Sensazionali rivelazioni sul dramma di Kutepof

Sensazionali rivelazioni sul dramma di Kutepof Sensazionali rivelazioni sul dramma di Kutepof Come De Roberty, l'ex=colonnello russo passato a! servizio della G.P.U., preso dal rimorso tentò di'salvare il generale . a a e i e e l o . i o , n r e i a ae e o i o m¬ e aa e ari te, te o ri. te ali osi un ue n e Parigi, 28 notte. | gE* stato annunziato alcuni giorni or jdsono che il colonnello De Roberty, che fu uno degli interlocutori del generale Kutopof al momento del suo viaggio a Berlino, recentemente è stato fucilato a Mosca per ordine della Cì.P.U. Un ufficiate russo, che pretende di avere appartenuto allo Stato Maggiore di Kutepof, si trovava di passaggio a Colonia il li maggio quando incontrò in una birreria il colonnello De Roberty. I due si riconobbero e fra di loro vi fu un drammatico colloquio, che la Liberti' pubblica: » Non sapevo — scrive l'ufficiale — cosa fare quella domenica sera nelle vie di Colonia, poiché non dovevo tornare in Francia che l'indomani, quando macchinalmente entrai nella birreria « Germania », il tipo classico delle grandi birrerie tedesche. Ad un tavolo vicino a quello in cui mi ero seduto, un uomo stava scrivendo. Ad un certo momento questi alzò la testa e mi guardò. Lo conobbi subito: era ne Roberty e potevo tanfo meno ingannarmi in quanto che parecchie volte, quando il suo nome venne pronunziato a proposito dell'affare Kutepof, avevo pensato a questo -ufficiale che sembrava destinato al più brillante avvenire e che era stato colto nel tormento rivoluzionario. I nostri sguardi si incontrarono: De Roberty non potè sostenere il mio ad abbassò fa testa. Deciso ad avere con lui una conversazione per interrogarlo sulla parte che gli veniva attribuita, mi alzai e andai verso di lui. Ma prima che avessi pronunziato una sola parola egli mi disse a bassa voce : « SI, sono lo De Ro-' berty. Vi ho riconosciuto; ma, di grazia, non parlatemi qui. Usciamo e vi spiegherò! ». «Non appena fummo nella strada. De Roberty, dopo essersi assicurato che nessuno ci sentiva, mi disse : « Venite a casa mia. Saremo più tranquilli per parlare I ». i Egli mi fece l'impressione di un uomo inseguito, e che sentiva attorno a sè minacele di morte. Come era cambiato! Quell'ufficiale robusto, dal portamento altero, era quasi un vecchio: camminava lentamente con la schiena curva. Egli mi fece entrare in una casa di modesta apparenza, e mi condusse in una camer» ammobigliata ove regnava il massimo disordine. « Ho volato salvare Kutepof ! » « Appena fummo seduti De Roberty,; prendendomi le mani, ini disse: « — So quello che pensate di me: leggo nei vostri occhi dei rimproveri sulla mia condotta. Sì, quale decadenza! Ma che volete? Vi sono delle circostanze più forti della volontà. Le malversazioni che mi sono state rimproverate erano vere: avevo fatto un colpo di testa per una donna, ma la mia famiglia era pronta a rimborsare le somme elio avevo prelevato. « Ma non parliamo più di questo passato doloroso! Voi sapete ciré sono passato nelle file dei bolscevichi, ma mai ho combattuto i miei ex-fratelli d'arme. Sono stato incaricato di missioni durante vari anni, missioni segrete e pericolose, nel corso delle quali ebbi parecchie volte l'occasione di servire egualmente il mio Paese ». » Avevo fretta che parlasse di Kutepof, ma siccome egli mostrava di non volere abbordare questa angosciosa questione, gli chiesi a bruciapelo: i — Dite, dunque, e Kutepof? • Il volto del mio interlocutore si oscurò. Egli fissò i suoi occhi nei miei con aria tetra e mi rispose : « Io spero che nessuno dei miei compagni d'arme creda che io abbia tradito il mio ex-Capo ». > E siccome scuotevo la testa, egli aggiunse con il volto contratto: «E' perchè ho voluto salvarlo che a mia volta sono stato condannato a morte! ». « De Roberty si fermò un istante, come se rivivesse con il pensiero le ore tragiche che egli aveva evocato, poi continuò cosi l'impressionante narrazione: «All'inizio del dicembre ricevetti l'ordine insieme con Popoff di recarmi a Berlino e di mettermi a disposizione del capo della G.P.U., Goldstein. Goldstein mi incaricò, senza preamboli, di far venire a Berlino con un pretesto qualsiasi il generale Kutepof, sotto gli ordini del quale egli sapeva che lo avevo servito. « Fafelo avvertire che vi sono delle ragioni Bravi per incontrarvi qui. Fategli intravvedere la possibilità di un movimento antibolscevico. Fategli credere che una parte dell'opinione russa lo reclama. Agite e prestol ». L'incontro « Rifiutare sarebbe stato compromettermi per sempre ed un altro sarebbe stato incaricato della stessa missione. Ricorsi dunque ad una persona dell'entourage del generale con il auale ero rimasto in relazione, o gli chies.i di preparare un colloquio con Kutepof a Berlino. I negoziati durarono una settimana, poi venni avvertito che il sccPsmdtctuceDvssuMcmnatglacs■psmpsnggsradSvèndmsm«tpncnN generale sarebbe arrivato due giorni dcupo nella capitale tedesca», «II,mio primo incontro — prosegui, sempre fecondo la narrazione pubblicata dalla Libertà, il De Roberty — con il mio ex. Capo ebbe • luogo al Pringenhof » un piccolo albergo dicreto, che di comune accordo avevamo scelto. Nói ci incontrammo in uno dei salotti del primo piano, una paree del quale era a vrtri. Questo particolare sfuggi a Kntepof: esso aveva uttavia un'importanza capitale, poiché dietro quella Invetriata Goldstein e .Innoviteli spiavano le nostre parole. Dlrrt m mia emozione quando mi trovai hi presenza dell'uomo di cui ero stato ufficiale di Stato Maggiore, è superfluo; l'indovinerete senza fatica. Ma bisognava che mi dominassi. Ro. citai a memoria la mia lezione, affermando che il momento di una reazione politica era venuto e che bisognava agire senza indugio. Kutepof mi ascolava senza fiatare, senea lasciare scorgere nessuna impressione. Terminata a mia esposizione chiesi al generale, come era stato convenuto con Goldstein. di tornare l'indomani sera al ■ Pringenhof » per presentargli un rapporto completo sulla situazione in Russia; rapporto che doveva giungermi a mezzo di un corriere segreto. Kutepof accettò e salutandomi militarmente si diresse verso la porta. Io lo seguii a nel momento in cui stava per partire gii dissi-a bassa voce: «Una parola, generale 1 ». • Kutepof si volse indietroxcon aria sorprésa. Io gli dissi : « Vi prego, generale, ascoltatemi un secondo.-Non ho dimenticato che siete stato il mio capo. Stanno per perdervi. Tutto quello che vi ho detto è stato per ordine ricevuto : è una commedia. Partite da Berlino e non tornate più qui. E a Parigi siate di una estrema prudenza. La vostra morte è de ci sai ». «Il generale mi guardò, fisso, e, stringendomi la mano come in una morsa, mi disse questa sola parola: « Graziel ». « Io seppi poi che Kutepof era partito l'indomani mattina per Parigi. « Quando rividi Goldstein la sera, dopo il convegno mancato, egli mi manifestò la sua sorpresa per il fatto che il generale non era tornato. Non lo avete rivisto? », mi chiese. Non ho l'abitudine di vedere di nascosto dei nemici», risposi. « Quando otto giorni dopo tornai a Mosca capii dall'accoglienza che mi venne fatta che ero sospettato di avere avvertito Kutepof. Tuttavia venni incaricato di una nuova missione inoffensiva: si trattava di procurare del legno per una fabbrica di fiammiferi. Partii per la Georgia e là venni avvertito da alcuni amici che, se fossi tornato a Mosca, sarei stato arrestato e giudicato dal Tribunale straordinario. Da quel momento ho errato a dritta e sinistra dilapidando le mie ultime economie. Ho preso la decisione tre settimane fa di liquidare tutto quello che possedevo ancora in Russia. Un mte parente si è incaricato d3 realizzare i miei beni. Debbo andare ora a raggiungerlo, fra due giorni, in prossimità della frontiera sovietica, se 11 mio viàggio si effettuerà In condizioni buone farò senza dubbio del passi per tornare in Francia, di dove i miei nonmi sono originari. E là cercherò di trovare una situazione modesta, sforzandomi di farmi dimenticare ». • Furono queste — conclude l'ufficiale — le ultime parole di De Roberty. E siccome io gli auguravo buon viaggio, egli ebbe un gesto evasivo. Era forse un sinistro presentimento, poiché dal viaggio non doveva mai più tornare. Tre giorni dopo infatti egli cadeva nelle mani dei suoi carnefici ».o

Persone citate: De Roberty, Goldstein, Popoff