II miracolo del sangue

II miracolo del sangue II miracolo del sangue NAPOLI, maggio. Nel colmo della primavera, a miglior gloria di Dio e del santo Vescovo, a maggior gaudio di questa fedelissima città, s'opera per la prima volta nell'anno LI miracolo del sangue. Tra le vivaci immagini nelle quali si raffigura il sogno partenopeo della gente che trae a Napoli dai paesi iperborei e transatlantici è, appunto, il mito cruento di questa santa teca che mostra il ribollire e M rifervere del suo rosso liquore versato dalla mannaia romana. La grande processione, quest'anno, non si fermerà in Santa Chiara, ancora chiusa al pubblico, ma, per la seconda volta in un secolo, l'Arcivescovo celebrerà il rito nella prossima chiesa del Gesù Nuovo. U culto dei primi secoli Il prodigio attribuito a San Gennaro, vescovo di Benevento, patrizio napoletano, il cui martirio si compi nel maggio dell'anno 305 a Pozzuoli, regnando Augusti sull'orbe Costanzo e Galerio, è di quelli che han dato molto da fare a penne e a cervelli ortodossi e razionalisti. ' Lungi da me l'idea dsl enumerare e di prendere parte per una delle plausibili o naturali o razionali spiegazioni (suggestione collettiva, fenomeno termico, frode dei canonici), accampate da coloro che in nessun modo possono abdicare l'universalità della loro ragione. Bisogna essere napoletani Ano alle midolla per intendere che questi prodigi e la speciale fede che essi riscuotono formano parte integrante ed essenziale della igiene spirituale di questo singolarissimo popolo. Non è. in verità, un miracolo comune, questo del sangue, ne nella sua storia, nè nella sua liturgia, ne nella autorità aruspicale che il popolo gli conferisce. Jannarius, vescovo di Benevento, con alcuni altri sacerdoti di Benevento, di Napoli, di Miseno. di Cuma, fu giustiziato in una delle ultime persecuzioni, di pochi anni precedente l'editto costantiniano. La santificazione fu immediata ed avvenne per popolare eiezione, secondo il rito del tempo. Già Jannarius aveva promesso di apparire art un povero napoletano e di lasciargli in tangibile testimonianza il suo velo. Infatti apparve ni mendico e gli lasciò il suo velo da orazione in trso di sangue, reliquia che per lungo tempo dovette essere conservata nella chiesa cattedrale ove i cronisti narrano che 'facesse prodigi e, tra l'altro, che salvasse Napoli da' una eruzione. Nè questa fu l'unica apparizione immediata, che nella notte successiva al ma'rtirio Jannarius apparve a Commodo, figlio della sua vecchia, nutrice, per avvertirlo ohe la spada del carnefice aveva col capo reciso anche un dito della mano rimasta sul ceppo. ILa nutrice Eusebia — insieme ad Agata, sorella del martire, aveva unto, secondo il primo rito cristiano, il cadavere di balsami p profumi « molto più pregiati che non quelli offerti dal gentili ai loro idoli » — raccolse in due ampolle il sangue di Januarius, attingendolo alle giugulari aperte, con un fuscello, a. goccia a goccia, senza spregiare nemmeno quello che era già commisto a paglia e a polvere. Poiché I romani non condussero mai la persecuzione sino a vietare*il culto dei morti, i napoletani celebrarono con molta solennità le esegui? di Jannarius, seppellendone 1 resti mortali negli agri Marciani di Pozzuoli. Eusebla, custode del santo sangue, si ritirò in una casa di Antignano. Il culto di San Gennaro fin da quel giorno fu splendido ed accresciuto continuamente da ogni sorta di prodigi, come lo aititPista la vita del Santo, manoscritta in greco da un Emanuele monaco cassinese, agiografo al quale gli scrittori ecclesiastici conferiscono grande autorità. Ma il corpo dell martire fu oggetto dii molte e va rie vicissitudini. Traslato da Puteol.i a Benevento ducale, che aveva reclamato le. spoglile del suo vescovo, di qui a Monte Vergine e poi flnalime.'rte a Napelli, non ebbe pace, insomma, che net secolo decimoquinto. Il santo corpo raggiunse il capo, il dito e le ampolle del sangue che già avevano ricevuto venerazione e altare nel Duomo angioino fin da quando nel secolo decimote.rzo, gettandosi le fondamenta della cattedrali e nel luogo ove sorgeva l'antico oratorio di San Gennaro, furono rinvenute le famose reliquie molto gelosamente nascoste. Il prodigio E' intorno a quel tempo che si ha la prima notizia del miracolo della liquefazione. 11 prodigio famoso non è antico quanto il culto del Santo, ma intorno al secolo decimoquinto, comi. ipudeUguto PaGalogl'idta te a sserchsi dacirLro pradchsciUnqududeardi gioImsosio— indasegd'ala, guTetà,sa re Sadi loNaNan steprtauSsusirmoto sa.prsctacillo pa(chunPerachapsc11 sio<>rPianponemcocoseFiprziotilsedeneMvarisari Sedoil dosetachCaUopòesququpuSaseil ciuoabconamMca può leggersi nella seicentesca guida deU Celano, Napoli abbondava di sangui miracolosi: San Panlaleone, Sano Stefano, San Severo, San Vito, San Patrizio, San Giovanni Battista, San Gaudioso compivano un miracelo anaogo. Questa circostanza ha suggerito 'idea che verso quel l-mpo fosse staa fabbricata una sostanza che, in cere condizioni, si liquefa e che. di essa, a scopo taumaturgico, gli amichi avesero empito parecchie ampolle. Fu anhe intorno al secolo decimoquinto che si consolidò il cerimoniale complesso dal quale il prodigio, big in anno, è' ircondato e propiziato. La grande cappella di San Gennao nel Duomo di Napoli si denominò presto Cappella del Tesoro tanto vi si adunò di oro, di argento, di gemme che principi ed illustri personaggi lasciavano in dono a! santo vescovo. Un' antichissima valutazione stima questo tesoro in circa un milione di ducati napoletani. Il capo decollato del martire fu chiuso ;:i un busto di argento decretato per voto da Carlo II di Angiò, al termine della sua prigionia. Il sabato antecedente alla prima, domenica di Maggio-- le- • • santa reliquie son portate in una. gigantesca processione mollo più antica del miracolo — destinata a celebrare l'antichissimo ncontro del sangue col corpo. Esce, dal Duomo il Cardinale arcivescovo seguendo il busto dorato e le statue d'argento dei quarantasei patroni della, fedelissima ritta di Napoli; lo seguono I nobilissimi patrizi custodi del Tesoro, il Capitolo, il Clero, la nobilà, il popolo innumerevole. L'immensa processione orante si reca, a deporre le reliquie sull'altare maggiore di Santa ChiaTa. ov» avverrà il miracolo di Maggio. Incomparabile festa di colore e di fede eli? si svolge in una Napoli ignita al turista; la vecchia Napoli da'Me strade strette, dai grigi n cupi palazzi, dagli immensi monasteri tra cui, n°l sole millanto della primavera, passa.no gli innumerevoli aumaturghi dorati. San Gennaro passa per le vie della sua città in tutta la. sua pompa terresire e coi segni di tutte le sue dignità mondane. Non è il Santo popolar' tuto proleso alla vnneraziono tumultui• sa. dei suoi pnpr»!.mi: Il San Gennari primaverile e «nobile di serti!0 - irscritto nella curia, cittadina: è Capitan Generale de! Regno delle Due Sicilie, «elevato» a tal ea.rtea da. Carlo III di Borbone, e la contalnria. gli pagava regolarmente lo stipendio, chissà rome avrà fatto 11 Governo unitario a liquidar tanto ufficianeI). Per questo, un t^inpo, In Santa Chiara non entrava a.l seguito del Santo che !a nobiltà e 11 clero e. del popolo, appena le parenti di San Gennaro, discendenti di Eusehia nutrice. Dunque 1 patrizio Januarius passa tn processione per tutti gli antichi Sediili: anzi >ra consuetudine che passasse por le Piazze de' Sediili ° che, a turno, ogni anno, le reliquie attendessero il porporato su di un altare improvvisato nella Piazza. Filomarino e il Carata Questa consuetudine era cosi gelosamente rivendicata che art essa, si ricollega un incidente quasi drammatico avvenuto a metà del secolo docimosesio, regnando il Cardinale Ascanio Filomarino e .1 Viceré Duca d'Arcos, protagonisti della successiva rivoluzione di Masaniello. Acadde che i gentiluomini del Sedile di Capuana si sentirono rifiutare, per disposizione del Cardinale, il privilegio di esporre nella loro Piazza le sante reliquie. Mentre, in grand» •'•mozione, deliberavano sul da fare, il Filomarino per riaffermare ancor più la sua orgogliosa indipendenza dai privilegi nobiliari condusse la precessione lontana da Sedii Capuano. Radunatisi tiwnuHnando i geiitil'uonim'i offesi, raggiunsero il corico nel SerPle di Nido ove facendo argine con le loro persone, costrinsero il Cardinale a fermarsi e ad ascoltare la lettura d'una protesta legale che un notaio, a nome di quelli di Capuana, gli faceva pubblicamente. Uomo impulsivo, il Filomarino strappò dalle mani notarili il documento esclamando a gran voce che le reliquie erano di sua proprietà. Bastò questo perché i gentiluomiii'i di Capuana e di Nilo insieme, gridando che San Gennaro era de' napoletani, estrassero addirittura le spade. Il Capitolo, il Cleto e l'altra gente si dettero a precipitosa fuga lasciando il Cardinale, uomo intrepidissimo, coperto degli abiti pontificali, a tener testa almeno con la voce a quella gran furia. Si narra che il Duca Peppone Carata, massacrato in seguito dai (ij;;nrn/ii di Masaniello, osasse colpirlo con dei calci. Infine' il Cardinale fu costretto iiIli ga n n o , e è' ò i e . i o i I oe so o e, o e l ri o a i a i a à • i i , o . o , e i e i ro o , i e e . r a o e i . o ò e , , i o i , i i o a cercar ricovero in una casa dei signori Bologna. La contesa durò ancora del tempo e per terminarla fu necessaria nientemeno che la stipula di una capitolazione tra i Sedili e l'Arcivescovo. Le parenti In Santa Chiara,, deposta l'immagine del Santo sull'altare maggiore, un '1 canonico, presente 11 Cardinale e una immensa folla, prende in mano la te addlsvtdtj si li rca del bongue e, agitandola lentamen- te, attende tra alte preci che si operi'?il prodigio. Sono, appunto, queste alte ! dpreci che conferiscono la più viva1 originalità alla cerimonia. Esse sono ' Sprivilegio secolare di un gruppo di , idonne abitanti al Molo Piccolo le quali sì denominano, come ho detto, pa- ',rena di San Gennaro. Questa, leggwn- j adaria parentela, le autorizza ad inter-I pellare l'immagine con una certa fa-| smil.iarità e le rende sole propiziatrici | iidei miracolo. Recitano, raggruppate ì Sm prima linea, una preghiera in dia- ! fletto che è ormai, almeno tre volte; ssecolare, vera ed anonima espressione j rdel popolo. La." prima, parte una pacata enumerazione di qualità: Iesce e lance a' grazia Santo hello, gran campione b' Santone nuosto. Primmr cavaliere della S. S Glesù Cristo. Trinità. Questa specie di litania è detta a hgfib.evoce gradatamente crescente finché ;dgiunge a un Credo detto con intona-iflzione curiosissima : ; aIo creeeeedo in Dio patre onnipotente. ;cDopo, le P'irriìti con alte voci imo-! qnano la seconda pane delle litanie, dche è un vero capolavoro di fantasiaiso dL gusto popolare. Confidenziale, ! vsupplichevole, petulante, giunge sino |gall'ira e, pen-lno, all'invettiva, alla;dcontumelia. Tuttavia questa preghiera,|ieoliamente istintiva, frutto di fantasie Rumilissime (questo f> uno degli aspetti ui più singolari e ammirevoli^, non giuri-! sI g? mai alla idolatria: essa sfiderebbe jPll'osame del migliore teologo. Infatti, leine avremo una prova nei versi che piniziano il furore sacro: sO! guappnne della nostra santa fede. lla a' faccia tosta cu la s. S. Trinità! IlL'aver dato del guappo a San Genna lerò e l'averlo invitalo a fare la fàccia tdura con la Trinità, non può fai.dimenticare la precisione del concettc di intercessore contenuto in questo distico veramente bello. Ma se il sangu? tarda a liquefarsi son dolori! Schiarisce sta faccia e min a' iene' verdel Faccia glalluta ! Faccia glallnta !. Sembra, quasi die vogliano rinfaC- icmvictgiare al malcapitato Santo la. doratura !!i_ _..ii„ j.i ifrleila statua come la tinta gialla del malvolere. Come resistere a tanta petulanza affettuosa ed aggressiva insieme? Ecco, -i canonico agita il fazzoletto: il miracelo, tra gli urli e lo scampanio, è compiuto. San Gennaro giacobino Eppure, anche il miracolo di San Gennaro ha avuto le sue nere giornate, nerissima quella della primavera del 1709, alla quale ricorre, soprattutto, il pensiero. I gentiluomini, gli avvocati, gli studenti di provincia avevan fatto, anch'essi, in questa pace tirrena, una loro rivoluzione romantica piena di slanci ingenui e di eroismi melodrammatici. Si serbavano nell'ombra i borghesi legittimisti e la plebe borbonica, ostili ai giacobini partenopei e ai soldati di Championnet e di Macdonald. Facessero essi assemblee e giornali, adunanze e concioni, divisamenti e proclami, i fedeli li attendevano al varco: già correva le campagne il cardinale Ruffo, già si approssimava il sabato di maggio: in Santa Chiara avrebbe dato .i suoi ordini il Capitan Generale, San Gennaro. Immaginarsi, dunque, rome 1 lazzaroni attendessero vi giorno designato: il sangue, certo, non si sarebbe R. iiiiefaitto. e quale più sicuro segno dell'ira divina pel trono e per l'altare rovesciati nella polvere dai giacobini? Ma non tiriamola per le lunghe: quell'anno, mentre Ferdinando non lo avei'a mal fatto, il generale francese e il governo repubblicano seguirono il corneo, presero parte alle preci e, quando dopo sol! dieci minuti il sangue si disciolse, presero parte al generale rallegramento dei repubblicani contrastante alla costernazione dei popolani. Si disse, in Francia, che il generale francese avesse fatto minacciare il Cardinale Zurlo di rappresaglie, se il miracolo non fosse avvenuto, quel cardinale Zurlo che, alla restaurazione, fu esiliato da Maria Carolina. Giornata nera pei lazzaroni, che dopo poche settimane, brandite le mazze e le picche, avrebbero gridato: Chi tene pane e vino a' da esso glacubino ! ALBERTO CONSIGLIO. bldisrprvecdfnvpmoscsassegpsdclmdmoMeasddgvtntlsmcS