Lo spettro della fame sull'India

Lo spettro della fame sull'India Lo spettro della fame sull'India Una passeggiata di diecimila chilometri ■ L'uragano che brontola scoppierà in pioggia di sangue? La mobilitazione degli europei • La serenità degli inglesi : ne abbiamo vistf? di peggio (Per telegrafo dal nostro inviato) Madras, 29, notte. Ecco il gran viaggio terminato. Ho fatto il giro dell'India. Un bel pezzo di strada! Per strade, per ferrovie, in carretto, in automobile o in vagone, dalle acque giallastre di Bombau alle onde azzurre del mar del Bengala, d.ai contrafforti verdeggianti dell'Himalaya alle sabbie arancione del sud; una piccola passeggiata di 10 mila chilometri attraverso città gigantesche e villaggi nani. Se volessi stendere davanti a voi tutto il mio carico di ricordi, mi preghereste di rimettere dentro tutta la mia merce, prima di avertene mostrata soltanto la metà. I siti, le mvetalechnepinfolaferacosemnidee, i volti, le emozioni, gli spetta- sio o o e e l o e o a a i . l l e i e , i e a o coli splendidi o burleschi, tutte que ste immagini colte a volo durante queste settimane di vagabondaggio, fanno del mio cervello un bazar stupefacente. La mia memoria scricchiola e geme, come una valigia troppo gonfia. Non vi troverei più posto per una cartolina. Ma se ieri ignoravo ogni cosa dell'India, oggi non ne so mollo di più. Per conoscere l'India bisognerebbe studiarla durante varie esistenze reincarnandosi ogni volta sotto nuova forma. Non si può contemplare l'India con uno sguardo, come non è possibile contenere il mare in un guscio di noce. Ma per delincare a grandi, tratti uno schizzo approssimativo di questo mostruoso continente, per indicare con leggero e breve tocco i rilievi, i grandi piani d'ombra e di luce, una dimora un atucrarrilnpcgzpcvamfapo' più lunga sarebbe inutile, ehè\dlungi dal penetrare più oltre nella\econoscenza di un universo cosi com-\ laplesso, rischierei di perdere di vista\'a'pcle ampie linee d'insieme e di disper dermi nei particolari. 1 frutti dell'odio Raccogliamo quindi preziosamente il nostro tesoretto di visioni frammentarie e partiamo. Ma al momento di mettermi in viaggio sono colto da una grande inquietudine. Sarà domani o la settimana prossima, sarà fra un mese, o non sarà in questo stesso momento che l'uragano che brontola scoppierà ovunque in pioggia di sangue? La febbre sale di giorno in giorno. Sull'albero della non violenza i frutti rft. odio sembrano maturi. Quattro mesi di eccitamenti hanno portato all'incandescenza dei sentimenti a. lungo repressi e la pazienza di coloro che debbono mantenere l'ordine e stata durante questo tempo sottoposta a. prove tali che ora potrebbe bruscamente cedere, lo sarò forse appena imbarcalo che gravi eventi, la cui minaccia si respira nell'aria, si produrranno improvvisamente a Madras, a Peshawar, a Bombay ed a Calcutta. La prima cosa che ho visto a Madras di fronte all'albergo e un avviso ufficiale affisso nel vestibolo. Il prefetto di polizia chiede a tutti gli europei di arruolarsi come volontari, cioè di essere pronti ad essere mobilitati in caso di insurrezioni. La sera volevo andare a prendere un po' d'aria sulla spiaggia, lungo il bel viale della marina. Ma il passaggio era sbarrato; e un policeman ini spiegò cortesemente che allo scopo di evitare gravi incidenti si doveva vietarne l'accesso a chiunque non fosse indiano. Ieri a Conjeeveram, straordinaria città santa a 60 hilomelri di qui, a due riprese gli indiani hanno lanciato dei sassi contro la mia automobile. Ho visto della gente sputare al mio passaggio. Ed è cosi in tutta l'.Tndia, dall'est all'ovest, e dal nord a mezzogiorno. Ovunque il sangue si riscalda nelle vene, e un ardore corrosivo inasprisce gli animi. La più futile circostanza provoca tragiche ripercussioni. L'ostilità contro l'Inghilterra, la lotta per l'indipendenza non bastano più a calmare la fregola di combattimento che ossessiona le popolazioni, anche quelle ordinariamente più pacifiche. A forza di gridare, gli indiani sono ubriachi. Un soffio cattivo li accende. E' come una incubazione di rabbia, che può da un momento all'altro manifestarsi con gesti da dementi. 11 fuoco e il pugnale E' bastato domenica a Bombay — come sapete — che il cane di un sergente inglese abbaiasse contro un musulmano per scatenare dei disordini che hanno causato parecchi morti. A Lucknow le autorità locali hanno dovuto fronteggiare un vero ammutinamento e aprire il fuoco su una folla nella quale si riaccende selvaggiamente il ricordo del grande ammutinamento del 1857, A Dacca musulmani e indiani si scagliano gli uni contro gli altri, saccheggiano, incendiano, si sgoz zano. Degli interi quartieri sono preda delle fiamme e il pugnale è re. A Rangoon, andhras, indiani, bir-| mani, tre razze diverse, si saltano alla gola l'ima dell'altra senza ragione. Si contano circa cinquanta teinnsnnrlczttorNdldSszttcrlgnmttdUpuRgprtms morti e un migliaio di feriti. Quale vento di pazzia in tutta l'India agita come in una tempesta gli odi e le vecchie ostilità latenti? Sembra che un malefico pianeta sia sorto nel firmamento. Per quanto sia permesso di fare pronostici, e se posso fidarmi delle indicazioni delle persone meglio informate tanto indiane come inglesi, la situazione attuale con le sue zuffe locali dovrebbe prolungarsi ancora, per molto tempo. E' per più tardi che si temono cose più gravi. Fra un mese o sei settimane la mietitura che occupa molta gente sarà presso che terminata. A quel momento le ripercus- sioni inevitabili del rapporto Simon avranno avuto tempo di prendere tutta la 'loro estensione. E' allora che si potrà vedere il malcontento raggiungere il parossismo. E' allora che le comunità rivali si erge ranno le une contro le altre e che il fulmine si farà sentire ovunque nello slesso. tempo. Si temono soprattutto i disordini nel nord, principalmente presso i sikhs della regione di Amritsar, in piena ebollizione. Ma ne Bombay nò Calcutta possono ispirare fiducia e il viaggio che ho compiuto nel sud mi ha convinto die anche qui la lava è vicina al cratere. ^ — Ne abbiamo viste ben altre — mi disse un inglese. Lo spettro della miseria Egli ha forse ragione. Spesso, infatti, questi bizzarri popoli delle In- \die son° sembrati sul punto di \e"P'odere e_Voi tutto è ricaduto nel-j^\ la calma. La collera è svanita come \'a schiuma di un bicchiere di cham- 'pagne. Quindici o veliti incendi locali, anche se bruciano nello stesso à l i e . e o n e 0 i i o o e a a i . e ò — n ri i o o nel si i, z o e r-| o aa tempo non sono forse sufficienti per incendiare l'India immensa. Ma le condizioni economiche stanno per avvelenare di nuovo le passioni nazionali. Anzitutto i disordini che si susseguono da tre mesi non hanno affatto giovato agli affari. I fallimenti si moltiplicano col loro corteo .di disoccupati. Ora la crisi mondiale, di cui nulla annunzia la fine, si sente qui come dapertutlo. Sapete che cinque milioni di tonnellate di navi mercantili sono oggi disarmate? Ogni giorno il mare vede spegnersi una ciminiera. Nell'India la miseria diventa grande. Anche qui, in mezzo a una fallace prosperità ognuno si e abbandonato alla pazzia delle grandezze. Si è creduto che il carnevale durasse sempre. Si è prodotto in eccedenza e ora non si può più smaltire tutto questo cotone, tutto questo te, tutte queste arachidi. Bisogna licenziare la m.ano d'opera, vendere, ridurre i salari. Ma come ridurre le razio7ii dei poveri diavoli che nei giorni più fortunati avevano appena di che mangiare? Ecco venire la miseria, ecco la fame. Per molto tempo, per molto tempo ancora, io temo, sentirete parlare dell'India e della collera degli indiani. EDOARDO HELSEY (Tutti 1 diritti riservati). 170 morti a Rangoon Un migliaio di feriti • Situazione sempre più critica • I funerali di cento vittime Londra, 29. notte. Si incomincia lentamente a fare un po'. di luce sui tragici eventi di Rangoon, ove la situazione, secondo gli ultimi dispacci, rimane seria, perchè la città è minacciata da carestia. Tutti i negozi sono chiusi. Il traffico è totalmente sospeso e si manifestano i primi indizi di una inquietante mancanza di viveri. Gli sforzi fatti datile autorità per ristabilire l'ordine hanno ottenuto una certa misura di successo, ma la vita è paralizzata e nei porti le navi non riescono a caricare e scaricare le merci perchè i docks sono disertati dagli operai. Si apprende infine che i morti negli scontri avvenuti in queste due giornale sono 170. I feriti vengono fatti salire ad un migliaio. Negli ospedali ne sono attualmente ricoverali quattrocento ed altri quattrocento sono stati medicati e rinviali alle loro case. Oggi sono stati seppelliti i cadaveri di cento fra le vittime delle sommosse, ma non si sa fino a stasera se la tumulazione sia avvenuta senza incidenti. nvrsmlondgltdggLllslcsapnglecnccdmctstvbstoStbncbndpsupacUna rivolta alle Filippine New York, 29 notte. Una banda di ribelli alle Filippine ha resistito agli sforzi della polizia che tentava di sloggiarla dalla sua tortezza nella provincia di Lanao. nell'isola di Mindanao. Dopo avere lanciato con cannoni da campagna circa 200 obici la polizìa ha dovuto ritirarsi sotto il fuoco nutrito dei ribelli. Le autorità americane credono che questt ribelli siano ladroni di bestiame e criminali' sfuggiti recentemente dalle prigioni di Manilla.

Persone citate: Edoardo Helsey