L'accordo greco-turco

L'accordo greco-turco L'accordo greco-turco e la pace nell'Egeo e e o i i e a a o i a a ò i o e i n s n i e Roma, 11 notte. Un felice avvenimento diplomatica servirà certamente a chiarire l'atmosfera politica nel vicino Oriente, la definizione delle controversie grecoturche che intralciavano la liquidazione di alcune pendenze della guerra anatolica e, impedivano l'inizio di una collaborazione più intensa e con più vasti obiettivi. La questione si trascinava da molti anni, coma un peso morto, ingombrante e anacronistico, in quanto le armi avevano risolto il nodo gordiano dei rapporti tra Grecia e Turchia sulla coste dell'Asia Minore. La prima diplomazia che si convinse di tale assurdità e cercò di rimediarvi, fu quella fascista; quando tutta un'opera graduale e tenace ristabilì delle relazioni di perfetta e sincera amicizia fra Roma e Ankara, fra Roma e Atene, il nostro Governo sperò che potesse esser stipulato un ' complesso sistema di trattati che collegassero reciprocamente i tre Stati che si affacciano sul Mare Egeoj come si ricorda, il sistema fu chiamato la Locarno Egea. Lo scoglio del contrasto a proposito delle liquidazioni dei beni non fu potuto su» perare e i nostri accordi con la Turchia e con la Grecia non furono completati sul terzo lato dall'auspicato accordo greco-turco. Non ci perdemmo d'animo; bisognava perseverare nel lavoro ingrato di persuasione, anche quando tutto sembrava! gettato all'aria; bisognava principalmente prevenire qualche fattoi nuovo che compromettesse il naturale processo di conciliazione fra i due popoli e i due Governi. Tale fatica ha trovato finalmente il suo compenso nella convenzione firmata ieri ad Ankara; è inutile soffermarci sui suoi termini, perchè essi di per sè non hanno grande valore; l'importanza è di ordine prevalentemente politico. Si è proceduto forse con eccessiva lentezza, ma i risultati sono tali da farci considerare la situazione completamente chiarita. Tanto la Nazione turca quanto la Nazione ellenica dall'armistizio di Mudana in poi si sono dedicate a una ricostruì zione e a una riorganizzazione lahou riosa delle loro energie e delle loro» risorse; non c'è da temere avventure di nessun genere, né da una parte, no dall'altra. Questa comune caratteristica fondamentale della loro vita del dopo-guerra, le pone entrambe al riparo da influenze e da suggerimenti insidiosi; perciò i Governi 'di' Ankara e di Atene si sono cosi rapidamente e lealmente intesi con il Governo fascista che mira su tutti i fronti in generale e su quello orientale in particolare a uh equilibrio di forze che garantisca meglio l'indi* pendenza dei vari paesi e che assicuri la prosperità e la pace. La campagna fomentata conlrS nostre pretese mire imperialistiche territoriali cadde subito per la sua inconsistenza e a onore del vero bisogna riconoscere che i dirigenti politici sia della Turchia sia della Grecia eliminarono ogni bagaglio di' pregiudizi verso l'Italia fascista, fecero giustizia sommaria delle accuse di una nostra politica rivolta al vassallasgio dei piccoli Stati, videro nel nostro popolo quello cha realmente è. il più grande popolo_ che respira esclusivamente sul Mediterraneo che desidera l'amicizia degli altri popoli rivieraschi, che considera un successo della sua politica il raggiungimento di ima_ sempre maggior autonomia politica degli Stati mediterranei. La nuova situazione diplomatica nell'Egeo è segno, appunto, di questa maturata autonomia; nei decenni passati, un dissidio greco-turco avrebbe mobilitato tutte le Cancellerie europee e non sarebbe mancata la mediazione o di Londra o di Parigi; oggi si può fare a meno di queste parate diplomatiche; vi si supplisce con il buon'senso e con la moderazione, frutto di amare esperienze in cui gli uni e gli altri si affidarono a Stati che non avevano interessi esclusivi nel Mediterraneo, e quindi le valutavano dei semplici à-tous in un gioco più complesso. Oggi lo spirito di fiducia è più diffuso fra i popoli del bacino orientale del Mediterraneo; bisogna collaborare per resistere a pressioni di organismi più forti per potenziare le possibilità non ancora sfruttate.^ per vivere, insomma, nell'urto degli interessi della civiltà moderna. La buona intesa politica italo-turco-greca è il migliore esempio che si possa offrire a quanti parlano a proposito e a sproposito di accordi regionali, di federazioni, eccetera; senza innalzarci ai cieli dove è impossibile respirare si gettano le basi politiche di una collaborazione che ha molti obbiettivi da raggiungere specialmente nel campo economico. L'Italia di Mussolini guarda cori passione verso Oriente; da questa parte il suo polmone è più libero; le comunicazioni sono più facilmente controllabili in ogni evenienza; essa quindi saluta con piena soddisfazione l'accordo di Ankara che agevola lo sviluppo dei popoli mediterranei e a cui è fiera di avere dato uri valido contributo, come è stato auto rpvolmente riconosciuto dal Ministro turco deffli Esteri Tewftk bey. ALFREDO SIGNORETTI. a o r a i i i o o e e i — o à a a a stituisce il risultato di trattative che -1durarono sette anni e che non poche e voUe dovettero essere interrotte: perch* oj i! La firma del Trattato Costantinopoli, 11 notte. E' stato firmato ad Ankara il trat* tato turco-greco che regola tutti 1 problemi dipendenti dallo scambio del popoli fra i due Paesi. Il Trattato, che provvede a sistemare l'esistenza di misliaia di profughi, co- a! i i alcun modo le questioni scabrose cui si riferivano. Un anno fa la Turchia era pronta a firmare un Trattato del genere di quello odierno, ma allora si dovette rinviare ogni cosa per le dlfi ricolta interne della Grecia. J.lià^jecjlR sUnlpe^^^asraraWnW - sterline, di cui 300 mila saranno de- volute sotto forma di indennizzi a gre- lei residenti in Turchia.

Persone citate: Egea, Locarno, Mussolini