Preoccupazioni e dubbi di magistrati nell'affare Cuocolo

Preoccupazioni e dubbi di magistrati nell'affare Cuocolo Preoccupazioni e dubbi di magistrati nell'affare Cuocolo La confessione rientrata di uno dei presunti colpevoli Roma, 21, notte.. Vi fu un momento in cui l'Impalcatura costruita dal capitano Fabbroni e dai suoi coadiutori, per provare che il duplice assassinio Cuocolo eraavvenuto nelle circostanze di tempo e di luogo da lui precisate, corse pericoo di crollare, e fu quando il brigadiere Gaetano Lippiello minacciò di sveare il trucco del famoso anello; ma, come abbiamo ieri ricordato, il Lippiello fu inviato prima al manicomio di Aversa e poi fu favorito con impiego e pensione. Che la condotta del processo fosse discutibile, specialmente circa il riconoscimento degli accusati, lo provano e contestazioni fatte dal Procuratore Generale e dal Consigliere istruttore durante l'istruttoria ordinata dalla Sezione d'accusa, per il susseguente procedimento di falsa testimonianza; ma le indagini in proposito avrebhero avuto ben più ampio svolgimento nel giudizio che si sarebbe dovuto svolgere dinanzi al Tribunale di Viterbo. Ne sono documento le liste testimoniali presentate fino dal 1916 sia dal Pubblico Ministero che dalle Parti Civili. E' noto però come questo processo, trascinatosi per sette anni, fini per essere archiviato a seguito dell'amnistia. L lià di civm Le anormalità di un processo Molto si ti scritto in questi giorni sui veri colpevoli del duplice assassinio, indicati dalla voce pubblica nei due temibili pregiudicati Gaetano Amodeo e" Tommaso De Angelis. Quest'ultimo è morto, ed il primo ha fatto sentire timidamente la sua voce per dichiararsi ancora una volta estraneo al delitto. Eppure contro di loro risul tarono indizi molteplici di colpevolez za, nel dibattimento alle Assise, al ('infuori di qualsiasi prova indicata dalla difesa. Furono le dichiarazioni dell'Amodeo e del De Angelis che costituirono la parte più importante delle prove a loro carico; furono lettere e documenti rintracciati negli atti del processo, non tenuti in conto nell'istruttoria; fu la constatazione di un perito d'accusa, il dott. Morini, che rivelò la ferita di unghie subita dalI'Amodeo al polso ad effetto della colluttazione con la Cutinelli. . Ma dopo il verdetto sopravvennero nuovi elementi a loro carico. Vi fu rono denunzie contro entrambi ; dell'Anastasio e del Grimaldi contro il De Angelis, e del Morgillo contro l'Amodeo. Esse sono alla Procura del Tribunale di Napoli. Nella ossessione della verità circa le parole di Abbatemaggio non si volle fare nessuna ricerca al di fuori di quanto lo stesso Abbatemaggio aveva detto, Si fece di più. Si ritennero calunniatori o favoreggiatori della camorra tutti coloro che osarono dubitare dell'evangelio di \bbatemaggio, e suggerirono altri possibili colpevoli del delitto Cuocolo; e si trascinarono ' innanzi al Tribunale penale di Napoli, sotto le imputazioni più infamanti, molti funzionari di Pubblica Sicurezza perchè avevano avuto il torto di parlare contro Amodeo e De Angelis. Si ebbe financo paura di aprire in istrutloria il reperto degli oggetti sequestrati all'Amodeo. Eppure tra essi vi era una cravattina simile a quella trovata sul letto^della uccisa Cutinelli, vi era un libro di appunti che dimostrava la partecipazione dell'Amodec al furto al conte Filo, furto che la difesa proclamò costantemente essere il solo, vero motivo della soppressione del Cuocolo. Era la paura della verità. levstvvnpasGAvlsnfidVsflsdsonogtqgcesmfsnebcadcèev0cCs Avvocato difensore che deve sloggiare Tra gli altri, i'avv. Gennaro Maria Cardinale, che ebbe al processo una parte assai importante, conserva ancora oggi un ricordo non troppo gradito di quel tumultuoso periodo. L'avv. Cardinale, primo difensore dei fratelli Alfano, del Bapi e dell'Ibello, per avere con molta vivacità contrastato la tesi del capitano Fabbroni, venne a trovarsi in tali condizioni da essere costretto a lasciare Napoli e trasferire il proprio studio a Milano. Egli, infatti, era stato designato, se non come un camorrista vero e proprio, come un protettore della camorra, e tutto ciò semplicemente perchè l'egregio professionista sosteneva vigorosamente l'innocenza dei partecipanti al famoso banchetto di « Mimi a 'mmare ». Ad un giornalista napoletano che gli ha chiesto Je sue impressioni sulle rivelazioni di Abbatemaggio, l'avv. Cardinale ha detto: — Quel processo, intorno a cui si fece tanto clamore, fu a sfondo essenzialmente politico. I socialisti, infatti, erano abbastanza seccati per il fatto che la cosiddetta camorra napoletana aveva sostenuto le elezioni Ravaschieri, in cui Rapi, « Erricone »' e Vittozzi erano stati inaana pars, essi quindi fecero pressioni sul Governo, che era debolissimo e impotente a fronteggiarli- ■ Il Questore del tempo. Ballanti, sosteneva la versione Vittozzi, ina i carabinieri che sostenevano invece il romanzo ormai famoso della camorra, si schierarono subito contro la polizia. Il capitano Fabbroni depose a favore di ladri e di vagabondi al processo, dichiarando certo Vadala, che alla distanza di pochi mesi fu indicato come delinquente, come uomo onesto e non passibile di ammonizione. Ma c'è di peggio e di più grave. Vadala, il famigerato ladro, fu l'attaché costante di Fabbroni, il quale poi, con il tenente Jovine, commise abusi e inchieste In un'atmosfera ossessionante. « A questo proposito — soggiunse l'avv. Cardinale — devo dire che anche io fui preso di mira dalle ire dei > rossi ». Tra i professionisti che passarono per camorristi fu anche l'avv. Lioy. il quale venne arrestato e persegititato in tutti i modi, mentre egli si dimostrava ardente, tenace sostenitori? della innocenza dei condannati. 1! marchese Presti e l'avv. Cucca furono indicati, con Lioy e con me. come proiettori della camorra... Il tempo, ed i Consigli di disciplina della classe forense con le loro sentenze dimostrarono poi lampante e luminosa la nostra innocenza». L'avv. Cardinale ha ricordato poi che chi imperava in quel tempo era il maresciallo Capezzuti. «Quello stesso Capezzuti —- ha aggiunto — che oggi, intervistato, ha dichiarato di avere fatto il suo dovere e di non voler parlare. Allora, in una famosissima pubblicazione di un giornale, dettò tutto un fantasioso romanzo. « Egli parla, egli racconta ; noi fedelmente trascriviamo », scrivevano allora testualmente i cronisti, in un periodo precedente alla sentenza della Camera di consiglio. E Capezzuti dettò veramente tutto un romanzo, talmente romanzesco, che perfino il capitano Fabbroni ad un repòrter di un altro giornale disse che quel racconto « era un romanzo, un fantasioso romanzo ». Il giorno dopo fu risposto al Fabbroni che « se la pubblicazione era un romanzo, un romanzo era il processo da Fabbroni fabbricato ». « Ma quelle informazioni dobbiamo ritenerle esatte — concludeva il giornale — poiché l'informatore è nè più nè meno che Capezzuti » I Secondo l'avv. Cardinale, il Rapi non era uno sciocco. Era figlio di un exufficiale dei carabinieri, maestro nelle, scuole comunali di Napoli, ed aveva un fratello direttore didattico distintissimo. Rapi, se fosse stato colpevole, non sarebbe tornato da Parigi volontariamente e pubblicamente, annunziando perfino il suo arrivo. Capezzuti Intanto, uomo solertissimo, andò a Santa Maria a Vico ad... arrestare Rapi, che veniva a costituirsi. Gli accessi pilttii di Abbti a n i a i l e i , , a o l e . é n e e i . i . a Gli accessi epilettici di Abbatemaggio L'intervistato ha dichiarato poi che Abbatemaggio è un epilettico, uno stravagante, un impostore. 'E a convalidare la sua affermazione ha mostrato un vècchio numero di un giornale giudiziario, unitamente al certificato sanitario del . Cucchiarello » redatto ad Udine dal maggiore medico Vallicela. Ecco il documento: « Soggetto di buona costituzione fisica. Egli racconta che sua madre soffriva di convulsioni epilettiche, le quali, dopo un gran patema d'animo, si sarebbero manifestate anche su di lui, da circa due anni. In quattro mesi è stato ricoverato per la terza volta in ospedale. La prima per ulceri e adenite suppurate, poscia per sifilide, ed ora per isterismo. Durante la sua de genza fn questo ospedale è stato colto tre volte da accessi convulsivi, due dei quali furono presenziati dai medici di guardia, che hanno rilasciato la dichiarazione di veri accessi epilettici, ed è perciò che a norma dell'articolo 3 si propone l'Abbatemaggio alla rassegna di rimando per la riforma. La malattia di cui l'Abbatemaggio è affetto è indipendente da conseguenze di servizio ». Il certificato reca infine la seguente nota: * Constatata ]a personale identità e dietro parere degli altri medici, abbiamo proposto l'Abbatemaggio per il congedo assoluto. Udine, maggio 1905 ». Dopo avere detto che, secondo lui, autori del duplice delitto furono Amodeo e De Angelis, l'avv. Cardinale ha concluso affermando che la revisione è necessaria e opportuna. « La grazia e potere sovrano, la revisione è dovere morale e giudiziario ». Tra coloro che, per essere stati più 0 meno intimamente addentro alle faccende processuali per l'assassinio dei Cuocolo, sono stati in questi giorni riconosciuti dai giornalisti e invitati a scodellare i loro ricordi, è pure il marchese De Notari-Stefani, ex-Procuratore Generale della Corte di Cas sazione, fi quale era Procuratore del Re a Napoli durante l'istruttoria sul- 1 omicidio. I dubbi della Magistratura inquirente — Quando io mi recai a Napoli — ha detto il De Notari-Stefani — il processo era già inoltrato. Se ne occu pava in modo veramente encomiabile il sostituto De Siila, coadiuvato dal giudice istruttore Romano. Io pure, ponendomi alla testa del poderoso lavoro, non volli intralciare l'opera dèi due valorosi magistrati, che era già bene avviata. 11 compito nostro era quanto mai difficile. SI erano formate a Napoli due correnti opposte, che fa cevano capo alla Pubblica Sicurezza da un lato e ai carabinieri dall'altro Questa divisione di corrente fini col verificarsi anche in seno alla magi stratura. Si ebbe un violento attrito fra il giudice istruttore capo e il giudice istruttore che si occupava del processo. Il sostituto De Siila mi teneva quotìdlanament? informato di tutto, io mi formai una impressione piuttosto dubbiosa sulla veridicità delle accuse fatte da Abbatemaggio « D'altra parte, esistevano delle prove che avevano una veste di veridicità tale da porre il magistrato in serio imbarazzo. Il delitto si presentava veramente come un delitto di malavita. Mentre si uccideva il Cuocolo, veniva assassinata la Cutinelli. Il marito ve niva assassinato a Torre del Greco e, combinazione alquanto strana, i maggiori esponenti della malavita si trovano riuniti da « Mimi a 'mmare ». Il rinvenimento dell'anello con le Ini ziali è altra prova che aveva indub blamente la sua importanza. Data la situazione, mi convinsi che bisognava chiudere al piiì presto e inviare alla Procura Generale, porche essa giudi casse sulle prove che erano state rac colte. Dopo soli tre mesi dal mio nr rivo a Napoli, la mia opera era compiuta. Il sostituto De Siila per mio incarico chiuse l'istruttoria, conchiudendo per il rinvio alla Procura Generale presso la Corte d'Appello. Giunto il processo alla Corte d'Appello fu affidato, come è noto, a un magistrato di grande valore, 11 conte Leonardi Lucchesi Palli. Egli si è logorato l'esistenza a causa di questo fatale prò cesso II conte Lucchesi Palli fu an- ttoiatntllpssraildatnpclgèGchlegli preso dal più" seri dubbi, ma in seguito fini anche lui col ritenere chetSt^ì^t&ff^ * gi^1Z,0l . Interrogato sulla figura del capitano Fabbroni, il De Notari-Stefani ha ricordato. — Il capitano Fabbroni era un uomo molto coraggioso e agì certamente a fin di bene. Non si può negare che, dopo l'accanita campagna intrapresa dal Fabbroni, la cittadinanza respirò. Occorre però fare conoscere anche il rovesciò della medàglia. Il capitano Fabbroni non aveva '\ benché minimo concetto della esistenza della legge ed era capace di qualunque arbitrio, per quanto egli agisse sempre a fin di bene. Io mi trovavo nella situazione difficilissima di non volere ostacolare l'opera del Fabbroni, il quale agiva, come ho detto, a fin di bene, ma nel tempo stesso volevo fare pressione presso di lui per impedire che uscisse dai limiti segnati dalla legge. Gli episodi sono innumerevoli, e troppo lungo sarebbe ripeterli tutti. Fabbroni arresta un giornalista «Ne ricordo uno che riguarda il giornalista Lioy, che faceva una campagna serrata contro il Fabbroni. Questi venne una volta da me furibondo e mi disse: «Voglio arrestare Lioy». Io lo calmai, dicendogli che non»gli avrei permesso in alcun modo di fare atti di arbitrio. Qualche giorno dopo il Fabbroni torno nel mio gabinetto e mi disse : « La misura è colma, io arresto Lioy ». La mia risposta, calma, agi come una doccia fredda. « Se lei arresta Lioy, io procedo immediatamente contro di lei per esercizio arbitrario delle sue funzioni ». Ma il Fabbroni non disarmò. Qualche giorno dopo, non avendo il coraggio di affrontare la mia ira, telefonò, dicendomi: « Ho arrestato Lioy ». Può immaginarsi come io risposi. Gli chiesi perchè lo aveva arrestato. Egli aveva trovato il pretesto: lo aveva arrestato per subornazione di testi. « L'ho trovato mentre parlava con alcvttii testimoni e l'ho arrestato ». Gli ingiunsi di non allontanare Lioy dalla caserma e mi precipitai colà. Interrogai il Lioy, e subito dopo lo lasciai in libertà. Questo non è che un episodio, ma potrei ricordarne una infinità. Però, debbo ancora dichiarare che Fabbroni agiva in buona fede e a fin di bene ». Amodeo è stato sul punto di confessare pubblicamente Napoli, 21 notte. Ecco un episodio interessante circa 'affare Cuocolo. Un anno dopo il verdetto di Viterbo, Amodeo viveva solo a Napoli. Miserabile, scacciato da tuti, questo reletto della società trascinava resistenza fra le bettole e i lupanari. Una sera Gaetano Amodeo è condotto da alcuni conoscenti nella casa di certa Basciano. Egli avrà qui a sua dimona, sarà assistito, curato; gli si darà da mangiare: sarà tolto, insomma, dalla vita randagia che va conducendo da mesi. La Basciano, che è d'accordo con i parenti dei condannati di Viterbo, prende da quel momento a dirigere la nuova vita di Gaetano Amodeo. Il criminale riceve tre lire al giorno e il pranzo. Le tre lire le spende in vino all'osteria e ogni sera rientra un po' brillo. La Basciano lo spia continuamente. Ella sa bene che ha da fare con un criminale tipo, e che quindi non è facile farlo parlare; ma ella ha molta pazienza ed è stata istruita in proposito. Alla cena di Natale La vigilia di Natale Gaetano Amodeo rincasa alle 23. La cena natalizia è pronta nel basso illuminato. Il criminale siede a tavola e con gli ospiti consuma il pranzo. Le libazioni sono numerose. La Basciano reputa venuto il momento. E dopo avere scambiato alcuni significativi sguardi con il marito, lo interroga. Ed egli parla: — Una mattina alcune persone si recarono a casa di don Gennaro dio colo e gli proposero un buon colpo da fare a Torre del Greco. Don Gennaro si trovava in casa insieme con la moglie e volle essere informato minutamente della topografia del luogo. Io e gli altri... A questo punto Amodeo ha un sussultov guarda i suoi interrogatori smarrito, poi, convinto che non abbiano capito, si corregge: — ... Gli Individui mi dissero che si trattava di una vecchia signora che abitava sola in una villa e che aveva con sè molte gioie. Sul delitto di Cupa Galastro egli dice ben poco. Cuocolo fu prima colpito con un forte colpo alla testa, e poi crivellato di pugnalate. Quindi Amodeo narra l'uccisione della Cutinelli. Gli assassini bussarono parecchie volte alla porta. La signora non rispondeva. Finalmente venne ad aprire. Era in camicia e fece entrare gli amici del marito nella stanza da letto. Qui avvenne 11 delitto. Il racconto, ricostruito attraverso le frasi di Gaetano Amodeo, viene l'indomani riferito a donna Rosina Alfano e alla moglie del « Mandrlere ». Le due donne, pazze dalla gioia, pregano la Basciano di continuare nella sua c buona azione ». Trascorrono alcune settimane. Gaetano Amodeo fa altre rivelazioni sul delitto. Dice che don Gennaro Cuocolo meritava la sorte che aveva avuto. Un giorno la donna gli dice di botto: — Don Gaetano, perchè non confessate, perchè non dite alla giustizia tutte queste cose che sapete? Cosi liberate degli innocenti. Amodeo la guarda fisso nel viso e le risponde: — E chi me lo fa fare? Cooi vado carcerato. I! momento è giunto, e la Basciano si ta coraggio e gli dice: _ VI saranno dieci mila lire per voi tap e an» ^^i^^J"^^^^, pena dopo la confessione, partirete lP^oa^%on6ente. Occorre una!8 persona autorevole per raccogliere le gravi rivelazioni, ed è trovata: il presidente Minolfi. Gli ultimi abboccamenti sono i più laboriosi. 1 denari sono raccolti; tutti si quotano; è comprata la valigia ed è preparata la biancheria. Quando tutto ò pronto, si fissa l'appuntamento-in casa del presidente. • Vi convengono la sorella di « Erricone », la moglie del Di Gennaro, la moglie del « Mandrlere », i parenti di Sortino, 1 parenti di Rapi e altri ancora assistiti dai propri legali. H colpo di scena Il convegno è emozionantissimo. Gaetano Amodeo vi giunge accompagnato dalla Basciano: Per le scale del palazzo vuole riconfermati i capisaldi del patto: le dieci mila lire, la valigia, la biancheria e il biglietto ferroviario. La donna riconferma tutto ed entrano in casa del presidente. Quivi però avviene un piccolo colpo di scena. Amodeo, alla presenza di tanta gente, si smarrisce, non vuole dire più niente. Esortato, invogliato, spronato dalle donne e dal magistrato, si ricusa. Dice che mai ha confessato. Del delitto Cuocolo non sa niente. La Basciano gli sciorina sul viso tutto quanto le ha rivelato. Ma Amodeo smentisce. — Non è vero, non è vero! Io non ho detto niente. Ad un certo punto, quasi annoiato, esce in questa significativa frase: — E che volete che con i miei piedi vada, all'ergastolo? Le donne lo investono, lo apostrofano. Ma lui, nulla: continua a negare. La seduta è sciolta, e tutti se ne vanno. Da quel giorno Amodeo più non si è visto.