La brillante festa quattrocentesca al Teatro Vittorio

La brillante festa quattrocentesca al Teatro Vittorio La brillante festa quattrocentesca al Teatro Vittorio Corazze e celale, destrieri scalpitanti, gesta di cavalieri e dame, in una cornice di eleganze novecentesche La saia Avevamo già ammirato nelle - HtiW'mnoL[1ordìn^'llóo^':U la S«&2ffitta^^ \ un e re stonano ui e Delle costellane, coi pittoresca co- stami del cavalieri, dei paggi, d?gli scudieri o dèi giudici, ma si armo- nizzamo con quelli, prendendo nella bellezza squisita d'un quadro pienodi lascino e di suggestione. Vista nelsuo insieme, la sala, presenta «no Knettncriln tmrtmwnrte ■ n *!A rli ner Éft spettacolo imponente: e già di per sé etesso degno d'essere ammirato perchè crediamo che da tempo non si 6ia raccolta, n Torino, in così smagliante cornice, una folla cosi eletta per lustro di nomi e per sfarzo di abbigliamenti. Ai vivaci colori delle bandiere, degli stemmi gentilizi (auentici stemmi dei gentiluomini, che n veste di scudieri o paggi o giudici prendono parte al torneo, e ricordano ai presenti l'antica nobiltà piemontee) 6i aggiunge ora lo sfolgorio delle sete, e dei gioielli, di cui si adornano le spettatrici. Si direbbe che anche, e signore in abito moderno, dalla celta dei colori delle loro acconciaure abbiano tenuto conto deU'eff»tto pittorico d'insieme della sala. Fra "infinita varietà delle tinte, il tono più predominante è il celeste : di questo colore è il velario che serve da sfondo alle tribune delle castellane u del giudici d'arme; celesti sono i larghi festoni che partendo dal centro del soffitto vanno mollemente a raccontarsi alle pareti del teatro e celesti pure le stoffe che fasciano le coonne, le gigantesche aste dei pennoni che corrono lungo le balaustre dela seconda e deliri prima galleria incwott! a Intervalli regolari da stemmi e arazzi. Pubblico eletto Fra quel barbaglio di luci non è faile individuare le persone dissemina-e ned teatro dove sì trovano rappreentati tutti i più bei nomi della aritocrazia e dell'alta società piemontee ed a cui debbono aggiungerai elette appresentanze di altre grandi citta. Notiamo fra le dame le contesse Giiodi, Scati, Brlchanteau, le marchese allavicini e Ferrerò, te contesse Col. Alberti, La Marmora, I.overa di Catiglione e Mirafiori. le marchese di ant'Elia e Ferrero-Ventimiiglia, le ontesse Spada. Bevel. Cavalli. Gareta, Asinai! di Berne zzo. D'Oncieu, Mea. a. Grisi, di Savoiroux, Moriondo, il uca e la duchessa Thaon di Beve!, cc. Ma a questi nomi di illustri caate subalpine, si debbono aggiungere uelli del patriziato venuto di fuori. ra i personaggi giunti da Milano noamo il conte e la contessa di Clcognl, Principe e la Principessa di Castelarco, la marchesa Seissel d'Aix, e il onte Febo Borromeo ; la marchesa Nerotti Camblaso, dama di S. M. la Beina, e il marchese e la marchesa Saiago Raggi, giunti da Genova, nonché l conte e Ha contessa, di Bobllant arivati da Venezia. Fra gli stranieri si istingue un folto gruppo di Inglesi. Nel palco di proscenio, a destra, anno preso posto S. E. il Prefetto Meggioni, S. F.. il conte gen. Petitti di oreto comandante d'Armata, S. E. asotl primo presidente di Corte d'Apello, e il Podestà conte Paolo Tliraon i Revel. il palco di fronte, situato a ato della tribuna delle castellane, veamente affascinanti nel magnifici cotumi quattrocenteschi, è stato riservao ai gentiuomini di Corte. Nelle polrone della prima galleria e in platea i trovano: il comandante la Divisioe gen. Montefìnale. 11 gen. Scandolaa comandante il primo gnippo Legioe della Milizia, il gr. uff. Anselmi reside della Provincia, il gr. uff. Valetta, 11 marchese Selssel d'Aix e di ommariva. s. E. De sanctis, l'on. onti, Francesco Pastonehl, Curzio Maiaparte, direttore delia Stampa, iulio Debenedetti, direttore della Gaza del Popolo, il sen. Marchese Fracasi, il gen. Sasso comandante l'Accademia Militare, 11 pen. Casavecchia comandante 1 Carabinieri, 11 conte Di obllant, Tairoff, uno stuolo di proessori d'Università e molle personalià del mondo letterario e intellettuale. Al palco Reale, posto al centro deUa rima galleria si affissano tutti gli guardi, in attesa dei Principi, il publico ammira la lussuosa decorazione el palco, a) lati del quale sventolano a bandiere d'Italia e del Belgio. I Principi I Principi sono già in teatro e si ovano nella bellissima hall improvteata nell'antisala che dà accesso al Palco Reale. Piante ornamentali e fio i Danno trasformata in un'aiuola fiorita la piccola sala. Ad incontrare i Principi si è recato il Comitato del omeo al completo, con a capo il cone Cesare Giriodi Panissera di Monatero. 11 Principe Umberto è in divisa i ooflomnello e la Principessa Maria este un ricco abito di seta bianca soto 11 mantello di velluto nero. La Duhessa Lidia era in « toilette » verde, a Principessa Maria Adelaide in randone e la Principessa Bona in zzurro. Col Principi di Piemonte sono . A. R. il Duca d'Aosta e l'intera Caa Ducale di Genova: S. A. B. il Dua Tommaso, il Duca di Bergamo, il Duca e la Duchessa di Pistoia, la Prinipesse. Maria Adelaide, il Principe i Udine e la Principessa Bona col onsorte conte Conrad di Baviera. Il onte Giriodi offre un mazzo di fiori alte. Principessa Maria di Piemonte e Il barone Cosano e gli altri membri del Comitato offrono ra>ei di fiori, al-HaBa DuH?^ aPl&àS*^' Uona 6 5«^^df7«^«^-ìte^ '* ^nckt in- !IL °riip^r°E!? Jeguen e ^0,'l1l)nf!,: ,A y', ,,™Lm,1 Poi°,±*Sav?',a K ^u4a,la £ ,ìu ^['£isl;0'a'r,0-;'^ ddla, nn- i^ffJ&J^^'^^^^i'' ii n,,1^ tS^p* Adelaide ,T^ma5°.f .N,;lla S™V%coi,S £A,OS,,a ? 8°"IJSP JIM/s5jS? PTm("f a,*»a CaM Ducale di Genova, .poi le. dame e i genliiilomiTbi dei seguiti. I" lo spettacolo incomincia. ci pc la Principessa di Piemonte. UnLo spettacolo « liónneur d lotJz au.r ftìs des preux • cioè « Felicità e lodi ai tigli dei prodi > è il motto che sovrastava all'ingresso dei tornei medievali. Ed 6 il salmo che, anche in pieno Novecento, appare in fe. sione sul palcoscenico del Teatro Vittorio Emanuele, dal quale sbucheranno le schiere policrome e le teorie scintillanti degli uomini e del cavalli, in costume medievale, per prendere parte al Torneo dato in onore delle IX. A A. BB. i Principi di Piemonte, sotto il pallonate di S. A. l'I. la Duchessa di Pistoia. Per un attimo, mentre dura ancora il brusio del pubblico che gremisce in misura enorme il teatro, pnò sussistere il contrasto fra antico e nuovo: tra i grandi scatoloni gialli che fungono da lucerne, e i nastri azzurri e i festoni d'alloro coi quali il pittore Ceragioli ha ornalo il cupolone e le colonne, abilmente industriandosi di dare una mascheratura medievale all'ambiente moderno. E d'altra parte lo srhieramento dei fraks, che fa correre rome una enonne tastiera di pianotorte tra la primavera delle toilette!; femminili, pnò trattenere l'attenzione di chi non s'arrenda subito alle illusioni. Senso antico e moderno Ma appena i forbiti ottoni degli uomini d'arnie hanno squillato Je note — saporosamente dedotte dal » Sanchis j> trecentesco di Grazioso da Padova— la sorpresa si attua: O'illusione riprende i suoi diritti magici; la tradizione ronde tutti i suoi piani diversi in una visione unica: diventa attualità. Eccoci riportati in pieno in una festa medievale, in attesa di vedere ...ferir iorneamenti e correr giostra. Lo spettacolo sboccia subito come un'enorme rosa, carnosa e colma di tesori rugiadosi, di scintillìi, d'iridescenze. Ma vista così, la festa cavalleresca potrebbe limitarsi a uno spettacolo per quanto grandioso; a una riesumaziono senza alcun contatto con I a realtà. Il pubblico potrebbe chiedersi clie cosa significhi questa brillante successione di quadri, ai quali manca una r. guida » piti elaborata, un commento che trascenda le figure e i figurini e ne illumini il senso. Il senso c'è; più vicino a noi che non sembri; più prossimo al nostro tempo che non lascino credere i costumi policromi e le armature scintillanti. Questo torneo non soltanto riporta la mente decli spettatori, anche più esasperatamente moderni, a fonti di bellezza, di cultura e di storia; non soltanto li rimette In moto verso un passato e soprattutto verso una tradizione fatta di grazia, di lealtà e di eroismo -sabauda e italiana insieme — ma permette loro di constatare quanto 1 lontanissimi tempi s'avvicinino a questi n°Chc co*a sono in fondo 1 tornei, come' notava fin dal "400 11 fiorentino Cristoforo Landino, commentatore di Dante? . , « Tnrneamentl e giostre sono esercizi militari, fatti per feste e giochi, e per dar diletto a' popoli. Torneamelo è quando le squadre vanno l'una incontro all'altra, e rappresentano una spezie ti! hattaglia; qiostra e. quando 1 uno va contro l'altro a corpo a corpo, e rappresenta la hattaglia singolare ». La canzone vivente La duplice attività del torneo è dunque divisa In azioni collettive, e in uzioni individuali. Ma ad esse è tolto quel carattere rude, schematico, e, di ciamo pure, cubistico che contraddi sangue l'agonismo moderno: — sono circonfuse cioè di colori, fiorite '••lLuti e di sete, aureolate di setn. secondo il carattere d'un'epoca aie fu truce e poetica insieme; feroce e gentile. 11 torneo si snoderà quindi malo diosamente, come una successione di ritmi e di metri, con un'andatura es senzialmente letteraria- Più che una pagina di Cronaca medievale, esso di venta piuttosto una pagina di poesia, li' — se l'immagine è consentita — una vera e propria Canzone con « fron ti, sirirne, volti e ritornelli ». ma tra dotta nel vivo: con sentimenti tradotti in figurazioni e immagini realizza in figure vere. Questa bellezza poetica che a tutta prima, urlio sfarzo dei costumi —■ artisticamente dedotti sulla scorta di au tichi documenti e opportunamente ravvivati per l'esigenza scenica dal pitto re Gaido — nello scintillio delle anni n^l'ondeggiare delle piume, può non essere evidente, si deilinea poi e diven la nitida e perspicua attraverso i due Quadri del Torneo, rendendo il con senso del pubblico sempre più vivo. E da lutto questo gioco versicolore che scorie sopra un ritmo d'oro, emer¬ ge in degno risalto la figura del conte Fè d Ostinili, che non è soltanto il Maestro d'anni, sontuosamente abbigliato e solennemente cavalcante, ma ii paziente e poetico ricostruttore d'una epopèa italiana, tanto più bella penile non è espressa in pagine ma in materia viva. I! I quadro Il I Quadro 6 costituito da una siila;.e uno spiegamento degno delle. Fate. L'ingresso a cavallo del Maestro d Ann: coi Giudici e coi Paggi, illirico annunzio del rosso Ardi du che esalta il i. pit'inunie invillo, terra di guerrieri » e indice il tonieo, l'apparizione nelle tribune «ielle castellane, con le meravigliose acconciature coniche e bicorni, non costituisce soltanto uno spettacolo unico, ma un dui uuii'iiiu di cronaca gentilizia, isonu qui i pili bei nomi e « giova notarlo - le più graziose figure e i più puri profili dell'aristocrazia femminile piemontese, li" un le* s'toiie di antichi nomi doviziosamente compositi, gemimi dell'albero patrizio pedemontano: Asinari di Beinezzo, Colli di I-',-lizza no, Compans di Brichanteau emiliani, d'Oncieu de la l!àie, Ferrerò di Ventimiglia. Ubaidindegli Alberti. Pallavicino. Provana di Colisgno, scarampi di viillanova, Scai Grimaldi di Casaleggio, Thaon di Beve!, Spada. Ma si passa di meraviglia in meraviglia, giacchè la sfilata delle cinque quadriglie di torneanti supera, se non n grazia, ailmeno in plastica e pittorica bellezza la scena precedente. Sono intatti i cimine cavalieri che dovranno poi correre la giostra, seguiti ciascuno dal proprio paggio e dai du>> rituali scudieri: — il Cavaiere del Brin laute (barone Augusto Moro) in una armatura dagli sfavillìi Adamantini; il Cavaliere ilei Rubino marchese Honorati), rutilante come a gemina da cui prende nome; il Cavaliere dello Smeraldo (nob. Visconti di Massimo) e il Cavaliere dello Zaffiro (nob. Balbiano d'Arameaigo). Infine il Cavaliere Incognito, il cui mistero si svelerà soltanto alla fine, dela giostra, Ed è naturale che, su di ui, si appuntino tutti gli sguardi e avorino le immaginazioni. Cosi si chiude, tra una nuova scrosciante ovazione, questo suggestivo preambolo alia magnifica canzone cavalieresca. Ora siamo trasportati nella lizza del Castello. In dm1 tribune divise si afacciano il Maestro d'Armi coi giudici, e le Castellane. I.a coreografia è finita; cournci'i l'azione. Il pubblico fino ad ora ha ammirato; ora si appassiona. Cominciano r giochi. Enrano in campo nuovi cavalieri e nuovi cavalli. Ecco la corsa agli anelli, dove ogni scudiero deve infilare con 'asta i grossi anelli dorati disposti in giro sulla (Izza, Vi partecipano, applauditi, il ten. col. Grisi della Plt. l ten. col. Lanza, il nob. Fracassi di Torre Possano. Segue la Corsa alila Quintana. Di chi còsa si tratta.' Vi«ne rasportato a braccia nella lizza, dagli uomini d'arme, un enorme quanto deizioso fantoccio, barbutissimo e pittoescamente abbigliato. Qui conviene icorrere agili antichi documenti che piegano come la • Quintana» fosse un frioeo di destrezza, in uso nel Medioevo, e consistente nel colpire in orsa, con la punta della lancia, il bersaglio posto addosso a un fantoccio, per lo più mascherato da Saraceno e perciò detto appunto il « Saracino ». Ma l'astuto infedele è gire voli e e colpisce, a mo' d'arganello, con uno scudiscio, il cavaliere che occa fuori del segno. IV l'elemento comico, Insinuatosi nella solennità e nella grazia cavalleresca, ed è nel empo stesso un richiamo storico al'.ideaU crociato del Medioevo. AKa ■ Quintana » prendono parte 1 tenentcolonnelli Grisi della Pie e Bipa Busch'elti di Meana, l capitani Mario Sa bini e Paolo Perrone di San Martinoe il ten. Enrico De Simone. La Giostra Qui finiscono i giochi. I! tono s'Innalza. Di amoroso e cavalleresco, diventa combattivo ed epico. Comincia a « Giostra » propriamente fletta. Scendono a combattere l'un contro 'altro i cavalieri, divisi in ■ Teniori » e In «Assalitori». Brillante, Bobino. Zaffiro, Smeraldo e Cavaliere ncognito giostrano volta a volta. li pubblico segue, sospeio e ansioso, la sorte del combattimento. Da questa eliminatoria galoppante e lampeggiante esce vincitore, tra scrosciantapplausi, il Cavaliere incognito, che nfine si scopre: è 11 cap. nob. Ferdinando dei marchesi d'Afflitto. Qui termina il Torneo propriamente detto, di cui l'Araldo s'avanza ad annunziare la fine, declamando 1 versi composti per l'occasione dal grande mutilato di guerra Umberto Lace. I versi di commiato, che suonano nei empo stesso omaggio a S- A. B. 'a Principessa Maria di Piemonte dicono:Tutti in omaggio della stessa dama pugnante, o -prodi, arditi cavalieri. Voi comoalteste ver la nostra Anglista Uegale Principessa di Piemonte e nel cimento ognun l'anima fiera ehbe del nome suo torte e gentile... Or cavalieri, damigelle e dame evocanti del secoli trascorsi splendor di Corti e cortesia d'usanze, chiusa c la gara. Nel saluto austero di nostra gente squillln le fanfare nneggiando a Brabante ed a Savoia, sopra cui veglia, per divina legge, a maestà delie aquile di Roma. La voce dell'Araldo è coperta e quasi interrotta dagli applausi del pubblico che è tutto in piedi, mentre il volto della Principessa Maria s'illumina d'un gentile e commosso sorriso,Le Quadriglie delle dame S'inizia quindi l'ultima parte della festa cavalleresca. E si direbbe ch'essa boccia in proporzioni più grandiose è o e o e e e o * o e liete. Non più gaie, combattimenti, polve-re e sangue... (beninteso, metaCoricoI), bensì una ìunda festosa, accesa, (piasi voluttuosa. SI direbbe che 1 azione si amplifichi, si espanda in gironi rosei, in ondate dilaganti in cui leggiadria e maestria, arte ed amore s intrecciano, • si fondono, si dilatano con mollezza e lreschezza boreale. Il -imhc.'u primaverile di questo quadro, e anche di tutta In serata, il suo mito femminile, ratto di color: e di profumi, e riassunto nelle Quadriglie delle Danie cui partecipano la contessa Pia Barbò di Casalmorono, Donno Bona Borgogna, baronessa Cavia d'Emarese Pineia-Gèntile, Donna Elena Bezzonieo e le signorili'- Badìni-Cònfalouiei'i, Bandi di Selve, Uarbavara di GraveUona, Belila, Hodo, Capriolo. Cavalli d'Olivola, Coen-Bocca, Della Chiesa ih Cervi«nosco e Tri vero. Morelli di Popolo, Salvi del Pero di Lumezzatio, Thaon di Beve). .1 giochi equestri, intessuii con grazia accorta e con gentile impeto, suscitano nel pubblico una interminaibile ovazione. I.e audaci amazzoni — che spesso hanno dovuto ricorrere alla loro più consumata maestria per rattenere la foga dei loro cavalli, non abituati all'ambiente chiuso e al pubblico — si dividono e si raggruppano in eleganti formazioni, tessendo festoni, croci e stemmi tricolori: tutta l'augusta simbologia sabauda. E in questa tavolozza fondamentale 1 colori delicati e le tinte garbate dei co.-iuml mettono sfumature gradevolissime. Ee trombe squillano. 11 magnifico spettacolo è finito. Cosi, tra squilli di trombe, si chiude questa Festa d'Anni, che aggiunge, agli annali patrizi di Torino e del Piemonte, una nuova pagina d'oro. CURIO MORTARI.