Il crack Pescarmona

Il crack Pescarmona Il crack Pescarmona La calta rltsaninata ia Appella ■■ L'aittfrfaia dill'impatita pdCorte d'Appello di Torino) S. i :-.z:a:o ier. alia Corte d'Appello ir. i:r«^::to che non si esaurirà prima di tre o quattro giorni: si tratta del r.ir*E:e di una delie -•ìcen-le bancarie pia rorr.p'fe-sse e singolari che siano portate, a cagióne del loro ìn'austo epilogo, al giudizio del magistrato in" quésti ultimi anni. Sul banco degli imputati ha preso posto il dott. ^rSS&^ET1^ « p°rnnaF"Ìà,?ea'd^ Damiana d'Asti, di ol anno. E que- .st: U protagonista della disgraziata10vicenda intorno alla quale la Corte r.a da pronunciare la sua parola definitiva. Figura balzachiana Chi sia il dott. Prospero Pescarmona u not0 ai ]euor:. od festo per delinea re ia figura di questo personaggio bal- zacliiaifb - per dare un'idea della , sua febbrile, vulcanica altlvità nel i«.mpo bancario e speculativo, sono baatevoli pochi cenni. Laureatosi in medicina ed in legge, il dott. Pescarmona, dopo le esperienze piti varie e lunghi viaggi in Oriente, si decida a non fare ne l'una nè l'altra delle professioni a cui gli danno diritto i titoli accademici conseguiti. Egli si gena invece a capofitto nel mondo degli affari e delle speculazioni. Acquista e rivende con un ritmo sempre crescen Uè, beni immobili, tenute, case coloniche, ville, terreni minerari, aree fabbricabili ecc. Nello stesso tempo, per sorreggere ed alimentare le speculazioni immobiliari, cerca di attuare un vasto piano di concentrazione bancaria. La Iena e l'-intraprendenza non mancano al dott. Pescarmona. E in breve volgere di anni egli, che è già l'amministratore delegato e » factotum » della Cassa Agricola di S. Secondo in Asti, diventa amministratore e forte azionista della Banca dell'Italia centrale per l'agricoltura ed il commercio; amministratore delegato e poi proprietario della Banca del Credito Agricolo commerciale di Chivasso; interessato nella Cassa rurale di prestiti di Montegrosso d'Asti; rilevatario della Cassa di Sconto di Torino. E come se ciò non bastasse, figura ancora compratore di un rilevante numero di azio ni della Banca dell'Italia Settentrionale a Genova; rilevatario dì filiali del Cre dito agricolo Provinciale di Alessandria, sottoscrittore di un forte rruantitativo di azioni della Banca Popolare Italiana. Il suo disegno era quello di dare l'assalto alle Banche regionali e formare una specie di • trust » delle piccole banche. Era un grandP sogno il suo; ma un sogno che doveva essere coronato ineluttabilmente dalla realtà piiì duramente catastrofica. Dopo ti crollo di una buona parte delle banche nelle quali egli aveva inframnipttenze o era interessato in forma più o meno accentuata, il dott. Pescarmona veniva dichiarato fallito il 5 maggio 1927, nella sua qualità dì amministratore della Banca Agricola di Chivasso. A questa sentenza .-ichiarativa di fallimento, ne seguivano altre, ed infine, il U maggio dello stesso anno, avveniva l'arresto. s'tpLfldfdspmnatmnscPlccQLe Imputazioni La situazione fallimentare del Pescarmona appare tosto assai grave: contro unpassivo di circa quattordici milioni l'attivo non risultò superiore di quattro milioni. Ma nella intricatissima procedura fallimentare, venne snodandosi una non meno complessa istruttoria penale. Numerose furono le imputazioni che scaturirono contro il disgraziato finanziere. Cogli addebiti di bancarotta semplice e fraudolenta gli furono elevate due imputazioni di truffa e due imputazioni di falso. La prima accusa di truffa si riferisce ad un episodio che risale al gennaio 1926. In quel periodo il dott. Pescarmona cedeva alla Banca della Seteria di Milano una sua tenuta sita a Lambrate ottenendo in pagamento certificati azionari e buoni fruttiferi per l'importo di un milione e 200 mila lire. Senonchè, più tardi la Banca della Seteria si avvedeva e denunciava che 11 Pescarmona aveva ceduto precedente, mente metà della tenuta al Banco Piemonte di Acqui. Da questa accusa per altro il Pescarmona fu assolto ampiamente. Il Tribunale dichiarò che il fatto non costituisce reato. Dall'episodio tuttavia non si può astrarre volendo dare la visione della situazione processuale nella quale il Pescarmona è stretto e serrato. L'altra accusa di truffa ha pure per isfondo una operazione bancaria. Dal settembre 1926 all'aprile 1927, il Pescarmona ottiene un mutuo di 2 milioni e 200 mila lire dalla Banca Fratelli Montaldi di Dogliani. In compenso, egli consegnò uno stok di effetti cambiari con garanzia ipotecaria. Senonchè i titoli erano privi di alcun valore, in quanto gli emittenti erano enti o persone dissestate e le garanzìe ipotecarie fittizie. Le imputazioni di falso riguardano entrambe l'emissione di effetti cambiari. Nel periodo settembre-dicembre 1924, il Pescarmona consegnò alla Banca Catr tolica S. Antonino di Piacenza cinque cambiali per l'importo complessivo di 250 mila lire, recanti 11 timbro iCas sa Rurale dì Montegrosso d'Asti» e la firma di girata di Don Carlo Fongo. Ma firma e timbro orano apocrifi. Ed ecco l'altro episodio: il Jutiflcio di S. Ambrogio era sovvenzionato dalla Banca-di cui il Pescarmona pra amministratore delegato. Orbene, tale azienda era a.utorizzata a garantire con ipoteca di primo grado uno stok di cambiali per l'importo complessivo di un milio- ne e 800 mila lire. Tale limite massimo non poteva essere superato. Ad onta di ciò, il Pescarmona, fra il dicembre 3926 e l'aprile 1927, per mezzo di notai, fece apporre la clausola di garanzia ipotecaria su cambiali per l'importo di 2.046.730 lire. La condanna: 12 anni e mezzo Come si è detto, il Tribunale assol; dann«> complessivamente . ; mViorni di recl 0- 51 e 10 R se il Pescarmona dall'Imputazione di 'ruffa in danno della Banca della seteria, e da un altro addebito minore poiché il fatto non costituisce reato. Lo ritenne colpevole di tutti gli altri fatti, cui abbiamo accennato, e lo condite a 12 anni, giorni di reclusione e 3500 lire di multa, condonandogli due anni di reclusione sulla pena inflitta per il falso che risaliva a prima del decreto d'indulto 31 luglio 1925. Contro tale sentenza, il Pescarmona interpose appello prospettando una folta serie di mezzi d'impugnativo. Ieri, dopo vari rinvìi determinati da necessità procedurali (il Pescarmona aveva ricorso anche, ma Invano, contro la sentenza dichiarativa di fallimento) la vicenda del vulcanico finanziere è venuta all'esame dei magistrati d'appello. Presiede il cav. Pola e siede al banco dell'accusa il cav. Moretti, Il dott. Pescarmona è difeso dall'avv. Farinelli. Il curatore del fallimento e la Banca F.lli Montaldi hanno mantenuto la costituzione di Parie Civile col patrocinio, rispettivamente, degli aw.ti Quaglia e Villabruna. L'Imputato, che è detenuto ormai da tre anni, appare in eccellenti condizioni fìsiche. Il carcere non lo ha flac cato. Affatto! Ed egli ne darà le prove ben presto. C'è tuttavia in atti, stavolta, un documento che egli non volle fosse presentato in occasione del primo giudizio: un certificato del prof. Carrara sul quale è contenuto un giudizio sulle sue condizioni psichiche. 11 giudizio è sfavorevole, o meglio è a favore dì una... ridotta Imputabilità dell'accusato. Il prof. Carrara infatti, attesta di aver riscontrato nel Pescarmona, durante il periodo che costui ha trascorso in carcere, fenomeni di megalomania, tali da legittimare una vera e propria diagnosi di paranoia. Non appena il consigliere relatore cav. Gatti ha esaurito il riassunto dei fatti, il presidente dà la parola all'imputato. «Non voglio uscire per ii rotto della cuffia... > 11 dott. Pescarmona si alza rapidamente. Manifesta in tutti i modi l'ansia di poter parlare. Nel cosi lungo periodo della sua detenzione preventiva egli ha avuto tanto agio di riflettere e di meditare, che ora si sente domi nato dall'anelito di riversare quanto è venuto rimuginando ai fini della sua difesa. Con parola piana, tale da far ritenere che egli studi anche l'effetto, e accompagnando le parole con gesti larghi, egli esordisce: — MI era stata fatta la proposta di concludere il concordato coi miei creditori. Non ho voluto aderire, per non far credere che volessi uscire dal presenti guai per il rotto della cuffia... E da questa premessa, il Pescarono na scende celermente, attraverso sfoghi di dilagante verbosità, a rievocare il suo passato, le sue vicende e a difendersi dalle accuse che gli sono elevate. Ma il tono ed il carattere della sua autodifesa lo portano assai per le lunghe: volendo confutare l'accusa, egli si abbandona a digressioni interminabili sul falso in cambiali, sulla truffa, sui meccanismi che regolano le operazioni bancarie, e tutto ciò lo allontana sempre più dalla conclusione. Ai patroni di Parte Civile che talvolta lo interrompono, egli porge, con malcelata ironia il suo grazie: — La ringrazio dell'interruzione — dice — perchè mi dà il modo di precisare meglio. Oh, io non temo le interruzioni. E prosegue Infatti imperterrito. Un termine — per la giornata di ieri almeno — ha posto tuttavia il presidente. Verso le 19 egli ha rinviato l'udienza. Ad oggi dunque il seguito dell'autodifesa.