La piena colpevolezza del D'Ascanio e le responsabilità delle organizzazioni antifasciste

La piena colpevolezza del D'Ascanio e le responsabilità delle organizzazioni antifasciste L'ASSAiSINIO DEL CANCELLIERE ARENA ALLE ASSISE DEL LUSSEMBURGO La piena colpevolezza del D'Ascanio e le responsabilità delle organizzazioni antifasciste La forte e commossa arringa dell'avvocato di Parte Civile ■ (Da! nostro inviato)- Lussemburgo, G notte. SI è svolta, oggi Ja seconda udienza dal processo contro D'anarchico Gino D'Asoainio. l'assassino del cancelliere Alfonso Arena. Questa seconda giornata, come Ja. prema, 6 slata animala e fertjjilt* di Incidenti, sebbene l'avvocato' francese Lazurick, uno dei difensori del D'Ascaiwo. abbia moderato i suoi interventi forse perchè si è reso conto che i giudici dolila. Corte d'Assise del Lussemburgo non sono certamente proclivi ad accogliere, il suo verbo demagagiico come, in circostanze sirnìM, hanno fatto i giurali- della S.éàna. Anello di una tragica catena Nelila giornata odierna, dalle rilrattaaiioni. di certi testi, dai dinieghi di aitai, dalle stesse deposizioni degli.Inviati d-aMa cc«icentrazion.e an.tif asci sia di Parigi, ù risultato chiaro che il D'Ascanio non ha assassinato il òahcelliiere Arena mosso soltanto dall'ira di non esseire entrato in possesso di documenti che, d'altronde, non gli erano mai stati negati, ma ha agito come mandatario di una serie di attentati, serie metodicamente studiala da uno stesso centro motore, che può avere benissimo sede a Parigi o a Bruxelles e destntn-ato a. turbare la tranquilla esistenza dei nostri connazionali ali l'estero. Possiamo sicuramente affermare che l'assassinio di Alfonso Arena non e, diincjue-, che un anello della tragica catena di attentati terroristiici perpetrati dadi anti fase teli in tenia si ramerà. Esso c iil sedicesimo commesso mei Lussemburgo dal 1926: sedici altendati, con 2 morti e 3 fertili cravlssinxi. 1! primo avvenne il 4 dicembre 1D25 e costò ila vita al fascista Tiopago. 11 penultàmo avvenne duo anni fa, ia 7 marzo TI missionario italiano don Luipri Mo.fti.roli, mentre usciva daille scuole italilane di Esch. vemiva. proditoriamente ferito ni petto in modo grave con un colpo di rivoltella e-paratogli da un sovversivo Italiano., «rimasto sconosciuto. Il lVAsconio ft'tl primo autore di un attentato conti'o italiani nel Lussemburgo che sia stato assicurato alla giustizia. L'udienza è aperta allo 0,30. I/avvocato di Parte Civile, Thorn, solleva subito un incidente relativo ad una contestazione fatta ieri dalla difesa che metteva in dubbio l'invio delta domanda di passaporto del D'Ascanio alila Prefettura di Carrara ed un altro incidente relativo ad una lettera di minaccia inviala ilntl D'A=canio alila Camera di Commercio italiana. A proposito, rileva che la Camera di Commercio del T.u=?emburso a N'alate ha Vabitudin-' di inviare ai- carcerati italiani neil-te prigioni del Granducato, rlie hanno lenuto buona condotta, pacchi natalizi. Per caso, uno di questi pacchi è espilalo neiMe mani del D'Ascanio. il nuate. dopo -avere mangiato 5 dolci contenuti, non Ita risposto rlnpraziando, ma minacciando di- rtvettefflate i suoi benefattori non appena fosse stato assolto. A proposito del primo Incidente, M Presidente fa rilevare ohe non è la Corte d'Assise che ha chiesto la presentazione dei documenti. L'avv. T.azttrick, evidentemente seccato che la Parte Civile possa portare 3» prova, inizia una volgare diatriba sulla morale politica ftattana, EjfH ■pene un linguacrrio violentissimo contro iil Governo italiano. I.a Parte Ovile ribatte■ violentemente : — E' la prima volta clw un avvocato abbia usato alte Corte d'Assise un simile linguaggio. Non e permesso discuter" e tanto meno insultare un Governo accreditato presfo la Corte Granducale. Le minacce del D'Ascanio alla Camera dì Commercio FI Presidente Faber richiama severamente il Lazurite e da la parola al Procuratore Generale, Questi dice che la produzione del documento è stata chiesta dalla difesa. Se la difesa non lo vuole più, il Mirro di protocollo su cui fe segnata, la. data di partenza della lettera non verrà presentato e la Corte ne trarrà le logiche conseguenze. Per la lettera, il Procuratore generale dice che farà le dovute indagini sul modo con cui essa è uscita dalla prigione. Avv. Lazurick:' — La dite?a non vuole soltanto la conferma della partenza della, lettera, ma vuole tutto :1 dossier relaiivo alla domanda, del passaporto del D'Ascanio, e soprattutto vuole la copia di un telegramma che la Legazione del Lussemburgo avrebbe inviato al Consolato di Rotterdam, perchè questo chiedesse alle Autorità olandesi l'arresto e l'espulsione dall'Olanda del D'Ascanio. E all'uopo gli! avvocati difensori presentano la seguente concluclusionc: « La difesa conclude che sia comunicato a-Ua Cone d'Assise da parte della Legazione d'Italia il dossier com pleto relativo alla, domanda del passaporto fatta dall'accusato, compresi ; telegrammi scambiati fra il Consolato di Rotterdam e U Legazione italiana del Lussemburgo in data IH e 19 aprìle lff-'9 ». La Corte si ritira per deliberare e rientra dopo un aliano d'ora. Essa rigetta le conclusioni della difesa e ac certa solo la produzione del libro del protocollo in partenza. 11 Presidènte invita quindi al banco dei giudici l'addetto Mia Legazione, Colombo, il quale presenta i registri. La Corte li esamina attentamente, e può accertare che la tetterà è partita il 3 aprite 1929, un mese ciTca prima del delitto. L'accusalo allora si alza e dice che egli aveva fatto una domanda fin dal 1027 all'Opera Pia Boncinelli. — Ma l'Opera Bonomeili — osserva U Presidente — non è il Consolato italiano. E ti passa alla lettera invinta dal D'Ascanio alla Oimera di Commercio. La difesa protesta dicendo die la lettera non riguarda il processo. Avv. Thorn (P. C.)-. — Riguarda la mentalità, criminale dell'accusato, che invece di ringraziare i membri della Camera di Commercio, li minaccia di rivoltellate. L'accusato, per conto suo, nega di avere scritto questa lettera. La Corte, abituata ai dinieghi del D'Ascanio, ordina una perizia eallisraflca, e decide di passare senz'altro la. lettera agli atti. . 4 Si riprende quindi l'esame testimongLDnsst—cadcsndsdcdapdlis.nstNsmgsldtisnilflnsdniScruudirpaqdvv o a e l o , . e a a e a a o al o. ta he a di di el iro o¬ niale. Viene intesa, Salozzi Galizia, figlia del bettolioie anarchico di Esch. La teste parla in tedesco. Dice che iJ D'Ascanio era andato parecchie volte nella sua osteria e che ella gli aveva servito della birra, senza però conoscerne il nome e senza averlo mai interrogato sulle sue idee politiche. — Eppure — contesta il Presidente — in istruttoria avete detto che lo conoscevate bene e che il D'Ascanio vi aveva incaricata di ritirare la posta indirizzata al suo nome. La teste non risponde. Il Presidente continua' a farle contestazioni e l'ostessa si chiude sempre in un impencirablte mutismo, tanlo che il Presidente, stanco, minaccia di farla arrestare. Allora la Salozzi finisce per dire di non ricordare più nulla. — E' vero che il Ballerini ha parlato con il D'Ascanio alia vigilia del delitto?. •- Non ricordo. Allora iil Presidente richiama il capo della polizia Delleré, il quale, messo a confronto con la Salozzi, conferma punto per punto la deposizione resa da costei in istruttoria, mentre la Salozzi si limila a-rispondere: — Non ricordo, non ricordo. E ora incomincia l'audizione degli inviati della concentrazione antifascista di Parigi. Il Frossard. direttore del .Sot'r, e il Nonni non hanno creduto bene di disturbarsi-a venire fino al Lussemburgo e hanno delegato rispottivatncine il Pioeh e il Lussu. La deposizione di Lussa Sale alla pedana, il Bombardino di Nuiiiii, Emilio Lussu. Costui dice di non conoscere il D'Ascanio, uia di conoscere invece bene i metodi del Governo fascista. Facciamo grazia ai lettori degli sproloqui del te sto e rileviamo soltanto che il presi limi te si e affrettato ad esigerò che la discussione rimanesse sul terreno prettamente giuridico. — Capete che gli emigrati italiani incontrino difficoltà per avere il passaporto? ."'„... — Uri tempo sì, ora non più. — E da quanto tempo non incontrano più difficoltà? Il Lussu risponde di non saperlo. — Di' un po' alla Corte — esclama il Lozurìck familiarmente — quale influenza possono esercitare sul sistema nervoso le persecuzioni fasciste. Sia il presidente"ironicamente osserva: — Siete un medico voi, Lussu? — No. {ilarità generale). 11 leste cerca di rifarsi chiacchierando sull'attuale sistema politico italiano, ma il presidente lo interrompe: — La Corte non può permettere che il processo esca daj confini giuridici. Se il teste non ha altro da dire'su cose realmente attinenti al processo, si ritiri.»: wMw. w v<w • *tma E infatti il-Lussu se'ne va. Segue OetrrperPJoch.'chc si qualifica uomo di lettere e poeta; Egli recita una lunga nenia elegiaca sui dolori degli esiliati e in particolar modo degli italiani, antifascisti che'Vivono a Parigi. — Voi — l'interrompe a un tratto il presidente — parlate di persecuzioni antifasciste e sapete che -il D'Ascanio qui non e mai stato perseguitato riè dai fascisti ne dalla polizia. Ha lavorato quando ne aveva voglia e viveva tranquillamente. Licenziato il leste, segue l'ex-deputato Ferrari, che riferisce di vivere continuamente a .contatto cogli enti grati italiani, di conoscere i loro dolori e le loro miserie. In seguito fa una lunga'disquisizione sullo formalità necessarie per avere i passaporti. Questi non venivano concessi agli antifascisti, egli dice, ma poi vennero con cessi. • — E in die epoca? — domanda il presidente. — Nel luglio 1928. — Se non ci sbagliamo — conclude ti presidente — l'Arena è stato assassinato nell'aprile 1929. II teste tergiversa e tenta di parlare nuovamente di politica, ma il presidente taglia corto e lo licenzia. L'esame testimoniale, è finito e incominciano le arringhe. cmacteSdscdnLcopmseitsateptopCsteecmtegUna deposizione leale Segue la deposizione importantissima del calzolaio Standt, che ha avuto alle sue dipendenze il D'Ascanio dal novembre 1927 all'aprile 1928. Il D'Ascanio era un buon lavoratore, ma di temperamento un po' chiuso. Nei cinque •mesi che lavorò nella sua bottega, non venne mai disturbato per il possaporto. « Anzi la polizia — aggiunge il teste — era avvisata che il D'Ascanio non possedeva documenti di nazionalità, ma ciò nondimeno gli ha permesso di lavorare e non l'ha disturbato mai ». Questa deposizione distrugge cosi l'asserzione del D'Ascanio secondo cui egli senza passaporto non poteva trovare lavoro. Viene sentito quindi il deputato Krier, segretario dei sindacati operai lussemburghesi. Egli dice che gli emigrati italiani che si trovano nel Lussemburgo senza passaporto non possono avere lavoro e le loro famiglie sono nella miseria. 11 sindacato degli operai' è. venuto alle volte in soccorso di questi emigrati. Venendo al fatto specifico, il deputato, socialista dichiara che pure non conoscendo il D'Ascanio è possibile che il rifiuto del pas saporio abbia potuto eccitarne l'animo — Solo la Legazione italiana — domanda il presidente — rifiutava i passaporii? — Anche le altre Legazioni o Consolali li rifiutano. — É per quali motivi! — Molti per motivi politici, ma mol ti anche perchè i richiedenti sono delinquenti ricercati dallo polizie dei rispettivi paesi. — sapete, del rifiuto del passaporto a D'Ascanio? | — Ripeto che non conosco l'imputato é non ho mai parlato con lui. — Sapete se il D'Ascanio abbia a- vuio difficoltà da parte della polizia perchè non aveva il passaporto? — Non so niente. 11 D'Ascanio non s! è mai presentato ai sindacati operai per chiedere aiuto. < Segue quindi il 'Ballerini, il quale sembra abbia-parlato-la vigilia del delitto col D'Ascanio e, secondo le indagini, avrebbe dato all'assassino la ri\oliella. Costui dice di non aver maidvedssgfanvlnlvt«dpmdttpILvAlcbdrntvnlitds l e e conosciuto il D'Ascanio, di non avere mai parlato con liii e tanlo meno di avergli dato o promesso la rivoltella. — Aia la vigilia del delitto, nella cucina della trattoria Salozzi non vi siete incoili rato col D'Ascanio. presenti i Salozzi padre, madre e flgJie, e certo disponi, e il D'Ascanio non vi ha espresso la sua intenzione di voler uccidere il console del Lussemburgo? — domanda il Presidente. Il tesle però insiste nel sostenere di non aver mai conosciuto il D'Ascanio. L'avv. Blum gli domanda se ha incontrato delle difficoltà nell'avere il passaporto, e il Ballerini dico di si, ma aggiunge di averlo poi. ottenuto. Il teste successivo, il signor Ferrerò, segretario della camera di commercio italiana, riferisce di conoscere l'accusato perchè costui aveva fatto la corte a una sua cognata. II D'Ascanio si presentò da lui per avere il passaporto, ma egli gli fece osservare che competente a ciò non era la Camera di Commercio, bensì il Consolato. — In quel giorno, — aggiunge il teste — il. D'Ascanio mi sembrò molto eccitato. Notai che teneva costantemente la mano destra in tasca, perciò, temendo' qualche cosa, stetti sempre in guardia. pmicarstaa LImgenacctadparl e n rl o so oo a o ai isooli o o aas o osnl erio aa- a n ele eariai Le arringhe Prende subito la parola l'avvocato di Parte Civile, Thorn, in nonio della vedova Arena e dei figli. Anzi tutto egli tiene a dichiarare che. il delitto del D'Ascanio non 'è un delitto passionale, ma un semplice atto criminoso che ha suscitato la più viva indignazione nel Granducato. L'avvocato fa il ritratto della vittima e elei suo assassino. Risulta in tutta la sua piena luce la nobile e dolce figura della vittima. Buono con tutti e cogli italiani in modo particolare, Alfonso Arena aveva avuto perfino rimproveri per la troppa sua bontà. 11 D'Ascanio invece fin da ragazzo aveva sempre dato prova del suo carattere pel-verso; «Chiuso in una Casa dì correzione — dice l'avvocato — per motivi che l'imputato non ha voluto dire, ma certamente per furto, è in seguito passato da un delitto all'altro: è stato disertore, ladro, truffatore. Uscito dalle patrie galere nel 192C, emigrò poco dopo, perchè — dice l'accusato — la vita ita Italia gli era resa impossibile. « Lo credo — esclama l'avvocato. — La Polizia sapendolo un ladro recidivo evidentemente lo teneva d'occhio. All'estero il D'Ascanio ha continuato la sua vita di furti. Quando ha capito che forse era meglio lavorare che rubare, ha lavorato e allora nessuno l'ha disturbato. Poteva continuare a lavorare se voleva. Ma il carattere criminale del D'Ascanio prese il sopravvento e cosi iniziò nuovamente la sua vita: di sfaccendata,'eli ladro, di-, perturmtt'ok'é'den'órdiiié..;,' : . '■ -, 9 Frequenta lo.iial4,3iititoiScifiti, ciimttnisli, anarchici del Granducato. La Polizia lussemburghese naturalmente lo itene d'occhio e gli chiede ì documenti. DI conseguenza egli è costretto a domandare alla Legazione il suo passaporto. Alla .Legazione il passaporto non gli viene negato, ma, in conformi tà della legge italiana, la Cancelleria invia la.domanda alla Prefettura di Carrara. Alla Legazione è stato trattato con la massima benevolenza; anzi nella sua seconda visita, siccome la risposta da Carrara non era ancora giunta, fu pregato di ritornare e di accettare temporaneamente una carta di identità. 11 D'Ascanio rifiuta e dice di preferire, tornare. Poi esce, ma ri torna dopo un'ora e si apposta sull'angolo della via e attende la sua vittima ». L'avvocato descrive sobriamente e semplicemente la scena del delitto, e quindi si domanda : » Qua l'è il movente esatto del delitto? Non è l'irò per il rifiuto del passaporto. 11 motivo non è balzato preciso e chiaro dal processo, ma abbiamo delle giuste presunzioni clic sgorgano logiche da certi fatti. Esiste min organizzazione a Parigi o a Bruxelles dove vivono uomini che nutrono rancori verso i governanti del loro Paese e che eccitano I giovani ed armano la loro mano. Vediamo In mezzo o questa organizzazione il D'Ascanio. Frequenta l'osteria Salozzi e vi trova anarchici, comunisti e criminali A Bruxelles è In conlatto con la. Lega dei diritti d'asilo, il cui segretario, Dieu Marcel, appena commesso il delitto, gli telegrafa pe,r invitarlo ad essere tranquillo, perchè la Lega dei diritti d'asilo avrebbe assunto la sua difesa. Lo Ivecaduzi le maprgnadmilibdaadto titciati, ziococapal'adicimtahocicaefniclive« Domando giustizia » «La premediiazione? L'Imputato la lia ammessa con cinismo. KkIì era deciso di uccidere fin da (lotterdam. Certo là, aveva logicamente ricevuto l'incarico di uccidere. E il D'Ascanio ha ucciso com lucidila di mente: ha mirato al cuore e dopo avere ubbaiMJto la sua vittima si è soffermato un attimo esclamando: «Era proprio lui che volevo uccidere ». E poi è fuggilo. « La sentenza che voi darete è attesa e sarà conynein'a13- non solo nel Granducato, ma anche nejrli altri unesi. Questi Paesi devono sapere che i loro rappresentami diplomatici sono protetti nel Granducato e gli assassi' ni devono essere -ptuiiti inesorabilmente dalla legge lussemburghese». L'avv. Thorn tocca brevemente il lato politico del delitto e'rileva che se la difesa ha addotto sette od otto testimoni che hanno parlato mate dell'Italia, la Parte Civile avrebbe potuto portare cento, mille testimoni che bvrebbero deposto sulle benemerenze del Governo fascista. D'altronde, questo non era necessario: tutto il mondo conosce i grandi progrcsi che l'Italia ha fatto per opera del Fascismo. E l'avv. Thorn fa una commovente e dolce perorazione: « Era mezzogiorno e la signora Arena aveva preparato la colazione ed i figli attendevano il papà per mettersi a tavola. Papà tardava. Ma nè la signora nè i figli si inquietavano, perchè sapevano che era sua abitudine di soffermarsi in ufficio anche dopo l'orario. Lo attesero un'ora, due ore Il papà non doveva tornare mai più. In nome della, vedova e dei figli di Alfonso Arena, cancelliere della Legazione d'Italia, domando giustizia ». I,'arringa dcll'àvv. Thorn è finita. La commozione, è negli occhi e sul volto di tutti. Solo l'assassino'pira intorno alla sala i suoi occhi torbidi ed il suo volto impassibile. . • PAOLO ZAPPA. tgnCol'iiral'adiprunprain'vedstvacoscchsvplteunplitendtilemgrditgrdmSlilMIgsdcrmarEbdatldhndzpdtgpsi1fgvdvIafsi