Otto morti e un moribondo per il crollo di una arcata del ponte in costruzione presso Cuneo

Otto morti e un moribondo per il crollo di una arcata del ponte in costruzione presso Cuneo Otto morti e un moribondo per il crollo di una arcata del ponte in costruzione presso Cuneo Cuneo, 5 notte. Una sciagura gravissima si è oggi abbattuta sulla nostra città gettandola nel lutto e nella costernazione. Una delie enórmi arcate in costruzione del ponte gettato sulla ferrovia Torino-Niza, è crollata. Nel crollo hanno perdua la vita otto poveri carpentieri eQ un altro è stato ricoverato al nostro ospedale in pericolo di vita. Ecco in quali circostanze si è verificata la teribile disgrazia. Erano circa le 16, allorchè un enorme schianto si produceva nella decima arcata del ponte. Non è stato possibile ricostruire nei suol precisi particolari a tragica scena del crollo, perchè in quel momento poche persone si trovavano sul luogo. Una decina di operai avoravano alla sommità dell'arcata e stavano mettendo a posto una centina che doveva servire di sostegno alla muratura della parte superiore. Il sistema di costruzione è Infatti tale che il sostegno alle opere di muratura del'arcata è ottenuto mediante un'armatura di centine, che vengono a loro volta sostenute nella voluta posizione da lunghe « candele • di legno. Lo schianto pauroso e il crollo . Sull'arcata ove si è prodotto il cedimento era quasi terminala Tannatura in ferro. Le centine erano già state disposte per tutta la lunghezza dell'arcata, e si stavano in quel momento sistemando, fra quelle già a posto, altre centine per maggior rinforzo. Era quella l'ultima delle arcate che si dovevano costruire in tal modo. Per tutte le arcate susseguenti, infatti, erano già pronti nuovi e speciali sistemi di sostegno puramente in legno. Mentre maggiormente ferveva 11 lavoro, un sinistro schianto, avvertito anche da lontano, annunciava che qualcosa di anormale e di sinistro avveniva sul luogo dei lavori. I pochi testimoni che hanno potuto assistere, sia pure imperfettamente, alla tragica scena, affermano di aver visto un enorme ammasso precipitare dalla sommità dei pilastri, e cioè dall'altezza di ben trenta metri. L'armatura in ferro formata dalle numerose centine ed i ponti in legno erano crollati, trascinando con sè nel pauroso volo tutti gli operai che vi si trovavano sopra. Verso l'ammasso delie materie accorreva immediatamente un assistente, giunto in quel momento sul luogo dei lavoro. Egli, comprese immediatamente la gravità della situazione, si precipi lava nella baracca occupata dagli uff! ci di direzione, ed avvertiva telefoni cainente la caserma dei pompieri della catastrofe; quindi la notizia veniva estesa a tutte le autorità ed alle caserme militari. Richiamati dai rintoc chi del campanone municipale, si recavano immediatamente sul luogo con un automezzo 1 pompieri, al comando del capitano geom. Silvestro, mentre giungevano pure parecchi plotoni del l.o reggimento artiglieria da montagna e del 33.o reggimento fanteria, al comando di ufficialiScf e o a o i o e i , a n a n e i . r, i e ! i a a ac en o e el a ocSI hanno scene strazianti. In unan-||ccolo stanno due uomini, col capo irai mfe mani, piangendo diróttamente. So-Ucno due operai che hanno avuto un lo ro fratello morto nella catastrofe. Un altro operaio si trova in preda ad un forte « choc • nervoso. Esso vien fatto salire su un'automobile e trasportato immediatamente a casa. Gli operai dell'imponente costruzione sono tutti raggruppati in un angolo, ed assistono muti e tremanti all'opera di salvataggio. Interrogati, essi non pronunziano parola. Sono come Istupiditi dall'angoscia. Assistono come automi alla sfilata dei cadaveri del loro compagni di lavoro. Non è dato intanto sapere con precisione quanti siano 1 morti. Immediatamente dopo il crollo molti - operai che lavoravano alle altre arcate, presi dal panico si sono allontanati a precipizio, e non è quindi stato possibile all'assistente del lavori di fare l'appello per poter identificare i mancanti. teis'Rfe,cptgdvvcfisCome si salvò un operaio Un operaio, grazie alla sua presenza di spirito, ha potuto salvarsi da sicura mone. Si tratta di tale Ghibaudo Lorenzo Giuseppe, di Cervasca, che si trovava proprio sotto l'arcata al momento del crollo. Occorre notare che sotto l'arcata scorre un'ampia bealera in cui l'acqua è profonda circa due metri. Quando si produsse il crollo, il Ghibaudo, udito un sinistro scricchiolio e, alzati gli occhi in alto, viste le centine precipitare, si gettò immediatamente In acqua. Fortuna volle che una centina precipitasse in senso trasversale al corso d'acqua, e quindi lo proteggesse dal susseguente precipitare del materiale. 11 disgraziato Ghibaudo, per non affogare, rimaneva per qualche tempo aggrappato con le inani alla centina, finché scomparso ogni pericolo, riusciva a trascinarsi fuori dell'acqua. Egli era preso da eccitazione nervosa e veniva condotto a casa. Quivi però si rimetteva immediatamente dallo spavento subito, e tornava sul luogo del disastro, ove si metteva a disposizione dell'autorità. 11 Procuratore del Re ed il giudice istruttore cercavano fra l'altro di condurre un'accurata osservazione dei materiali e del modo in cui si presen tavano. L'esame dei pilastri di sostegno permetteva cosi di ricostruire, al meno sommariamente, il disastro, an che con le spiegazioni che venivano loro fornite dall'ingegnere addetto al l'ufficio costruzioni ferroviarie. Si riusciva cosi ad estrarre i corpi di nove operai complessivamente, che venivano tutti trasportati all'ospedale. Di questi nove carpentieri soltanto uno giungeva all'ospedale ancora in vita, sebbene in grave stato; e veniva perciò prontamente assistito dai sani tari di guardia. Le sue condizioni ap paiono però disperate. Pietosi e raccapriccianti particolari PFgfbfmcgcngppfdft I primi cadaveri estratti L'opera di salvataggio si presentava quanto mai ardua, poiché 1 disgraziati operai, pochi dei quali erano rimasti n vita, venivano scorti attraverso il reticolato dei rottami in posizioni criiche e drammatiche. La morte della maggior parte del disgraziati deve essere stata orribile. Infatti sono precipitate prima le centine che sostenevano 1 armatura in legno, e battendo contro il suolo avevano compiuto paurosi rimbalzi; e n,eT cadere nuovamente a terra, avevano attanagliato fra di loro i corpi dei- disgraziati carpentieri che l'avevano seguite nella caduta. Mentre giungevano le prime autorità, si iniziavano le prime operazioni di soccorso. Pompieri e soldati, coadiuvati da parecchi ufficiali della Milizia volontaria, si adoperavano a smuovere i rottami, tra cui si scorge^ vano alcuni corpi orribilmente mutilati. Frattanto giungevano pure i carabinieri, con a capo il capitano Pinzauti, il Procuratore del Re avv. Caron, col giudice istruttore avv. Vitto rio Caccia, il presidente del Tribunale cav. uff. Lastrucci, il questore cav. Serra, il podestà on. Imberti, il segretario federale avv. Bonino, 11 preside della Provincia avv. Toselli, il generale Porta comandante la Divisione militare, 11 generale Argenterò, il co) Lingua comandante 11 33.o reggimento fanteria, ecc. e I rintocchi del campanone Al comando del geom. Silvestro e de. gli ufficiali, squadre di pompieri e di soldati eseguivano il trasporto del rottami delle murature più facilmente spostabili. Dopo dopo giungeva l'ingegnere capo della Provincia Perdomo, al quale veniva rimessa la direzione dei faticosi e delicati lavori di sgombero. Frattanto I lenti rintocchi del campanone municipale avevano messo in allarme la cittadinanza annunciandole che qualche gravissima sciagura era avvenuta; e gran folla si è immediatamente riversata nelle vicinanze del luogo della sciagura, trattenuta da cordoni di militari, assistendo muta e terrificata al tragico spettacolo. L'autoambulanza della Croce Rossa provvedeva in più riprese al trasporto al nostro ospedale delle salme degli operai, man mano esse venivano rimosse. Ma le operazioni per l'estrazione dei cadaveri si presentavano quanto mai difficili. Le centine, del peso di circa 4 tonn. l'una, erano cadute in posizione verticale, quasi una sull'altra, in posizione cioè in cui era addirittura quasi impossibile lo spostamento. Ciò non ostante, 1 volonterosi pompieri ed 1 bravi soldati riuscivano, dopo lunghi sforzi, a rimuovere qualcuna delle pesanti armature e si potevano cosi estrarre per primi due operai, i cui cadaveri, orribilmente deformati, venivano trasportati a braccia e deposti sulle barelle per essere portati all'ospedale. Le due salme erano ridotte ad un informe ammasso di carne: le braccia e le gambe, spez zate, penzolavano orribilmente dal resto del corpo. Altri corpi, tutti irriconoscibili, ve nlvano frattanto rimossi dalle mace rie. Il cadavere di un terzo operalo era estratto e si presentava agli occhi dei presenti orrendamente mu tilato. Il disgraziato aveva ripor tato la decapitazióne e per quante ri cerche siano stale fatte finora. Il capo dell'infelice non è stato ritrovato. Le centine che apparivano, nonostante il nomnovanusiseticschapastnpeil pdacucol'onasusegr1 gch. loizCl'rtadcPmaTctbntitSLCbGvngBndgrdSI♦2** "ESSE. C2«SLet^cnnÌ«f^nrmhN!te ^n.*?l2' erano cosparse in più.punti di larghe macchie di sangue. Al tri corpi si intravvedevano. La scena assumeva un aspetto sinistro. La funebre sfilata Dell'ampia armatura, che formava l'arcata in costruzione, nulla più è rimasto in piedi. Tutto è precipitato, ferro e legno. Solo un tronco dell'arcata superiore è rimasta pencolante nel vuoto, intorno al pilone, sul lato sinistro, e rappresenta un continuo pericolo per l'opera di salvataggio. Non è d'altronde possibile, specialmente per la fretta e le esigenze del momen io, provvedere al demollmento di tali resti pericolanti, data anche l'altezza considerevole dei pilastri delle arcate. Continua frattanto la tragica sfilata delle salme. Corpi schiacciati, mutilati, sanguinanti, informi, vengono uno dopo l'altro estratti dal rottami e caricati sull'autoambulanza che 11 trasporta velocemente all'ospedale. Questa pietosa sollecitudine è stata Inutile, perchè tutti trasportati, eccetto uno, glnngevano all'ospedale già cadaveri. Pietosi e raccapriccianti particolari Le saline delle altre otto vittime era no allineate in una sala, e pietosa moine composte. Esse però non era no ancora identificate. L'opera di sai vataggio continuava. Non avendosi il numero preciso degli operai mancanti, si presentò la necessita di dover prò seguire nelle ricerche Risultavano intanto pietosissimi particolari. Una delle vittime è rimasta schiacciata fra due centine, che ne hanno quasi tagliato 11 corpo in due parti. Si è in un primo tempo supposto., che qualche operaio fosse caduto nella - bealera dì cui si è parlato, '■ é perciò l'autorità ha dato ordine perchè il canale venisse prosciugato, e.così in poco tempo esso ha potuto essere scandagliato; ma non è stato trovato alcun cadavere. I turni dei soldati sono continuati ancora per lungo tempo, e l'opera di estrazione è stata abbando nata soltanto quando si è potuto pre sumere che più nessuna vittima potes se trovarsi sotto le macerie. Un foto grafo ha proceduto a ritrarre in tutti 1 suoi aspetti la tragica scena del grave disastro, alle finalità dell'in chiesta. L'autorità giudiziaria, come si è del lo, ha iniziato le indagini. La costru zione del ponte ferroviario della linea Cuneo-Nizza, ed in special modo de) l'arcata in cui sì è verificato il pauroso crollo, era stata assunta dalla ditta Jacazio di Genova. Alla direzione dei lavori presiedeva un ingegnere coll'ausilio di numerosi assistenti. Il Procuratore del Re ha ordinato il fermo provvisorio, per poter procedere agli interogatorii di rito, dell'ing. Tammeo e dell'assistente ai lavori di costruzione dell'arcata crollata. • E' stato pure interrogato 11 manovale Ghibaud, quello che si salvò gettandosi nel canale. Naturalmente, sul risultato di questi interrogatorii si mantiene il più assoluto riserbo. Agli interrogatorii hanno assistito il questore cav. Serra, il presidente del Tribunale cav. Lastrucci e il giudice Istruttore cav. Caccia. Le vittime Solamente a tarda ora è stato possibile conoscere i nomi delle vittime. Gli-otto morti sono: Ravaronco Giovanni, di Giovanni, da Cuneo, frazione Confreria, di anni 23; Galbiati Luigi, di Angelo, da Masuti, di anni 35 Bramardi Giovanni, di Giovanni, d'an ni 34, da Cervasca; Marotto Ferruccio da Chierano, di anni 25; Panissolo Angelo, di Filippo, di anni 30. da Pede robba; Sciamanna Filippo, fu Alessan dro, da Caglie, di anni «; Cavallera Stefano, di Stefano, da Cuneo, frazione Confreria, di anni 24; Pierdonò Giuseppe, fu Lorenzo, da Miane, di an ni 30. 11 ferito grave è tale Bonello Giuseppe, di Pietro, da Roccadebaldi, d'anni 31. Non si conoscono ancora le disposizioni impartite dalle autorità per le estreme onoranze alle vittime L'accaduto è stato spiegato da alcuni come dovuto alla rottura di uno dei • venti ■ che servono, con l'argano alla elevazione delle centine. Questi' del peso di 400 miriagrammi l'una, vengono sollevate a quattro riprese in quattro pezzi, i quali vengono poi imbullonati; dopo di che, quando la centina è pronta, viene collocata a posto e fatta poggiare dalle due parti sui cornicioni che sporgono dai pilastri. Tutte le centine sono disposte in questo senso. Questo lavoro era come è stato detto, già quasi ultimato e si provvedeva solo più ad aumentare la resistenza dell'armatura, disponendo altre centine fra quelle già collocate sull'arcata. La rottura di uno deibei «venti» avrebbe determinato una |Perdita di equilibrio dalla parte oppo gta, ed un leggero strapiombo della ggero strapiombo della centina che stava per essere messa a posto, all'indietro. Tale piccolo movimento avrebbe causato un leggero urto alla centina immediatamente posteriore, urto che si è propagato sino all'ultima; e non essendo questa forse ancora completamente fissata, essa scivolava all'indietro e nella scivolata trascinava con sè anche tutte le centine anteriori, con le relative impalca ture su cui si trovavano gli operai. Questa una delle molte spiegazioni tecniche che si danno sul fatto; ma, ripetiamo, non si tratta che di una supposizione. La verità sulle cause tecniche dell'Immane disastro verrà fatta, speriamo, dall'autorità giudi zlaria. Questa sera, in segno di lutto, tutte le sale di pubblico divertimento della città sono state chiuse Vedere in 8.a pagina Vita finanziaria e commerciale

Luoghi citati: Cervasca, Cuneo, Genova, Miane, Nizza, Torino