Un ragioniere che truffava i morti

Un ragioniere che truffava i morti Un ragioniere che truffava i morti Il « ricatto »i romanzo chi fa morirò i suoi lattori! •• I pacchi contro attigna • li famiglia dai datanti •• Vn arrosto tra li roti dgA1 Da qualche tempo, in più di una famiglia colpita da lutto, quando i parenti, silenziosi e costernati dal dolore, si trovavano ancora raccolti intorno alla salma di un caro congiunto, giungeva oltre alle numerose lettere di condoglianza un pacco spedito con assegno ed indirizzato al defunto. I familiari, senza guardare troppo per il sottile, convinti che la merce contenuta nel pacco fosse stata ordinala a suo tempo dal parente ora defunto, pagavano l'assegno accompagnante il pacco, che, a seconda dei casi, variava dalle 8 alle 22 lire. Il pacco poi veniva qualche volta lasciato In un angolo qualsiasi della casa per essere aperto dopo i funerali, e, qualche altra volta, svolto subito. Sia nel primo che nel secondo caso, il contenuto di esso stupiva e lasciava perplessi i familiari. Si trattava infatti eli uno di quei romanzi a lungo metraggio e a fosche tinte, che descrivono le più orribili tragedie sotto il titolo di letteratura... amena. Titolo dei romanzi spediti contro assegno dalla misteriosa casa editrice ai suoi... defunti clienti era //. ricatto. Qualcuno, dopo aver ritirato il pacco e presa visione del contenuto, buttava via ogni cosa e non ci pensava più. Qualche altro invece, dopo aver sfogliato il volume, ripensando al modo e alle circostanze con cui quello era stato recapitato, cominciò a dubitare di essere stato vittima della propria buona fede. I pacchi contenenti le orribili copia del romanzo, oltre che a Torino, erano stati spediti a. persone... defunte residenti in altre città d'Italia, cosi che, nello spazio di pochi mesi, erano piovute parecchie denunce alle diverse Questure. La faccenda cominciava a diventare preoccupante. Possibile che 1 lettori del romanzo II ricatto morissero tutti due giorni prima di ricevere il libro? C'era da ricorrere a tutti 1 mezzi d'uso per salvarsi dalla iettatura. Sulla strana e... paurosa faccenda venne incaricato di fare un po' di luce il funzionario della nostra Questura, dott. Tommasino il quale, dopo accurate indagini, riusci a stabilire di dove, abitualmente, venivano spediti i alatrncrofepvrpinl'l'eccezdspacchi e che il mittente era certo rag. ™lppo Calabrese, di Vincenzo, di anni 22, nato a Palermo e abitante nella nostra città in un'elegante camera con ingresso libero, situata in corso Valentino, n. 33. A quell'indirizzo si recò 11 dottor Tommasino accompagnato da due agenti di Polizia; ma, invece di trovare l'uomo cercato, il funzionario trovò una persona di servizio intenta ad Infiorare la camera. Allora avvenne una scena... da romanzo! Alla vista del commissario e degli agemi, la donna cominciò a tremare dalla paura e a balbettare che non sapeva nulla e che era innocente!... Gli agenti procedettero ad una perquisizione nella camera e sequestrarono un centinaio di ricevute di pacchi spediti in assegno. Inodtre il funzionario prese, come ricordo di quella visita, una fotografia del Calabrese di Palermo. Quella fotografia, infatti, gli fu di glande utilità. Uscito dalla casa di corso Valentino e fatti appena pochi passi, il dott. Tommasino si trovò a faccia a faccia con l'individuo ricercato, il quale, con passo svelto, si dirigeva verso la sua abitazione, recando, fra le braccia, un enorme mazzo di rose bianche. 11 funzionario lo fermò*. — E' lei il rag. Filippo Calabrese! — Per servirla — rispose l'interrogato. — E allora favorisca venire con me. — Volentieri, ma in questo momento, come vede, 6ono occupatissimo, Passi più tardi... A questo punto intervennero 1 due i nipnmSlrrceanlslcmdaa agenti j quali, postisi ai lati del Caabrese, gli fecero Intendete che si trattava di una certa faccenda che non poteva essere rimandata, e accompagnarono in Questura lui e le rose. In Questura il Calabrese fini col confessare che egli era lo speditore dei pacchi indirizzati ai morti. Egli rilevava gli indirizzi sugli avvisi mortuari pubblicati dai giornali e gravava i pacchi di assegni, variando l'importo n proporzione della lunghezza dell'avviso stesso. Non si può dire che l'amico non fosse geniaiel I romanzi spediti agli strani clienti erano stati da lui acquistati a peso di carta da un negoziante di stracci. II Calabrese è stato inviato alle carceri e denunciato all'Autorità giudiziaria. Egli ha lasciato lungo i corridoi delle « Nuove », per 1 quali è passato, una scia di profumo... Furto di armi nei locali del Tiro a segno L'armaiolo Ernesto Peter, fu Emilio, il quale gestisce il reparto aperto al pubblico del campo di tiro del Martinetto, denunciava giorni sono al Commissariato di P. S. della sezione Borgo S. Donato, di essere stato vittima dei ladri. Gli Ignoti, nella notte, erano riusciti a scassinare la porta del laboratorio-magazzeno, sito negli stessi locali del Tiro a segno del Martinetto, ed avevano fatto man bassa di quanto avevano trovato di asportabile. La mattina seguente il Peter, ritornando nel laboratorio per riprendervi le proprie occupazioni, aveva fatta la sgradita constatazione: da una rastelliera erano spariti cinque fucili da caccia a doppia canna, nuovissimi, mentre da un cassetto forzato dal ladri, mancavano una grossa pistola automatica da tiro ed un cannocchiale a cavalletto; il danno patito dal de rubato si aggirava sulle dieci mila lire. Avuta notizia del furto, la Questura dava incarico delle ricerche alla Squadra mobile, e quindi alcuni sottufficiali si mettevano tosto in moto per scoprire dove le armi fossero an-J date a finire LsadaP. allzaArre11 zaP.7,1VeTra12MdaveP. cidprzio19dariafte P.peordi11a laVIlpa1 :ipomcopvcdaadldpr! Dnegl era temente in véndita una pistola da tiro a segno; questo « qualcuno » veniva identificato per il pregiudicato Carlo Mazzetti di Armando di anni 22 e quindi gli agenti si recavano alla sua abitazione dove lo traevano in arresto e dove veniva pure sequestrata la pistola rubata al Peter. Interrogato dal dottor Ramella, il Mazzetti confessava di aver avuta l'arma in consegna da un tale identificato per il pregiudicato Bodo Francesco, di Giuseppe d'anni 28, abitante in via S. Chiara 26. Costui veniva tratto in arresto e. dopo molte esitazioni finiva per confessare di essere veramente l'ideatore del furto, commesso ai danni dell'armatolo, in complicità, di tale Giuseppe Canavese di Michele d'anni 23, abitante in via Andorno 23. Una perquisizione operata dagli agenti in casa del Bodo, nella speranza di scovare i fucili rubati al Martinetto, dava, in quanto alle armi esito negativo; portava invece alla scoperta di una macchina per scrivere e di una calcolatrice, oggetti, l'uno e l'altro, non certo necessari all'industria esercitata dal messere. Il Bodo veniva quindi Interrogato ed egli narrava allora una lunga storta, degna d'essere intitolata « le disavventure d'un ladro». Di tutto il non poco lavoro fatto — egli ha detto — per scassinare il magazzeno dell'armaiolo, non aveva potuto realizzare neanche un soldo Ecco Infatti come era andata la. faccenda: la pistola, affidata per lo smer ciò al Mazzetti, era tornata, previa una tappa negli -uffici della Questura, al legittimo proprietario; uguale sorte aveva avuto uno dei cinque fucili con segnato pure perchè fosse venduto al pregiudicato Giovanni Vado di Ago stino, d'anni 45, il quale si era lasciato cogliere dagli agenti perdendo refurtiva e libertà. Nel dire della sorte toc cata agli altri quattro fucili, il Bodo ha tratto un lungo sospiro e poi : « Il resto... mi è stato rubato... io, proprio io sono stato derubato! ». cvocAaPr6rtanan1rlrvrtsaLrdrtglpgpt11T6

Luoghi citati: Italia, Palermo, Torino