Il discorso di Firenze

Il discorso di Firenze Il discorso di Firenze nella vasta risonanza internazionale Parigi, 19, notte, doLa maggior parto dei giornali che.ancommentano il discorso di Firenze, si compiacciono di contrapporgli il prò getto di Federazione europea, il « flauto bucolico di Briand allo squillo di tromba di Mussolini », come scrive ad esempio il Paris Midi, e il discorso pronunciato ieri a Lione dal Presidente del Consiglio Tardieu, come una caratteristica di due stati d'animo, df due maniere, di due metodi », come scrive il Temps nel suo articolo quotidiano di politica estera Scrive infatti il grande organo repubblicano: « Noi comprendiamo perfettamente che il Duce, il quale ha realizzato grandi cose dal momento che ha salvato l'Italia dal disordine e dalla anar- col'IchzaHicoTuè quchchpePcotanaFtei i i a e a i a - chia all'indomani della guerra e the chlha resa consapevole ^delte suo Pro.| scdntannrsucmETpsccpiadSgsrlqmncccmtpprèprie forze, voglia mantenere nei suoi compatrioti l'entusiasmo indispensabile per la piena riuscita della Rivoluzione fascista, la quale è e non può essere che un fatto essenzialmente italiano. Ma è per questo necessario incitarli sistematicamente alla lotta per degli obiettivi che con molta difficoltà si potrebbero sinceramente definire? Ieri a Lione il Presidente del Consiglio Tardieu si è rivolto egli pure ad ex-combattenti, a uomini che hanno salvato il loro Paese, che hanno «vinto la guerra » come si diceva ancora dieci anni fa. Che cosa ha loro detto?». E qui il giornale riporta alcuni brani del discorso di Tardieu e poi continua « Queste parole non esprimono forse in termini commoventi e con assoluta chiarezza, e In un vero spirito di pace le nobili aspirazioni per una maggior grandezza nazionale 0 umana? I due discorsi quello di Firenze 0 quello di Lione, sono caratteristici di due maniere diverse. Chi dunque nella nuova Europa pensa a trattare il popolo Italiano cerne un « piccolo popolo? ». Chi dunque vuole cercare di isolare l'Italia fascista, mentre tutti gli sforzi tendono invece ad associarla nel modo più completo che sia possibile all'insieme della vita internazionale? Chi inedita di toccare 1 Italia? Carlo Maurras sull'Action Francaise scrive : « Abbiamo letto attentamente le frasi più clamorose del discorso di Firenze; che cosa dicono? Dicono che Mussolini è contento di -avere messo l'ordine in casa propria, che minaccia 1 capi perturbai ori fuorusciti e promette la sua clemenza alle masse ingannate. Ciò non riguarda che lui. Che cosa si dice nel resto di quel discorso? Che il Duce costruirà tutte le navi che ha promesso. E'. questa una provocazione? Invece di pensarlo, noi saremmo saggi se costruissimo a nostra volta tutte le navi di cui abbiamo bisogno. E che cosa si dice ancora nel discorso? Che la volontà di Mussolini è stimolala dagli ostacoli anziché esserne annullata. Gliene facciamo i complimenti, e, senza sperarlo, auguriamo la s;essa cosa ai nostri governatili. Essi non hanno la « temperatura » fascista e bisogna deplorarlo per la Francia. Ma l'alto conto in cui tiene Mussolini questa temperatura non ha nulla di ingiurioso per chicchessia. « Le armi fanno rispettare la pace » i o a a i i e a » e l i o e i an e, o oi e a ià e o uil re o, n», e, o eule di ria tlaofl. i. luo al di no m i, lua zo Riferendo poi il passo del discorso di Mussolini in cui il Duce dice che « le parole sono bellissime cose, ma i fucili, le mitragliatrici, le navi, i ve livoli, i cannoni sono cose ancora più belle» Maurras prosegue: « Spesso infatti le parole sono state seminatrici d; guerra, ma nove volte su dieci te armi hanno fatto rispettare la pace. Facendoci perdere di vista queste verità siamo precipitati — non è molto — nel più amaro fra i dolori. Ecco quel che teniamo a ripetere al ridicolo interlocutore del cancelliere Schober, ad Augusto Gauvaln, tante per non far nomi! Dietro a lui. più franco di lui, un socialista rivoluzionario permette di scoprire il fondo del suo pensiero con queste righe pubblicate dal Soir: « Ciò che separava la Francia dalla Germania non esiste più; la Renania sarà sgombrata, gli osiacoli al riavvicinamento franco-tedesco scompaiono. Le due più grandi democrazie europee non approfitteranno dunque di questo slato di fatto per assicurare la pace europea? Quando Francia e Germania saranno unite, i perturbatori della pace grideranno al deserto. Francia e Germania hanno di mira il regolamento pacifico di tutti i confi itti che possano sopravvenire ira le Nazioni. Sarebbe loro facile richiamare alla ragione certi guastafeste; come si dice, che vorrebbero meitere a ferro e a fuoco la nostra vecchia Europa. Ma lo faranno esse? I loro Governi non pensano die la guerra è una eventualità clic bisogna prendere in considrazione ». « Questa alleanza contro natura della Francia e della Germania contro l'Italia — osserva Maurras — ha certamente- il suo peso nei pensieri re condili di Brhmd e della Seconda Internazionale, ma tutti vedono che que sia idea e di una bassezza politica pari alla sua bassezza inorale. 1 maggiori uomini politici della nostra democrazia accarezzano il sogno di una sconfitta del Fascismo conseguila con l'aiuto di- un esercito tedesco calato dal Brennero mentre l'esercito francese prenderebbe le strade delle Alpi. Essi non capiscono che una rottura franco-italiana avrebbe automaticamente per conseguenza l'intervento tedesco che non sarebbe certamente in favore nè di Parigi nè di Varsavia». In modo ancora più esplicito si esprime Bainvillo sulla Liberto. Egli scrivo : « Si dico che il Duce insulti la maggior parte degli altri Governi quando parla della « truffa immensa e raffinata » che consiste nello sfruttamento dei principii democratici. Ma il nome ad una via di Parisi è pur stato dato e una statua è stata, eretta ud Augusto Comte, fondatore della filosofia positi vista, che ha scritto in tutte lettere, insieme con molte altre cose, che il suffràgio universale era una « mistificazione oppressiva ». Si sopprimeranno ora la via e la statua di Augusto Conile.' Mussolini ha detto inoltre che le purolo sono una bella cosa, ma che i cannoni, lo mitragliatrici e il resto sono una cosa ancora più bella. Neppure noi abbiamo gettato questi oggetti fra i ferrivecilii, e. senza andare tanto lontani, ne abbiamo fatto un certo uso di recente in Siria, ove le tracce lasciate dal generale Sarrail si ve- «tptvratrsz dono tuttora, e ne abbiamo fatto uso anche nel Riff. Ciò non ci impedisce di vedere — continua il giornale — che, infatti, l'Italia vara molte navi da guerra. Ma che cosa si fa negli altri Paesi? Senza dubbio il Maresciallo Presidente Hindenburg non parla un linguaggio cosi sonoro come quello di Mussolini. Tuttavia, il silenzio dei Capi tedeschi è forse più inquietante che non l'eloquenza del Capo italiano. Ammettendo che l'Italia passi agli atti, la direzione che prenderebbe non è certa, mentre per la Germania è scritta in anticipo. Poi Hindenburg pensa probabilmente,, come Machiavelli, che se si vuole aitacca 3 qualcuno è preferibile non minacciarlo onde non prevenirlo ». E riferendosi all' acquiescenza della Francia verso la Germania, tante volte notata. Bainvillo prosegue: < Quali spiegazioni abbiamo noi chiest0 al Goverilo tedesco per quello | scandaloso bilancio della Reichsweluv denunziato di giornali come il Bertlner Tageblatl, e che tuttavia sarà votato? Le Commissioni di controllo sono soppresse da molto tempo. Esse sono morte come la Commissione delle riparazioni. La Repubblica tedesca spende per il suo Esercito di 100.UOO uomini altrettanto, anzi di più in certi capitoli, che non l'Impero di Guglielmo Il per mezzo milione di uomini. E da parte dei Governi garanti del Trattato di Versailles non si mostra per tale fatto nessun interesse. E non solo non vi è interesse, ma Ja pubblicazione delle cifre anormali del bilancio militare tedesco coincide con la promessa di sgomberare Magonza per il 30 giugno. E intanto Curtius chieda assicurazioni per la liberazione totale del territorio tedesco, compresa la Sarre. t Per far ritorno a quelle che vengono chiamate le provocazioni di Mussolini, il quale si limita a idee generali, e che non ci ba ancora chiesto la Corsica, noi sentiamo opporre a quella sua alta eloquenza di tono la moderazione della Francia, la quale non chiede nulla. E' vero, noi non chiediamo che di conservare quello che abbiamo, ciò che è posizione pacifica per eccellenza; ma non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo molto e che popoli meno favoriti di noi possono credere che noi abbiamo ti oppo. Noi vorremmo convincerli che la ripartizione è giusta e buona, conio lo è difatti. Sarà difficile ». o a e a r e i a i o i e e o a e ? e ami i ro i a co e i e ù e e e a n i. ie e ù oel ia e li edi ner o i al di i ra ae; re a ro è re lro re ne ca gena on to epi. ra neaegli gdo fito me e to ti re, il finto he he to petre ercve- « Un monito al mondo»: Londra, 19, notte. I primi commenti inglesi rispecchiano la impressione profonda suscitata anche in Inghilterra dalla orazione fiorentina dei Duce. 11 corrispondente da Roma del Times, in un dispaccio In» titolato « Un monito al mondo » scrive.?. « E' stato un discorso vibrante di passione, ascoltato da un'enorme moltitudine che non solo premeva nella vastissima piazza della Signoria, ma rigurgitava tempestosamente intorno agii altoparlanti in tutte le arade contigue. Le ovazioni suscitate dalle parole ardenti del Duce non debbono essere considerate come una effervescenza momentanea di entusiasmo provocato dall'impareggiabile eloquenza dell'oratore ». II corrispondente romano del Daily Telcgraph insiste su « l'entusiasmo frenetico suscitato dalla maschia parola del Duce » e rileva che il discorso ò stato riprodotto dai giornali senza -alcun ritocco nò revisione e avverte infine che non si tratta di un discorso destinato soltanto a uso interno. Il corrispondente della Montino Post da Firenze, testimonio oculare, dica che le dimostrazioni per il discorso del Duce hanno soverchiato perfino quella che segnarono l'entrata dell'Italia nella grande guerra. L'ardente discorso del Duce — prosegue il corrispondente — viene considerato come un'energica risposta e come un monito alla Francia, in seguito all'accoglienza fatta da Briand all'idea di un conclusivo riavvicinamento franco-italiano. Alla freddezza di Briand, alla sua riluttanza a lavorare per una intesa cordiale eoa l'Italia, Mussolini ha risposto con adeguata fermezza ed energia, riaffermando che il programma navale italiano verrà eseguito fino all'ultima tonnellata e che il popolo italiano è pronto a fare sacrifici anche maggiori di quelli che resero possibile il trionfo di Vu> torio Veneto. L'antefatto del discorse» di Firenze — soggiunge il corrispondente della Marnino Post — va dunque ricercato a Ginevra. Vi è motivai di credere infatti che a Ginevra Gran-" di abbia presentato queste due proposte a Briand: immediata ripresa della conversazioni anglo-franco-italiane sui problemi della limitazione e della ri» duzione degli armamenti navali; contatti diretti immediati fra i Governi di Roma e di Parigi all'infuori del con* sueto tramite diplomatico per l'esame) e la soluzione dei problemi specifici franco-italiani, allo scopo di affrettare una intesa fra i due Paesi in un'atmosfera di serenità e con uno spirito di reciproca comprensione. Ma Briand non ha acceduto a queste proposte 9 l'impressione prodotta in tutta l'Italia dall'atteggiamento francese si rifletta nella intonazione del discorso fiorentino dal Duce. Questo discorso ha sotto- 1 lineato con chiarezza inequivocabile l'alternativa fra l'amicizia dell' Italia e la sua ostilità ed ha lumeggiato con altrettanta efficacia la incomprensione di quanti si ostinano a tentare di menomare ed isolare l'Italia, senza rendersi conto della potenza e della grandezza dell'Italia di oggi e dell'assoluta unità del popolo italiano. Anche il corrispondente del Dati]/ Herald da Firenze mette in rilievo l'importante fervore di entusiasmo suscitato dal discorso del Duce. Il Manchester Guardian fa precedere il riassunto del discorso fiorentino dal titolo: « Il discorso fiammeggiali* le di Mussolini è un monito per quan* to si riferisce al problema navale ed è in generale una celebrazione della pòtenza dell'Italia fascista -. Il Dailv Mail, in un dispaccio da FI-'' renze, osserva che alla fine del discorso scoppiò un'esplosione di entusiasmo straordinariamente meravigliosa, sbalorditiva ed elettrizzante.