Il prodigio dell'industrsa pratese

Il prodigio dell'industrsa pratese LE CITTA' DEL LAVORO Il prodigio dell'industrsa pratese Come gli «tracci si trasformano in lana - Duecento milioni di prodotto Sette «ecoli di lavoro - Sui mercati d'Asia e del Sud Africa PRATO, aprile. Una diecina di grandi stabilimenti, almeno cinquanta aziende medie ed ol- re duecento opifici minori, che vanno lalla picco-la officina alla lioiiega arti-:iana; quindicimila operni impiegati, ■Itre cinquecento datori di lavoro ed in prodotto annuo di 200 milioni: questa è l'industria tessile di Pruto, la :ittà che da secoli e oggi ancora, può .-amare uno degli organismi industria- i più importanti deflla penisola. Il suo Todotto, che va 1n gran parie, osportn!0, costituisce inoltre uno degli elementi più sensibili della bilancia commerciale italiana. Le lane pratesi, che per diasi il 70 per cento della loro produzióne complessiva vengono esportai* in i>aesi d'oltremare, dalla Cina all'India, lalla Turchia al Sud Africa, rappresentano anche il 60 per conto in peso d il 40 per cento In valore della to,aJe esportazione di tessuti di lana. Queste cifre, bastano a delineare la mportanza di questa industria nel • luadro dell'economia nazionale, ma occorre aggiungere che per le. sue particolari condizioni l'industria di rrn:o è, o dovrebbe essere, una delle più -;alde e delle più sicure tra le attivila produttive italiane, tale cioè da non temere crisi di sorta essendo fuori, o quasi, da ogni possibilità praiica ed attuale' di concorrenza. In realtà la situazione è diversa da quanto potrebbe supporsi dopo queste premesse; in realtà una strana crisi indebolisce il fiorente organismo industriale di Prato, una crisi che ha pochissimi elementi in comune con quella che travaglia in questo momento altri organismi industriali d'Europa; una crisi che ha insomma linee sue proprie e che non può essere compresa se non studiando da vicino questa industria che ha linee sue, particolari ed inconfondibili, tali cioè da renderla, per certo aspetto, unica nel suo genere. Tutti sanno infatti che Prato è un centro produttivo quasi esclusivamente di lana meccanica, ma che cosa sia questo prodotto forse non tutti sanno con precisione. La lana meccanica è, intanto, lana, pura lana come quella naturale, dalla quale differisce solo per essere ottenuta dalla materia prima più povera che possa esistere in tale campo, cioè dagli stracci. E' Insomma, una lana di seconda lavorazione, dalla fibra più corta e con cara! teristiche sue proprie. Industrie senza concorrenza La particolarità dell'industria pratese è appunto nella sua materia pri ma, che non teme concorrenza di prezzò da nessun altra; gli stracci non costano quasi nulla, salvo il lavoro di raccoglierli, imballarli, spedirli, che. non è certo rilevante. Questa materia prima si trova dappertutto ma soltanto a Prato si può sfruttarla economicamente, cioè trattarla in modo razionale, conveniente. Perciò solo Prato è in grado di fornire ai mercati mondiali un prodotto sufficientemente buono, od anche ottimo, a prezzi che non temono concorrenza. Ma questa affermazione potrà sembrare molto strana e perciò vedremo di studiare più da vicino questo processo industriale che senza essere difeso da nessun brevetto è tuttavia inimitabile. Esso consiste soprattutto nella prima operazione alla quale vengono sottoposti gli «tracci, cioè Ja cernita, che è una delle più semplici ed insieme delle più delicate fasi di tutta la lavorazione. Entriamo dunque in una delle tante fcèrnite di stracci che a Prato si trovano un po' dappertutto. Premettiamo fintanto che l'industria della lana meccanica, nel complesso delle sue operazioni, può essere esercitata tanto nei grandi stabilimenti dove si svolgono tutte le operazioni che trasformano la materia prima in prodotto finito, come nelle botteghe e nelle piccole aziende familiari dove non si svolge magari "che una sola operazione delle tante da compiersi. Vi sono cosi aziende che classificano gii stracci, altre che li « carbonizzano » (vedremo poi di che operazione . si tratta), altre che li stracciano, altre che filano la fibra, e è cosi fino alla fine. In genere appunto la « classifica degli stracci » è compiuta da piccole aziende private, in magazzini, in stanze a terreno, in quei locali caratteristici che si aprono, bassi e bui, un po' dappertutto nelle vecchie strade di Prato, e soprattutto nel Mercatale, la vastissima piazza, dove risuoaia il battere frequente e sonoro del lavoranti in .rame, i quali costituisco no un'altra tradizionale categoria di artigiani pratesi. Sotto i portici, nei magazzini a ter reno, stanno balle di stracci e mucchi di stracci. Accovacciati in terra, su un cuscino, uomini, donne, ragazzi sono intenti al lavoro. 11 mucchio di strac ci deve essere diviso In tanti mucchi minori, a seconda dellr. qualità e del colore della pezza. Di qui la lana, di là il cotone, e la lana a sua volta è classificata in qualità e colore, li lavoro procede silenzioso e rapidissimo. La mano esperta fruga nel mucchio e senza un attimo di incertezza lancia 11 pezzo nel luogo a lui destinato, dove altri uguali lo attendono. Il tatto basta alla scelta, e proprio qui, in questa operazione che pare ed per se stessa semplicissima, risiede tutta d'abilità delle maestranze pratesi, che si sono affinate a questo lavo to attraverso generazioni. I bambini nascono, come dicono qui, sul guan ciale, cioè tra il lavoro degli stracci. Se altri si provassero a fare lo stesso lavoro impiegherebbero un tempo tri pio e staglierebbero spesso, rendendo ipoi difficile ed anche impossibile il eeguito delle operazioni. L'abilità delie maestranze Il lavoro non è certo dei più attraenti per l'osservatore. Queste balle di stracci vengono un po' dappertutto, fin dalla Turchia, dall'Asia Minore, dall'Africa. Non ostante queste poco rassicuranti provenienze e nonostante le condizioni igieniche non mollo piopizie in cui il lavoro viene spesso compiuto, cioè in ambienti polverosi e non ventilati, tuttavia non si verificano mai casi di malattie infettive fra i lavoranti di stracci, e nemmeno si ri scontra una particolare frequenza del le malattie comuni. 11 fatto non è ancora tiene spiegato, ma è indubitabile, per la buona fortuna della mas £tranze pratesi, le quali, del resto, vanno cosi giustamente orgogliose dei loro lavoro e della loro Insostituibile e tradizionale capacità. La straccio « classificato » viene poi carbonizzato, cioè sottoposto ad un bagno di vapori di acido cloridrico, che ne carbonizzano ogni residuo di cotone; quindi esso viene sottoposto alla sfilacciatura per mezzo di velocissimi rulli irti di punte, che lo rldu cono nell nuovo stato di lanosa ma tassa. Questa poi viene strigliata, ripulita, lavata e passata infine ad una triplice serie di cardatrici che mescolano le fibre e le dispongono in modo omo geneo secondo linee regolari. Le operazioni successive sono poi all'lncirca le stesse d'ogni stabilimento laniero. Il prodotto delle carde, una specie di altose soffice velo lanoso, è diviso se concio stri6Cie longitudinali che ven- ?ono poi passate ai filatoi meccanici cosiddetti « selfactìngs » o macchine che tanno da se e fanno veramente e ripetono in perfetto morto tutti quei movimenti di torsione del filo, di stiramento e di avvolgimento ai fusi che una volta veniva compiuto nella fila tbdatudnfo'Omscsaintiinssqcop—mugi>slascnsAttdcrsdttls■pXsmucPAMchpPmcteirgvlavrvcaozi srcatmdusm_tccatdis"agrcdsrtmam o l e , , o e n o , i e i n , i o , o a . i - e e i e tura a mano, tradizione delle nostre bisnonne, e che ora è del tutto abbandonata. Dal filalo si passa finalmente alla formazione dell'ordito elle costituisce l'operazione base e preliminare delia tessitura. 11 prodotto greggio 6 cosi già ottenuto: ma occorre ancora batterlo nei follatoi (le antiche gualchiere), stirar'O, lucidarlo, rifinirlo insomma, prima di metterlo in commercio o presentarlo alla clientela. Alla fine ciue.Ha che non era se non una montagna di stracci è trasformata ora in pezze di ana, in > meltons », in « casaline ». in « velours », m coperte, in scialli; tinta una serie di prodotti che viene in piccola parte smaltita dal consumo locale e nel reste viene inviata sul mercati europei e più ancora su quelli d'Asia e d'Affrica. Lavoro di artigiani Tutta questa serie di operazioni, che costituisce una vera catena, viene compiuta per intero — come s-1 è già detto — solo da pochi stabilimenti fra i maggiori. Gli altri eseguiscono solo una o più opera-zio Ti, in modo che per grandissima parte l'industria pratese i> anch'essa un'industria a catena. Vi sono cèrnite di stracci, carbonizzi, sfilacciature, orditure. In una fabbrica si fila, in altre si ordisce e si tesse con qualche telaio meccanico. Vi è chi non ha se non uno o più telai e vi sono opifici che ne hanno migliaia. Altri sono specializzati per la rifinitura. In una parola, l'industria pratese presenta, tutta una serie di aziende di ogni grandezza ed Importanza, che disposte in ordine decrescente darebbero una linea continua, senza brusche differenze, passando dal più grande stabilimento alla più piccola bottega artigiana. Vedremo poi come proprio questa situazione influisca in special modo nella contingenza attuale. L'industria pratese è antichissima e si perde nei tempi, risalendo torse, nel ■primordi, al IX secolo. Ma è solo nel XII secolo che qui, essa è uscita dallo stato di lavorazione casalinga oppure monastica, per assumere i caratteri di una vera e propria attività industriale, che ebbe il suo centro a Firenze ed a Prato e Lucca altri nuclei importanti. Al Trecento risale la vasta piazza del Mereatalc. dove cominciò a tenersi an ocvtaseafadnpnotee iadsicrpedtaludLPprinBtateregtanilantoccsche la famosa fiera di settembre, cheI«ha continuato nei secoli e costituisce Tpur oggi la più importante fiera dl'iaPrato. L'industria prosperò, crebbe il numero dei telài e rielle filature e i mercanti pratesi gareggiarono coi fiorentini, coi milanesi e coi francesi nella esportazione dei pannilana sui più lon mtad& tiinni mercati Tra essi si trovano fìgu-ldre veramente eospinne fra le quali sin-trgolari«ima <ju"lla di Marco Datini, cevera gloria pratese del '300. industria- cole, banchiere, mercante, mecenate, che gaveva fondachi a Firenze, Pisa, Geno-Nava, Barcellona. Valenza, Maiorca e. che;R°riuniva in se le qualità più varie e di- Pverse: uomo d'industria e di banca, di coltura e di filosofia e di mecenatismo al tempo stesso. La città natale gli ha oggi eretto un monumento nella piazza del Comune e di lui si conservano i carteggi e la biblioteca, che costituiscono insieme un preziosissimo materiale, una completa ed organica raccolta che gli studiosi ritengono unica al mondo, formala da ben 140 mila lettere e carte varie e da circa 6000 volumi: storia, arte, politica, arte dell'industria, osservazioni di ogni genere, una vera inesauribile miniera dove gli studiosi di ogni epoca possono largamente attingere. L'industria pratese prosperò insieme _ (niella di Firenze ma non ne segui tuttavia le sorti. Quest'ultima infatti, con l'avvento della Signoria Medicea e con le guerre e le invasioni decadde a poco a poco fino a condurre una sten tata vita, e morire poi qualche secolo dopo, all'epoca dei primi Lorenesi. Dal passato all'avvenire Prato invece potè conservarla: la sua industria risorse, sebbene molto scossa, dopo il memorando saccheggio rie zcdfatli la lana naturale e solo quella.|'Soltanto nel secolo scorso cominciò f"a lavorare degli stracci, e trovò a,™sefetopogcidPzesuèprdbdZmanzintsgli Spagnuoli nel 1512 e dopo là guer-ldra doganale condotta da Cosimo I che elcercava col protezionismo di salvare la decadente industria fiorentina, insorse ancora dopo ogni crisi e finì per restare la sola attività industriale di tutta la Toscana nel XVII secolo. Ai primordi del SIN secolo essa subì un'importante trasformazione e cominciò ad, assumere le caratteristiche attuali con pl'avvento dei tela; meccanici e delle I smacchine in genere che permisero la reddtetclavorazione delle lane rigenerate, utilizzando cioè gli stracci. L'antica industria pratese di pannilana lavorava in- sprato delle maestranze singolarmente disposte ad esercitarla fino a diventare di una perizia che non doveva temere poi concorrenze. Attraverso i decenni l'Industria si tdfosmodernizzò, sorsero stabilimenti sem-j ^pre più grandi accanto ad altri mino- dncsfrpppdscfrdprfsementre d'altra parte la produzione assumeva aspetti particolari specializzandosi in determinati tipi che conquistarono rapidamente i mercati per il loro basso prezzo accoppiato alla ottima qualità. Si giungeva così al periodo precedente alla guerra, quando la industria laniera pratese presentava 60 mila fusi e 2000 telai con una produzione complessiva di 50.001) quintali. La guerra, doveva naturalmente potenziare al massimo l'industria pratese allo stesso modo di ogni altra, ma mentre la crisi successiva, dovuta alla cessazione del lavoro per lo scopo bellico, colpiva gravemente o meglio riduceva ogni altra attività, quella pratese risentì ben poco di tale crisi. Il prodotto di Prato è infatti merce a buon mercato, destinata soprattutto n coloro che non hanno i mezzi necessari per acquistare i prodotti di pura lana naturale; l'impoverimento successivo alla guerra contribuiva anzi a facilitare la continuazione di un'industria che trovava dovunque modo di vendere e consumatori che ne ricorcavano i prodotti. Sui mercati stranieri Nel 1927 Prato possedeva nei suoi impiantii 100.000 fusi e 3400 telai con una produzione di 80.000 quintali. La industria pratese continuava insemina nel suo ritmo febbrile di lavoro, conquistava ancora nuov mercati, iniziava- le esportazioni su laiga scala in India ed in Cina e nel Sud Affrica e nell'Oriente Europeo. Sono questi gli sboccivi per la merce più a buon prezzo e di qualità più modesta, [.'industria pratese può, del resto, ottenere tinche i prodotti uiù fini, variando la cosidetta miscela, impiegando dosi maggiori o minori di lana naturale fino a produrre anche tessuti finissimi, che vengono esportati nella slessa Inghilterra. Ma in questo caso, tuttavia, a misura che si adopera me-1no ila materia prima dello straccio e |più la 'lana naturale, l'industria ac-iquista caratteristiche diverse ed entra!nel campo dell'industria laniera prò-ìpriamenie detta, dove non mancano concorrenze temibili di ogni genere. Dove Prato non teme, dunque, concorrenza alcuna come si è detto, è nel prodotto della 'aria meccanica, che è, o dovrebbe essere, senza rivali. L'industria pratese ha dunque finora presentato un quadro che non poteva essere più consolante per la prosperità locale e per l'economia nazionale. La piega favorevole degli ev.n- U. la facilità di smercio, la sicurezza del domani impedivano naturalmente che molti difetti . quali pure esistevano nell'organizzazione industriale Pratese, si manifestassero con conseguenze preoccupanti. Ora, ad un tratto, in pochi mesi, la. situazione ha accennato a mutare, per alcuni clementi nuovi che si sono determinali m segnilo ad un- complesso di circostanze. Niente di grave e niente di preoccupante, ma la gravila e In preoccupazione si sono determinale invece per un motivo tutto diverso e tale da rendere il momento alinole, se non preoccupante, corto decno- .li attenzione e di cure. Molte volte, infatti, l'esito delle battaglie, oltre che dai (rapporti di forze e dalle situazioni di fatto, è determinato da fattori psicologici. Le battaglie economiche non sfuggono a questa logge e Prato oggi n* presenta un esempio caratteristico attraverso una situazione die e quanto mai strana e quasi assurda. ia quale fa, delle attuali condizioni dell'economia pratese, non già una crisi economica vera e propria, ma una crisi soprattutto psicologica. FEDERICO BRESADOLA.

Persone citate: Datini, Federico Bresadola, Nava