I fratelli Réan dinanzi al Tribunale d'Aosta insediato nell'ex aula del Consiglio dl Palazzo Municipale

I fratelli Réan dinanzi al Tribunale d'Aosta insediato nell'ex aula del Consiglio dl Palazzo Municipale I fratelli Réan dinanzi al Tribunale d'Aosta insediato nell'ex aula del Consiglio dl Palazzo Municipale Rapido inizio Come gli imputati si difendono — La storia delle disgraziate e disastrose operazioni "Lorenzo Réan dice: a Chiedo perdono a tutti coloro che sono stati danneggiati dai miei errori» L'ira della prima parte lesa L'appassionato interesse del pubblico Aosta, 23 notte. l.a sala delle udienze penali del Tribunale di Aosta è. un'auletta angusta, nella quale non avrebbe potuto trovare posto tutta la.folla convenuta oggi per questo clamoroso processo, il più clamoroso ed il più macchinoso discusso ad Aosta, da quando è stato ripristinato il Tribunale. 11 Municipio è venuto perciò incontro alle esigenze del Tribunale ed ha ceduto una delle sue aule più capaci e più decorose: la sala già destinata alle riunioni consigliari. I.'adattamento è stato: lacUfi::ed agevole, in quanto la sala dispone già di una. tribuna per accogliere il pubblico. Ma l'opera di adattamento non è tuttavia valsa a conferirle interamente l'aspetto severo delle aule giudiziarie, che siamo abituati a vedere. E' un'aula un po' romantica e d'eccezione, quella in cui il processo Réan ha visto stamane il suo inizio e vedrà tra uria decina di giorni il suo epilogo^, Luminosa, ariosa,'ricca di decorazioni e di drappeggi, insoliti all'ambiente giudiziario, essa ci riporta, per il'.sud-insieme; per le sue caratteristiche, all'ambiente scenico del Processo di 'Mary Diiqan. Anziché sul solito banco, gli imputati sono fatti sedere su una'flla di seggiole lungo la parete destra dell'aula, a ridosso della porticina- cne: dà accesso al gabinetto -del podestà. Un trattamento questo, di privilegio: il solo, ben inteso, che sia accordato agli imputati. , Due imputati sconcertanti Quando vengono tradotti nell'aula i fratelli Lorenzo ed Emilio Réan, la tribuna è colma di pubblico: gli altri imputati sono già al loro posto. I due detenuti sono introdotti nell'aula ammanettati e legati l'uno all'altro da una catenella. Il pubblico, che aveva 6ostato di buon'ora in piazza Balilla per vedéYli scendere dalla vetusta carrozza ceilulare, accoglie il loro ingrèsso nell'aula con un mormorio diffuso. Sono due tipi curiosi, sconcertanti. Emilio Réan, piccolo, smilzo, calvo, gli occhi trasognati ed un tono dimesso nella persona, sembra uno di quegli enigmatici personaggi clip taluni pittori hanno effigiato nel voler rappresentare certe figure di commercianti del Ghetto. Lorenzo Réan, invece, più alto, e quasi massiccio, i capelli incolti ed i lunghi baffi spioventi, ha l'aspetto del Tnuyik russo che abbiamo visto in tante illustrazioni o sullo schermo. Ad osservarli, non si direbbe davvero che l'uno e l'altro siano dei buslntsfiinen, degli uomini d'affari stile ventesimo secolo. Degli altri imputati, due non sono presenti: Seraflna Réan, la sorella dei due banchieri, 'è a letto dà alcuni giorni, in s.eguito ad un ascesso febbrile, e Nicola Cavorsin, l'ex-impiegato della sede di Verrès, ha preferito non presentarsi. Il Tribunale, presieduto dal cay. uff. Marchetti. P. M. il cav. Caput, dichiara la contumacia dei due imputati assenti. Per Seraflna Réan il suo patrono, avv. Ouattroccolo, avrebbe potuto formulare (un'istanza, intesa ad ottenere il riconosciménto da parte del Tribunale del legittimo impedimento che vieta 'alla sua difesa di presenziare al dibattimento. Ma un' istanza di tal genere avrebbe condotto Inevitabilmente, ài rinvio del processo e l'avv. Quattroccolo vi ha rinunziato. Tutte le parti sono'concordi nel desiderare che il processo si svolga ed arrivi sollecitamente all'epilogo. Accertate le generalità degli Imputiti, si procede alle costituzioni delle difese: i fratelli Emilio e Lorenzo Réan sono difesi dall'avv. Quaglia, e. In sostituzione, dall'avv. Giglio; la signora Eugenia Frassy. moglie di Lorenzo Réan, dall'avv. Caron di Vercelli: Seraflna Réan e. Leonida Celano, dall'avv. Ouattroccolo; Cipriano Herin, direttore della sede di Aosta, dall'avv. Bardanzellu; il cassiere Emerito Cuaz, dall'avv. Martinez: il conte Giacomo Celano, dagli avv.ti Marghinotti e D'Alessandro, di Roma ; Ambrogio Vallaise. impiegato della filiale di Verrès. dagli avv.ti Carlo Barberis e Chatrian : Nicola Cavorsin, dall'avv. Siggia. d'ufficio. Nell'interesse della massa falimentare, l'avv. Farinelli si costituisce Parte civile contro i fratelli Réan, la signora Frassy e la signorina Réan, riservandosi di estendere nel corso del dibattimento la «costituzione anche nei confronti di altri imputati; e l'avv. Dagassi;si costituisce Parte civile nell'interesse di .Greeble Leach, nonché di al cuni altri danneggiati. Lorenzo Réan riconosce i suoi torti Esaurite queste brevi formalità,' si ha senz'altro l'interrogatorio'di Lorenzo Reati; Numerose, come è noto, sono le imputazioni che gli sono ' mosse, sia singolarmente che in unione àgli altri imputati, ir Presidente prende le mosse dall'imputazione di appropriazione indebita, per valore assai rilevante, contestata al Réan in seguito alla distruzione di sei milioni di titoli affidati alla Banca per le ragioni più varie. Con voce piana, che ha tuttavia, In taluni momenti, inflessioni commosse, Lorenzo Réan esordisce: — Chiedo, prima di tutto, perdono a tutti coloro che sono stati danneggiati dai miei errori. Riconosco che avrei dovuto interrompere prima l'opera mia, intesa a sostenere la Banca, e questa è la sola ragione per cui mi sono indotto ad usare del titoli depositati; ma Uno all'ultimo momento ho creduto che gli sforzi di tutti i generi che andavo svolgendo servissero ad evitare l'irreparabile. Ho combattuto perciò sino all'ultimo e, riconosco, sempre in nome di un'idea sbagliata. Ora non posso che ripetere di mettermi a disposizione della Giustizia per fornire tutte le spiegazioni che mi saranno richieste. Con queste brevi dichiarazioni l'imputato ha tratteggiato il dramma dellaBanca che aveva nome da lui. Ma eglisvilupperà meglio le sue tesi e la sua difesa in seguito, prospettando le fatalità e le avversità alle quali consegui il crollo così rovinoso. Presidente: — In secondo luogo siete .imputato di bancarotta fraudolenta,- per avere sottratto i libri contabili ■ ed una parte dell'attivo, in una somma non inferiore ai dieci milioni.Imputato: — Non ho sottratto alcun libro di commercio: la contabilità riflettente le operazioni della Banca era completa e regolare. Soltanto, non venivano registrate le operazioni assai azzardate che io compivo nella speranza di migliorare la situazione. Aspettavo che le operazioni dessero i loro risultati, per regolarizzare contabilmente la situazione. Così pure non ho sottratto un centesimo per Conto mio. Tutto quello che ho prelevato l'ho speso interamente e, disgraziatamente, con risultati pessimi. Ma sempre nell'interesse della clientela •Presidente: — Eppure la contabilità che è stata rintracciata era cosi irregolare, che non teneva conto neppure degli stipendi pagati agli impiegati Imputato: — Gli stipendi venivano segnati cumulativamente, e questo per impedire che gli impiegati conoscessero i rispettivi compensi. Co- e i o i o , . r a mungile, dai libri devono risultare tutte le uscite. Avv. Degasso: — Conferma quanto ha affermato in istruttoria, e cioè che mngtalune delle operazioni venivano se- LEgnate su delle semplici «-agende»? |slmputato: — Questo accadeva saltu-a-i griamente, ma l'importo delle opera-itzioni veniva poi riportato globalmen-1 pte nella contabilità Non ha mai giocato L'accusato, poi, spiega che per' alcuni anni fece necessariamente una vita tumultuaria: partiva alle volte da Aosta alle 4 del' mattino, per ritornarvi alla mezzanotte e ripartirne ancora nelle prime ore del mattino. Presidente: — Passiamo alla bancarotta semplice. Ammettete di avere fatto speculazioni rovinose? Imputato: — Non credo fossero rovinose. -Erano semplicemente azzardate. Avv. Farinelli: — E a Montecarlo ammette di avere giocato? Imputato: — Non ho mai giocato ne a Montecarlo uè altrove. Non conosco alcun gioco; non mi sono mai avvicinato ad un tavolo da gioco. Passandosi alle oltre imputazioni, Lorenzo Réan ammette di avere affermato a Cesare Frassy — dal quale.ottenne dei titoli per 300.000 lire e il rilascio di cinque cambiali di favore per 320.000 lire — che gli occorreva szdgtsstsstpprdnf—ddel denaro. Nega però di avere di- chiarato die si trattasse di una necessità occasionale, allo scopo di fare flttiziamente figurare nella cassaforte delle attività. Presidente: — Ma non 6 vero che ne avete promesso la restituzione entro pochi giorni? Imputato: — SI, perchè avevo avuto in quei giorni l'assicurazione dal conte Gelano che sarebbe stata accordata la sovvenzione. Ero quindi persuaso di poter restituire i titoli ed il denaro ottenuto con lo sconto delle cambiali. L'imputato nega anche di avere circuito con artifici la signora Erminia Buscaglione, dalla quale ottenne dei titoli di Consolidato per 45.000 lire. Fu la Btiscaglione stessa ad offrire i titoli, persuasa che la crisi attraversata dalla Banca fosse passeggera e rimediabile. Per la truffa in danno dello scrittore americano Giovanni Greeble Leach, che gli consegnò dei titoli per 338.000 lire senza più riaverli, il Réan dichiara: — 11 fatto è vero. Al Greeble esposi la situazione di disagio in cui mi tro: vavo, chiedendo il suo aiuto, ed egli me lo accordò. Presidente: — Al Greeble avete raccontato invece che vi trovavate in attesa di riscuotere l'importo «li una casa venduta a Roma. Ola, la vendita della casa a Roma è immaginaria. Imputato: — Era la casa del conte Maggiorino Capello, di Tonno, verso il quale la Banca aveva un credito cospicuo. Avv. Farinelli : — Ed in che modo si servì di quel denaro? Imputato: — Per accontentare 1 clienti che chiedevano dei rimborsi. Circa la « tournée » fatta a Verrès, Arnaz, ecc., durante la quale, sbandierando due telegrammi che diceva provenienti dalle LL. EE. Volpi e Suardo, il Réan ottenne da1 alcuni facoltosi proprietari il rilascio, di-..effetti di favore per 570 mila,, lire, l'imputato soT stieiie che i telegrammi mostrati gli erano stati spediti dal Celano ed erano a firma di questi. Anche in quell'occasione non usò raggiri di sorta: dichiarò semplicemente che la crisi attraversata dalla Banca era in via di soluzione. Lo persuadeva di ciò il telegramma del Celano, che diceva: « Sarò a Genova prossimamente con fondi; affare risolto ». Anche per l'affare delle cambiali che si fece firmare dall'impiegato Vallaise, col nome del padre, il Réan ammette e... distingue: E' stato il Vallaise a propormi dì firmare le cambiali col nome di suo padre. Dichiarò di essere autorizzato a far ciò ed io acconsentii. E questo il Vallaise fece spontaneamente, perchè, bisogna riconoscerlo, la devozione dei miei impiegati è stata.sempre infinita. Essi sono andati anche più in là di quello che io chiedevo a loro. Avv. Farinelli : — Al. Celano ha rivelato esattamente la situazione della Banca? Imputato: — Dissi che il passivo si aggirava sui 40 milioni, e che l'attivo, di pochi milioni, consisteva in attività diverse ed in beni. — Un attivo di speranze — sottolinea con sarcasmo l'avv. Farinelli — No, di beni reali — ribatte l'imputato. — Reali come la casa di Roma — insiste con ironia l'aw. Farinelli. Il fratello e la meglio E si giunge, dopo brevi contestazioni intorno ad altri addebiti minori — abusi di fogli in bianco ed appropriazione indebita di poche migliaia di lire — all'interrogatorio di Emilio Réan. L'imputato è leggermente balbuziente e le sue dichiarazioni non corrono spedite. Egli afferma, relativamente alla distrazione dei titoli, che per una parte di questi pensava di averne la libera disponibilità. Se alienò anche quelli di cui non poteva avere la disponibilità fu perchè costretto dalla necessità di far fronte alle richieste di rimborso da parte della clientela. Soggiunge che le speculazioni nelle quali si avventurò, insieme col fratello, ebbero al principio risultati vantaggiosi. - — Guadagnammo dieci o quindici milioni nelle speculazioni di Borsa; ma sarebbe stato meglio ohe cosi non fosse avvenuto, perchè il gioco delle speculazioni sarebbe stato subito troncato. Emilio Réan è anche incolpato di correità nella truffa in danno di Cesare Frassy. Egli dichiara di aver parlato con costui ed assicura che non aveva affatto intenzione di trarlo in inganno. Gli richiese i titoli promet- pii tendone la restituzione, perchè si sen a a . n a i tiva sicuro di poterli restituire. Presidente: — Perchè si sentiva sicuro? Imputato: — In seguito alle assicurazioni ' dateci' dal conte Celano sulla sistemazione della Banca. Pubblico Ministero.: — Quanto è costato il Celano alla BancaT Alla domanda risponde Lorenzo Réan : Più di centomila lire, date a di verse riprese « brevi manu •, e mai se gnate nella contabilità. Presidente: — In istruttoria ella ha parlato di 160 mila lire — La somma complessiva è certa- ds mente superiore alle 100 mila, ma ora] non ricordo con precisione. E' la volta, ora, della signora Eugenia Frassy, moglie di Lorenzo Réan. cE' una signora di irentanove anni, e silc, assai distinta, vestita in gramagne-. Ha l'aspetto sofferente.. Ed infati l'interrogatorio l'affaticherà e -la prostrerà a tal punto, che essa non sarà in grado di presentarsi all'udienza pomeridiana. L'accusa le contesta di aver facilitato al marito ed al cognato la distrazione dei sei milioni di itoli. La signora Frassy respinge questa accusa e racconta che, rimasta assente dalla Banca in seguito a malatia per lungo tempo, vi ritornò nel settembre del 1927, convinta che la. crisi dell'istituto sarebbe stata superata; ant'c che nella Banca ella lasciò i propri; depositi e si impegnò anche personalmente per cifre non indifferenti. — Se avessi partecipato alle frodi — dichiara, con emozione l'imputata — non avrei ingannato me stessa (wiormorii del pubblico). Presidente: — Lei conosceva gli affari di suo marito? — Non ne ero informata. 11 marito interviene prontamente: — Non ho mai detto nulla a nessuno di quello che facevo. L'imputata nega poi di avere avuto Parie dirigente nella banca e sostiene che, pur rendendosi conto della crisi che questa attraversava, era « certa della resurrezione ». Questa certezza le era infusa anche dall'abate Blanchet, il quale le aveva soggiunto, con l'autorità morale che veniva dalla sua persona e dal suo abito sacerdotale: « E' un dovere di coscienza per lei di restare nella Banca ». Avv., Caron. — E' positivo che l'abate Blanchet, non una volta soltanto, esortò la signora Frassy a rimanere nella Banca. Egli si diceva certo che 1 Istituto sarebbe stato sistemato, e fece anche i nomi delle persone che si interessavano della sistemazione. Orbene, io chiedo, polche l'abate Blanchet dimora a Nizza, che il Presidente ci assicuri che egli è stato citato e si presenterà a deporre. Un direttore di filiale e un «assiere La signora Frassy deve ancora ri spondeie di correità nella truffa di 62u mila lire in danno di Cesare Frassy, un suo zio paterno. Ella ammette di avere assicurato la vittima che il de naro sarebbe stato restituito, perchi in quei giorni appunto aveva ricevuto una telefonata da Torino in cui si diceva.- e Abbiamo avuto da Roma la notizia che giovedì sarà concessa la sovvenzione ».. Presidente: — Chi fece questa telefonata? L'imputata non sa precisare se la telefonata risaln'sse a suo marito od a Leonida Celano, il quale, a quell'epoca, era addetto alla filiale di Torino. Fu anche in base a questo annunzio che ella diramò la... buona novella alle succursali. Sull'ultimo addebito — complicità in bancarotta fraudolenta — l'imputata protesta la sua Innocenza. Non concorse ne alla distrazione dei libri, nè all occultamento delle attività. •Cipriano Herin, direttore della sede. i,L£osta,\' Per scagionare'.se stesso, 11umniia-..il Tribunale sull'ambiente dèlia Banca. Dichiara che presso la sede egli aveva solo nominalmente le funzioni di direttore. Chi faceva tutto ejano la signora Frassy ed Emilio Kean. Nega di avere facilitato la dilazione dei-titoli, tenendo a bada i depositanti quando si presentavano a V.c 1le,dei'.e la restituzione dei valori. principale ÌZZaVa aI'a slgnora 6 a! Avv. Bardanzellu: — Chi deteneva le chiavi della cassaforte? — 1 procuratori. Durante le ore di inficio le chiavi rimanevano in mano dei cassieri; nelle altre ore venivano date alla signora Frassy. Avv. Caron: _ Lei ha inteso parlare all ritinto rji-.i, r.,.1. FI j ■ lvrddqcsmdlsltvfpccspptfimbtBdgsslsprntgmsddell abate Blanchet. Può illuminarci su questo personaggio? i Li effetti, l'ombra di questo personaggio si profila sullo sfondo del oranima della Banca Réan, in guisa inafferrabile, ma densa di interesse. L imputato così si esprime: — Ho detto in istruttoria che 1 abate Blanchet mi sembrava il Rasputili della Banca Réan. Avv. Caron: — Precisi. Che mezzi usava per apparire il Rasputin di quell'ambiente? — lo non saprei dire. Ma la signora mi diceva sempre che all'abate Blanchet risalivano le notizie intorno alle trattative per la sistemazione. Fu lui a presentare al Réan il conte Celano, al quale io non ho mai creduto. E l'impupato, dopo essersi difeso dalle accuse che gli sono mosse in particolare per certe mediazioni compiute ai danni della Banca e di calunnia, ricorda che la distrazione di titoli per parte dei due banchieri ebbe inizio col principio del 1928. Gli succede il cassiere Emerico Cuaz. al quale certo Giuseppe Ruffler aveva affidato 25.000 franchi, da depositare in banca. Tale somma, per effetto di tasse e registrazioni, sul libretto di banca si ridusse poi a soli 15.000 franchi. Ora il Cuaz, in correità con l'Herin, è imputato di falso e di appropriazione indebita. Egli dà delle lunghe spiegazioni che non tornano. Avvedendosi dell'inanità dei suoi sforzi difensivi, si arresta ed esclama: — Forse mi sono confuso! — Dica la verità. — lo esorta il presidente. — E cosi non le accadrà di confondersi. Tentativi praato II Ministero Ed eccoci al conte Giacinto Celano, di 58 anni, da Roma, incolpato, quale ex-procuratore generale dei Réan, di complioità nella distrazione dei titoli compiuta da costoro. Egli cosi esordisce: — Potrei semplicemente riportarmi a quanto ho scritto nel memoriale rassegnato all'autorità subito dopo il fatto. Io non conoscevo e neppure sospettavo l'imputazione che mi è stata mossa; ma poiché, come no inteso stamane, mi 6i vuoJ far apparire come il capro espiatorio del fallimento, dovrò parlare con qualche ampiezza di me. — E' necessario che ci parli proprio di lei — lo Interrompe 11 presidente. Imputato: — MI trovavo a Nizza, dove per cinque anni ho coperto posti di comando che mi fruttarono ima posizione preminente nella Colonia, quando conobbi l'abate Blanchet, il quale mi pregò di interessarmi per il salvataggio della Banca Réan. Non potevo dire di no. e me ne interessai. Entrai cosi in rapporti coi Réan, e naturalmente dovetti richiedere loro la procura generale, onde avere la vesto giuridica per trattare con 1 gruppi .e con lo autorità. Venni anche ad Aosta, ove mi fermai pochissimi giorni. Presidente: In quale epoca? Imputato: — Nel settembre 1927. Mi trattenni due o tre giorni. Presidente': — Nossignore. Vi è tornato, e al è fermato molto di più. Imputato: — n periodo più lungo ] che trascorsi ad Aosta fu di una set a o è e. lituana. La mia attività si svolse invece a Roma, dove feoi i passi per raggiungere la via maestra. Mi recai dal capo gabinetto dell'allora Ministro delle Finanze, comm. Brocchi, e dissi quello che. sentivo: la necessità, cioè, che la Banca d'Itailia intervenisse, per salvare la Banca Renai, che ne era meritevole, e per favorire la Valle d'Aosta. Mi fu chiesto se conoscevo la situazione della Banca, ed io ri sposi che glie la avrebbe, prospettata lo stesso titolare dell'Istituto. Ma intanto che io svolgevo le mie trattati ve, constatai che i miei sforzi erano frustrati dalle informazioni sempre peggiori che a Roma giungevano sul conto della Banca Réan. Dalle verifiche ordinate, il passivo, che mi era stato denunciato in sette milioni, apparve invece di quaranta. Presidente: — Da chi furono compiute le verifiche? Imputato: — Dal personale della Banca d'Italia. In ultimo, quando potevo ancora interessare un gruppo finanziario, chiesi ai Réan il bilancio, ma non lo ebbi. Presidente: — Si dice che lei avrebbe dichiarato di aver visto il decreto relativo ad una sovvenzione alla Banca Réan, già Urinato sul tavolo del Ministro. Imputato: — Nego di averlo detto. Avv. Dagasso: — Non fece i nomi degli onorevoli Volpi e Suardo7 Imputato: — Mi sarei ben guardato dal farlo. Presidente: — E quali assicurazioni ebbe ai Ministero? Imputato: — Mi si disse che, se la situazione fosse stata quale io la dichiaravo, cioè che il passivo non avesse superato gli otto o dieci milioni, la sovvenzione sarebbe stata accordata. Presidente: — Ma lei chiedeva una sovvenzione a quale titolo? — A titolo di intervento — risponde l'imputato. E spiega che l'intervento sarebbe stato di quattro o cinque milioni, accordato dalla Banca d'Italia, la quale avrebbe mandato un suo funzionario presso la Banca Réan, per controllare ed accertarsi delle garanzie offerte. Avv. Dagasso: -, E sa le garanzie non ci fossero state? — Allora — ribatte pronto l'imputato — non sarebbero stati dati i milioni. L'imputato dichiara di avere consegnato ai fratelli Réan svariate somme: persino i denari occorrenti per la sepoltura del loro povero padre. — Ho avuto cinquecento lire ! — protesta Lorenzo Réan. — Le ho dato tremila lire, altro che cinquecento ribatte il Celano. — E' una somma che ricordo assai bene, data l'eccezionalità del caso. Residente : — Perchè le fu ritirata la procura conferitale dai Réan? Imputato: — Lorenzo Réan svolgeva anche delle trattative per suo conto, le quali andavano a tutto svantaggio del piano che io cercavo di varare. Glielo feci osservare, ed egli se ne adontò e mi ritirò la procura. , Presidente: — Lei ha ricevuto del denaro dalla Banca? Imputato: — Sì; non più di novantamila lire, però, di cui una parte ho. anche restituita. La somma fu impiegata interamente da me nelle spese per cori' durre le trattative a Roma ed altrove. Ma ripeto che la min opera fu compiè' tamerite disinteressata. Mi prestai a svolgere le trattative per. far cosa utile alla Valle d'Aosta e per la Banca Réan, che meritava la maggiore stima. Le assiourazionf del Celano Presidente: — I Réan dicono però di averle dato 160 mila lire. Imputato:. — Io affermo di averne avute 90 mila. Provino loro di avermene date di più. Avv. Farinelli : — Ha esaminato il bilancio della Banca? Imputato: — Non ho mai visto il bilancio. Nella Banca, durante il periodo trascorso in Aosta, io ebbi funzioni. lULcslncvtm per còsi dire, disciplinari. Quando i venni, constatai che non si osservava a e i , o n i o fa r i io à i d i , e i i i e il oa o oo, a o e. a, ti oa, il r n i. e o epd mi Mi ro il sabato inglese ed io lo imposi; poi feci esporre la bandiera nazionale nelle ricorrenze. L'avv. Farinelli lo richiama: — Ma, insomma, non vide mai il bilancio... — Mai. — Sarebbe stato meglio che lo avesse esaminato — commenta l'avv. Caron. Lorenzo Réan, a domanda del Presi dente, spiega di essersi deciso a ritirare la procura al Celano in seguito a questo fatto: recatosi a Roma, potè appurare che presso la Banca d'Italia non esisteva alcuna pratica per sovvenire la Banca. Il Celano aveva raccontato delle frottole, aveva forse venduto del fumo. Avv. Caron (al Celano): — Ha mai dichiarato alla signora Frassy che la sovvenzione era attesa di ora in ora? — Celano: — No. Avv. Caron: — E allora faccio una anticipazione: produco una lettera indirizzata dal Celano alla signora Fras sy il 19 gennaio 1928. Nella lettera il Celano dice di lavorare indefessamente per ottenere la siste mazione della Banca, e soggiunge: « Cercate di resistere, perchè la sovvenzione non può mancare da un'ora all'altra ». — Qui, considerando obbiettivamente la cosa — soggiunge l'avvocato Farinelli — c'è un reato di truffa. L'avv. Quaglia, della difesa Réan, in calza : — Ho una serie di telegrammi spediti dal Celano al Réan. Li presento al Tribunale. I diversi telegrammi sono documenti di evidente rilievo ai fini della dimostrazione che la Difesa vuol dare. In uno si dice : « Ricevuto vaglia. Importo insufficiente. Occorrono altre cinquemila». In un altro: «Proseguono passi decisivi ». in un terzo: « Attendo chiamata, necessario resistere ». In un altro ancora : = Oggi ottenuta chiamata ». Infine, in una lettera del 4 gennaio 1928, 11 Celano cosi scrive: «In quanto allo svolgimento delle grande pratica che sto svolgendo, I risultati pratici sono attesi da un'ora all'altra E dopo avere soggiunto che nelgiorni prossimi avrà un colloquio a Genova, il Celano conclude : « Sono qui senza fondi, necessarissimi per varie circostanze. Se può mandarmeli vale meglio impiegarli per questa ragione, anziché sacrificarli per rimbor sare i creditori... ». II conte Celano ascolta la lettura di questi documenti con manifesto malumore. Quando il Presidente gli dà la parola, egli ne spiega l'origine in questo modo: — Tutte le circostanze accennate in quella corrispondenza rispondevano ad un'esigenza contingente: i Réan avevano bisogno di lettere di incoraggiamento... I patroni di Difesa e di Parte civile Io investono vivacemente. L'avv. Farinelli chiede: — Sono stati spesi i danari? E co me? Parli chiaro, altrimenti parlerà mo noi. Imputato: — Il denaro è servito qzaEcglqlntprcdfauitetthggNlipssnme esclusivamente. Avv. Farinelli: E allora la sua è truffa e millantato, credito insieme. Il Celano, dopo questo tempestoso ntermezzo, siede. I tfuaJ di un Impiegato Viene inteso Ambrogio Vallaise, impiegato della filiale di Verrès. Come si è detto, costui, rilasciò al Réan, su richiesta di questi, e firmando col nome del proprio padre,, venti cambiali da 10.000 lire cadmia. Per tale fatto,egli è incolpato di falso. Ma il Val- -laise deve anche rispondere di cor-reità in truffa, per avere accompagnato 11 Réan nella « tournée » di Verrès e di Arnaz. Egli dice che 11 principale aiveva in mano un telegramma a firma deil'on. Suardo, in cui lo si convocava a Genova. 11 Vallaise stesso lesse quel telegramma. Una delle vittime fu il cav. Pietro Lesta, il quale ena esitante. • Per vincere le sue riluttanze Lorenzo Réan soggiunse: « Lei, che è cavaliere della Corona d'Italia, dubita del Governo? »: Con ciò voleva assicurarlo circa l'intervento della Banca d'Italia verso la Banca Réan. Presidente: — Lorenzo Réan, ha Inteso? Réan: — Ora che vedono 'le loro famiglie piombate nella miseria, affer¬ , tr?mJEa„„1* m 1 " v.ecia pura.-ao ¬ mano questo. Ma la circostanza non è vera. 11 Vallaise racconta poi che il Réan lo chiamò ad Aosta il 54 dicembre.e proPPonfndogli ditole cofnotì* del padre — Acconsentii — dichiara l'imputato — perchè mi si assicurava che gli effetti non sarebbero stati messi in circolazione. E poiché firmando mi mano, egli soggiunse: 'agio, e non abbia timori. Di queste cambiali nessuno verrà miai a sapere nulla ». Io con quella firma credevo di salvare la Banca — conclude melaifconicamente il Vallaise, per ili quale 1 guai toccati in seguito a quell'episodio furono numerosi e notevoli. Viene interrogato anche Leonida Celiano, Uni giovanotto di 29 anni, abitante a Torino. Egli è nipote del conte Giacinto Celano e fu messo da questi nello filiale torinese della Banca Réan, con uno stipendio di 1000 lire mensMi. E' incolpato di un episodio minimo in questa vicenda: di avere determinato il Vallaise a firmare con la falsa firma, del padre un effetto di 10.000 lire; ma si accerta che si trat- tn.va di uh effetto 7»i rinnovo è che il Celano non presenziò alla compi*astone di quel falso. L'interrogatorio degli imputati • cosi esaurito, ed il presidente dà letura degli interrogatori resi da Sera- » pinati contumaci. Dopo di che si presenta a deporri a prima delle infinite parti lese: il cav. Pietro Lesca, uno di coloro che a Verrès e ad Arnaz rilasciarono degli effetti di favore per 570.000 'Hre complessive. Nel rammentare la sua disavventura il teste, un signore grave ed anziano, sì esprìma con una cer-a vivacità di linguaggio verso Lorenzo Réan. — Vigliacco! — cosi lo apostrofa; ma 11 presidente lo invita a calmarsi, osservando che gli imputati, a dispetto di tutto, non devono essere vilipesi.E l'udienza si conchiude con alcuni cenni forniti dal curatore del fallimento, avv. Anselmo. Riferisce come, dagli ultimi accertamenti contabili che egli ha compiuto, l'entità del passivo élie non trova giustificazione non sarebbe di dieci milioni, ma si. ridurrebbe a non più di tre milioni. La de-rposizione defl'aw. Anselmo contthue rà. per altro, nelle udienze prossime E la laboriosa seduta è tolta.. francesco argenta