste Felicita Pacella, moglie del detenuto politico Carsano, conferma di avere avuto una volta dalla Pagliarello 100 lire. Per altri tre mesi alla fine di ogni mese ricevette lo stesso sussidio, destinato al marito. Più volte ebbe anche la visita del Premoli Natale, il quale voleva accertarsi se I sussidi le venivano recapitati regolarmente. A domanda di un giudice, la teste dice di essere stata sempre In contrasto di idee col marito: tuttavia, quanto al soccorsi, non tardò ad immaginare donde provenivano pur senza averlo mai chiesto alla Pagliarello. Essa non li • rifiutò perchè bisognosa. Depongono poi alcuni testi a discarico. Emanuele Demo, che ebbe alle sue dipendenze l'Obole, dice che questi era un lavoratore e mai manifestò idee sovversive. Lo stesso dice l'oste Giuseppe Legronida, che ebbe l'Obole , come un assiduo cliente. A favore del i Norfo depone un suo compagno di lavoro, Cesare Petrillo. La sentenza Nel pomeriggio prende la parola il Pubblico Ministero, comm. lsgrò. Egli ritiene non esservi dubbi che il Premoli fu inviato dalla centrale comunista a Torino non per una indagine sindacale, ma per ricostituire la sezione locale del partito che, mercè l'energico interessamento delle autorità, era stata da tempo dispersa. Comunista convinto è auebe l'Ardizzi e la sua responsabilità è, secondo il Pubblico Ministero, non molto diversa da quella del Premoli di cui fu coadiutore diretto. Figure relativamente secondarie sono quelle degli altri imputati, ma anche la loro colpevolezza e stata chiaramente dimostrata dalle risultanze processuali, onde il Pubblico Ministero conclude chiedendo al Tribunale la condanna del Premoli a 9 anni di reclusione e mille lire di multa, dell'Ardizzi a 5 anni e li mesi e 15U0 lire di multa, del Righi a 3 anni e 6 mesi, deU'Obole, della Pagliarello e del Norfl a 3 anni, con tre anni di vigilanza speciale per ciascuno e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Parlano in difesa degli accusati gli avvocali Angelueoi, Pozzi e Kernot. 11 Tribunale, uopo un'ora e mezza di permanenza in camera di consiglio, pronuncia sentenza che condanna Natale Premoli a 9 anni di reclusione e lire 450U di multa, Guido Ardizzi a ó anni e sei mesi; Righi a 2 anni e 6 mesi, Vincenzo Obole a 3 anni, Norfl Albino e la donna Enrichetta Pagliarello a due anni. La sentenza ha dichiarato condonati, in virtù dell'ultimo indulto, un anno al Premoli, nove mesi ali'Ardizzi e sei mesi al Righi.