A colloquio con Re Carol

A colloquio con Re Carol A colloquio con Re Carol (Dal «.ostro inviato) e a d n Bucarest, 11 notte. Interrompendo per alcuni istanti le ultime consultazioni con gli uomini politici, Carol II ha voluto riceverci a Palazzo Reale. Il guardiaportone porta ancora il casco a punta, alla maniera tedesca: la severità del protocollo è bandita. Il Re ci ha ricevuti in bassa uniforme biancon controspalline d'oro ed ha voluto dispensarci dall'obbligo del frak. Pochi volti ci sono cosi noti come quello del Re, perchè in quarantotto ore non solo tutte le vetridei negozi si sono riempite del ilratlo di Carol, ma centinaia e centinaia di ragazzi lo offrono ai passanti: fronte un po' coperta dagli spessi capelli biondi, occhi grigi, sguardo dolce come la voce, baffi tondi, tagliali all'americana e men- quasi femmineo. Re Carol ha manifestato la speranza e la fiducia che i giornali manterranno sempre il più inlim.o contatto con la realtà, affinchè il mondo sia sempre esattamente in formato di quanto avviene in Roma* .a (occorre ricordare che erano presenti anche numerosi giornalisti romeni). Con molta franchezza Carol ha aggiunto di aver dovuto spesso deplorare informazioni sbagliale ormai — egli ha proseguito — occorre che tutti i ^giornalisti facciano il loro dovere, sforzandosi sempre di controllare le notizie che danno. Dopo tale preambolo, il Sovrano è passato a rispondere alle domande rivoltegli, conglobandone due con cernenti il suo proposilo di porteci pare attivamente o meno ai lavori di Governo e le sue simpatie per Governi parlamentari in genere. Sono convinto — ha detto Carol — che il Sovrano deve mantenersi entro i limiti segnali dalla Costituione. E' mio desiderio vivissimo di ollaborare sinceramente col Governo e con i partili. Quasi ingenua' è apparsa a Carol la domanda rivoltagli circa la maggiore sensazione riportata ritornandovi a Bucarest. — E' semplicemente naturale — ha replicato —; la più intima gioia doveva procurarmela mio figlio. Un giornalista, evidentemente alludendo al boicottaggio al quale i liberali, con Vintila Bralianu alla testa, fecero segno il Re durante il suo soggiorno all'estero, lo ha interrogato in merito all'attitudine che si osserverà nei riguardi della collaborazione finanziaria con l'estero Carol ha risposto che darà la prova dell'importanza da lui attribuita a tale collaborazione essendo convinto che la rinascita economica del paese sarebbe impossibile senza l'intervento del capitale straniero. Qualche cronista ha poi voluto co noscere il pensiero del Re sul trat lamento agli ebrei di Romania e il Sovrano si è detto rattristato della domanda, rivelando essa quanto poco si conosca ancora lo spirito dei romeni. Poscia ha continuato: — Un aiornalista mi ha chiesto a chi io debba il mio ritorno. Rispando: il mio ritorno l'ho deciso io e lo debbo a me stesso. In modo particolare, tengo però a ringraziare mio fratello Nicola che considererò sempte uno dei miei più cari e sicuri collabo ratori. La fine dell'egemonia dei Bratianu Con. queste parole il ricevimento ha avuto termine e il Sovrano, dopo averci rivolto il suo saluto, si è ritirato nel suo gabinetto di lavoro. E' evidente che egli non ha risposto a tutte le domande indirizzategli, ma d'altro canto non era da alien dersi che il Sovrano avrebbe fatto pubbliche dichiarazioni su vicende della sua vita privata come i rap porti con la principessa Elena e la Regina Maria; ad esempio, un gior nalista avrebbe desideralo sapere se per davvero Carol prepari per la Regina Madre che ritornerà a Bucarest mercoledì prossimo ricevi-, menti grandiosi. In città se ne parla da per tutto ed è probabile che, la. voce abbia serio fondamento. E for¬ sps se mercoledì prossimo vedremo Bucarest trascinata d.a una nuova ondata di entusiasmo: oggi tutto appare calmo e lutto normale. Se i paesi che riacquistano un Sovrano debbono assumere una nuova fisionomia, la Romania fa eccezione alla regola. Nella capitale si nota solo un po' di folla davanti alla Reggia., attirala esclusivamente dall'andirivieni di automobili, con illustri personaggi a bordo; e in provincia si notano soltanto trofei di bandiere, soprattutto nelle stazioni ferroviarie. Non dimentichiamo, però, che il ritorno di Carol era per ogni individuo di mente serena, una cosa cosa semplicemente logica é inevitabile; solo i liberali non hanno vouto rendersi conio tempestivamente della inevitabilità di questo fatto, e perciò oggi il vecchio partito, pur avendo scritto tante gloriose pagine nella storia romena, agonizza. Il conflitto fra Vintila Bratianu e il nipote Giorgio segna anche la fine della egemonia dei Bratianu, avendo le giovani generazioni compresa la necessità di adattarsi e di adeguarsi alle nuove situazioni e alle nuove concezioni. Il desiderio di Re Carol 'di chiamare tutti i parliti a partecipare al potere in un Ministero di unione sacra ha avuto — come sapete — quale conseguenza, la sospensione del primitivo progetto 'di affidare l'incarico a Manin. Le molte consultazioni svoltesi tra il Sovrano e i capi dei partiti hanno fatto apparire soprattutto le numerose difficoltà che implicherebbe la scelta di Un Presidente del Consiglio in un partito il quale praticamente rappresenta oggi i quattro quinti della Camera, vale a. dire occupa parlamentarmente una situazione di netto predominio. La composizione della Camera attuale costituisce di per se stessa un ostacolo non indifferente al principio medesimo del Gabinetto di coalizione; la coalizione realizzabile in un Parlamento dove vi siano almeno due gruppi di forze equivalenti, tra cui sia possibile giungere a un modus vivendi che non faccia perdere troppo terreno nè all'uno né all'altro; ma come estrarre un Gabinetto di unione da una assemblea dove l'SQ per cento dei deputati appartengono a un solo partito, mentre tutti gli altri partiti si trovano compressi e soffocati nell'Ambito di pochi mandati? Costituzionalmente, la situazione nan porterebbe altra soluzione fuorché lo scioglimento della Camera e l'appello al paese. Solo da una 7iuova consultazione delle masse elettorali potrebbe uscire il responso chiaro che Re Carol cerca oggi, invano, per conformarvi il suo indirizzo di politica interna; ma le elezioni politiche sono una prospettiva che poco sorride a un uomo il cui scopo principale si riduce per il momento a consolidare il proprio ascendente personale, mettendosi al più presto possibile fuori dai contraccolpi delle competizioni personali e delle lotte di fazione, che da varii anni dilaniano la Romania. Prima di lanciarsi in una campagna elettorale, Re Carol vuole, e lo si capisce, lasciar passare qualche mese, riprendere contallo coi problemi più urgenti della politica, liquidare la crisi del partito liberale, riappacificare gli animi esulcerati. In caso, l'appello alle urne potrebbe risolversi in un aumento della confusione regnante e in una pronta eclissi di quel desiderio di unione die il ripristino della legalità dinastica ha acceso nel paese. Il Re si accontenterebbe, dunque, per il momento, di un Ministero di transizione o magari di uno di quei cosidetti Ministeri di affari per procacciarsi il tempo di respirare e di preparare le elezioni. Ma qui risorge più assillante che mai il problema della scelta dell'uomo e del'a possibilità o meno che la Camera lo segua. Dato pure che personalmente Mania sia disposto a lasciarsi mettere in seconda linea, esistono a Bucarest altri parlamentari disposti a correre l'alea di presiedere un Governo costretto a governare con una Camera quasi esclusivamente composta di agrari? Uno dei primi uomini a cui Re Carol ha pensato è il generale Averescu, di cui sono noie l'energia e il patriottismo ed il quale avrebbe potuto, a rigore, costituire un Gabinettto vitale con l'aiuto del prof. ■Jorga e di. Manin. Ma Averescu, memore per esperienza personale degli inconvenienti che attendono i Presidenti del Consiglio quando non hanno una solida maggioranza propria sulla quale appoggiarsi, ha recisamente declinato l'offerta del. Re, facendogli osservare che, a suo giudizio, uh Gabinetto di coalizione non potrebbe se non prolungare in Romania il disordine e l'inazione, do vendo esso per necessità di cose radiare dal. proprio programma tutto quanto rischierebfie di urtare le suscettibilità dell'uno o dell'altro partito. Secondo Averescu, mplto preferibile sarebbe non correre dietro a chimere di unione sacra e limitarsi a governare con un solo partito, l'unico modo per potere svolgere una politica, coerente attiva e sana. Che il generale, a cui l'opinione estera. ha appioppato, forse per pericolo della sua simpatia per l'Italia, la qualifica di « fascista. », abbia risposto in questi termini, è cosa che qui non stupisce nessuno, essendo noto il suo carattere rigido e tutto di un. pezzo, che ne fa appunto uno dei pochi uomini su cui il Paese potrebbe eventualmente contare in un'ora grave; ma è diffìcile supporre che l'intransigenza di Averescu possa essere condivisa dagli, altri uomini politici, se ne eccettuiamo, beninteso, Vintila tianu. Il Sovrano ha oggi ricevuto nuovamente Manin: e dopo un lungo colloquio gli ha offerto ufficialmente l'incarico di costituire il nuovo Gabinetto. Subito si è riunito il direttorio del partito nazional-zaranista al quale Manin, ha riferito sulla situazione politica. Ma dopo tre ore di discussione, il direttorio del partito ha derisa dì. rifiutare l'incarico di comporre il Gabinetto. Si ritiene negli ambienti politici che questa decisione sia da mettere in relazione al desiderio del Re che il portafoglio delle Finanze fosse assegnato all'amico del Sovrano, l'ex-sottosegretario Manulesm. I nazional-zaranisti non avrebbero creduto di poter accettare questa, condizione. Manin si è recato subito dopo la seduta dal Re, al quale ha rassegnato il mandato. Questo è avvenuto nelle prime ore di questa notte. Attesissima è intanto l'arrivo di Titulescu, che, rome sapete, è stato chiamato d'urgenza da Londra. Si osserva, perà che Titulescu, nono stante personalmente si trovi in buoni rapporti col Sovrano, come pure con la maggioranza degli nomini po litici romeni, è finora sempre stato alieno dall'intervenire direttamente nelle lotte politiche interne, preferendo conserrare intatto il. proprio prestigio per servire utilmente il Paese nel campo della, politica estera. Vorrà egli oggi accettare il penoso compita di presiedere un Ministero destinato unicamente, a preparare le elezioni, esponendosi al rischic di vedersi fatto segno a odi e a rancori, capaci di agire sfavorevolmente sulla sua carriera di diplomatico, fornito di considerazione e diremmo quasi di popolarità europea? Titulescu prenderebbe volonfieri il portafogli degli Esteri in un Ministero destinato a durare, ma lo si vede difficilmente gettarsi a corpo perduto in un'opera di pacificazione interna che potrebbe logorarlo inutilmente e per la quale gli mancano forse le attitudini necessarie. La Romania è calma, calmissima, soprattutto perchè gli avvenimenti si sono svolli con la massima rapidità. Questo è stato il segreto del successo; se si fosse temporeggiato, \ slrmCvtomrnvlesvrvtbdibfcllugrspi—edneCrrmvBràAlanncCpèqriPPv \ se si fosse, a'd esempio, trattato sul la opportunità o meno di proclamare subito Carol Re o invece di cominciare con il farlo entrare nel Consiglio di Reggenza, i soli a giovarsene sarebbero siati gli oppositori che così sarebbero riusciti organizzare qualche resistenza mantenendo in piedi la questione Ca rol sotto nuove forme. Ecco jierchè non si è avuta che una crisi di Go verno, in fondo di carattere fauna le e dovuta alla necessità di far po sto a personaggi che si erano attivamente adoperati ad affrettare la restaurazione caratista. Fra costoro vanno segnalati Manulcscu, già sottosegretario alle Finanze, che i liberali fecero a suo tempo giudicare da. un tribunale di guerra, e Jnnian, il quale mesi, addietro usci, dal Gabinetto Manin, dove teneva il portafoglio della Giustizia, per protestare contro la. procedura osservatasi per la. sostituzione di Buzdneau, il quale, morendo, aveva lascialo vacante uno.dei seggi del Consiglio di Reggenza. Allo stalo attuale 'delle cose, appariva dunque sicuro che. Manin avesse la presidenza del Consiglio, tanto più che sarebbe inopportuno se non impossibile — come abbiamo detto — di convocare per ora i comizielettorali. Manin, inoltre, si è guadagnalo benemerenze cosi grandnella lotta contro il parlilo liberale e per la restaurazione del Re, che Carol, per primo, non può desiderare il suo sacrifìcio. Ma ora la sua rinuncia a costituire il Gabinetto rimette la questione del. Governo nuovamente in discussione. I rapporti fra Carol ed Elena Ma comunque la situazione poAlitica va giudicata con ottimismo assoluto : ormai altre faccende nnn rimangono da risolvere se non quelle che trovano . la loro cornice nella famiglia reale stessa; vogliamo alludere ai rapporti fra Carol e la Principessa Elena da una parte, e la. madre dall'altra. Certo è strano come la Regina Maria, per quanto informata di tutto, come ora risulta, abbia, tenuto ad assentarsi dalla Romania proprio nei giorni in cui il figlio Carol. ritornava nePaese, grazie all'opera svolta dai Principe Nicola, sorretto da un Go verno che indubbiamente interpreta va la volontà della grandissima maggioranza dei romeni. Mentre, dunque, si attende con molta curiosità il ritorno della Regina Maria e l'effetto eventuale che la sua presenza alla capitale potrebbe avere tanto sui. rapporti per sonali tra Re Carol. e la Principessa Elena, quanto sull'atteggiamento debratianisti, Mannlescu, uno demaggiori artefici del ritorno di Ca rol, cerca di mettere il. proprio ascendente personale al servizio della buona causa, polemizzando con i li berali refrattari e proclamando che nessun colpo di Stato ha avuto luo go, ma semplicemente un atto di legalità e di giustizia. « E' vero — egli dice — che iPrincipe Carol. si presentò al palazzo di Cotrqceni alla testa di due Reggimenti, ma egli, era in quel momento ospite di suo fratello Princi pe Reggente Nicola, e del resto fin che non venne proclamalo Re dal V Assemblea Nazionale, lutti, sanno che egli si astenne da qualunque atto di comando. Prova ne sia chedurante il tragitto dal palazzo reale all'Assemblea, nella vettura di Corte chi sedeva a destra era Nicolamentre Carol lasciò il posto di sinistra solo al ritorno, dopo la proclamazione. In quanto poi alla favola del padre che spodesta il figlio, dcui gli uomini dell'opposizione fanno tanto chiassa, essa non ha il menomo senso. L'istante in cui Carnrivide per la prima volta il piccoloMichele e sellò stringe al cuore funmrnndamenle commovente» /)/o/o)iaamot/e commovente... ITALO ZINGARELLI.