Previsioni demografiche

Previsioni demografiche Previsioni demografiche Coloro che temono il pericolo delia superpopolazion«, dovrebbero leggere e meditare gli studi che egregi cultori di demografìa hanno pubblicato in quefrti ultimi tempi con l'intento di scrutare la futura situazione numerica della popolazione nei vari Paesi d'Europa. Si intend* che ricerche di questo genere non pre tendono all' esattezza, ma tuttavia esse sono sommamente istruttive per le tendenze che sono capaci di ri trarre. Lasciamo la parola ai demografi, e sentiamo che cosa dicono ognuno -— notisi bene — per la loro stessa patria. Ècco il parere di un ingLsse, il iGreenwood, sulla previsione dell'ammontare della popolazione del suo Paese. Egli prevede che i 37 milioni 887 mila abitanti censiti nel 1921 -in Inghilterra e Galles cresceranno sino a un massimo di circa 43 milioni nel 1941, per rimanere poi pressoché costanti. Ma quel che c'è di peggio in traeste previsioni è che si vede assottigliarsi sempre più il numero dei giovani e ingrandirsi quello degli anziani; infatti, mentre nel 1921 i maschi al di sotto dei 15 anni di età costituivano il 293 per mille di tutta la popolazione maschile, nel 1941 si ridurrebbero a 242; per contro i maschi superiori a 50 .anni salirebbero dalla proporzione •di 184 per mille, riscontrata nel censimento del 1921, alla proporzione di '268 per mille nel 1941. Ed ecco che cosa scrive un francese, il prof. Sauvy, nel Journal de la Sociétè de statistique de Paris sulle previsioni della popolazione della Francia. Il totale .delle nascite, che era di 742.000 nel 1927, rimarrà allMn.circa stazionario sino al 1931 : a questo momento si incominceranno a sentire gli effetti della scarsità delle nascite degl'i anni di guerra; il .numero dei matrimoni, e quindi anche quello dei nati, continueranno a diminuire sino che il numero delle nascite toccherà il minimo di 620.000 nel 1945, poi esso 'si riprenderà un poco, lentamente, fino a raggiungere i 647.000 nel 1956. Intanto, il numero dei morti, a causa dell' invecchiamento progressivo della popolazione, dovuto alla bassa natalità, tenderà a crescere: con il 1935 le due curve, quella della natalità e quella della mortalità, si incontreranno, annullando ogni benché minimo incremento della popolazione, pòi si incomincierà, piano piano, ad avere un'eccedenza del morti sui nati, finché, verso il 1946, si avrà un deficit di circa 100.000 vite; il deficit continuerà ad apparire, per quanto un po' meno grave, negli anni seguenti, e ancora nel 1956, anno al quale si arrestano le previsioni del prof. Sauvy, il saldo fra nascite e morti presenterà una perdita di 80.000 anime. In conseguenza di questi calcoli, la popolazione francese, che era di 38.909 mila ned 1921, si vedrebbe ridotta a 38.023 mila nel 1956. Né questo è tutto, che il peggio è che la proporzione degli abitanti al di sotto dei 15 anni di età scenderebbe nel frattempo dal 22,3 al 21,7 per cento, e la percentuale delle persone nel pieno sviluppo delle forze, dai 15 ai 49 anni, si ridurrebbe da 52,4 a V.i.'i. mentre, sono gli anziani e i vecchi che aumenterebbero dal 25,3 per cento al 28)9 per cento. Ma lo studio più interessante e più impressionante è quello pubblicato 10 scorso mese da un tedesco, il professore Kahn, su Wirtschafskurve, per rispetto alle previsioni demografiche della Germania. Il popolo tedesco nel 1901 accusava una eccedenza di nascite di 858.000; ora (anno 1929), con una popolazione assai superiore, non presenta che un'eccedenza di nati di 340.000. Il quoziente di natalità le precipitato da 35.8 a 17.9 per mille e l'eccedenza sui morti è scivolata da 15.1 a 5.3 per mille. Eppure, continua il prof. Kahn, questo quadro non sarebbe tanto inquietante, perohè un aumento annuo di 340.000 abitanti sarebbe sempre qualche cosa, ma è da notare che al presente le persone che si trovano dai 20 ai 30 anni, e quindi nell'età del matrimonio e più prolifica, sono numerose, perchè provengono da un'epoca straordinariamente feconda (1900-1910); ma che cosa avverrà quando si incominceranno a risentire le. conseguenze delle deflcerize di nascite degli anni di guerra e della rapida restrizione della prole verificatasi in questi ultimi anni? La risposta, veramente angoscio 6a per il popolo tedesco, la dà lo stesso prof. Kahn. Dopo il periodo 1935-1940, nel quale la popolazione avrà toccato il massimo di circa 65 milioni di abitanti, incomincerà lo slittamento demografico, che con moto sempre più accelerato porterà 11 numero degli abitanti della Germania a 54 milioni verso il I960, a 50 milioni verso il 1970, a 46 milioni nel 1975. In quanto alla proporzione degli abitanti secondo i vari gruppi di età, i calcoli del professor Kahn sono tutt'altro che confortevoli. Mentre ancora oggi la popolazione, distribuita per età, viene raffigurata dalla consueta piramide a larga base (età giovanili) che caratterizza le popolazioni sane e prolifiche, nel 1975 la piramide appare invece completamente rovesciata, con la punta (classi giovanili) in basso e la base (età anziane) rivolta in alto. U lettore vorrà ora sapere quali previsioni si possono fare per l'Italia. Ebbene, siamo in grado di accontentarlo subito, valendoci dei calcoli fatti dal più competente e obbiettivo studioso della materia, il prof. Gini, per èssere presentati al Congresso internazionale di statistica, che si terrà nel prossimo autunno a Tokio. Il prof. Gini parte da tre ipotesi: 1°) che i quozienti di natalità e mortalità rimangano' costanti; 2°) che diminuisca la natalità e che invece rimanga costante la mortalità; 3°) che decrescano sia il quoziente delle nascite sia quello delle morti. Secondo quest'ultima ipotesi, che è certo la più attendibile e probabile, la popolazione italiana, che era di 39 milioni nel 1921, salirebbe a 55 milioni 600 mila nel 1961. Secondo l'altra ipotesi dei coefficienti costanti, la popolazione ammonterebbe in tale anno a 63 milioni; ed infine, adottando la seconda ipotesi, la più pessimista e irreale — perchè non 6 pensabile che il coefficiente di mor¬ talità italiano, ancora così elevato in confronto degli altri Paesi, debba rimanere costante — dovremmo trovarci nel 1961 con una popolazione di quasi 50 milioni di abitanti. E' ora di concludere : e concludiamo che verso il 1960, cioè fra trenta anni, l'ammontare della popolazione italiana sarà notevolmente superiore a quello di qualsiasi altra Nazione d'Europa (Russia esclusa). D'altra parte, le proporzioni delle varie classi di età, che sono calcolate nello studio del prof. Gini e che qui è inutile riportare, ci permettono di affermare che anche per questo aspetto la futura situazione demografica italiana presenta una spiccata superiorità in confronto alla prevedibile situazione delle altre grandi Potenze: l'Italia è in complesso più ricca di classi giovanili, e questa circostanza ha evidentemente un'importanza notevole per lo spirito e il vigore che tali classi possono imprimere alla vita, alle opere, alla storia della Nazione. I Sovrani assistono alla seduta di chiusura dell'Accidsmii del Lineai Roma, 2, mattino. Ieri la Reale Accademia Nazionale dei Lincei ha tenuto la solenne seduta di chiusura dell'anno accademico, on orata dalla augusta presenza dei Sovrani, che sono stati ricevuti al loro arrivo dal presidente dell'Accademia, sen. Vittorio Scialoja, dal vice-presidente, sen. Antonio Garbasso, dagli amministratori, sen. Fedele e Millosevich. Erano presenti il Presidente del Sonato, S. E. Federzoni, il Presidente della Camera, S. E. Giuriati, le LL. EE. Grande Ammiraglio Thaon di Revel e Orlando, soci onorari della Acca? demia; S. E.. Giunta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il Principe Boncompagni, Podestà di Roma, il geu. Pugliese,, in rappresentanza del gen. Vaccari, comandante il Corpo di •Armata di Roma, S. E. Sartorio e S. E. Volpi per l'Accademia d'Italia, il sen. Conte Mattoli Pasquclini, Ministro della Real Casa, gli Ambasciatori di Francia, Polonia; Sfati Uniti e Brasile, 1 rappresentami degli Ambasciatori d'Inghilterra, di Germania e gli Accademici dei Lincei al completo. 11 presidente dell'Accademia, senatore Vittorio Scialoia, preso il consenso da S. M. il Re. inizia la seduta riferendo sull'attività dell'Accademia nel corso dell'anno, attività documentata da numerose ed importantissime pubblicazioni, dedicate a problemi che interessano tutti i campi dell'alta cultura. 11 presidente ricorda quindi i soci italiani e stranieri scomparsi durante l'anno, annuncia i risultati delle olezioni di nuovi accadenti, e passa a proclamare i vincitori del premi conferiti dall'Accademia in seguito ai vari concorsi. Il premio di s. Al. il Re per la filosofia è stato conferito al professore Armando Carlini, c alla memoria del prof. Eugenio Rignano. il premio di S. M. il Re per le Scienze giuridiche e politiche è stato conferito ai proff. Vincenzo rangio Ruitz e Pietro de Francischi. I premi istituiti dal Ministero della Educazione nazionale per incoraggiare l'attività scientifica dei professori di scuole medie ed assistenti universitari sono stati assegnati: per le scienze fisiche e matematiche ai professori Antonio Carrelli e Salvatore Cherubino; per le ' scienze storiche e filologiche al prof. Giuseppe Corradi e Romolo Quazza; per le scienze naturali al prof. Lihertade Nangeroni; per le scienze filosofiche al prof- Allredo Poggi. 11 premio destinato dal Ministro della .Marina agli insegnanti dei RR. Istituti nautici è stato conferito per le scienze lllosofiche al prof. Palo Toschi. Sono stati inoltre assegnati 1 seguenti premi: Premio Santoro per la chimica al prof. Livio Cambi; Premio della Compagnia di Assicurazione di Milano per la scienze statistiche e attuali, al prof. Giorgio Mortara; Premio Battista Grassi per la parassitologia, al prof. gr. uff. Oddo Casagrandi; Premio Lattes per dialettologia, al prof. Clemente Merlo; Premio Sella per gli assistenti universitari di fisica, al prof. Washington del Regno. Non sono stati conferiti il premio di S. M. il Re per la mineralogia, il premio del Ministero della Marina per le scienze fisiche e chimiche, e il premio Ragnoli dell'Istituto italiano d'igiene Il sen. Garbasso ha pronunciato quindi il discorso commemorativo per Federico Cesi, fondatore dell'Accademia, nel terzo centenario della sua morte. Guidati dal prof. Federico Hermani, direttore del Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe, i Sovrani sono passati nei locali del Gabinetto stesso, dove hanno inaugurato la Mostra dei disegni di Alberto Durer,