Gandhi cristiano?

Gandhi cristiano? Gandhi cristiano? Non senza qualche pungente ruvidezza, l'Osservatore Romano, con sussiego corrucciato, ha testé dato sulla voce a Giuseppe Gabrieli, reo 'dì avere sciolto, sul Giornale d'Italia, un Inno caldo di commozione al cristianesimo puro e primigenio del Mahatma. Ma il sentimento del Gabrieli è condiviso da innumerevoli spiriti, appartenenti a tutte le 'denominazioni cristiane, i quali credono in buona fede di rinvenire nel messaggio dell'agitatore hindu, in tutta la sua cristallina purezza, la quintessenza genuina e mai praticata della morale pubblica bandita dell'Evangelo. Di modo che l'Osservatore Romano avrebbe fatto cosa molto logica e molto opportuna, se si fosse domandato, in linea pregiudiziale o in calce alla sua acre filippica, per quale paradossale oblìo degli autentici caratteri della predicazione neo-testamentaria e per quale universale disconoscimento della più caratteristica originalità dell'opera del Cristo, sia possibile oggi instituire una comparazione fra l'annuncio del Galileo e il programma di Gandhi. Può darsi però, che un quesito di questo genere avrebbe-dischiuso l'adito a sorprendenti constatazioni. Avrebbe potuto, ad esempio, far pensare, non assurdamente, che le argomentazioni teoriche addotte dall'Osservatore contro gli apologisti dell'ispirazione cristiana del programma nazionale di Gandhi potevano, agevolmente, ritorcersi contro l'argomentatore. Non sarebbe, per caso, la. pratica quotidiana di tutte le Confessioni cristiane costituite, la •Cattolica compresa, la principale responsabile della diffusa insensibilità al carattere anticristiano di ogni Contaminazione fra politica e religione? Perchè, appunto, in ogni apprezzamento della persona e dell'opera idi Gandhi, in ogni indagine diretta ad. individuare e a riconoscere i presupposti del suo messaggio, a Valutarne le possibili connessioni 'con la tradizione religiosa dell'Occiaente, occorre, onestamente, fare 'ima distinzione nettissima fra l'uomo e l'insegnamento. Il sacrifìcio sostenuto, impavidamente, per una causa collettiva e per un ideale che trascende l'individuo, non cambia toatura per spostarsi di latitudine le di longitudin*. per difformità di ambienti o di cicli culturali. E' eroico, sempre e dovunque. E non può non riscuotere l'omaggio e l'ammirazione. Queste masse inermi che, uniformandosi alla conseena della non resistenza, si avanzano senza batter ciglio verso il sicuro martirio, offrono un esempio grandioso tìi imperturbabile forza d'animo. Ma il problema, circoscrìtto e definito, del possibile avvicinamento dei principii che ispirano 'e sostengono questo sublime sacrifìcio a predicazioni religiose lontane nello gsgdmdsstiOmptufidgpuvfidscltcvngmpdennrherdpannrhpg-lrsoazio e nel tempo, è condizionato i 'da dati di fatto concreti e inalterabili. Prescinderne, equivale ad eludere il problema o a darne una pseudo soluzione. Ora i dati di fatto che conviene evocare e tenere presenti per giungere ad un accertamento oggettivo del carattere cristiano o non cristiano del movimento e della propaganda del Mahatma sono di una tale schematica chiarezza e di una tale irresistibile eloquenza, che c'è da rimanere trasecolati osservando come gli equivoci e i fraintendimenti siano, in materia, possibili e siano, facilmente, contagiosi. Da quante parti e su quanti toni non ci siamo noi sentiti ripetere che i Romani furono gli Inglesi dell'antichità; come gli Inglesi sono i Romani del mondo moderno? Se l'equiparazione è legittima — e lo è a sufficienza per la validità delle nostre induzioni — per giudicare del carattere cristiano o non cristiano del movimento e del messaggio dì Gandhi sarà sufficiente osservare se l'atteggiamento di Gesù di fronte agli Inglesi della sua Giudea, fu quello che è l'atteggiamento di Gandhi di fronte ai Romani della sua India. Il parallelismo delle situazioni consente effettivamente il confron to. Se in Galilea Gesù ha dinanzi a sè una potestà tetrarcale, quella di Antipa « il volpone », la quale, nonostante tutte le onerose limitazioni, riveste ancora l'apparenza di una autonomia nazionale, in Giudea, nel momento culminante del suo ministero, egli viene direttamente a contatto col potere straniero. E i maligni non mancano di porgli, subdolamente, lo scottante quesito della legittimità di quel tributo, la cui imposizione,*al momento della erezione della Giudea in provincia, aveva rappresentato il più sanguinoso oltraggio alla dignità del popolo d'Israele. Ma tracce ed esibizioni della civiltà straniera, della civiltà « occidentale », egli ne aveva dovuto incontrare dovunque, anche prima che il tragico suo destino lo avesse spinto sulla via di Gerusalemme, fiancheggiata dalle crooi esemplari dei ribelli; nelle sue peregrinazioni missionarie lungo gli itinerari della, Decapoli e di Samaria. I mercati della ricostruita Sefloride non rigurgitavano di prq- lci dotti e di manufatti stranieri e nelle città di confine non prosperavano quei ceti di appaltatori delle gabelle, che il popolo disprezzava sotto il duplice titolo di manutengoli del governo oppressore e di dissanguatori dei fratelli? Gesù non prescrive di bruciare le merci provenienti dalla Cilicia o dalla Siria. Non pone a guardia i suoi fedeli degli emporii, nei quali si spacciano generi vietati dal pietismo della ipocrisia farisaica. Ostenta in ogni occasione la sua misericordiosa predilezione per i publicani e per le cortigiane, per tutti i reietti della suscettibilità ufficiale. E quando a Gerusalemme è direttamente interpellato sulla legittimità del tributo — il monopolio per eccellenza — egli risponde con un apparente sotterfugio, che è invece la più meravigliosa sintesi di filosofia politica che sia stata mai enunciata-- ridate a Cesare l'obolo ch'egli ha messo in circolazione;' ma riservate a Dio la vostra indistruttibile dignità di spiriti immortali. Gandhi, ò vero, proclama di aver appreso, trasalendo, dal Discorso del Monte la massima della non resistenza e di averla applicata, su vastissima scala, alla rivendicazione solenne dell'autonomia spirituale della sua India, destinata così a divenire nuova maestra del mondo. Ma c'è da domandarsi se proprio in questa periferica applicazione non è un principio di contraffazione del duro precetto evangelico. Gesù prescrive la non resistenza: ma la sua non resistenza non è il sabotaggio e la paralisi della vita circostante: è la soppressione dell'istinto alla vendetta e alla rappresaglia, che ogni individuo porta in ogni più minuto ge¬ sto della sua esistenza quotidiana. 11 resto del mondo Gesù lo ignora; perchè la giustizia, la libertà, la pace non scaturiranno mali dalle miserabili industrie dell'uomo. Accompagneranno solamente l'avvento del Regno di Dio Un abisso incolmabile divide pertanto la predicazione di Gandhi dalla predicazione cristiana: la mancanza di una escatologia trascendente. La quale escatologia è nel Vangelo tanto potente, da legittimare anche il ricorso alla violenza, verbale e... manuale, contro tutti quei profittatori che, nutrendo, con le loro basse cupidigie, la superstizione della massa, ne paralizzano il cammino verso il veniente Regno di Dio. Il messaggio dunque di Gesù è l'indifferenza assoluta e la passività neghittosa al cospetto delle manifestazioni strettamente politiche della vita associata? Non sarebbe esatto e sarebbe semplicistico l'asserirlo. Vi sono due tattiche da seguire al cospetto delle competizioni concrete (Mila politica viva: quella che si propone di purificarle e di piegarle alle norme della giustizia, mescolandovisi, sia pure con de armi della pura abnegazione e dell'inerme a©tensione; e qutìlda che trasporta bruscamente le visuali del proprio programma in una sfera superiore, da cui solamente attende, nel'avvenire, le ripercussioni che trasformeranno anche la compagine realistica dell'aggregato politico. Anche a Gandhi, una volta, furono rivolti quesiti imbarazzanti: che cosa pensava egli delie caste e che cosa pensava delle prescrizioni e dei divieti alimentari del suo hinduismol Gandhi rispose che le caste avevano avuto, .alle origini, una funzione benefica e che la-fraternità umana non aveva bisogno di manifestarsi nella comunione dei pasti. I celebratori del cristianesimo gandhiano hanno mai pensato al contrasto fra queste diohìaraziohi e alcuni centrali aforismi e fatti del Nuovo Testamento? Ha detto San Paolo : « Non c'è più nè greco né barbaro (nè inglese nè indiano); nè schiavo nè libero (nè paria uè brahmano); nè maschio nè femmina ». E la prima comunità cristiana è nata nell'intimità di un pasto fraterno. Questo cristianesimo sgorgato su dall'annuncio del Regno di Dio, ha trasformato una civiltà e abbattuto un impero. Tre infallibili forze rivoluzionarie sono, sole, al mondo : la speranza, la pietà, l'ironia. 11 Vangelo è la loro assoluta celebrazione. GIULIO DOLCI.

Luoghi citati: Gerusalemme, India, Israele, San Paolo, Siria