Cinquemila giovani della Milizia Universitaria

Cinquemila giovani della Milizia Universitaria Cinquemila giovani della Milizia Universitaria Un'ora di gioia serena Ira i 1300 bambini della Scuola-giardino «Umberto di Savoia » L'elogio del Capo del Governo ai calciatori azzurri • L'attesa per il discorso di oggi XXIV Maggio L'evocazione e l'esaltazione del grande evento, hanno in questo quindicesimo anniversario, la ventura d'avere per interprete il Duce. Nell'attesa dell'aita ed incisiva parola ogni altra voce suonerebbe vuota e senza eco. Meglio dunque in quest'attesa preparare nel silenzio lo spirito ed eccedente guida della preparazione possono essere i ricordi. Ciascuno, che abbia Vissuto quei giorni, ne ha di personali; ma oggi, a sufficiente distanza di tempo, la storia ne fornisce anche di ignorati dalle masse o consente di raggrupparne altri in modo da gettare nuovi fasci di luce su quel tormentato periodo, che precedette la nostra entrata in guerra. Uno degli aspetti memo noti, almeno nei particolari, è quello dai!'atteggiamento di coloro, che, alleati della vigilia, stavano per diventare nostri nemici. Che la dichiarazione della nostra neutralità allo scoppiare del conflitto mondiale abbia esasperato ed an che sorpreso i nostri alleati ed abbia dato luogo ad escandescenze, è noto, ed era anche, fino ad un cer- mgodedetosoVvofidte—alcenedadedroseManil'mtelavpcovito punto, naturale. Dico fino ad un pcerto punto, perchè è del pari notorcome gli imperi centrali abbiano vvoluto di deliberato proposito trascurarci nella preparazione fin-ale dell'aggressione alla Serbia; ma speravano che, intimiditi e timorosi delle loro vendette dopo la vittoria ritenuta sicura, li avremmo seguiti. Ma non è altrettanto noto quanto fosse grande il loro disdegno per noi. In una lettera al generale Bolfras scriveva il Conrad: « Quando nel 1906 per la prima volta fui chiamato a coprire questo posto, ero più che mai sospinto da un vecchio sogno: far rifiorire per virtù e forze proprie la monarchia. Ciò sarebbe sicuramente avvenuto, se nel 1907 si fosse accolto il mio suggerimento di fare la guerra all'Italia e nel 1909 alla Serbia. Purtroppo allora non mi si comprese, cosicché ora ci troviamo a combàttere contro tutto il mondo, avendo come alleata unicamente la Germania ». Ed il Margutti, che era aiutante di campo dell'imperatore, accenna svcetasnfisFSiesssdrcozliv£a Aài numerosi memoriali del Conrad rcvSnavversari ». E nell'autunno del 1907'cfu l'arciduca Francesco Ferdinan-1 su w.i.i«u^ *. --u.aluv.uww « hdo che si oppose nel modo più ener- Jgico ai piani del generale Conrad,*che cercava di far attuare la sua fa-|smigerata guerra preventiva. «Che ple cose 6i svolgessero in tal modo lo j scin appoggio della tesi che « si sarebbe dovuto approfittare d'ogni occasione favorevole per mettere fuori causa separatamente i probabili so di sicuro, perchè lo appresi dal la bocca stessa dell'arciduca, che mi disse personalmente che mai e poi mai avrebbe approvato una simile politica brigantesca ». Ed il Novak scrive che il Conrad « nel 1911 propose senz'altro al barone von Aerenthal ed all'imperatore di aggredire l'Italia, mentre questa era impegnata nella guerra di Libia; ma l'imperatore rifiutò di accettare questo piano di proditoria aggressione ed il ministro, con la sua fine ironia, definì il Conrad un vero allucinato dello spettro italiano ». Oggi si può bonariamente sorridere di tutto questo, ma tuttavia un leggero brivido corre per le ossa nel pensare che razza d'alleati avessimo. Col trascorrere dei mesi della neutralità, però, il fatale sbocco di questa si precisa per noi mentre, ed appare strano, in gran parte delle sfere ufficiali austro-ungariche si continua a nutrire illusioni, derivate probabilmente dal solito disprezzo verso di noi. Mentre si sarebbe detto che a Vienna avevano voglia di* scherzare, perchè il Burian giunse a chiedere, in corrispettivo dei compensi da noi domandali, compensi per la nostra occupazione del Dodecaneso e dell'Albania, il generale capo di stato mag giore tedesco Falkenheyn — secon do la testimonianza dello Sturgkh — giunse a formulare la seguente proposta : « La Germania e l'Austria, senza basarsi sulle proposte antecedenti, facessero all'Italia in vito per intavolate trattative pel rinnovamento della Triplice (1!) sul la base di reciproci impegni e concessioni. In ogni caso, 6i sarebbe guadagnato, in tal modo, del tempo e probabilmente si sarebbe compromessa l'Italia di fronte all'Intesa ». ' Questa preoccupazione del Falkenheyn derivava certamente da| quanto gli aveva scritto il Conrad : ;«< E' necessario, anzitutto, importantissimo, anzi decisivo che l'Ita(Ua rimanga neutrale o, comunque, iè essa non entri in gueara con© di noi. Ci mancano assoluta- ccpdspnSssèrMcFldFsdgLPcnAngcCfip menta i mezzi per sostenere a lungo l'urto; tutt'al più potremmo rendere difficile o ritardare l'urto medesimo ». Ma il Conrad sarebbe stato impari a se stesso se, nello stesso tempo, non avesse consigliato a Vienna di cedere sui compensi, salvo « ricambiando perfidia con perfidia », a ritoglierceli a vittoria ottenuta. « Tengo a richiamare l'attenzione — scriveva il Conrad il 17 maggio al maresciallo Bolfras — sulla necessità di usare le parole più forti nel proclama, che verrà lanciato dall'Imperatore. L'infedeltà italiana dev'essere messa alla gogna in modo annientante. A queste insane parole contrapponiamo oggi le parole serene, maschie ed umane di Sua Maestà il Re nel proclama alle forze armate : « L'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l'esempio del mio grande Avo, assumo oggi il comando delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. « Il nemico, che vi accingete a combattere, è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sa¬ pienti apprestamenti dell'arte, egli ri oppórrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slancio saprà di dsc«nztmsdintgdrccgznrgntncvdedTPiddmqssDgAbr•vnnsdi m• Milano. 53. notte. i Stamane, la giornata del Duce si Lsarebbe dovuta iniziare coni la ri- svista militare, al Parco del Cast elio Incerto superarla. « Soldati! A voi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri, che natura pose alla Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri! ». Forza e giovinezza d'Italia Sforzesco. Ma anche stamane, come ieri, il tempo si è mostrato ai ver so: cielo fosco, vento freddo, insistenti piovaschi. E allora si è decisoci'rimandare la rivista — dimandarla, pare, a domani. E' stato diramato in proposito questo comuni cato Stefani: « Causa il maltempo, che. avrebbe ostacolato specialmente la partecipazione delle forze aeree alla rivista militare predisposta per stamene, la rivista stessa è rinviata ». dmDopo la rivista, ancora ver sta £ *%Z ainufl t «iS^dU^t T Avfii^lv ™?S2 -a- d£H Alta Italia^ E questa si e svolta!regolarmente. Alle 10 precise, oltre1 cinquemila militi universitari si trovarono riuniti nel Palazzo dello Sport, adiacente alla Fiera Campionaria. Alle forze milanesi — tre 'centurie, c cinque di ciclisti e una di 1 sciatori — si aggiungono le sei cen- hnnia Hol \7arta*n lo 7 /lì r> - :Q I_ I J:u"e aei veneto, lej- ai ravia, le *^ |sli contingenti erano arrivati nella prima mattina, con quattro treni j speciali e muovendo dalla Stazione centrale, si erano radunati al Par- vpa a o e e o h e e l e l a| : r, - co, nei pressi dell'Arena, insieme con le centurie milanesi; per indi procedere, inquadrati,. al Palazzo dello Sport. Tutte le forze sono divise in due legioni; e la prima, composta delle coorti di Milano, del Veneto e di Pavia, è comandata dal Segretario federale di Milano, console Cottini; e la seconda, composta delle coorti di Torino e Genova, è comandata dal Segretario federale di Torino, seniore BianchiMina. Prestavano servizio la musica Aldo Sette e quella della Milizia Ferroviaria. Dal Palazzo dello Sport, le due legioni, per l'ingresso di via Domodossola entrano nel recinto della Fiera Campionaria, e vengono a schierarsi sul viale delle Nazioni, dai due lati, su due file, fino all'ingresso del reparto della Zootecnica. Le musiche prendono posto nel Piazzale Italia. E qua si vanno anche raccogliendo le autorità convenute: il comandante del Corpo di Armala di Milano, generale Cattaneo, il comandante della Divisione, generale Santini, il generale Scimeca, i generali della Milizia Preti e Carini. Poi arrivano anche il Prefetto Siragusa. il sen. Puricelli, per il Comitato della Fiera, il Segretario generale di questa, ing. Camperi o. Le trombe squillano l'attenti; giunge il Segretario del Partito. S. E. Augusto Turati, e il console Cottini, e il seniore Bianchi-Mina gli presentano le due legioni. S. E. Turati, che veste la divisa di luogotenente generale della Milizia goliardica assume il comando; e fa chiamare gli ufficiali a rapporto, per le ultime disposizioni. Poco dopo, l'arrivo del Duce è annunziato dalle prolungato acclamazioni della folla, che, a malgrado dell'ostilità del tempo, si è assiepata per via Domodossola davanti all'ingresso della Fiera. Squillano i tre attenti di rito; poi le musiche intonano la Marcia Reale, quindi « Giovinezza ». Urla la sirena della Fiera; i militi presentano le armi. Il Duce, che veste la divisa di caporale d'onore della Milizia, scende . ... , i ■ i_ „ ~,——i_ i, i dall'automobile, accompagnato dal fratello Arnaldo, dal Capo di Stato Maggiorevdella Milizia, S. E. Teruzzi, dal Capo dell'Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, onorevole Landò Ferretti. Egli percorre la fronte degli schierati, passandoli in rivista, prima la fila sull'un lato del viale, poi quella sull'altro. Al suo passaggio, i militi, coorte per coorte, lanciano il saluto alla voce: « A noil ». Ritorna quindi il Duce nel piazzale Italia, e sale, per mezzo di una scaletta di legno .opportunamente adattata, sul gigantesco monolito di marmo di Carrara, che si erge al centro dell'aiuola. Grandeggia alto, cosi, solenne, scultoreo, in cima a quel poderoso basamento, grandeggia sullo sfondo ferrigno del tempestoso cielo. Dal lati del monolito si dispongono le autorità ed un numeroso stuolo di ufficiali della Milizia, fra cui tutti i comandanti di legione del l.o raggruppamento. La sfilata Il comando del gruppo di formazione delle legioni universitarie viene assunto, per la sfilata, dal gene rale Oddone-Mazza, del gruppo Legioni di Brescia. Le musiche alternano inni patriottici e marcie militari. E comincia la sfilata: passano davanti al Duce, gettando, di centuria in centuria, il saluto alla voce, le centurie venete, quelle, cioè, di Padova, e venute e commiste con esse, quelle di Verona, di Vicenza, di Treviso, di Rovigo; poi quelle di Torino e di Genova; infine quelle di Pavia e di Milano, e gli sciatori ed i ciclisti di Milano. Finita la sfilata, il Duce scende dal monolito ed esprime la sua soddisfazione per l'ordine, l'addestramento, il marziale portamento di questi reparti della Milizia Universitaria, che hanno sfilato in modo superbo. Attraversato il piazzale, il Duce saluta il lacero e glorioso gagliardetto della banda degli arditi, Aldo Sette. Nello spazio fra questa banda e l'altra, della Milizia Ferroviaria, sono schierati i mutilati •Iella Milizia. Il Duce li passa in rivista, rispondendo con cenni di mano e con sorrisi al loro saluto. Poi, nel folto gruppo ■ delle autorità, scorge il colonnello aviatore Ercole, decorato di medaglia d'oro al valor i militare, per un episodio di euerra i ài .cui fu eroico protagoni- Lta< in Albania. Lo chiama subito a sè, e si intrattiene qualche minuto, Inabilmente, con lui. e accomiatai dolo gli appoggia familiarmente la mano sulla spalla. Le musiche suonano di nuovo « Giovinezza »; e salutato da poderosi alala, il Duce lascia il recinto della Fiera e riparte in automobile. Il rancio mdpsbstnmgcazscrtnvtuclsvnp1ilIpvgsgtMitClltvc Turati. Qui. il cronista potrebbe ben H schizzare <1 pezzo di colore, sulla !scn,etla e sa'na alleKrin m „lie8ta 1 I t Ul alle lo c Bulinala J allunala, , coorfJ UT,jversjtane, nuovament con alla testa S. E a e - T militi universitari raggiungonoj poi il Palazzo della Meccanica; dove viene loro distribuito il rancio, presente e partecipe il Capo beneamato dei goliardi fascisti, il primo, anzi, goliardo d'Italia, S. E. adunata studentesca, sul giovanile appetito ed il prorompente buonumore di questi cari, animosi e fieli ragazzi; ma i cari' ragazzi — beati i vent'anni, e anche meno ! — mi si son divorato anche quello. Poi alle 15 è suonata l'adunata; e Turati ed il Capo di Stato Maggiore della 'Milizia S. E. Teruzzi. han no riattraversato la città, fra gli applausi della popolazione, che si e i o l , a e a a , . l i , e r ; . e a . ooa , ao al i e di a ae i raccoglieva e soffermava, a vedeiiilsfilare. Per il corso Sempione. periil viale di destra del Parco, per!piazza Cairoli, via Dante, piazzale;dplla Scala, via Manzoni e viale Principe Umberto, il Iuiiro corteo, la cui marcia è accompagnata dalle musiche, e che si chiude con la coorte dei ciclisti milanesi, giunge nlla Stazione Centrale. La folla rinnova gli applausi, prodiga le più calorose manifestazioni di simpatia, il baldi giovani, getta fiori ed evviva. Alla stazione è schierata una compagnia di bersaglieri con fanfara, che rende gli onori. E fra grida di « Evviva il Duce » e strepitosi alala, i reparti venuti da fuori di Milano, accomiatatisi, con esuberanti dimostrazioni di cameratismo, dai commilitoni milanesi, riprendono i loro quattro treni speciali, alla volta di Torino, Genova. Pavia. Padova. MARIO BASSI. al o zlee li o Tra i bimbi Milano, 23. notte. Poco dopo le 14, il Duce si è recato in visita alla Scuola all'aperto Umberto di Savoia. 11 prof. Veratti, presidente del Patronato e amico personale del Capo del Governo, gli aveva telefonato direttamente. Dall'altro capo del filo, la voce sonora e gioconda del Duce rispondeva: « Aspettatemi, salgo in macchina e* fra cinque minuti sono da voi ». La Scuola all'aperto Umberto di Savoia è situala fuori Porta Venezia, all'inizio del viale che conduce a Monza e dal parco ombreggiato da secolari tigli, platani e betulle si scorgono le belle montagne della Brianza, la catena del Resegone, la punta del Grigna, gli svelti e arditi corni di Anzo. L'aria del monte, il quale quando il cielo è chiaro e trasparente, come era oggi, sembra prossimo e quasi imminente, arriva a ondale fresche e profumate nell'immenso giardino, dove i bimbi corrono sui prati, tra zone di ombre e di luce a respirare gioia e salute. Qui lutto è festa di colore, tutto è pace e letizia, ancorché Milano urga ai cancelli del parco con la sua febbre di lavoro. Un giardino incantato . Benito Mussolini predilige sopra tutte le cose della metropoli lombarda questo luogo di rigenerazione fisica e morale dei poveri bambini o milanesi- E qui Invero non sembra di essere tra figli di povera gente, portati via dalle soffitte e dai cortili senza un raggio di sole, ma tra bimbi per i quali si sia avverato un sogno fiabesco per cui essi siano stati trasportati negli incantati giardini di un principe. , Era impossibile che il Duce dimenticasse questo villaggio tanto grazioso e tanto enorme da potere contenere un esercito di giganti, e abitato da una popolazione lillipuziana, garrula, cinguettante, festosa, lieta da vivere. Era impossibile che Benito Mussolini non volesse dare uno sguardo a questo quadro portentoso della carità che ha una cornice cosi sontuosa. Purtroppo molte volte il quadro della carità si costituisce di una cornice sottile sottile, umile e disadorna, quasi per marcare il triste limite che divide quelli che danno da coloro che sono costretti a ricevere. Questa è opera del Capo del Governo, da lui voluta, da lui sostenuta, insieme al dottor Veratti, e per la quale annualmente dedica 100.000 lire e alia quale ha donato in questi giorni 30.000 lire, di quelle messe a sua disposizione dagli Istituti milanesi. Il Duce, alle 14,30, è entrato nel parco con la sua macchina con la velocità di un bolide. Lo accompagnava il fratello Arnaldo. Su una seconda macchina erano donna Augusta Mussolini, consorte del direttore del Popolo d'Italia, e il gr. uff. Morgagni. A ricevere il Duce erano il presidente del Patronato, il direttore della Scuola maestro Fiore, il Corpo didattico e un gruppo di Balilla e di Piccole Italiane Gioja di bimbi e amore di padre La folla, che è slata sorpresa della visita inaspettata, si assiepa intorno, presso i cancelli prospicienti al viale Monza e altra ne arriva dal vicino quartiere di Loreto. In pochi minuti si accalca nelle prossimi ih del villaggio una vera moltitu dine acclamante. Il Duce, che ve ste il tight, salta dalla macchina e stringe cordialmente la mano al dottor Veratti, poi si deve difendere dall'entusiastico assalto dei bambini. Questi escono a frotte dalla fattorìa, abbandonano i loro eampicelli, evadono dalia scuola, saltano tra i solchi dei campi, si aprono un varco tra le ortaglie e volano via per i prati come sciami di farfalle Sono trlnvGfdsnruDttddlqmmCnlalripztGlstosdnzMMslj punti bianchi che appaiono e scompaiono tra le erbe nella corsa felice sono macchie rosse e azzurre di grembiuli svolazzanti che svoltano nel viale tra il meandro degli alberi; sono piedi nudi che frusciano sulla ghiaia con frulli e fremiti di ali. In un attimo 1300 creaturine ronzano, balbettano, strillano, squittiscono intorno al Duce che appare.sommerso come in una ondata di|ali e di fiori sparpagliati, sconvolti da un soffio di vento. E Benito Mussolini si china a carezzare guancie rosse e testine arruffate, a stringere manine. E il parco ha veramente l'aria di un grande sogno realizzato senza scosse, ritmato dal largo e alto respiro degli alberi illuminati dalla bea Illudine da! cielo, dell'acqua e dell'aria azzurra che scivola sulle cose ile sugli uomini come una carezza ri Qui'il Duce è nel suo regno, come r!In era ieri fra gli. operai. Questi e;saranno gli operai e le massaie di a e ù a, a a i i , a o , o i a : e* i e o e a a i l a a i e e. è a ba me i (staziona per acclamarlo, ma egli en domani. Ognuno di questi piccoli esseri difesi con tante amorose cure dai mali che germinano nella foresto cittadina, rappresenta la famiglia di domani. « Dio salvi il Duce » Il Duce vuole vedere tutto, rendersi ragione di tutto e visita il campeggio, si reca nel villaggio agricolo, entra negli orti e nel frutteto, attraversa il campicello ove gli viene offerto un mazzo di spighe del grano che porla il nome di Edda Mussolini, si china su duo culle a strizzare le guance paffute e rosee dei neonati, ispeziona le cucine. Si ferma e saluta romanamente la lapide che, murata sulla facciata della chiesetta, ricorda i Caduti, dei quali i varii padiglioni portano i nomi. Vuol vedere le stalle e quivi beve un bicchiere di latte appena munto, esclamando giovialmente: — Io sono guarito bevendo il latte. Nell'aula magna il Duce riceve in omaggio un enorme mazzo di fiori e di ortaglie, e la bambina Baracchi si fa avanti e dice: «Noi tutti di questa grande Scuola siamo orgogliosi di avere Vostra Eccellenza per nostro altissimo patrono. Vogliate vedere in questo fascio di ortaggi, di spighe e di fiori, i nostri cuori che serrati in un fascio di amore e di fede e di forza pulsano oggi e pulseranno domani e sempre pei- voi e per la Patria ». Una bimbetta di appena tre anni gli dice con gran gesto e con enfasi oratoria che strappa gli applausi : « Dio salvi il Duce !» e gli dà un bacio perchè lo porti al figliuoletto Romano. In nome di Romano, il Duce, prendendosela tra le braccia, lo ricambia il bacio. Viene quindi presentato al Capo del Governo un album, sul quale egli scrive: « Sempre meglio ». Mussolini esce quindi nel parco, ove sono schierati i bambini, che al suo apparire sventolano centinaia di bandierine gridando: «Viva il Duce ! Viva Benito Mussolini ! ». Sii un podio sale il direttore della Scuola, maestro Fiori, che pronuncia brevi parole di ringraziamento al Duce, il quale si avvia quindi alii uscita e si dirige alla Prefettura. In via Monforte, davanti all'ingresso principale, una folla enorme a tra invece per via Vivaio, inaugurando cosi il nuovo ingresso del Palazzo, e sale immediatamente ai piani superiori per una serie di ricevimenti. I calciatori azzurri Ai piedi dello scalone, il Capo del Governo è accolto e ricevuto dal prefetto, S. E. Siragusa, e ossequiato da donna Teresa Siragusa e dalle sue tre signorine, in attesa sul pianerottolo. Quivi un piccolo marinaretto, il bimbo Rosciglione, gli offre uno splendido mazzo di fiori e il Duce lo ringrazia per il dono gen tile con un bacio. Nella sala riservata ai ricevimeli ti è introdotto per il primo il podestà, duca Marcello Visconti di Modrone, seguito poi dal preside della Provincia, avv. Fabbri. Entrano quindi il comandante del Corpo d'Armata, il luogotenente generale comandante del l..o Raggruppamento Camicie Nere, il cav. Franco Bonetti, commissario straordinario della Federazione provinciale fascista agricoltori, con quattro agricoltori; l'avv. Rinaldo Osculati, commissario straordinario della Federazione provinciale fascista proprietà edilizia, e quindi la squadra dei calciatori azzurri presentata dal cav. uff. Giuseppe Zanetti, segretario genera le della Federazione italiana calcistica, e dal commissario tecnico dottor Vittorio Pozzo. Sono inoltre presenti' l'avv. Mauro, Barassi, Gaudenzì, Graziani e i calciatori Degani, Combi, Rosetta, Calligaris. Monzeglio, Colombari, Ferraris, Pitto, Martin Dario, Orsi, Baloncieri, Meazza, Magnozzi, Costantino e Cesar ini. Gli azzurri, con quella puntualità e regolarità che 11 contraddistingue, aveva.n risposto all'ordine di mobi-!litazione, trovandosi a Milano alleore 12, ospiti dell'Ambrosiana e del ospiti Milan, le due grandi Società milanesi. Alle ore 17, la comitiva si trovava pronta al Palazzo della Prefettura. L'intera squadra che aveva giuocalo a Budapest era presente, colle riserve, il commissario tecnico, il segretario federale maestro Zanetti, il vice-pTesidente ing. Graziani ed alcuni altri dirigenti assieme a pochi giornalisti. La visita degli azzurri al Capo del Governo è riuscita una delle cose più simpatiche che si possano immaginare. II Duce, di ottimo umore, ha dato subito al ricevimento un tono di cordiale giovialità che ha avvinto i giuocatori. Il Capo del Governo vuol far lui stesso l'appello dei convenuti, incominciando dal commissario tecnico e terminando col giuocatore di riserva. Marlin III. Per ognuno una parola, un cenno, uno sguardo, un qualche cosa di particolare. ((Se continua di questo passo, o o ., |dovremo ben tarlo commendatore»Quando si presenta Baloncieri, ile e i n i e l i l a a e i i i i a : . n i i a ge e i i n e il è n nil al ul ». o, e a il ii oa al i ne Duce esclama: «Già, quello lo ab biamo fatto cavaliere. Se continua cosi, dovremo ben farlo commendatore, presto ». Al comparire del viso sorridente di Pitto, dice: «Oh, Pitto, chi non lo conosce quello ? ». Quando si avanza Magnozzi, fa: « Magnozzi. E.' livornese. Ero a Livorno quando vinceste per 1 a 0. Vi portai fortuna. Non lo ho dimenticato ». A presentazioni finite, il Duce, sempre in tono di schietta cordialità, dichiarò ai giuocatori che è vivamente soddisfatto di quanto essi hanno fatto nella stagione. « La vostra ultima vittoria mi ha procurato una gioia viva ed intensa. Non ve lo nascondo, ne fui lieto. Sono soddisfatto di voi. So quanto avete fatto. Bravi ». E racconta come, il giorno della finale della Coppa Internazionale egli si trovasse a Livorno, e come le notizie sull'andamento del giuoco gli venissero fornite con rapidità e continuità. « Seppi subito del vostro primo goal. Poi gioii quando vidi la piega che prendevano le cose ». Alcune espressioni di simpatia per l'Ungheria, per le accoglienze riservate dagli ungheresi ai nostri e per i sentimenti di sincera amicizia che essi .nutrono per noi, poi una ri chiesta di informazioni sulle prossime prove. « 11 22 giugno a Bologna contro la Spagna ? Sarà difficile e duro pure allora. Ma voi vi comporterete bene ». Un momento di riflessione, poil Duce riprende, pensoso : « Ho letto e visto quanto nel corso della vo stra preparazione ebbe a fare e dire per voi il vostro commissario tecnico Pozzo. Alcune parole del vostro commissario ho letto con vivo coni piacimento — « Uniti ci reggiamodivisi crolliamo » —. Deve essere n vostro motto. L'unità, la concordia la fusione spirituale. Con queste armi dovete continuare in avvenireCon queste armi si vince nel calcionella politica, nella vita in genereEssere uniti, concordi, come devono essere in ogni contingenza gli Italiani d'oggi. Quella è la via da battere ». 11 Capo del Governo mette poi mano alle medaglie della Coppa Internazionale e consegna personalmentla prima e la seconda a Pozzo ed a Balonc'eri, congratulandosi con entrambi ancora. Poi volgendosi asegretario Zanetti, fa consegnare lrimanenti medaglie al resto dellsquadraAltra parentesi gioviale. « Dunqusiete campioni d' Europa. Mi compiaccio ancora. I miei figli han promesso di assistere all'incontro di Bologna ? Oh. quelli andrebbero fino aGiappone per assistere alle prodezzvostre. Il 22 giugno '? A quell'epocavran terminato le scuole ». I giuocatori sono come soggiogat dal tono di soddisfazione del Duce. Sui loro volti maschi, la commozione e la gioia assumono forme visibili. Monz-eglio, la recluta degli azzurri, chiede, per tramite dell'on. le Landò Ferretti, un autografo. Il Duce firma commentando: « Una recluta ? Le reclute si fan sempre onore ». Poi si alza nuovamente e congeda la squadra. Fissa uno per uno gli uomini, il commissario, i giocatori, i dirigenti : « Voglio dirvi, voglio ripetervi tutta la mia simpatia. Seguo attentamente la vostra opera. Continuate cosi ». Un possente alala, e gli azzurri fieri e commossi si ritirano. Sono stati quindi ricevuti dal Duce i tredici rappresentanti della stampa estera, accompagnati dal signor Blanc Henry e da Gino Rocca, segretario del Sindacato regionale fascista dei giornalisti di Milano; l'avv. Massimo Della Porta, presi dente dell'Ospedale Maggiore di Milano, con il vice-presidente dott. Am brosi; l'avv. Cottali, Segretario fe derale, con i membri del Direttorio federale; il Direttorio del Fascio di Milano; una Commissione di madri e di vedove di Caduti fascisti, che hanno offerto al Duce un artistico cuscino ricamato in oro antico, quale omaggio delle donne fasciste alla figliuola Edda. Domani, come è noto, 11 Duce pronuncerà il grande discorso alla folla in Piazza del Duomo. ERNESTO QUADRONE. Gli oratori nelle maggiori città per la celebrazione dell'entrata In guerra Roma, 23 notte. Nella rtporrenza del 2-i Maggio, 11 Direttorio Nazionale dell'Associazione Combattenti ha autorizzato, oltre alle predisposte manifestazioni a carattere locale in tutti i Comuni italiani, di cui è già stata data comunicazione, alcune cerimonie di carattere provinciale in capiluoghi dove si sono fatti coincidere con la storica data gli annuali Congressi tra i connazionali dell'estero. A tali speciali cerimonie parteciperanno, commemorando la nostra entrata in guerra: a Poma S. E. Giovanni Giuriati, Presidente della Camera dei Deputati; a Vicenza on. Amilcare Bossi, medaglia d'oro, Presidente dell'Associazione Combattenti; a Parigi: on. Nicola Sansanelli, triumviro dell'Associazione Combattenti; a Marsiglia: on. Ezio M. Gray; a Genova:! S. E. Alessandro Lessona; a Lucca: on. Buronzo; a Torino: on. Razza: a Como: on. Pellizzari; a Parma: onBiagi, presidente della Federazione Combattenti di Bologna; a Teramo :i on. Barbaro, presidente della Federazione Combattenti di Reggio Calabria; a Padova: on. medaglia d'oro Lunelll. presidente della Federazione Combat, tenti di Trento; a Bergamo: on. Cecl, presidente della Federazione Combattenti di Frosinone.