Sulla via delle invasioni tra India e Afganistan

Sulla via delle invasioni tra India e Afganistan Sulla via delle invasioni tra India e Afganistan rr>« nostro Inviato) Pesoiàuar, 19, notte. La parola Pesciàuar — Peshawar — è composta di due parli: pesila e war. La parola war in inglese significa guerra. La guerra infatti sembra il destino naturale di quelli ricca sede di mercati. Circondata, da ogni parte da una barriera circolare di montagne, Pesciàuar sembra posta li epressamenlc per eccitare i desideri, come una bella torta su di una tavola. Le rudi tribù dal ventre vuoto e dai denti aguzzi, che la contemplano dall'alto dei loro picchi brulli, sono sempre state spinte alla sua vista da una tenta zione di taccheggio, che non sempre hanno sapulo reprimere; e per quanto si rimonti nella storia di questa, città, si trovano sempre racconti di combattimenti, saccheggi e incendi. E' stato necessario l'inlcr vento della zampa del leone inglese per tenere infine a bada questi incomodi visitatori. I torbidi del 23 Aprilo D'altra parte, Pesciàuar, nido alla soglia dell'Afganistan, allo sbocco del passo di Càiber, è il letto per il quale tutte le invasioni, in un senso o nell'altro, hanno rovesciato la loro onda torrenziale. Le inquietudini d'ordine militare sono del tutto normali in questa regione, che un po' di pace sarebbe suffìcien te a rendere mollo prospera. I torbidi generali, che scuotono in questo momento l'India, non sono stali che un'occasione per le tribù dei Mohamànds e degli Afridifl Non c'è dubbilo che i nemici della dominazione inglese hanno dato ormai, dai due lati della frontiera, gli uni, dei segni di compiacenza e anche di esplicito incoraggiamento, gli altri consigli di ardire, e forse anche soccorsi più preziosi. Ma questa effervescenza guerriera non è meno essenzialmente distinta dal movimento nazionalista e dalle mavifeslazioni turbolente alle quali Gandhi ha dato il suo nome. Vi sono slate a Pesciàuar due sorta di avvenimenti, di natura assai di- versa. Se io metto in rilievo questi fatti con insistenza, è perchè qualcuno ha potuto confonderli. Torbidi interni sono scoppiati ti 23 aprile, quando venne deciso l'arreslO: dei,capi dèi comitato gandhir sta. Pesciàuar e tutta la regione sono abitate, da ùna'forte maggioranza di musulmani; ma s'incon- rano pure molti indù. Quelli che hanno aderito alla campagna di disobbedienza civile hanno portato nella lotta una violenza di temperamento che non trova riscontro nel resto dell'India. D'altronde, una parte dei musulmani si erano uniti al. movimento; e non sono stali ceramente i meno attivi. L'arresto dei principali, dirigenti fu accolto da una rivolta. Avendo la folla attaccato arditamente la polizia, questa apri il fuoco. Si ebbero una venina di morti; e questo servi a disperdere da prima i raggruppameni; ma poi, dopo, fece raddoppiare 'effervescenza. L tri dlIVbbd di Plà La storia delIVibbindono di Pasolàuar» Frattanto due fatti avvennero simultaneamente e indussero le autorità britanniche a ritirare le truppe dalla City. Io dico City, cioè la città indiana, chiusa da mura, s separala dal quartiere europeo — Peehawar-Cantonmen — da tre o quattro chilometri. Mai gl'inglesi hanno l'asciato Pesciàuar-Accantonamento. E si sono anche tenuti senza interruzione nei pressi di Pesciàuar-Città. Dei notabili di Pesciàuar, conosciuti per la loro moderazione, avevano detto che la presenza dei soldati nelle strade irritava la popolazione; e che lutto si sarebbe calmato se si fosse risparmiato alla gente di Pesciàuar II contatto provocante. Ora, in due plotoni di gharvalis, si ebbero in quel periodo gravi disordini. Diciassette uomini rifiutarono di marciare. Nessuno si aspettava un simile incidente: e si pensò bene al,lora di esaminare assai da vicino lo siato morale dei battaglioni indù. Prudenza giusta, sebbene alquanto tardiva. Non era molto indicato, quando si avevano dei dubbi sul lealismo dei soldati indù, esporli a lotte eventuali, senza avere prima ben chiarito la situazione. Tale è la mpcsdduhaeIqvhdlcEvsmtddsirSdtorta di ciò che si chiama enfatica-Vmente «l'abbandono di Pesciàuar». Per quanto concerne l'evacuazione delle donne degli Europei e dei bambini, la questione non si poneva affatto per la città indigena, dove nessun Europeo ordinariamente risiede. Ma, in previsione di un'estendorsi dei torbidi, venne studiato uh piano di riunione in luogo sicuro, c fàcile a difendersi. Ho letto uno di questi piani, affisso al mio albergo. Non era che una precauzione presa per ogni eventualità, e che doveva naturalmente essere adempiuta solo in caso di assoluto bisogno. Praticamente padroni 'della città, % rivoluzionari credettero fosse giunta vramenle la fine della dominaziuuc <,:_lese. Incominciarono coll'erigere un monumento, una specie di stele, su cui incollarono un foglio di caria a. guisa di iscrizione lapidaria. Su questo fonilo era slata mvlcbdctcmnumsqtzq«n scritta una. lista di oltre duecento nomi, di pretesi caduti nella lotta. Si erano semplicemente moltiplicati per dieci. Poi alcuni emissari riuscirono a raggiungere le alture, chiamarono alla riscossa t'Hagi di Turangzai, che tiunì subilo un laskàr, ossia parecchie migliaia di uomini. Tale situazione non poteva du rare. Il \ maggio, gl'inglesi rioccuparono il quartiere indigeno, abbandonato il 26 aprile. I capi nazio nalisti vennero messi in prigione. Li ho veduti nel forte, dove sono internati. Erano radunati su una specie di piccola terrazza. Avevano tende e letti. Era la. sera; e i musulmani, recitavano con molto fervore la preghiera rituale. Gli indù passeggiavano, o leggevano, distesi per terra, o giocavano agli scacchi. In questo apparato non sembravano inolio temibili; m.a senza dubbio essi hanno un altro comportamento nel momento dell'azione. Ecco quanto si riferisce ai torbidi interni. E già vi ho detto recentemente che, passeggiando per le strade di Pesciàuar-Città, io non ho rilevato sintomi di grande agita zione. L'aHaooo dii Mobamandt • dagli Afridl Ma durante questo tempo, i Mohamands dal nord, gli Afridi da sud, avanzavano verso Pesciàuar; e una dozzina di giorni fa, un forte gruppo di questi guerrieri, avanzando di notte, raggiunsero le vici nanze del quartiere europeo. Pienamente rassicuralo sullo spirit'o dei propri uomini il comandante britannico si mise allora in movimento. Piccoli gruppi punitivi vennero organizzali, con accompagnamento di bombe da aeroplani. Al sud gli Afridi si ritirarono rapidamente, con perdite 'molto gravi. Al nord le genti deU'Hagi di Turangzai opposero maggior resistenza. Le truppe inglesi stanno ancora occupandosi di costoro. Avete dunque potuto leggere, e leggerete ancora, dei comunicati militari. Ma non bisogna esagerare nulla. Io ho fatto, attraverso questi luoghi, due lunghe passeggiate pittoresche, che mi.hanno provato come una certa calma regni. Il passo di Càiber ha una cattiva reputazióne. Sovente ilei viaggiatori vennero svaligiati, rapili, e anche uccisi. Mi avevano affermato a Bombay che sarebbe stato sicuramente impossibile azzardarmi verso il passo di Càiber in questo momento. Ho chiesto di andarvi, e sono partilo il giorno seguente. Ho compiuto questa escursione senza il menomo incidente: andata e ritorno, cento chilometri. E' un luogo di un'imponenza paurosa, romantica, con le sue roccie nude e a picco, col sentiero che si perde in mezzo alle pietre e ai boschi, coi suoi rari e magri villaggi di terra, eretti come cittadelle, con le sue svolte vertiginose. Ogni pietra, vista di lontano, ha la forma di un uomo in vedetta; e ogni uomo in vedetta vi assume la forma di una pietra. Il luogo è propizio alle imboscate. Gli indigeni, che errano in questa regione inospitale, hanno volti feroci, facete da corsari barbareschi, con occhi d'aquila, selvaggi, e portano tutti un fucile a spalle, quando non ne hanno due. Ma questo luogo mi è apparso normale, per quanto può essere normale un luogo del genere. Io ho incontrato di tanto in tanto qualche viandante silenzioso. Ho visto un pastorello col suo gregge; ho visto un corteo di donne che andavano alla fonte, coi secchielli sulla testa; ho visto un carro scricchiolante tirato da un bufalo nano. E tutto questo andare e venire aveva un'aria di calma e di sicurezza. L'unico scoppio.,. Non solamente ho superalo il passo di Càiber, alla frontiera afgana; ma ho potuto visitare anche il settore nord. E' vero che i turisti ordinari non sono autorizzati ad andarvi in questo momento; ma questo non significa nulla. D'altronde, in questo momento non ci sono turisti. Sono andato dunque fino a Seiabadar; e di li -a Michni, seguendo la linea dei fortini abbastanza V"™1™' ^l'TTlL'^i™. " mite del territorio inglese. Ho attraversato villagoi poco raccomandabili. Lì, il terreno è abbastanza difficile. Abbonda di spie, e di piccoli boschi di verdura, assai propizi a dissimulare il nemico. Eppure li, come sul passo di Càiber, gli abitanti accudivano alle lóro faccende con grande tranquiliità; e nulla dimostrava lo sialo di guerra. Nessuna ostilità, almeno apparente. Non una pietra è stala gettata contro di me, nè un colpo di fucile è stato sparato. L'unico scoppio è stato quello di una gomma della mia automobile. Io dunque lascierò Pesciàuar senza grande apprensione. La gente di qui è coraggiosa, robusta, violenta; « nessuno è in grado di asserire che nuovi torbidi non avverranno più. EDOARDO HELSEY. Tulli l diritti riservati)

Persone citate: Edoardo Helsey, Gandhi, Hagi, Tulli

Luoghi citati: Afganistan, India, Seiabadar