Il travaglio per l'Unità

Il travaglio per l'Unità Dal carteggio di Cavour: 1860=61 Il travaglio per l'Unità |lare jj progetto Persigny. Affinchè [questo possi, riuscire, occorre che non giunga a Londra da Torino, poiché quel che parte da noi in questo momonto inspira la diffidenza del pri : La Commissione Reale Editrice del carteggi cavouriani procede r.on ala-' crità e sollecitamente, tenuto conto deCLa vastità del materiale, al termine del suo compito di ordinamento e pubblicazione deilla fonte più importante della storta conclusiva del Risorgimento. Ài voflumi già pubblicati, Plomblères, La Campagna diplomatica e militare del 1859, La cessione di Nizza e Savoia e le annessioni dell'Italia Centrale, La liberazione del Mezzogiorno, ora vengono ad aggiungersene altri due sopra La Questione Romana negli anni 1860-1861, che contengono il carteggio di Cavour con Diomede Pantaleoni, Padre Carlo Passaglia, Padre Giacomo Molinari, Omero Bozimo. il conto Ottavio Vimercati, Charles Lafftlte, il conte de Persiigny, il Cardinale D'Andrea, il Cardinale Santucci, ecc., e il carteggio di questi con altri personaggi. Roma, circondata dalle truppe del Ro d'Italia, era occupata da soldati francesi e navi francesi si trovavano nelle acque di Gaeta, assediata da Persane Venezia ancora nelle mani dell'Austria Fra Torino Londra e Pa'rfg! andavano e vemivano TihT e Klapka. Si preparava una sollevazione in Ungheria, ma nessuno giudicava il momento propizio. Perfino Mazzini era contrario : « Non è un progetto degno di voi — scriveva a Garibaldi — cercare la salvezza di Venezia in Ungheria ». L'Austria Invece quasi l'attendeva quella sollevazione, tarato si sentiva sicura di soffocarla e poterla sfruttare. Si pensava di barattare Ve-, nezia. Anche Persigny aveva fatto un progetto beilo per noi e cercava di vararlo a Londra, volendo parlarne a Napoleone soltanto a cose fatte. « La Erzegovina — cosi Laffltte a Cavour — può formare — secondo Persigny — oggetto di uno scambio, e salvare la sostanza, con la forma, vale a dire la pace », • Questo progetto — replicava Cavour -- fa onore affl'imgegno ed al cuore del suo autore, conciliando, le .esigente d:i,?a!?a, con la. .dignità dell'Austria e le suscettibilità' dell'In ghilterra. Se a Londra ed a Vienna fossero degli uomini'.di: Stato non abitudinari, come ce ne sono a Bue de Gtenelle, dovrebbe essere accettato con sollecitùdine dall'Austria e da quelle potenze che in Europa hanno contratto l'impegno di « prolungar* la vita di quel cadavere che di tempo in tempo si 6 costretti a galvanizzare perchè non cada in deliquio. Se Lord Palmerston avesse quindici anni di meno, sono convinto che sarebbe favorevole. Ma con i suoi 78 anni dubito che sia disposto ad affrontare la que stione d'Oriente. Tuttavia bisogna tentare di fangtli comprendere 1 vantaggi che deriverebbero all'Austria, alla Turchia, oltre che all'Italia, dall'adot- n a . mo ministro d'Inghilterra. Invece seldaPrmudiancvsnsuFppvnlaglgcsmrf—clzdlMlil progetto gli giunge da fonte inglese è probabile che non venga subito respinto ». In verità anche da Francia non si trovava nelle migliori condizioni, agU occhi dell'Inghilterra. Lord Palmerston — scriva Laffltte — recommence a nous chicaner, sur l'occupati ori de Sirie. Erano Venezia, Ungheria, Erzegovina, elementi di un sistema di forze interessanti l'Inghilterra, la Russia, la Turchia, l'Austria e noi. Sull'oriente e l'occidente, teneva Cavour, a Parigi, la sua centrale di osservazione e principalmente affidata diventava tacite preda alle deformazioni diplomatiche e dei comandi militari, ed il pubblico considerava in conseguenza rintervento francese ostile •all'unità italiana. 11 generate Goyon ed i suoi ufficiali apertamente aiutavano la formazione delle bande abruzzesi. I diplomatici facevano peggio. A Roma, Granimont teneva discorsi da nemico e spesso si permetteva espres£10.ni ,, qu'on — scriveva Cavour — ne d'operazioni a Vimercati. Uomo di mondo, intelligentissimo e Pieno di prestigio personale, I suoi rapporti asciutti ed essenziali sono un modello diplomatico e lo specchio di una condotta che lavorava in profondità. Ottavio Vimercati esercitava una influenza simpatica ed elevata, in un ambiente ostile. Parigi era contro di noi, Parigi mondana » legittimista circondava il trono di Napoleone III, avversa alla sua politica e al nostro destino. Era una classe passionale, di nostalgici e di arrabbiati, incomprensiva e restia a lasciarsi trasportare in una fase nuova, nella quale non la Francia soltanto e l'Italia, ma l'Europa doveva entrare, con l'opera di Napoleone, il cuore e la mente di Cavour. Quei romantici avranno ragione nel '70, quando tutto crollerà, anche l'Europa di Cavour, perchè avranno avuto per alleata la mone, il 6 Giugno 18611 Intanto non si davano pace. Presso la duchessa di Rivona era il quartiere generale dell'emigrazione napoletana che riscaldava in quell'atmosfera il sogno del prossimo ritorno borbonico; ma la sottoscrizione per Francesco II raggiunse un totale pietoso: settemila franchi, t Altri — scriveva Vimercati — non so se più moderati o più bricconi, fanno lega con Murat. Se l'intelligenza e l'energia fossero in proporzione del suo volume, questo pretendente potrebbe darci gravi preoccupazioni. L'Imperatore, del resto, ride delle aspirazioni ' del gran maestro della Massoneria ». Il Senato, il Corpo Legislativo, i ministeri, l'esercito fermentavano di reazione, con agenti sparsi nelle acque di Gaeta, a Napoli, a Roma e persino fra le bande del' brigantaggio. « I Francesi e il Prussiano — cosi Cavour a Vimercati — arrestati a Messina sono stati messi in libertà ier l'altro. Il Prussiano è venuto a ringraziarmi, è cugino del conte di Seebac e confessa che è stato <ruel diplomatico a mandarlo-a Gaeta. Se vedete la contessa rimproveratele da parte mia di inviarci I suoi congiunti a farci là guerra. I Francesi non hanno nemmeno salutalo. Ulne d'essi è un vecchio colonnello coi capelli bianchi. E' veramente incredibile a che punto i Francesi son l'olii .. Specialmente nelle circostanze di allora la politica di Napoleone III aveva bisogno di essere riservata, e piuttosto che esplicita, essere invece intelligentemente tradotta e intuita; ma a cagione appunto di quella sua delicatezza s'attendrait guéve. à voir soTtir de la bouche d'un diseendant de l'aimahle Corysandre amie- de Henry IV ». A Torino, i componenti la Legazione di Francia provocavano ogni giorno scene violente, eoi loro propositi murattiani. Un cattivo umore francese aveva inondato l'Italia, era un fiume di antipatie risentite, del quale, a risalirlo, la sorgente più operosa conduceva fino al circolo dell'Imperatrice. . Il programma minimo ed immediato della reazione era di impedire il richiamo della flotta da Gaeta e del cor¬ | Francia a sostenere il potere tempora- po d'occupazione, da Roma. Per fortuna Napoleone restava nel suo intimo a noi favorevole. Il Principe Gerolamo, Tliouvenel, Persigny, Laffltte, il fedele Conneau, Favre ed i repubblicani seguivano la nostra impresa con cuore illuminato. Thouvenel — cosi Vimercati a Cavour — è d'accordo con voi circa la contraria influenza che eserciterebbe sopra le elezioni di Napoli la presenza della flotta francese e mi ha confidalo « che per evitare questo inconveniente l'Imperatore si era deciso a richiamarla ». Le elezioni sono-una carta decisiva agli occhi del mondo se trionferanno iprincipii moderati, e perciò Vienna spera che l'Italia cada nelle mani dei rossi e il Cardinale Antonelli lavora per i mazziniani. « E' da sperare — poteva scrivere Cavour a Laffltte. il 29 gennaio '61 — che il risultato delle elezioni aprirà loro gli occhi... Infatti esso sorpassa di molto le nòstre previsioni e direi perfino le nostre speranze». Posso assicurarvi — scriveva Vimercati — che l'effetto delle nostre elezioni è stato immenso ed ha colpito tutto il mondo. L'Imperatore aveva detto a Conneau: « la saggezza degli italiani ha superato la mia attesa; con quest'atto sagace hanno guadagnato la loro causa... i francesi comprenderanno tutta la portata deila mia politica. Vorrei soltanto, che questo assedio di Gaeta potesse terminare presto; dopo troverò il modo di ritirare l'armata da Roma e tutto sarà detto. Quanto alla Venezia, se l'Austria non consente ad un amichevole componimento, subirà la fase della politica generale ». Al Senato e al Corpo legislativo nuovo campo di battaglia, la risposta al discorso del trono. Le più stravaganti mozioni venivano formulate perchè Napoleone sconfessasse la sua politica. La Principessa Matilde dichiarava altamente che avreboe messo alla porta del suo salone tutti quei deputati che cercavano di trascinare nel fango la politica imperiale L'Imperatrice cercava di nuocerci in tutti i modi e tutta la Corte non celavi di agire per ordine superiore. L'Imperatore lasciava fare, complottando a nostro favore, ma tutti i ministri, tranne Walewski, erano scoraggiati da quella condotta a doppio fondo. La vittoria c1 arrise, anche in tale campo, per merito di Favre, specialmente, nel Corpo legislativo. E al Sc¬ bIctsnèvcqvsvpnmaeemspcuczldbalccrrvlseds™cso ¬ nato, ove un gruppo aveva proposto • un emendamento per impegnare là le in perpetuo, anche con le armi, l'ai fiere d'Italia fu il Principe Girolamo. Vimercati riferiva: «Niente può render meglio l'effetto prodotto dal discorso del Principe che la similitudine del Signor di Persigny che paragona j il Senato a un vasto campo di granobattuto dall'uragano c dalla grandine ». L'offensiva dei senatori francesi fu una applicazione della inos?a già tentata dai Gesuiti!, di far dichiarare dal Papa il dominio temporale di necessità dogmatica. Era stato una drammatica sera del gennaio 1861, quando il Pontefce aveva sciolto il Cardinale Santucci e l'Amtònellii dal Giuramento per cui erano tenuti a giammai consigliare l'alienazione de! patrimonio della Chiesa. 11 Papa ed il suo Segretario di Stato non s'erano fidati di bruciare tutte le polveri e costrettnmente entra- j rono nel Gioco di quelle trattative che ricostruirò per il lettore, sulla base positiva dei documenti. M. L.