Il discorso agli operai e agli agricoltori

Il discorso agli operai e agli agricoltori Il discorso agli operai e agli agricoltori Pvolte l'on. Capoferri, che è salito sul palco, accanto al Duce, insieme con le LL. EE. Bottai e Alfieri, accenna a voler parlare, ma passano alcuni minuti senza che giovino i reiterati squilli di attenti, perchè nel cortile si faccia un relativo silenzio. 11 Duce ammira sorridente e commosso lo spettacolo della folla acclamante, di cui nemmeno i suoi cenni rinnovati riescono a contenere e dominare l'entusiasmo. Finalmente l'on. Capoferri può farsi sentire, esprimendo la riconoscenza e la devozione dei lavoratori per il Duce, che ha fatto assurgere a maggiore dignità il lavoro di fronte allo Stalo, che ha risvegliato in loro l'amore della Patria, dalle sor ti della quale essi sentono che dipende anche il loro prestigio di uomini e anche il loro benessere. Quando cessano gli applausi, che hanno coronato il breve discorso dell'on. Capoferri, prende la parola S. E. Bottai. Egli dice che, dopo quello dell'Italia guerriera, dopo quello della Giovinezza d'Italia, si offre oggi al Duce, nell'imponente odierna adunata, lo spettacolo delritalia laboriosa. Il Ministro alle Corporazioni termina assicurando il Capo de! Governo che i lavoratori scorgono nel loro umile lavoro un riflesso del grande e geniale lavoro jL.1^!' Per la maggiore grandezza d Italia. « II Regime onora il lavoro » L'applauso che accoglie le parole di S. E. Bottai continua rivolto ancora al Duce, quando questi accenna a parlare. La folla, scandisce in ritmo « Duce, Duce » e prorompe in imponenti alala! Poi si tace, e Mussolini parla: « Operai dell'industria, lavoratori della terra! « Questa adunata conclude in maniera mirabile quella che si può chiamare la mia settimana milanese. Ho visitato alcuni dei vostri stabilimenti, mi sono trovato fra talune delle vostre maestranze. Mi rammarico soltanto di non averne potuto visitare un numero maggiore. Lo farò un'altra volta ». Dopo aver detto che egli si trova volentieri in mezzo agli operai, che contribuiscono ad aumentare la ricchezza del popolo italiano, e dopo aver affermato che la situazione economica in Italia è da considerarsi migliore di quella di altri Paesi, perchè tra noi vi è la disciplina, S. E. il Capo del Governo contìnua : « Voi sapete quello che ha fatto il Governo fascista per le classi operaie italiane. Sta scritto nelle leggi, sta scritto nella storia. Nessuno lo può negare, nessuno lo deve dimenticare. Chi afferma che il Governo fascista si tiene estraneo agli interessi delle masse laboriose, afferma una potente menzogna. Il Governo fascista tutto, ed Io in particolare modo, pensiamo fll vostri interessi, cerchiamo di tutelare i vostri bi- sogni ». Egli così conclude: « Tra poco, decorando della stella quelli fra voi che hanno piti lungamente e diligentemente lavorato, vi sarà dimostrato con i fatti come il Regime fascista rispetta ed onora il lavoro ed i lavoratori italiani ». Il breve discorso del Capo del Governo è stato interrotto spesso da acclamazioni. Quando egli si dice rammaricato di non aver potuto visitare un maggior numero di stabilimenti aggiungendo che lo farà un'altra volta, la massa immensa dei lavoratori prorompe in vibrantissimi « Sì », come a dimostrare la sua speranza che ciò avvenga presto. Applausi interminabili sottolineano pure la parola del Duce, quando dice che si trova volentieri in mezzo agli operai, e cosi allorché accenna a quanto ha fatto il Governo fascista por gli operai. La chiusa del discorso suscita una nuo va prolungata ovazione, e grida di « Viva il Duce! » ripetute ria tutti i presenti tra delirante entusiasmo. S. E. Alfieri comincia la chi i- a e , o ò i e n r oe o a o o si e le l ri n o a e n n i aò i e a e o e ee, : o ei, o no ea o e i, i- raata degli impiegati e operai premiati. A uno a uno essi salgono sul palco; e il Duce appunta loro al petto l'onorificenza del lavoro, consegna loro il brevetto e il dono in danaro che è annesso, e cioè mille lire a ciascun decorato della Stella del lavoro e cinquecento lire a ciascun insignito della medaglia d'oro del Consiglio dell'Economia. La folla applaude a ogni premiato e in specie a quelli che si distinguono per una più lunga serio di anni di lavoro. E a questi il Duce rivolge parole di congratulazione; oppure trae da essi argomenti per rivolgere alla a avi il il oa e iià a na eie, ri ril a o di i folla qualche'frase atnmonitiva. gli appare di ottimo umore e manifesta tutto il compiacimento di trovarsi in mezzo a questa moltitudine di autentici lavoratori. Sfilano a uno a uno, sul palco, ' i perniati. E quale, s^fostra ingenuamente impacciatlssimo di trovarsi a faccia a faccia col Duce e per la emozione non riesce a spiccicar parole da rispondere a quelle lusinghiere che il Duce gli rivolge. E quale, quando il Duce gli porge la mano, tenta baciargliela. E quale ha gli occhi rossi di commozione. E quale affetta una spigliatezza esagerata, che si comprende pere- bene che è così eccessiva, perchè ì'uomo tenta vincere in questa guisa l'emozione, da cui nell'intimo 6 preso. Una vecchietta, un'operaia, premiata anche lei per una serie imponente di anni di lavoro, è spigliatissima naturalmente; e seguita a stringere, con un'espansione che, per la sua schiettezza popolaresca, suscita l'allegria della folla, seguita a stringere la mano del Duce. Non 10 vorrebbe più fasciare. E quando questi la congeda, ella si rivolge -i\ Ministro Bottai, poi all'on. Capoferri, poi, scendendo dal palco, alle altre autorità. E' una festa così eccezionale, questa, per lei; e vuole, a ragione, godersela intera. Quando è la volta di un contadino, di cui S. E. Alfieri, chiamandolo, proclama che ha 56 anni di lavoro a otto figli, il Duce esclama : « Ecco i rurali ! ». E rivo'to alla folla: « Prendete esempio ». E ripete ancora « prendete esempio » quando è la volta di un operaio che vanta ben 67 anni di lavoro. I premiati E ricevono così dalle mani del Duce l'ambito premio i seguenti lavoratori : per HO anni di lavoro continuato presso la stessa ditta gli operai Carlo BalzareMi e Giovanni Milani; per 59 anni Carlo Guerrini; per 57 Luigi Celotti; per 56 Andrea Molinari e Ambrogio Zini; per 55 Carolina VarotelM, Regina Zoia e Rosa Zoia; per 54 Biagio Segale; per 53 Antonio e Achille Confalonieri, Giuseppe Sangalli, Giuseppe Servida e Giuseppe Toriani; per 52 Giovanni Carré, Giuditta MaTgrati, Enrico Radice e Angelo Vitali; per 51 Battista Biganzoli, Cario Bigatti, Maria Cappi e Angelo Grivelli; per 50 Giovanna Fumagalli, Giuseppe Brivio e Rosa Brugora; e ;ioi, degli impiegati, per 58 anni di continuato lavoro Paolo Qalbiati; per 56 anni 11 cav. Edoardo Berini; per 53 Ercole Frattini; .per 50 Cornelio Braggion; per 49 Vincenzo Galli, Giulio Limentani, il cav. Lorenzo Ramelli e Giovanni Rossi; per 48 Enrichetta Tresoldi in Tronconi ed Emilio Veronese. Per ciascuno il Duce ha una parola buona, amichevole; a ciascuno la folla prodiga applausi. Quando l'ultimo ha ricevuto il suo premio, il Duce, rivolto alla folla, dice: «La cerimonia è finita. Per l'Italia del lavoro e della vittoria, eja, eia, eja ». Con un grido solo, immenso, la folla risponde : « Alala ». :joi le grida, le acclamazioni, le ovazioni, commiste al suono delle musiche, durano finche il Duce, con le autorità, lascia il Castello e riparte in automobile. E l'eco degli applausi e degli evviva si propaga e si prolunga, costituisce come la clamorosa scia dietro la corsa della sua macchina. Fantastica illuminazione Tutto il giorno la città ha presen tato il gioioso aspetto e la fervida animazione delle grandi circostanze, percorsa da cortei con bandiere, i- con musiche, tumultuosa di gente ml a e di movimento. La sera si è, come l'altro ieri, nuovamente, sfarzosamente illuminata. Decorazioni e trofei di lampadine ad ogni edifìcio; riflettori che portano il loro lume d'argento sulle facciate dei palazzi, sui monumenti; il Duomo, con le sue cuspidi, ie guglie ed i pinnacoli, con il delicato ricamo e la portentosa fiorita dei suoi marmi, con i suoi Santi e la sua Madonnina eccelsa, tutto fantasticamente radioso di una ferma luce perlacea, come in un'alba magnifica. Già prima delle 21, nelle adiacen ze di Piazza della Scala la circo lazione diventa pressoché impossibile, tanta è Iti ressa. Nella piazza la folla, si infittisce ancora più. I palazzi d'intorno raggiano di mi gliaia e migliaia di luci. Cordoni di lampadine elettriche disegnano a parte a parte le facciale e le trabeazioni del Teatro della Scala, dei due palazzi della Banca Commerciale; di Palazzo Marino. Multipli torcieri e candelabri ardono alle finestre, da. cui pendono istoriati arazzi, damaschi frangiati d'oro. A Palazzo Marino, il Palazzo del Comune, decorato per ogni finestra e balcone di drappi tricolori, con i Uue immensi fluttuanti striscioni tricolori che scendono dal tetto fin quasi a terra, alle due estremità della facciata, splendono, al centro della facciata, sopra il grande balcone, lo stemma di Milano e lo stemma del Littorio composti di multicolori lampadine elettriche. La folla si preme nella piazza, tumultuosamente; ed ha preso d'assalto il monumento di Leonardo da Vinci, scalandolo fin sopra il piedistallo della statua. Le statue dei quattro discepoli scompaiono sotto i grappoli umani che vi si sono appesi; e Leonardo si eleva pei entro una corona di gagliardetti fascisti, che gli alfieri hanno issato lassù. Davanti a Palazzo Marino è una selva di bandiere e di gagliardetti, di labari e di fiamme. Già la massa si arrampica e si sostiene alle pietre sporgenti del basamento del palazzo, spinge pattuglie di arditi fino al cornicione del primo piano. Altri grappoli umani sono appesi alle antenne dei fanali, sino ai bracci delle lampade. E dalla piazza la folla si estende, fittissima, sotto la Galleria Vittorio Emanuele, da un lato, e per il Largo Santa Margherita e per via Manzoni, dall'altro. Suonano musiche; la folla reitera applausi e grida, chiama il Duce, il Duce, con la sua voce di tuono. Ed ecco, si apre il balcone centrale di Palazzo Marino; ed i valletti del Comune stendono sulla balaustra e lasciano pendere due grandiosi drappi di velluto rosso, dai due lati della bandiera, issata al centro. La folla prorompe in più strepitosi applausi. Sul balcone sono portati il lacero rosse gagliardetto del primo Fascio milanese ed il gagliardetto della Fe derazione. dmvgsvhovedccllMmcndffldtsnnnsm« Duce! Duce! » — Duce! Duce! Nel fulgore delle mille e mille uci, che illuminano la piazza come se vi splendesse il sole, ecco, il Duce appare, avanza sul balcone, si sporge dalla balaustra. Dietro lui, si vedono il Podestà, duca Visconti di Modrone, e il Segretario Federale avv. Cottini. L'ovazione, che accoglie il Duce, si prolunga per parecchi minuti, strepitosa, immensa Egli deve attendere lungamente prima di poter parlare. Le"trombe continuano a squillare invano l'« at tenti » ed invano il Podestà ed il Se grctario Federale cercano di ottenere dalla folla il silenzio. Finalmente, tra fragore ancora di battimani e grida di evviva, echeggia sonora la voce de! Duce. Egli dice":' « Camicie vere 'della mia Milano! (ovazioni), « dico mia non per atto di superbia, ma per un atto di amore. Con questo vostro saluto si conclude la mia settimana milanese e il mio viaggio di quest'anno oliavo, destinato a restare memorabile nella storia del popolo italiano (ovazioni) "Ut/uno mi ha offerto uno spetta- i l ù o o colo superbo di vita e di energia. Milano mi è apparsa così come io la volevo, cosi come è conosciuta ed amata da tutti gli italiani (bene). Milano ha dimostrato di essere all'altezza del Fascismo. Desidero che il Fascismo sia sempre all'altezza di Milano (bene). « Milano è slata grande in questa settimana: grande nelle sue manifestazioni di popolo, di operai, di soldati, di fanciulli, ed è stata anche discreta e affettuosa nel particolare. Di 'ciò vivamente ringrazio (dalla folla si grida: Grazie a Voi, Duce, era nostro dovere!). « Domani continueremo la nostra fatica, ma con l'animo pienamente teso verso il futuro. Ed ora, o Canterali, separiamoci levando al cielo il grido di raccolta che fu delle antiche battaglie e che sarà di raccolta per le battaglie di domani. A noi! ». Una sola acclamazione, unanime, immane, si leva dalla piazza. L'oceanica folla si agita ed urla ed applaude freneticamente, getta in aria i cappelli, sventola bandiere e bandierine. Quando il Duce accenna a ritirarsi, il clamore cresce ancora, migli-aia e migliaia di voci gridano ripetono il suo nome, migliaia e migliaia di braccia si levano incontro a lui. Quando egli si e ritirato, il tumulto popolare lo richiama, una, due volte. E' un uragano di battimani, un fanatismo collettivo di invocazioni, un delirio di ovazioni. E si chiude così, in questo travolgente, irresistibile turbine di entusiasmo, la settimana che il Duce ha voluto dedicare a Milano. MARIO BASSI. Le solite menzogne Milano, 26, mattino. La R. Prefettura comunica: « Poiché alcuni giornali stranieri hanno parlato di arresti preventivi operati a Milano in occasione della visita di S. E. il Capo del Governo, e taluno ha creduto di poterne indicare il numero in 2800, si precisa che gli arresti operati in questa occasione, non solo nella città, ma nell'intera provincia di Milano, la quale ha una popolazione di circa due milioni di anime, sono stati 129 » dtompretedLhdmdggdilcpdmgndnzcldstsdsrdbFieSCttna11 comunicato della Prefettura di Milano denunzia una delle solite menzogne di alcuni giornali francesi di sinistra, i quali, non potendo negare ne sminuire la grandiosità delle vibranti e appassionate manifestazioni che il popolo italiano ha fnlln in mij"tti m'orni al Dure non lauo in questi giorni ai uuce non disdegnano di lanciare la notiziola tendenziosa che dovrebbe avere chi sa quali mirabolanti ripercussioni nell'animo dei loro lettori. A parte die i 129 arrestati sono noti sovversivi, che vivono e lavorano in Italia, ma contro i quali qualsiasi presunzione può essere legittima, non si capisce che significato si possa dare a un fatto di questo genera quando, d'altra parte — temi- „„ „,,„„,„ „,,,„„„„,„ „ .„h!„, (ne di confronto eloquente e sc/uae-:ciante — ci sono i trecentomila mi-j e e e i e e , e a n a o a- cors lanesi convenuti in piazza del Duomo per esprimere al Capo l'incontenibile passione e la ferma devozione della grande città industriale; quando si è visto tutto il popolo, l'autentico popolo, della Toscana e della Lombardia, in solenni adunate, riaffermare con indescrivibile entusiasmo la sua fede nel Regime. Se i giornali cartellisti francesi non hanno altri argomenti per consolare i propri lettori, vuol dire che al di là delle Alpi l'impressione per quanto avviene in questi giorni in Italia deve essere stata enorme. Per tornare ai 129 arrestati, è superfluo aggiungere che si tratta di ordinarie misure di polizia. Vorremmo sapere, se non siamo indiscreti, quante persone arrestano in Francia ogni volta che si muove il Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio. Perchè abbiamo il fondato sospetto che la Polizia francese non sia molto tenera di cuore: le recenti rivelazioni di Almazian ci hanno sufficientemente illuminati sui metodi polizieschi della civilissima Repubblica. S. E. Teruzzi inaugura ad Alessandria i eorsi per Ufficiali della Milizia Alessandria, -ti, matt. Accompagnato dal Console Generale Carini, è giunto ieri in Alessandria il Luogotenente Generale S. E. Attilio Teruzzi, capo di Stato Maggiore della M.V.S.N. per inaugurare i corsi teorico-pratici e applicativi per ufficiali e capisquadra dei battaglioni delle quattro Legioni della nostra Provincia appartenenti al terzo gruppo. S. E. Teruzzi ha passato In rivista i reparti della 1 Coorte, gli avanguardisti, le milizie universitarie, gli ufficiali ed i capi-squadra che partecipano ai corsi. Finita la rassegna svoltasi in piazza V. Emanuele alla presenza delle maggiori autorità e personalità, tra cui S. E. il Prefetto comm. Milani, il console generale onTarabìnl, il Segretario federale console comm. CeruttU il generale Scarcellain, il podestà vaccari, l'on. Rocca e molti alti ufficiali del presidio, S. E. Teruzzi ha espresso il suo alto compiacimento per il gagliardo e disciplinato sfìlamento del gruppo, si è recalo alla sede del Comando, già gremito di autorità e Camicie Nere. ?i è quindi iniziata l'apertura dei a a e L'anniversario dell'entrata in guerra Roma, 26, mattino. Il 15.o Anniversario dell'intervento in guerra è stato ricordato dalle masse dei reduci, sia in Italia che presso le comunità italiane all'estero, con sereno orgoglio di vittoriosi e con rinnovala energia di combattenti delle diuturne lotte feconde delia pace conquistata col sanqué. La voce della Patria, che a Milano ha avuto la più alta interpretazione dalla parola del Duce possente e aromonitrice, si è levata in ogni centro della penisola dalle masse giovanili grigio verdi, dei militi di ieri e di oggi, raccolti intorno ai tricolori sacri della passione Italica per scendere incitatrice nei cuori dei giovani militi di domani, ai quali- più particolarmente è stato dedicato oggi il peana della vittoria. Nelle adunate studentesche, che dappertutto si sono svolte con la massima solennità, gli oratori designati dall'Associazione mutilati hanno rievocato il sacrificio dei morti e dei sopravvissuti, per confermare nelle giovani generazioni la coscienza del dovere. A Roma l'anniversario è stato commemorato con una duplice solenne manifestazione : I' omaggio delle rappresentanze di tutte le associazioni combattentistiche al Milite Ignoto e all'ara dei caduti fascisti e la convocazione all'Augusteo dei Reduci della trincea e del Fascio Romano per ascoltare la parola rievocat.rice di S. E. il presidente della Camera, on.' Giuriatì. Un discorso di S. E. Acerbo a Bologna Bologna, 26, mattino. Ieri mattina è qui giunto S. E. Acerbo, Ministro della Agricoltura e delle Forèste, per inaugurare la Mostra e il Congresso floro-orticolo, ossequiato ella stazione dalle autorità cittadine. S. E. Acerbo si è recato subito alla Cesa del Fascio, ove erano radunati tutti 1 membri del Direttorio, nonché tutti i dirigenti delle varie associazioni rli guerra e delle organizzazioni agricole. Prestavano servizio d'onore uh manipolo della Milizia forestale e rappresentanze del Fascio, Avanguar- i e o à a n saluto del presidente della Società n noro.orticola gr m Gazzanl, e del a l'on Fornaciari, a nome dei rurali disti e Ballila con bandiere e gagliardetti. Il Ministro è stato subito accompagnato nella cappella commemorativa dei caduti, ove si è trattenuto alcuni istanti In devoto raccoglimento. Dopo la visita alla Casa del Fascio, S. E. Acerbo, seguito dalle autorità, si è portato a visitare la nona Mostra internazionale di cani a guinzaglio. Si è recato quindi nei locali dell'Istituto di Botanica della R. Università per la cerimonia inaugurale della Mostra emiliana floroorticola. Dopo un breve saluto del presidente i i o i - bolognesi, ha preso la parola il Ministro il quale attentamente seguito, e fatto segno a ripetuti applausi, ha pronunciato il discorso inaugurale. Egli si è dichiarato lieto di rappresentare il Governo fascista in questo Congresso, che dimostra ancora una volta la tenace volontà ed operosità delle popolazioni dell'Emilia e della Romagna. Indi, dopo aver ricordato le origini della attuale organizzazione industriale dei fiori, ne ha illustrato brevemente la consistenza tecnica ed (economica, ricordando come il primo -:pns10 ppetli fra le varie regi0ni, alla -j Liguria con l'85 p°r cento del valore e a i ne r n udi mi, neio a di lla a le il io la i e tpiae, rna la e to nnrca E. milo di ei di tutta la produzione floreale italiana che si può valutare a circa 300 milioni di lire e che viene per la maggior parte esportata. E' poi merito del Fascismo avere iniziato il rinnovamento qualitativo della floricoltura con una serie di opportuni provvedimenti fra cui la istituzione della Stazione sperimentale di floricoltura di San Remo, che ha il precipuo scopo di togliere dall'empirismo i floricoltori. Analogamente 11 Governo fascista ha di recente affrontato In pieno il problema delle piante officinali, cioè quelle medicinali, aromatiche e da profumeria, finora a torto trascurate: ed h.i presentato In questi giorni al Parlamento un importante disegno di legge, contenente provvedimenti miranti a salvaguardare la nostra flora officinale spontanea. Indi il Ministro Illustra 1 progressi recentemente compiuti in Italia dall'orticcltura, che va continuamente allargandosi in tutte le regioni italiane. La sola terra d'Emilia, oltre agli orti stabili di superfìcie Imprecisabile, ha 15 mila ettari adibiti a colture di pieno campo. La produzione di primizie sotto vetro e quella di ortaggi da conserva hanno portato allo sviluppo attuale dell'orticoltura, l'esportazione del cui prodotti, da un valore nell'anteguerra di circa 30 milioni, è salita in questi ultimi anni ai 300 milioni, escluse le conserve; e di sola conserva di pomodoro oggi l'Italia esporta per oltre 300 milioni di lire. La frutticoltura, che costituisce attualmente una delle nostre piti forti esportazioni, va avviandosi verso una razionale industrializzazione, di cui i più cospicui esempi sono proprio emiliani, col frutteti industrali del ravennate e del forlivese. 11 raggiungimento degli scopi cha l'esportazione orto-frutticola si propone, non possono ottenersi — ha concluso 11 Ministro Acerbo — che attraverso una più rigida disciplina della produzione, che permetterà di eliminare quelle difficoltà le quali oggi le contrastano una più vasta partecipazione ai mercati esteri e, conseguentemente consentirà ai produttori di ottenere ricavi più remunerativi e più adeguati a quelli che sono gli effettivi oneri della produzione. Il Ministro chiude il suo discorso riaffermando la sua piena ftducn che i rurali d'Italia, che il Duce ha chiamato i fratelli della sua diuturna fatica, sapranno, in tutti ì vari campi della economia agrara italiana, portare sempre più validamente il loro contributo d'intellicenza e rli lavoro, su cui si basa e si dovrà sempre più saldamente basare la prosperità della Nazione. E' seguita la visita alla Mostra. Il Ministro si è soffermato nei vari padiglioni ad ammirare i bellissimi esemplari di fiori, ortaggi e fruita cposti.