Un'opera gigantesca : la " TurKsib,,

Un'opera gigantesca : la " TurKsib,,cuore dell'Asia bolscevica Un'opera gigantesca : la " TurKsib,, Colloquio con Sciaroff Come sono stati costruiti, agli ordini di un assistente edile, 1500 Km. di ferrovia nella steppa » Vita d'inferno e lavori forzati Grida di gioia alla vista della prima locomotiva (X> al nostro inviato )- ALMA-ATA, giugno. I bolscevichi amano parlare creando neologismi, foggiando barbare e strane parole con abbreviazioni o con iniziali, e la lingua russa, dalla loro opera incessante e rinnovatrice, esce tutta mutata e per qualcìie parte irriconoscibile. La ferrovia. Turkestano-Siberiana fu da essi nominata « Turksib » : parola singolare del singolare esperanto comunista, die indica una granale opera, forse la maggiore, certo una delle maggiori, sino ad oggi ideate e compiute dal regime dei Soviet. Finalità strategiche, sociali; economiche, vasti programmi di colonizzazione e di rinnovamento culturale e politico, sono gli orizzonti che hanno sempre attratto gli ideatori ed i creatori della « Turksib » : la realizzazione di questa impresa rende facile e quasi necessario attuare progetti e raggiungere obbiettivi di altissimo interesse nazionale che fino al nuovo Regime bolscevico erano difficili, se non impossibili. Un progetto di vecchia date Se il regime dei Soviet ha il merito di aver compiuta l'opera, non ha quello di averla ideata. 1 primi progetti risalgono all'epoca zarista: già allora, infatti, la classe politica, -'he circondava lo Zar aveva vista l'importanza che quella linea ferroviaria poteva avere per i grandi sviluppi dell'avvenire imperiale. Molti anni prima della guerra europea ingegneri russi, con collaboratori tedeschi prima, poi con il consiglio di esperti francesi, fecero lun- i ghi sopraluoglii ed allestirono piatii a i i a , i l i e ù à d , e , i e e o a q- e rilievi che non è escluso siano stati salvali dalle devastazioni rivoluzionarie ed abbiano servito ai tecnici bolscevichi. Ma se il consiglio dei collaboratori stranieri e dei migliori specialisti russi aveva potuto superare le infinite difficoltà di una impresa così: ardimentosa, mancò al ministro delle finanze dello Zar, per varii motivi che sono fin troppo noti, l'abilità e la prontezza di visione che avevano avuto gli ingegneri ferroviari. Il Governo di Sua Maestà Imperiale non aveva trovato conciliabile col bilancio l'assegnazione dei fondi, che avrebbero dovuto ammontare ad oltre cento milioni di rubli oro, e non aveva saputo condurre a risultati concreti le trattative che aveva intraprese con gli ambienti finanziari esteri e soprattutto con l'alta banca francese. Come avveniva di consueto, e come sempre accade quando alle ambizioni non corrispondono nè volontà nè mezzi, il progetto della ferrovia Turkestano-Siberiana fu ridotto, decurtato, privato del suo vero scopo, poiché si intendeva come la realtà ne imponesse la rapida soluzione e d'altronde non si aveva il modo e la forza di farlo. Il Governo imperiale di Pietroburgo pensò quindi ad un programma minimo. Il vero progetto consisteva nella costruzione della linea ferroviaria che avrebbe dovuto unire la Transiberiana, all'altezza della città di Novo-Sibirsk (attraverso la zona di qua dagli Aitai, ed attraverso la zona Semiriecinskaja, lungo la frontiera cinese, a relativa breve distanza) con la ferrovia del Turkestan, all'altezza della città di Aris, a 146 verste da Taschkenl. La lunghezza totale di delta ferrovia Turkestano-Siberiana ammontava a 2558 chilometri. Mentre invece il programma minimo comprendeva la costruzione dei primi due tronchi della futura grande arteria: uno al sud, l'altro al nord; quello al sud andava da Aris a Lugovaia, lungo circa 700 chilometri quello al nord da Novo-Sibirsk a Semipalaiinsk, lungo circa 400 chi lometri, ossia complessivamente della lunghezza di 1077 chilometri. L'opera dei bolscevichi La rivoluzione d'ottobre sorprese dunque le trattative al punto a cui erano nel 1014. Il regime bolscevico non mancò di intendere come il problema della ferrovia Turkestano-Siberiana fosse un problema di vita psAmdztsiGdncspassmdcdsdlglascpf à a à e i o , k , a a a i a o e ; a le i o oia per lo Stalo russo, e come ogni possibilità di espansione nell'Oriente Asiatico fosse, per i russi, strettamente dipendente dalla attuazione del progetto già elaborato dal regime zarista. Il Governo di Nicola. II aveva continualo un sogno imperialistico russo, che già era stato, pare, di Ivan il Terribile, e certo fu di Pietro il Grande, di Paolo I e di Alessandro II, cioè la penetrazione russa nel mondo indiano. Questo impero clte non aveva mai saputo agire nel senso di sfruttare intensamente, in profondità, le sue infinite risorse, aspirava ad arricchirsi, a procurarsi nuovi cespiti per le sue finanze sempre dissestate, mirando cupidamente alla favolosa « cuna del mondo » ed alle sue leggendarie riechezze. La modernità dei mezzi impiegati dall'imperialismo della Russia zarista non impedisce che la sostanza dei movimento fosse appunto questa. L'intensa attività nelle costru zioni ferroviarie nel Turkestan manifesta palesemente la volontà di pervenire presto alla frontiera afgana, considerata la testa di ponte per l'eventuale penetrazione in India. Ma, d'altra parie, nell'India stessa, gli Inglesi seguivano attentamente la politica e gli sforzi di quello che, allora, si usava chiamare « il colosso del Nord » e puntavano anche essi, con le loro opere ferroviarie, sulla frontiera dell'Afganislun. Tuttavia la diplomazia russa non faceva nessuna difficoltà ver queste opere ferroviarie inglesi, benché apparentemente dirette ad attraversa, re i piani di Pietroburgo, poiché sperava di poter giungere, con abili trattative, ad un accordo con l'Inghilterra per la costruzione di una ferrovia che, attraversando l'Afganistan, avrebbe unita la ferrovia russa del Turkestan con quella inglese delle Indie ed avrebbe cosi stabilita una linea diretta Londra-Mosca-Bombag. Con questa ferrovia l'India sarebbe stata molto più. vicina a Londra di quanto nonio sia con la ferrovia di Bagdad, ma sj. sarebbe anche incalcolabilmente avvicinata alla Russia, a Mosca ed a. Pietroburgo. La politica ferroviaria dei Soviet è certamente una eredità, politica e tecnica, come s'è visto, del regime zarista: ma tuttavia se identici sono i mezzi, non in tutto identici sono i fini. Gli scopi della Turksib Questa strada ferrata gettata attraverso una delle regioni meno conosciute dell'Asia centrale, attraverso un paese semidesertico e chiuso alla civiltà, questo prodigio di meccanica che porta una voce di modernità ed un segno di volontà, di potenza e di progresso in terre àncora coltivate con i sistemi in vigore duemila e cinquecento anni or sono, oppure abbandonate alle forme primordiali della pastorizia, ha degli scopi ed un significato che possono soltanto essere intesi da chi abbia una completa conoscenza degli scopi complessi della politica estera bolscevica. Non si tratta soltanto più ormai, di un problema di espansio ne, benché anche questa direttiva non sia affatto abbandonata dal Governo dei Soviet. Infinitamente più moderni e più vicini alle forme esteriori ed intime della civiltà moderna, gli attuali dirigenti di Mosca non pensano soltanto a quelle conquiste zariste che avevano strani punti di contatto con la migrazione dell'orda nomade. Il regime sovietico, di cui è facile riconoscere il volto europeo ed occidentale in tutte queste sue massime manifestazioni, ha visto nella Turk 6ib un mezzo per creare grandi aziende agricole nell'Asia centrale russa, per sfruttare le risorse natu rati di qtièsta regione, per iniziare intensi scambi commerciali con una zona nella quale sinora non si ave vano possibilità di sborrili ili ites sun gettare, per costituire, oltre il Mar Caspio, un immenso granaio per le città russe sempre minacciate dalla carestia. Il passalo regime assd1aZGrdlavrrsqzeAoVpagcdqmntsSm i a i a ù a i e e e i e e a l o e e aveva costruiti 1077 chilometri di strada ferrata alle estremità nord e sud del tracciato previsto; restavano dunque ancora da costruire circa 1500 chilometri. £e difficoltà che avevano arrestato il. Governo dello Zar non parvero insormontabili al Governo dei Soviet, non certo più ricco di risorse finanziarie, ma più dotato di energia e di volontà realizzatrice. Sacrifici d'ogni sorla, e, anzitutto, perdile umane assai gravi, resero anclie più difficile e dolorosa l'impresa: ma forse si deve riconoscere che le vittorie umane sono degne di questo nome soltanto quando sona.il risultalo di uno sforzo in cui vanno travolti uomini, energie e ricchezze. j«A colloquio col capo dell'impresa"'' ««sedvteafiscmdcmu««««Sapevamo che alia lesiti, di questa opera colossale Mosca aveva messo Vladimir Sciatoff. Ce ne avevano parlato con tanta insistenza, ed in ambienti cosi diversi, che il suo nome, ver noi, era quasi divenuto leggendario. Anche ì più intransigenti comunisti, ed. anche molti dirigenti della stessa G.P.U., ci si diceva, metano il più profondo rispetto per quest'uomo d'acciaio, il cui coragì'o ed il cui sprezzante alleggiamento verso ogni disciplina a lui non totalmente gradita erano giunti sino al rifiulo della tessera bolscevica insistentemente offertagli. Sindacalista acceso, forse più seguace di Sorel che di Lenin e di Marx, ma devoto a Lenin di cui era amico personale ed affezionato sino al sacrificio, Sciatoff si era improvvisato stratega e generale nel 1919 per combattere Judenich che marciava minacciosamente su Leningrado. La sua opera di guerra fu miracolosa, ed in gualcite ambiente collo si sussurrava che Sciatofl meritava il nome di Garibaldi rosso. Improvvisò armamenti e difese che non esistevano, suscitò un entusiasmo ed uno spirito militare indescrivibili in truppe raccogliticcie d'ogni provenienza e d'ogni fede, e sconfisse clamorosamente, inaspettatamente, il grande generale « bianco » proprio mentre questo già stava pitoccare la mèta sperata. Sapevamo che non aveva voluto restare nell'esercito malgrado l'altissima dignità offertagli, e che, mettendo al servizio di. Lenin la. sita pratica di assistente edile, professione che esercitò per molti anni in America, dove si rifugiò per sfuggire alla. Siberia cui era stato condannalo dallo Zar, si era assunta la direzione di grandi opere pubbliche, rivelandosi improvvisamente grande ingegnere come si era impensatamente rivelato grande generale. Sapevamo ancora della prodigiosa energia'con cui aveva diretti e condola a termine i lavori della «Turksib»: quindi, allorché sollecitammo, appena giunti ad Alma-Ata, un colloquio da lui, non potevamo nascondere la nostra impazienza di conoscere una delle meno note ma più significative personalità del nuovo mondo russo. Un contadino, che cumula le funzioni di usciere della Direzione Generale della «Turksib» con quelle di domestico di Sciatoff e forse ancora di suo personale « informatore segreto » — un uomo di mezza età, sul cui viso apparentemente idiota passa ogni tanto il lampo d'una spieiata volontà di osservazione e di indagine — venne ad avvertirci, nel treno, che il compagno Sciatoff avrebbe ricevuti i giornalisti stranieri fra un'ora, mezz'ora dopo d'aver ricevuti i giornalisti russi. Lo trovammo in una casupola ad un piano, una sorta di tettoia appena chiusa, in cui dominavano due tecnigrafi, tre macchine da scrivere, ed una enorme stufa di quel tipo che è comunissimo in tutta la Siberia e che si vede sempre nelle stazioni della Transiberiana. In un angolo, un pagliericcio coperto di pelli, un tavolino con qualche resto di vivande. E' facile intendere che in cczitvscddcrj sscgqlripspsccfiqbdlcsfqiieU'unica sala, in cui i soli orna- menti sono un ritratto di Lenin, un orologio a muro, alcuni fucili ed una pistola mitragliatrice, Sciatofl vive e lavora. Entrò, appena il suo j«'pofe(e intendere quanto abbiamo "'lavoralo e sofferto. Forse nessuno ' « può immaginare i sacrifici che ci « costa la Turksib ». Quelli di noi servo chiuse la porta dietro di noi, dopo averci introdotti. Benché fosse vestito alla russa, quasi poveramente, il suo aspetto fisico non ci parve avere nulla in comune con le note figure di tipo somatico russo. Nel suo modo di parlare, di ravviarsi i capelli, nelle sue guancie accuratamente rase e nel suo stesso sguardo vi è ancora qualcosa di americano. Dopo averci salutati,, si fermò in mezzo a noi, e guardandoci fissi, uno per uno, ci disse : « Sono un « funzionario, un tecnico. Ogni mia « dichiarazione sarebbe supèrflua e « pericolosa, nè sono autorizzato a «farne. Se avete occhi per vedere r n i o l i e a , i e a i é n e ne , a a di el aer oaa ce, o eooi, in che conoscevano il russo, vedendolo conchiu.dere cosi presto le dichiarazioni che attendevano, lo pregarono insistentemente di darci qualche altro particolare. Sciatoff sorrise brevemente, sforzandosi di essere cortese henchè non sapesse nascondere che le nostre insistenze lo sorprendevano, ma tuttavia decise di riprendere a dettarci qualche varala, raccomandandoci però di non aggiungere neppure una virgola a quanto j stava per dirci. « Vi consiglio, disse, di parlare, piuttosto che con me, con qualche operaio. Ma, del resto, guardate voi stessi. Pensate che queste lande sono deserte da quando la storia le conosce, e che qui percorrete chilometri e chilometri senza incontrare un'abitazione umana; la poca gente che frequenta queste sconfinale redioni è in pieno stato primitivo ed è selvaggia come le bestie che crescono nella steppa. Le condizioni climatiche in un paese così inospitale, dove l'unico riparo lo «iurln, sono estremamente difficili, specie quando si consideri che qui d'inverno la. temperatura si abbassa fino ai 35 e anche 40 gradi e d'estate si eleva fino ai 60 durante la giornata e passa a 11"), a 5 e anche a 0 durante, la notte, come voi slessi ora. constatate nel vostro soggiorno. A tutto ciò aggiungete le condizioni sanitarie del luogo: infezioni d'ogni genere, perché gl'indigeni non conoscono le norme elementari dell'igiene, perchè qui non esiste profilassi « perchè, infine, le continue paludi formano altrettanti immensi focolari di malaria, che mietono vittime senza fine. Prendete in considerazione tutto questo insieme di fatti e circostanze e ad essi aggiungete ancora la difficoltà degli, approvvigionamenti, giacché la regione non offre nulla o quasi, e voi potrete formarvi una lontana idea dei sacrifici che questa opera ci costa ». Domandammo ancora quale scopo intendeva avesse questa sua opera. La risposta fu breve. « Vi ho già detto che io sono soltanto un esecutore d'ordini. Però sono convinto che, se non ci avesse animata la fiducia di fare una grande opera di civiltà, per il bene della Russia e di questi stessi popoli, non avremmo resistito a questa, vita». Forse, dopo aver detto questo, Sciatoff temeva altre domande : poiché ci congedò bruscamente, con apparentai cortesia ma con la mente già lontana. Gli operai della ferrovia Raccogliemmo l'invito di Sciatoff. Ci recammo al refettorio operaio, una grande tettoia che serve anche per le riunioni politiche di Alma Ala, e rivolgemmo delle domande a qualcuno. Ci accolsero con simpatia.: erano uomini sul cui viso si leggevano le sofferenze di anni- ed anni, e spesso avevano l'espressione-di abbattimento e di miseria. (1- zipcovecogndsqtapapsrdlozteunEcalisdmmdcrdnsCqsrqtagvrgpqrtsomvcma- 'sica e morale. Mangiavano delle n d fl uo brodaglie nauseabonde, in cui vedevamo galleggiare pezzetti di carne grassa e di pane scuro: ci dissero che ben difficilmentet date le condì- e e i a e a a o n a a a , ai f. , e a a asi d o1- zioni degli approvvigionamenti, si potevano dare agli operai refezioni come quella, e molto spesso non avevano altro che pane durissimo cotto un mese prima e fatto con se gale coltivate nella Siberia meridio naie, e formaggi di capra, o pezzetti di pesce affumicato. Quasi ogni squadra di operai ebbe un cinquan ta per cento di perdite, dovute in parte ad incidenti, ma per lo più alla malaria, alla consunzione e alle polmoniti. Gli operai che vollero portare con sè le loro famiglie dovettero assistere quasi sempre al lento e tragico deperimento delle loro donne e dei loro figli, e dovettero seppellirli senza cassa nella terra gelata o roven te. Uno dei migliori operai, colto un mistico del bolscevismo, che co nosce tutta le opere di Marx e. di Engels, uomo di. fiducia di Sciatoff che lo ha promosso recentemente assistente per un centinaio di chi lometri di lavori, mi parlava delle incredibili Condizioni in cui si è svolto il lavoro. « Non si trovava, ci diceva, nè latte, nè uova, nè legumi, nè medicine di sorta. Dovevamo vivere con i magri rifornimenti dell'impresa. Per acquistare qualche mètro di tela occorreva espletare lunghissime pratiche, e d'altronde, con la mercede che si percepiva, non sempre era possibile provvedersi il minimo indispensabile di cibo. Contenti o no. bisognava rimanere qui, poiché era impossibile andarsene. Per lasciare il lavoro occorreva il permesso delle Autorità e queste non ne volevano sapere. A tale scopo era stalo fatto divieto alle stazioni di staccare per noi biglietti ferroviari. Insomma ci trovavamo come ai lavori forzali ». Anche il nostro interlocutore, però, sembravi tutto animato da una grande speranza pensando che in pochi anni, grazie alla Turksib, questa regione sarebbe divenuta irriconoscibile. « Già si parla di elettricità, ci diceva: l'elettricità in questo paese e tra questa gente dovrà fare miracoli. Sorgeranno scuole, ospedali; i nomadi avranno una dimora fissa, conosceranno un'altra vita, un altro mondo; si parla anche di fabbriche, di miniere da sfruttare ». .Va per questo si erano costrette migliaia, di operai ad un lavoro da bagno ' penale, senz'altro colpa che quella d'aver firmato un modulo di domanda d'assunzione. dsnMgarCgcnisgansrsgsddce ee o ì- Lacrime di gioia Ad ogni modo, oggi, che la Turksib è finita, anche questi sacrifici diventano una delle molte voci passive del bilancio di costruzione. Come spesa in denaro, un calcolo del costo della Turksib sovietica è naturalmente difficile. I 1442 lem, compresi fra Lugovaja. al sud e Semipalalinsk al nord, dovrebbe costare 180 milioni di rubli (dei quali oggi 100 milioni sarebbero stali già. spesi e 80 àncora da spendere per il completamento dei lavori die dovrebbero essere ultimati entro il corrente anno). Cifre $iù complete non sono state rese in'alcun modo di pubblica ragione, ed anzi furono tenute assai riservale. Ma quando, alla nostra presenza, posti gli ultimi metri di rotaia, una locomotiva che aveva fatto, per prova, l'intero percorso, entrò in stazione, fra le grida di gioia del pubblico ufficiale ed il timore e la meraviglia degli indigeni, molti piangevano. Anche Sciatolf sembrava frenare a stento una lacrima. Forse qualcuno pensava alla terribile delusione di tutti coloro che si sacrificarono in tutti i modi, se, uh tempo, questa ferrovia, anziché recare benessere e civiltà, divenisse strumenta di guerra e di si e un i ilio : come, doveva essere, secondo il pnma progetto del Regime zarista. PIETRO &E88A.W