America nera

America nera America nera Mentre il negro Robson in veste di Otdflo manda in visibilio i londinesi, un film, Hallelujàh, e una sacra rappresentazione, The Green Pastures, convincono anche gli attoniti provinciali che l'ora negra è suonala. In un primo momento, si potrebbe pensare a una nuova fase di pittoresco. Ma questa volta pare si tratti di un'impressione più profonda. The Green Pastures, a fobie ispirata a Marc Connelly dalla lettura di 01' Man Adam arì his chillun («Il vecchio Adamo e i suoi figli»), un rifacimento negro della Bibbia, ha creato a New York — così almeno dichiara il frontespizio — una «sensazione» più grande di ogni altro dramma del secolo. Il secolo, notiamo, ha appena treoit'anui, e siam sicuri che gli sono riservate molte altre «sensazioni» che faran dimenticare questa. La fascetta del volume, secondo il vezzo americano estesosi oggi a tutto il mondo, ammannisee un ristretto di giudizi critici ammirativi. Così apprendiamo che il dramma è cuna miniera di diamanti all by ilselfv, che possiede «bellezza, reverenza, humour e fantasia di prima qualità»; infine il signor Heywood Broun va per la più spiccia: a Personalmente, vorrei piuttosto aver scritto questo dramma che fatto il salto di Lindbergh dall'America a Parigi». Quando infine sentiamo anche uno scrittore di una certa fama, Hugh Walpole, dichiarare: a Di tutte le rappreséHtazioni da me vedute questa ha prodotto in me il più profondo senso di reverenza», cominceremo a credere che dietro le iperboli americane si nasconda davve» un genuino capolavoro. Ed è così, anche se non proprio nel senso voluto da quei critici. The Green Pastures è una specie di Ossian del ventesimo secolo ; là, oramai Pabbiam data anche noi la nostra definizione e non, resterà che appenderla tra gli ex voto della barocca critica americana! Un Ossian trattato da Offenbach, che, nel grottesco, conserva aneora un non so che di solenne e di squisitamente umano.The Green Pastures vuol presentarci la religione cristiana quale la concepiscono i negri degli Stati del Sud. Essi accettano il Vecchio Testamento come una cronaca di portenti accaduti a un popolo come il loro ; si immaginano il paradiso alla stregua dei loro sogni di felicità. Così, so il negro è nato in un distretto dove 6 popolare il fritto di pesce, gli angeli del suo cielo non faran che cibarsi di pesce fritto di prima qualità per un'eternità che è come una ininterrotta serie di giorni festivi. Geova è come un ritratto del predicatore del villaggio, benevolo, paterno, tutt' altro che finfjallj1t»ye, colla"tèfetàvun po' nelle nuvole (cosa naturalissima per la divinità) ; fuma sigari da dieoi cents che s'accendono da 6Ò, per miracolo; si ritira per le deliberazioni importanti nel suo studio, che è tale e quale quello di un avvocato negro di una citta della Luisiana... Piuttosto che alla parodia offenbacehiana dell'Olimpo, pensiamo ai misteri medievali, e alla loro mescolanza di cotidiano e di eterno, di contemporaneo e di mitico. Con una differenza, però; che in questa sacra rappresentazione negra manca affatto l'allegoria, tutto è corposo e immanente, immanente a tal punto che pel negro la fisonomia di Geova ei confonde con quella del nonno in pantofole e con,, la pipa in bocca. E, particolare ancor più curioso, al negro non sfugge il comico di certe situazioni in cui la divinità e i personaggi biblici vengono a trovarsi, ma non per questo perde il rispetto: nell'anima negra, comico e patetico han confini diversi che nell'anima bianca. E' impossibile dare un' idea di questo dramma in una traduzione italiana. E' scritto nel dialetto dei negri d'America, ohe è un americano curiosamente pronunciato, e, benché sia comprensibilissimo a chi sappia l'inglese corrente, perderebbe tutto il suo sapore a tradurlo. Notate che non si ovvàerebbe alla difficoltà traducendo, che so io, nell'italiano parlato da un eritreo, perchè il linguaggio dei negri d'America è familiare agli americani, mentre quel qualsiasi gergo italo-eritreo non sarebbe affatto familiare agli italiani. A tradurre in italiano puro e semplice, tutto il color locale svanirebbe, e a tradurre in un italiano un po' grottesco, si accentuerebbe una comicità che nel testo non è mai deliberata parodia. Perciò rinunzio a riportare passi del dramma; accenno solo a scene, come quella in cui Dio comanda al buon Noè di costruire l'arca, o quella in cui Mose, divenuto qui una specie di fattucchiere, produce portenti sotto gli occhi di Faraone, che illustrano me> glio la strana mescolanza di eìementi primitivi e semi-oivilizzati che è in fondo all'anima negra. Il finale, se ce ne sarà bisogno, persuaderà anche gli scettici che questa non è una farsa: Dio siede nel suo studio ed è disturbato dalia presenza del profeta Osea ehe non fa che passeg giare avanti e indietro dinanzi alla porta. Dio medita su certe parole di Osea; gli ha parlato di non sa che misericordia a cui si giunge attraverso il dolore. Dice Iddio: oCer«co di trovarla io pure. E' terribilo mente importante. E' terribilmente «importante per tutta la gente sulla «Mia terra». Ha voluto dire che ancfle Dio deve soffrire? Iddio continua a guardaro in alto, al di là del pubblico, per un momento; poi la sua faccia si dipinge di' sorpresa, Sospira. Una Voce grida di lontano: «Oh, guardatelo! Oh, guardate«lo, gliela fanno trascinare su quel« l'alta collina! Lo inchioderanno ad ■essa! Oh, che peso terribile da tras«portare per un uomo solo ! ». Dio si plza e mormora : « Sì ! », come se ri¬ cordasse. Gli angeli intorno (quelli che; poco fa si rimpinzavano di pesce^ fritto) gridano: a Alleluia, re «Gesù!». Dio continua a sorridere mentre la luce gradatamente cala. Il Canto si fa fortissimo. Perchè, è il momento di dirlo, il canto è tutto con questi negri; canto e danza. Vedete Hallelujàh. Ci j sono incongruità di costume da farci ! allegare i denti. Questi negri che cercano di soddisfare il nativo gusto di addobbi sfarzosi con il ciarpame di una civiltà satura come l'americana ; questi primitivi vestiti da un rigattiere crudele, cucinati in un agrodolce europeo che pi» diabolico non si saprebbe immaginare; questi deplorevoli cortei di morette vestite da comunicande che, agitando bandierine americane di carta, rivivono a modo loro l'entrata di Cristo a Gerusalemme; tutta questa umanità per tre quarti bruta, quando si mette a cantare — e non fa che cantare, direi — sembra che ti sollevi un velo di un tuo lontano passato, o irreprensibile europeo ohe ti credi arbitro di buon gusto. Questa gente non canta con la gola, ma con tutto il sangue; il loro ritmo ha il ritmo del sangue. Eran così quelle misere plebi di Levante che, nei bassifondi di Roma imperiale, accolsero il Verbo cristiano? Erano quei grotteschi seguaci di una nuova setta, disprezzati dal raffinato romano e dati in pasto alle belve del Circo, i fratelli di questi goffi negri, condannati al disprezzo e al linciaggio? Vedete in Hallelujàh le scene di revival, di parossismo mistico. Sem¬ pmsssrp le bra di trovarsi tra le indemoniate sette .ohe il Sant'Antonio di Flaubert vede nell'inoubo. Son delirii di epilessia collettiva, vere e pròprie messe nere, dove le obese matrone e le creole serpentesche ai divincolano sotto l'ossessione di un Cristo che non sai come distinguere da una deipaurose divinità falliche del loro passato africano. Grida di gatti in amore, bramiti di cervi, in oui, uomo, riconosci la tua stessa voce con un fremito tra di simpatia e di ribrezzo. E allora capisci quale attrazione possa avere pei civilizzati bianchi lo spettacolo di questa vita negra, così emotiva e viscerale. Quello che i romantici cercavano nell' Ossian, i moderni (romantici anch'essi, e come: senza parerlo) lo cercano nei Negro spirituals: quel contatto con le sorgenti istintive della vita, con Yétat ile nature. Il Rousseau e il Diderot, e quanti altri sulle loro orme, consideravano con nostalgia la beata esistenza dei selvaggi ; lo Chateaubriand omerizzava l'epopea dei Natchez,,la tribù indiana del Mississipì ; oggi D. H. Lawrence ha esaltato la religione «addominale» degli indiani del Messico, Sherwood Anderson ha apposto la lieta esistenza dei negri di America, tutti istinto, al penoso cerebralismo dei bianchi (Dark Laughter) ; e quanti altri rimpianti si odono attorno, per quello stato di natura da cui la civiltà sembra aver esiliato l'uomo bianco per sempre ! Non potendo tornar primitivo e spontaneo nell'anima, l'occidentale si circonda almeno di segni e di motivi primitivi : certo mobilio ultramoderno ha la semplicità rozza ed essenziale delle suppellettili africane; la musica è a ritmo di jazz; colori elementari in violenti contrasti con la moda in pittura; e le statuette e gli xoani del centro dell'Africa sono oramai classici non meno del Doriforo e dell'Apollo egineta. Sperano gli occidentali, circondandosi degli oggetti espressivi di un certo stato d'animo, di creare- in loro lo stato d'animo stesso, come negli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio? Questo sembra il caso di quei critici che s'illudono di poter vedere il cristianesimo dei negri dal punto di vista dei negri stessi. Cercan di rifarsi bambini. Ciò riesce incomparabilmente più facile a degli americani ; poiché, per grandi che siano le differenze tra un negro e un bianco d'America, essi, a forza di vivere gli uni accanto agli altri, hanno finito per possedere dei tratti in comune ohe li distinguono entrambi dagli europei. Emotività, vistosità, ibridismo di gusti, realismo infantile: queste son cose che gli americani bianchi non han certo imparato dai negri ; e se invece di cantare,, come i negri, i bianchi d'America strillano, lì sarà da vedersi, ahimè, il segno d'una civiltà più avanzata. Ma di questa affinità, statene certi, gli Yankees non vorranno sentir mai parlare. Si struggeran d'amore pel primitivismo nero, nel campo estetico, ma nella vita pratica, il negro, bello e buono quanto vuoi, lo linciano di santa ragione. MARIO PRAZ